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<title>📡 💻📘</title>
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</head>
<body class="c24 c100 doc-content">
<h2 class="title">Presentazione del collettivo</h2>
<img alt="Tizi giallo" src="images/image50.jpg" />
<img alt="Kamo giallo" src="images/image43.jpg">
<div class="intro">
<p>
Siamo un collettivo multidisciplinare in perenne rincorsa,
interessato alle intersezioni fra arte e tecnologia, le nuove possibilità dei linguaggi
digitali e il
modo in cui questi trasformano la società e l'ambiente in cui viviamo.
</p>
<p>
un * salta, dove * è qualsiasi cosa che possa
letteralmente e ironicamente saltare, scoppiare, trasformarsi, andare oltre, perché certe
cose non ci
vanno bene e pensiamo di poterle cambiare.
</p>
</div>
<p class="text km0">
Il nostro nome è imprevedibile e mutevole. La natura
dell'asterisco ci permette di trasformarci in qualsiasi cosa e combinare ogni volta
simpatici
siparietti. Siamo particolarmente affezionati alle dinamiche generative perché hanno un
tocco
inaspettato. Ci piace pensare a strumenti che le persone possano usare, applicazioni che hanno
senso in
virtù di una collettività e ambienti social tecnologici. La nostra modalità
è
sempre stata corale.</p>
<p class="text km0">Per scrivere abitiamo documenti online innestando uno dentro l'altro i
discorsi, tornando nelle frasi degli altri e ampliandole, creando botta e risposta come in una
sorta di chat
trasversale non a senso unico. In questo modo nessuno ha l'ultima parola e le frasi si
sedimentano in
files che vengono riaperti dopo mesi e hanno tutta un'altra consistenza, così come
le voci
degli autori mosse e sfumate. Per questo report del Senegal abbiamo scelto di fare lo stesso: vi
raccontiamo
il nostro viaggio-progetto facendo salotto virtuale. Questa caratteristica genera progetti
articolati e
senza contorni precisi: progetti che tornano a mimetizzarsi con la realtà da cui sono
emersi.
</p>
<p class="text km0">Questo gruppo è naturalmente disorganizzato, ha una soglia di
attenzione
molto bassa ed è super sensibile agli input che arrivano da ciò che lo circonda.
Essendo il
collettivo un organismo plurale, gli ambienti che ci circondano sono tanti e gli stimoli si
moltiplicano di
conseguenza. Noi non possiamo fare a meno di captarli tutti e assimilarli.</p>
<p class="text km0">Facciamo principalmente cose con i computer e con le persone.</p>
<p class="text km0">I nostri setup sono leggeri: due piccoli videoproiettori a batteria, qualche
pc
portatile e una saponetta per connetterci ad internet se siamo in giro. Lavoriamo sulle
modalità
d'uso della tecnologia, tentando di scatenare forme nuove, ripensando gli utilizzi,
hackerandoli o
costruendoci sopra qualcosa di differente. Niente effetti speciali o videomapping olografici per
un * salta:
cerchiamo di lavorare più sui circuiti mentali e tecnologici che rendono la realtà
quella che
è. Li esploriamo dall'interno cercando di modificarli, di stretcharli per
ampliarli,
trasformarli e intuire che un'alternativa allo stato presente è possibile.
</p>
<p class="text sofia">
Quando si è assuefatti da certe
dinamiche, un * salta arriva e ti scuote fortissimo gridando
<span class="sofia big">AAAAAAAAA
<sup>
<a href="#ftnt1" id="ftnt_ref1">1</a>
</sup>
</span>
o perlomeno ci piacerebbe.
</p>
<h1 id="Panoramica">0. Panoramica della ricerca </h1>
<p class="text"><span class="km0"> Il Senegal è lontano e, per quanto ci si possa preparare in
vista di
un viaggio, il lontano arriva e lo prendi in faccia come non te lo aspetti proprio. è
l'esatto
contrario di quello che succede sempre quando pianifichi qualcosa o provi a fare degli
esperimenti precoci.
La realtà non è mai come te l'eri immaginata: cambia il punto di vista, da che
parte
è orientato il letto, le luci, il copione delle situazioni, e via così.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Il collettivo un * salta è nato con la prospettiva di questo
viaggio verso il "Lontano". </span>
<span class="km0"> un * salta è
come un
cristallo di sale che si forma attorno all'idea dell'andare in Senegal, dove
Federico Poni era
stato in veste di fotoreporter assieme al Comitato Pavia Asti Senegal (CPAS),
</span> <span class="poni"> onlus </span> <span class="gambas">attiva dagli anni
'80 nella regione della Casamance.</span>
<span class="km0">
L'esperienza gli era stata sia un
trauma sia
un'appassionante rivelazione tale da riunire i suoi amici per tornarci al più
presto.
</span>
<span class="gambas">Con questa
vaga ma
irresistibile prospettiva, appunto, si è costituito il collettivo un * salta.
Un cristallo che ha
sviluppato le proprie
caratteristiche cercando punti di intersezione fra le spinte dei singoli.</span>
<span class="tizi">Da minerale grezzo a pubblicazione interminabile,
la
distanza è riscontrabile
solo nel
mondo della materia, ma, del resto, le <em>cose</em> solide durano nel tempo.</span>
</p>
<p class="text"><span class="sofia"> Per quanto questa idea di Lontano fosse vaga in tutte le sue
implicazioni, avevamo in mente delle coordinate geografiche ben precise: il villaggio di
Koubanao, come
citano la segnaletica stradale e Google Maps; o Coubanao, come invece si trova spesso sul web.
Più in
particolare, il liceo della zona, dove Poni ha avuto un'epifania.<br>Il tema del progetto
è
stato chiaro fin da subito &#10139; in che modo uno strumento globale come internet può
manifestarsi
a livello locale? <br>Le declinazioni formali invece abbiamo dovuto rivederle infinite volte,
sbattere la
faccia sugli errori e sui preconcetti, modificare, cancellare, riscrivere. Nonostante le
continue
riformulazioni, la direzione definitiva siamo riusciti a
delinearla solo una volta giunti sul posto ed entrati
in contatto con i ragazzi del liceo.
Ripensandoci, non avrebbe potuto essere altrimenti.</span></p>
<p class="text km0">Definire la località di internet è
un'operazione
complessa. Trattandosi di una rete che mette in comunicazione realtà situate in posizioni
diverse,
forse viene naturale pensare al web come qualcosa di uniformemente esteso, omogeneo e
caratterizzato da una
propria stessa densità. Se pure questa intuizione poggia su un fondo di verità,
è
necessario integrare il principio che consente di connettere l'Italia al Senegal
all'Olanda
all'India con una serie di considerazioni critiche.</p>
<p class="text km0">Qual è il rapporto tra internet e gli Stati che attraversa? Chi detta
le
regole? Chi punisce chi non le rispetta? In che modo la connessione arriva ai diversi Paesi?
Possiamo
immaginare un protocollo che metta in comunicazione culture diverse senza inciampare in forme
neocoloniali?
Quanto i linguaggi di programmazione sono influenzati dalla lingua inglese? Un'informatica
wolof
potrebbe avere un'architettura differente? Può esistere un internet djola se le
uniche forme in
cui si è manifestato fino ad ora sono quelle cooptate dai programmi di connessione
gratuita tipo
Facebook Zero? Queste contraddizioni, nodi e potenzialità hanno guidato la ricerca, la
preparazione e
il viaggio in Senegal, così come la stesura di questa pubblicazione.</p>
<p class="text km0">A Koubanao abbiamo sviluppato due applicazioni:
<ul>
<li>La prima è stata un dizionario crowdsourced con
il quale
gli studenti potevano insegnarci parole in lingua djola, con annessa traduzione francese
(lingua franca
della situa). è stata programmata dentro una chat di gruppo abitata
rispettivamente da noi, i ragazzi della scuola, i loro professori, il preside, il vice
preside e il bot,
che salvava gli input ricevuti in uno spreadsheet online.
Questa prima
applicazione, pensata un po' per rompere il ghiaccio e un po' per costruire
qualcosa sul
paradigma della chat ha triggerato i ragazzi, forse
anche in funzione del grandissimo orgoglio che le diverse etnie senegalesi nutrono per
il proprio
patrimonio linguistico. Quando all'inizio eravamo in pena per l'orrore di
inquinare il realismo
senegalese con la nostra presenza e quindi influenzarne i risultati, mai avremmo
immaginato
che una delle testimonianze più importanti
sarebbe stata una chat di gruppo, che a tutti gli effetti è un documento.
</li>
<li> La seconda è stata
presentata
come performance collettiva sotto l'acquedotto del villaggio. Tramite un sito
preparato ad hoc e i
due piccoli videoproiettori abbiamo fatto in modo che chiunque, con il proprio
cellulare, potesse
mandare un messaggio e proiettarlo sulla torre dell'acqua. Il filo conduttore della
performance
è stato l'atto del tradurre simultaneamente in più lingue un testo
composto assieme
agli studenti durante i laboratori. Questo sito era in forma di chat che permetteva la
comunicazione tra
gli utenti connessi + una patch di vvvv che proiettava i loro messaggi.</li>
</ul>
</p>
<p class="text km0">Il nostro progetto
è stato anche un viaggio ed è importante ribadirlo perché ne derivano
alcune
cose:
</p>
<ol>
<li>
Imprevedibilità,
non
parlando di imprevisti, ma più che altro di leggi della realtà: ecco queste sono
diverse nei
diversi posti e senza abitare queste diverse condizioni ogni progetto è a metà tra
il piano
per rapinare una banca e le palline dell'Ikea.
</li>
<li>
Il primo impatto genera
forze
esagerate e sconvolgenti: questo può voler dire che i risultati di questo viaggio forse
possono
essere un po' sballati, può voler anche dire che a questi seguiranno tutta una serie
di scosse di
assestamento, nuovi incontri e il proseguire di un percorso condiviso.</span></p>
</li>
<li>
Questo
collettivo esiste in
funzione di una profonda idea di ospitalità. Dalla nostra precedente residenza
ad
Agrigento abbiamo
adottato una forma di accoglienza reciproca vicina all'abitare. L'ospite è
diverso dal turista.
</li>
</ol>
<p class="text km0">Uno dei momenti più importanti durante la permanenza è stato quando
abbiamo realizzato che avevamo ragione a pensare alla possibilità di un internet
differente in
Senegal, un internet specifico per quel luogo. La cosa su cui
eravamo
scivolati all'arrivo è che forse ci aspettavamo di trovarlo già bell'e
pronto e questo
ci aveva lasciati per un momento in stato di shock. L'internet locale non è per forza
qualcosa di
spontaneo: è qualcosa che va coltivato e stimolato, qualcosa che richiede uno stretto
confronto con
le identità e le contraddizioni dei luoghi che abita.</p>
<p class="text km0">Stiamo scrivendo questo report per organizzare in un discorso tutto quello
che ci
è capitato durante il viaggio e la sua preparazione. Questa pubblicazione è un
esperimento,
non abbiamo la pretesa che sia coerente e non abbiamo l'arroganza che sia esaustiva. Si
tratta di un
coro di voci che affrontano le cose da punti di vista diversi. è importante registrarle
per
riconoscere una dignità a quei particolari che altrimenti rischiano di perdersi, di
diventare una
decorazione di sfondo o una fase passeggera. A distanza di un anno iniziamo a capire cosa
è successo
in quei giorni e può far ridere o cringe rileggere certe cose scritte, ma anche se
stupide noi adesso
sappiamo che sono importanti. </p>
<p class="text km0">Fateci sapere cosa ne pensate, in modo da ampliare, integrare e rivedere le
traiettorie di questi ragionamenti. Se vi piace qualcosa, ottimo. Se trovate qualcosa di
estremamente fuori
luogo o violento cercateci e ne parliamo volentieri. è difficile per noi occidentali
confrontarsi con
il diverso e l'altro senza sbavature coloniali. Noi ci abbiamo provato mettendo in pratica
il concetto
di ospitalità e sono nate queste storie.</span></p>
<p class="text">ciao <br> un * salta</p>
<hr>
<h1 class="title" id="Perchè">1. Perché in Senegal?</h1>
<h2 class="heading" >
Il binomio trauma e rivelazione <br>
→ il primo viaggio (di Poni)
</h2>
<p class="text poni">Con gli amici del Comitato Pavia Asti
Senegal
e
la mia amica Ada parto con la macchina fotografica incaricato di scattare i momenti passati
assieme agli
abitanti dei villaggi della Casamance. Ada è figlia di Mimmo, il segretario del gruppo,
che mi ha
proposto di seguirli in Africa nel novembre del 2017. Il Comitato coopera con quella regione da
più
di trent'anni e a tutti gli effetti si può dire che sia nata una relazione di
amicizia. Una
particolare informalità si è sviluppata nei villaggi di Django e Koubanao, situati
nella zona
più verde del paese. Così, come abbiamo fatto noi di un * salta due anni dopo, da
Dakar siamo
scesi verso la Casamance in traghetto. Ricordo perfettamente la notte in barca: Ada ed io
andavamo in giro
sul ponte, il vento oceanico ci bagnava i capelli col sale e ridevamo pensando a come un "ciao" sul bus
del nostro quartiere ci avrebbe portato in
Senegal 6-7 anni dopo. Mimmo, suo papà, sprizza energie da tutti i pori ed è una
persona
entusiasta come me.</p>
<p class="text poni">La banda è composta anche da: Marta, classe over 80, ha girato il mondo e
fu
la prima che con il proto-CPAS approdò in Senegal; Damiano, ricercatore all'uniPV;
Baba,
falegname senegalese di cui si parlerà in un altro capitolo. Ad aspettarci a Ziguinchor
c'è Angelo, consigliere del CPAS e che qui bazzica spesso.</p>
<p class="text poni">Ci alziamo all'alba con un sole gigante che sorge in stile
cinematografico, la
classica palla arancione che fin quando non la vedi dal vivo non capisci la potenza della scheda
grafica del
mondo. Caffè in una mano e reflex con obiettivo 300mm dall'altra, la
tengo in equilibrio facendo pressione sulla capoccia.</p>
<p class="text poni">Arrivati a Ziguinchor siamo ospiti presso un hotel amico del Comitato, è
abbastanza lussuoso: c'è un bel ristorantino e anche una piscina con vista sul
fiume.
</p>
<p class="text poni">Lì troviamo una cricca di rapper, fun fact: uno di loro l'avevamo
conosciuto sul traghetto perché ci aveva chiesto di scattargli una foto. Facciamo
amicizia, rappano e
il loro manager/videomaker Mamina si
scopre essere di
Django, il villaggio la cui scuola elementare è stata fondata dal papà di Mimmo.
</p>
<p class="text poni">Quella sera mangiamo con il proprietario
dell'Hotel e sua moglie: hanno servito anche carne di
coccodrillo. Io ho
mangiato le mie amate cipolle.</p>
<p class="text poni">Finito il banchetto, Ada ed io salutiamo la tavolata per fare un giro con gli
Hardcore Side, ovvero i rapper incontrati nel pomeriggio.</p>
<p class="text poni">Giriamo per la città, la notte è semivuota, c'è
profumo di
arachidi che vengono tostate, i regaz cantano un extrabeat e con Ada parliamo di quanto sia
meraviglioso
essere in un altro continente.</p>
<p class="text poni">Torniamo in hotel, Mimmo in un impeto di allegria alimentata da circostanze e
alcool
mi chiama "Alessandro l'intellettuale
di
sinistra" tutto ok ma in realtà mi chiamo Federico.</p>
<p class="text"><span class="poni">Arrivati a Koubanao, dopo i rituali saluti dei membri più storici del
Comitato con gli amici del villaggio, partiamo per il tour delle scuole locali: due </span><span
class="poni">materne</span><sup><a href="#cmnt6" id="cmnt_ref6">[f]</a></sup><span
class="poni">,
una
elementare e il lycée.<br><br></span><span
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title=""></span><span class="poni"><br></span><span
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title=""></span><span
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title=""></span><span class="poni"><br><br></span><span
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title=""></span><span class="poni"><br><br></span><span
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title=""></span><span class="poni"><br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Il lycée è situato nella via principale; oltre all'istituto
superiore c'è la farmacia, un paio di piccoli alimentari che noi chiamavamo siop,
la moschea,
la sede del Kdes (l'associazione locale per lo sviluppo della Casamance), lo spazio
ospedaliero, la
banca, le capre, </span><span class="sofia"> le faraone a pois</span><span class="poni">,
</span><span class="sofia">i cani randagi tutti uguali</span><span class="poni">,</span><span
class="sofia"></span><span class="tizi">&nbsp;le
mucche
bonarie ma con
le corna aguzze,</span><span class="poni">&nbsp; il negozio di vestiti, gli alberi con
sotto i fioi
in motorino perennemente in siesta, la fermata dei </span><span class="poni em">car rapides
(autobus).
</span><span class="poni">Una piazza a tutti gli effetti che nelle ore diurne viene popolata dalle donne
che
vendono rinfreschi per gli studenti, un ragazzo con le angurie e giare di terracotta di
dimensioni bibliche,
i meccanici che sistemano biciclette e motorini, il muezzin che prega con i soci, tanti con lo
smartphone in
mano e la musica in condivisione ad alto volume. A pranzo, alcuni vanno nel ristorantino
associato
all'istituto professionale: pochi ristori in loco, molti </span><span
class="poni">ragazzini</span><span class="poni">&nbsp;arrivano con i grandi vassoi di metallo
per
portare
take-away a casa</span><span class="tizi">,</span><span class="gambas">&nbsp;</span><span
class="tizi">&nbsp;il fegato ottimo, il bissap. Ricordo di aver
chiesto a
</span><span class="tizi">Malamine</span><span class="tizi">&nbsp;Dieme, nostra guida nel villaggio,
quale
fosse
il suo piatto preferito e lui non ha capito la domanda</span><span class="tizi">.</span><span
class="poni">&nbsp;Questo è l'andazzo generale del villaggio.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 100.27px -100.27px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(1.57rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(1.57rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image49.jpg"
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title=""></span><span class="poni"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image32.jpg"
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title=""></span><span class="poni"><br><br>Entriamo nel liceo, un saluto al guardiano e
cominciamo
l'ispezione di </span><span class="poni">quell'architettura</span><span class="poni">&nbsp;tanto
diversa dalla nostra italiana. La biblioteca ad esempio è un edificio tondo molto fresco
all'interno </span><span class="sofia">( molti libri sono stati donati e sono
quasi tutti in
francese o inglese, nessuno in wolof o djola)</span><span class="poni">. Nelle aule grandi
lavagne,
</span><span class="sofia">finestre senza vetri</span><span class="poni">, i muri esterni
affrescati.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">E da uno di questi è partito tutto, il murale dell'aula di
informatica:
dentro computer e monitor, fuori un dipinto</span><span
class="c40 poni em">&nbsp;epifanico,</span><span class="poni">&nbsp;appena letto è
rimbombato nella mia testa, entusiasta prendo la macchina fotografica
e scatto una foto. </span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br></span><img></p>
<p class="text"><span class="c44 c25 poni em">Internet: to learn, to discover and to be closer.</span></p>
<p class="text"><span class="poni em">The </span><span class="poni em">world a</span><span
class="c44 c25 poni em">&nbsp;planetary village.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Due frasi che racchiudono molteplici significati. Scritti e letti ora, senza
contestualizzazione, paiono magari un utopico &lt;</span><span class="poni em">h1&gt;
</span><span class="poni">fine anni '90, ma trovarlo senza preavviso in mezzo al polveroso Senegal
aveva un che di
emozionante.</span></p>
<h2 class="c43" id="h.tqsgdm2exqbr"><span class="c10">Il murales come interfaccia&mdash;icona <br>per accedere a
Coubanao</span></h2>
<p class="text c11 poni6"><span class="text poni2"></span></p>
<p class="text km0"> Esistono immagini che puoi sentire e altre invece che non hanno
nessun
potere attivo e sono inerti o addormentate o semplicemente anonime. Come i nomi e i gesti, anche
le immagini
si caricano e svuotano di significati, in processi che un po' a marea vanno e vengono,
interagendo con
l'ambiente che abitano. Allo stesso tempo, di riflesso, certi luoghi e certe situazioni in
cui
l'immagine si addensa acquistano un senso nuovo.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il murales </span><span class="km0">dell'aula di informatica </span><span
class="km0">è stata un'immagine dura contro cui Poni ha battuto la faccia e ne
è stato
profondamente colpito: la sua fisicità, la sua posizione e il contesto incredibile in cui
si trovava
ha fatto come slittare la terra da sotto i piedi e in questo modo l'ingranaggio ha saltato
un dente
del suo meccanismo andando dritto a quello successivo e mettendo in moto il lavoro del
collettivo.</span>
</p>
<p class="text km0">Il murales ha generato un mulinello di eventi e sia nella sua forma reale che
nelle continue moltiplicazioni digitali ha iniziato ad assorbire e trasudare il senso, i
discorsi e i
significati di ciò che gli stavamo costruendo attorno. Con dinamiche meticce tra il meme
e il santino
con l'immagine della madonna, un * salta si è affidato all'icona del laptop
disegnato sul
muro per avanzare un'ipotesi &#10511; che internet potesse essere diverso se utilizzato in
contesti
diversi dal nostro, che internet potesse avere una propria località, una propria lingua
straniera,
dei gesti o costumi non scaricati di default, ma installati localmente e condivisi con la
comunità
online. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Al </span><span class="km0">ritorno</span><span class="km0">&nbsp;di Poni dal
Senegal
si è però attivato anche un altro murales: un murales digitalizzato, fotografato,
caricato su
Facebook e scaricato nelle nostre chat. Un murales taggato e compresso, privato di tutti i suoi
metadati cui
ne sono stati probabilmente sovrascritti altri: i suoi contenuti sono stati tradotti e
riconfigurati per la
semantica web dagli algoritmi di un generico social. L'immagine digitale oltre al
significato si
riempie e svuota anche di informazione, spesso a nostra insaputa o senza che ci facciamo troppo
</span><span class="km0">caso</span><span class="km0">. Un guscio di immagine che viaggia in cerchi
sempre
più ampi,
passando dalla facciata di una scuola in Casamance all'hard disk di un data centre
svedese, secondo
alcune logiche disegnate confezionate ritagliate e cucite in California per poi vestire i nostri
smartphone
mentre </span><span class="km0">scrolliamo</span><span class="text km0">&nbsp;il feed in treno
(direttrice
Bergamo-Milano via Carnate &#x1f62c; il loop più lungo...).</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Come sotto una pioggia di informazioni </span><span
class="poni">sembrava</span><span class="poni">&nbsp;comparire davanti a noi una ricostruzione a
più
dimensioni del murales: dall'immagine bidimensionale </span><span
class="poni">comparve</span><span class="poni">&nbsp;un asse di profondità che rendeva
tangibile quella tensione tra il disegno e noi,
una connessione complessa che avrebbe portato ad una rete di relazioni.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quella caricata sul web non era solo la foto di un bel viaggio e la chiusura
di
un
capitolo, ma un segnale irrequieto e continuo ping per la creazione di nodi di un ipotetico
network. </span>
</p>
<p class="text km0"> La foto del murales è diventata un'icona per accedere
al
Senegal:</span></p>
<p class="text"><span class="km0">1. </span><span class="km0">ll</span><span class="km0">&nbsp;nodo attraverso
cui
tutti
i nostri discorsi dovevano passare per trovare una traduzione in quel Paese lontano.
Un'interfaccia
che dava un linguaggio comune a entrambe le voci del discorso: noi e loro, con il dipinto in
mezzo: un
portale attraverso cui passare per andare a Koubanao.</span><span class="poni">&nbsp;
In
altre
parole, l'interfaccia serve ad aiutare l'utente ad abitare una condizione virtuale,
che sia un
software o che sia una ricerca in un villaggio dell'Africa subsahariana occidentale.
</span><span class="km0">&nbsp; L'interfaccia che si viene a creare non veicola
completamente il mondo
opposto, ma è una semplificazione, un passaggio comune da cui filtra solo una ridotta
gamma di
significati, </span><span class="poni"> </span><span class="km0">&nbsp;</span><span
class="poni">che
</span><span class="poni">può facilitare certi gesti e nello stesso tempo impedirne
altri</span><span class="km0">. Avete presente quel </span><span class="km0">meme del
cammello e della cruna
dell'ago?</span><span class="c58">&nbsp;&#x1f966; O quello del cammello e della grondaia?
</span><span class="km0">Una comodità in comune tra due discorsi che comunque faticheranno a
parlarsi e non
potranno capirsi (restando ciascuno nel proprio contorno) perché fondamentalmente
rimangono sguardi
non assimilabili. Questa parola in comune che abbiamo imparato </span><span
class="km0">assieme</span><span class="text km0">&nbsp;è solo la prima, la prima e
necessaria per poi aggiungere in un lavoro
collettivo altri pezzi fino a costruire un discorso nell'intersezione dei nostri due
mondi.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c55"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">2. L'icona e l'interfaccia sono una immagine - parola - significato
che
si autoavvera. L'icona home rappresenta, costruisce un senso e a tutti gli effetti porta
alla home
quando viene cliccata. In quest'ottica l'icona è una promessa e richiede al
sistema che
abita di essere un incantesimo coerente: come il dio garante che spacca la testa del Cartesio a
metà
e si incarica di far corrispondere </span><span class="km0 em">res cogitans</span><span
class="km0">&nbsp;e
</span><span class="km0 em">res extensa</span><span class="km0">: &laquo;si si&raquo; gli dice dio:
&laquo;Ci
sono qua io stai sicuro che quando schiacci refresh il browser si aggiorna&raquo;. E</span><span
class="km0">&nbsp;così facendo crea il concetto di </span><span
class="km0 em">refresh</span><span class="km0">, ne associa un gesto, delle conseguenze e lo
mette sull'albero al centro del giardino, in
attesa che poi qualche serpente faccia lo scher</span><span class="km0">zo. L'icona
contribuisce alla
narrazione di un sistema attraverso le azioni e i gesti che la attivano e che
attiva.</span><span class="poni">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> L'icona-murales attiva ed è attivata da un desiderio
collettivo, creando così di fatto un network rappresentando il network.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">3</span><span class="km0 c40">.</span><span class="km0">&nbsp; Questa
corrispondenza non è sempre data e ce ne accorgiamo dolorosamente o costruiamo castelli
quando
qualcosa non funziona. Il meccanismo di un'icona non è garantito a monte, ma fa
parte di un
sistema di significati che deve essere dichiarato. Un sistema che deve agire in entrambe le
direzioni, al di
qua e al di là dell'interfaccia, con un loop coerente tra azione e reazione, tra
feedback e
output.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">4</span><span class="km0">. Ogni immagine è frutto di un punto di vista ed
è facile cadere nella trappola de il Junji Ito occidentale </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 596.00px; height: 473.00px;"><img
alt="" src="images/image3.png"
style="width: 596.00px; height: 473.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="km0">Uno sguardo che crea da solo il sistema di senso entro
cui il murales
vive, proiettandolo sull'altro senza dialogo e scambio.</span><span class="poni">&nbsp;</span></p>
<p class="text c11"><span class="text poni2"></span></p>
<h2 class="c43" id="h.rrrvkryge3iq"><span class="c10">Il binomio trauma e rivelazione <br>&rarr; il secondo
viaggio
(di un * salta)</span></h2>
<span class="poni">Ci sono 208 Stati nel mondo, ognuno con
le
sue
politiche di navigazione, di censura, ognuno con più o meno accessibilità al World
Wide Web,
con più o meno cavi sottomarini che arrivano sulle proprie coste. Le nazioni hanno popoli
con
un'educazione differente e con un'educazione differente riguardo internet: qualcuno ci
lavora,
qualcuno lo usa solo per svago, qualcuno per comunicare con i propri cari dall'altra parte
del globo,
qualcuno ci fa arte, qualcuno fa tutte queste cose. Ognuna di queste azioni è ripetuta
spesso o
saltuariamente. Se ogni interazione </span><span class="poni">performata</span><span
class="poni">&nbsp;sulla
rete venisse visualizzata come un puntino luminoso dal cielo, la fruizione di internet
sembrerebbe un codice
morse schizofrenico che ci comunica l'attitudine connettiva della nostra specie,
</span><span class="km0"></span><span class="text km0">con alcune zone più dense e altre
meno.</span></p>
<span class="poni">Internet è un mezzo globale e il
nostro
intento di ricerca di un internet locale è ancora aperto, un work in progress che
potenzialmente non
avrà mai conclusione poiché ogni porzione di utenti in un dato luogo formano un
microcosmo a
sé stante e potenzialmente questi </span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3D-ZFTnzD6XdU%26ab_channel%3D%25E2%2580%25A0HOLYPARISHOFDOOM%25E2%2580%25A0&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309662396&amp;usg=AOvVaw1UdKtfh28dOam4N46_tKt2">microcosmi</a></span><span
class="poni">&nbsp;sono infiniti. </span></p>
<p class="text"><span class="sofia"> Per questo quando</span><span class="sofia">&nbsp;abbiamo iniziato a
riflettere sul tipo di progetto e sui temi che ci interessava approfondire, ci siamo resi conto
che le
premesse avrebbero consentito di realizzare diverse declinazioni a partire da diversi luoghi.
Con progetto
intendevamo infatti un punto di partenza, una direzione di ricerca il cui sviluppo sarebbe stato
necessariamente differente in base al posto che ci avrebbe accolti.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Da un lato la cosa ci ha messi un po' in crisi e non abbiamo potuto fare a
meno
di chiederci se a questo punto avesse senso andare proprio in Senegal o se a spingerci non fosse
in
realtà un semplice desiderio di avventura esotica.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Fortunatamente dall'altro abbiamo ritenuto che questa versatilità
non
fosse una cosa negativa e siccome </span><span class="sofia em">un * salta</span><span
class="sofia">&nbsp;è una </span><span class="sofia">concrezione</span><span
class="sofia">&nbsp;nata
attorno all'idea di quel murales, a quel murales abbiamo deciso di restare
fedeli.<br>Realizzare il
primo lavoro a Koubanao non avrebbe di certo escluso la possibilità di continuare lo
studio altrove,
magari in luoghi a noi prossimi.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">L'attenzione doveva andare anche
però in una direzione che definisse realmente la diversità tra due realtà
comunicanti:
la nostra e la loro. Un'icona del resto ha il potere di mettere in contatto con il divino,
con il mondo
virtuale e distante di Koubanao ma anche con se stessi. Ripensandoci la vena narcisistica di
questa
rivelazione ha, in parte, reso necessario sviscerare il mistero: quali noi avremmo trovato
dall'altra
parte, nelle sabbie africane in territori del tutto al di fuori della nostra portata
immaginativa e al di
fuori delle nostre logiche determinanti.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br><br> Così, dopo tanto discutere, scrivere, cancellare e
ripartire, siamo atterrati in Africa, abbiamo risalito il grande fiume Casamance e abbiamo
posato i nostri
piedi sulla terra rossa di quella regione. Lì, di fronte a noi, fra la gente, la polvere
e i manghi
&#9758; </span><span class="sofia em">Internet: to learn, to discover and to be closer. The
</span><span class="sofia em">world a</span><span class="c44 sofia c25 em">&nbsp;planetary
village.</span>
</p>
<p class="c81 c57 c75 title" id="h.nbvjyqnm0xfu"><span class="c44 sofia c54 c84">&nbsp;</span></p>
<h1 class="c70 c57" id="h.2c3sealzpxry"><span>2. Internet locale?</span></h1>
<h2 class="poni0 c57" id="h.ht5mt5ahrf4k"><span>Un reportaggio ma anche un anziano saggio</span></h2>
<p class="text"><span class="km0"> Qua</span><span class="text km0">&nbsp;abbiamo messo una panoramica sul
background teorico della nostra ricerca. Se immaginiamo questa pubblicazione tesa tra
l'essere un
saggio e un reportage, questa sezione tende più verso sinistra. </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 601.00px; height: 128.00px;"><img
alt="" src="images/image57.png"
style="width: 601.00px; height: 128.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><sup><a href="#cmnt7" id="cmnt_ref7">[g]</a></sup><sup><a href="#cmnt8"
id="cmnt_ref8">[h]</a></sup><sup><a href="#cmnt9" id="cmnt_ref9">[i]</a></sup><sup><a
href="#cmnt10" id="cmnt_ref10">[j]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="text km0">"come se fosse un'altalena"</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Ciò non comporta un distacco dal reale comunque, o dalla natura narrativa
e
discorsiva degli altri capitoli. Ognuno continua a scrivere con la propria voce ed è
interessante
provare ad applicare questa modalità non solo al racconto di un viaggio, alle esperienze
personali e
le impressioni di ciascuno, </span><span class="km0">ma anche al costruirsi di un ragionamento.
Un pensiero
che bene o male trova la sua strada nella riflessione personale, ma anche da intuizioni
</span><span class="km0 em">multiplayer </span><span class="km0">e un continuo ping pong
maieutico</span><span class="text km0">: sport preferito dei giovani nostri noi. </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Ci siamo organizzati in 3D:</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40 em">X asse locale / globale </span><span class="km0"><br>Inquadrare la
località e la globalità della rete espone e cerca di validare la necessità
di un
</span><span class="c42 km0">internet situato</span><span class="km0">: un internet determinato da
</span><span class="km0 c40">urgenze collettive</span><sup><a href="#cmnt11"
id="cmnt_ref11">[k]</a></sup><sup><a href="#cmnt12" id="cmnt_ref12">[l]</a></sup><sup><a
href="#cmnt13" id="cmnt_ref13">[m]</a></sup><sup><a href="#cmnt14"
id="cmnt_ref14">[n]</a></sup><sup><a href="#cmnt15" id="cmnt_ref15">[o]</a></sup><span
class="km0 c40">&nbsp;e</span><span class="km0 c40">&nbsp;identità culturali
variegate</span><span class="km0">,</span><sup><a href="#cmnt16"
id="cmnt_ref16">[p]</a></sup><span class="km0">&nbsp;non solo un
</span><span class="km0">network di estrattivismo e speculazione</span><sup><a href="#cmnt17"
id="cmnt_ref17">[q]</a></sup><sup><a href="#cmnt18" id="cmnt_ref18">[r]</a></sup><sup><a
href="#cmnt19" id="cmnt_ref19">[s]</a></sup><sup><a href="#cmnt20"
id="cmnt_ref20">[t]</a></sup><span class="km0">.
L'altra faccia della medaglia è un approccio critico alla necessità
di</span><span class="km0">&nbsp;</span><span class="km0 c40">protocolli globali</span><sup><a
href="#cmnt21" id="cmnt_ref21">[u]</a></sup><sup><a href="#cmnt22"
id="cmnt_ref22">[v]</a></sup><sup><a href="#cmnt23" id="cmnt_ref23">[w]</a></sup><span
class="km0">&nbsp;e </span><span class="km0">modalità di
comunicazione tra diverse località</span><span class="km0">, che portano dritti al secondo
asse.</span></p>
<p class="c8"><span class="c25 km0 c40 em c90"></span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40 em">Y asse </span><span class="km0 c40 em">decentralizzato</span><span
class="km0 c40 em">&nbsp;/ centralizzato</span><span class="km0"><br>Attraverso lo </span><span
class="km0">studio</span><sup><a href="#cmnt24" id="cmnt_ref24">[x]</a></sup><span
class="km0">&nbsp;dell'infrastruttura di internet viene introdotto il discorso riguardo la
possibilità di un</span><span class="km0">&nbsp;</span><span class="km0">protocollo comune
di matrice
non coloniale</span><sup><a href="#cmnt25" id="cmnt_ref25">[y]</a></sup><span
class="km0">.</span><span class="km0">&nbsp;Da qui il punto viene ampliato mettendo a confronto
</span><span class="km0">web
centralizzato </span><span class="km0">vs decentralizzato</span><sup><a href="#cmnt26"
id="cmnt_ref26">[z]</a></sup><sup><a href="#cmnt27"
id="cmnt_ref27">[aa]</a></sup><sup><a href="#cmnt28" id="cmnt_ref28">[ab]</a></sup><span
class="km0">,</span><span class="km0">&nbsp;nella sua </span><span class="km0 c40">architettura
</span><sup><a href="#cmnt29" id="cmnt_ref29">[ac]</a></sup><sup><a href="#cmnt30"
id="cmnt_ref30">[ad]</a></sup><sup><a href="#cmnt31" id="cmnt_ref31">[ae]</a></sup><span
class="km0 c40">e </span><span class="km0 c40">urbanistica</span><sup><a href="#cmnt32"
id="cmnt_ref32">[af]</a></sup><sup><a href="#cmnt33"
id="cmnt_ref33">[ag]</a></sup><sup><a href="#cmnt34"
id="cmnt_ref34">[ah]</a></sup><sup><a href="#cmnt35" id="cmnt_ref35">[ai]</a></sup><span
class="km0">. </span><span class="km0 em">Quando rifiutare i software del padrone e quando
invece
detournarli
/ </span><span class="gambas em">deleggittimarli</span><span class="km0">&nbsp;</span><span
class="km0 em">/ o
caricarli dei</span><span class="km0 em">&nbsp;nostri personali significati</span><sup><a
href="#cmnt36" id="cmnt_ref36">[aj]</a></sup><sup><a href="#cmnt37"
id="cmnt_ref37">[ak]</a></sup><sup><a href="#cmnt38"
id="cmnt_ref38">[al]</a></sup><sup><a href="#cmnt39" id="cmnt_ref39">[am]</a></sup><span
class="km0 em">? </span><span class="km0">Fare affidamento sui software open source è
</span><span class="km0 em">empowerment</span><span class="km0">&nbsp;o</span><span
class="km0">&nbsp;tagliarsi le gambe da
soli</span><sup><a href="#cmnt40" id="cmnt_ref40">[an]</a></sup><span class="km0">? Scenari
interessanti si
possono aprire mischiando il </span><span class="km0">DIY al </span><span class="km0">DIWO
</span><sup><a href="#cmnt41" id="cmnt_ref41">[ao]</a></sup><sup><a href="#cmnt42"
id="cmnt_ref42">[ap]</a></sup><sup><a href="#cmnt43"
id="cmnt_ref43">[aq]</a></sup><sup><a href="#cmnt44" id="cmnt_ref44">[ar]</a></sup><span
class="km0">digitale.</span><sup><a href="#cmnt45" id="cmnt_ref45">[as]</a></sup><sup><a
href="#cmnt46" id="cmnt_ref46">[at]</a></sup><sup><a href="#cmnt47"
id="cmnt_ref47">[au]</a></sup></p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40 em">Z asse custom / preset</span><span class="km0"><br></span><span
class="km0">Internet crea il contesto sociale in cui ci muoviamo, online ed
offline</span><sup><a href="#cmnt48" id="cmnt_ref48">[av]</a></sup><sup><a href="#cmnt49"
id="cmnt_ref49">[aw]</a></sup><sup><a href="#cmnt50"
id="cmnt_ref50">[ax]</a></sup><sup><a href="#cmnt51"
id="cmnt_ref51">[ay]</a></sup><sup><a href="#cmnt52"
id="cmnt_ref52">[az]</a></sup><sup><a href="#cmnt53" id="cmnt_ref53">[ba]</a></sup><span
class="km0">.
Conoscerne le dinamiche, le forme e la struttura diventa cruciale per non restare travolti dalle
ondate di
narrazioni che genera. Si parla di costantemente (tra di noi, di un * salta) di una </span><span
class="km0 c40">alfabetizzazione digitale</span><sup><a href="#cmnt54"
id="cmnt_ref54">[bb]</a></sup><sup><a href="#cmnt55"
id="cmnt_ref55">[bc]</a></sup><sup><a href="#cmnt56"
id="cmnt_ref56">[bd]</a></sup><sup><a href="#cmnt57"
id="cmnt_ref57">[be]</a></sup><sup><a href="#cmnt58"
id="cmnt_ref58">[bf]</a></sup><sup><a href="#cmnt59" id="cmnt_ref59">[bg]</a></sup><span
class="km0">, ma effettivamente cosa intendiamo con alfabetizzazione? Forse creerebbe però
il terreno
solido su cui muoversi da una rete di </span><span class="km0">preset,</span><span
class="km0">&nbsp;</span><span class="km0">monolitica </span><span class="km0">e imposta a una
serie
di</span><span class="km0">&nbsp;"luoghi </span><span class="gambas">custom"</span><span
class="km0">&nbsp;che ci appartengono, e ai quali
</span><span class="km0">sentiamo di
appartenere</span><sup><a href="#cmnt60" id="cmnt_ref60">[bh]</a></sup><sup><a href="#cmnt61"
id="cmnt_ref61">[bi]</a></sup><span class="text km0">. </span></p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Chiude il capitolo uno sguardo sulla situazione che abbiamo trovato nel
villaggio di
Koubanao, una condizione per certi versi non totalmente diversa da quella Italiana: </span><span
class="km0">disponibilità tecnologica penalizzata da un accesso limitato per questioni
spesso
economiche, e per una mancanza di </span><span class="km0">alfabetizzazione</span><span
class="km0">&nbsp;dcigitale</span><sup><a href="#cmnt62" id="cmnt_ref62">[bj]</a></sup><sup><a
href="#cmnt63" id="cmnt_ref63">[bk]</a></sup><span class="poni">.</span></p>
<h2 class="poni0 c57" id="h.keb1ixgywc8"><span>X &rarr; </span><span class="c10">Locale e globale</span></h2>
<p class="text"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://computingwithinlimits.org/2021/papers/limits21-devalk.pdf&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309667760&amp;usg=AOvVaw1BJKjEWmBhQ4ScQKJQ63eK">https://computingwithinlimits.org/2021/papers/limits21-devalk.pdf</a></span>
</p>
<p class="text"><span class="c4 c27">Inquadrare la località </span></p>
<span class="poni c33">"Internet è una
entità
singola ma con una miriade di proiezioni territoriali"</span><sup class="poni c33"><a
href="#ftnt3" id="ftnt_ref3">[3]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="km0"><br> </span><span class="km0 c33">Cosa vuol dire internet locale? a
quale
luogo ci si riferisce? Il luogo da cui viene trasmesso o il luogo in cui viene ricevuto? Il
luogo in cui si
materializza, e cioè il computer, oppure tutti i posti che attraversa sotto forma di onda
elettromagnetica o cavo sotto nel mare?</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c33">Alcuni spunti:</span></p>
<ol class="c26 lst-kix_a5fbhul0w61g-0 start" start="1">
<li class="c31 c45 c75 title li-bullet-0" id="h.138no9hvjhtj"><span class="km0 c33">internet unisce
luoghi
diversi indipendentemente dalla loro posizione, annullando di fatto il concetto di
distanza, e forse
anche quello di </span><span class="km0 c33">località?<br></span><sup><a href="#cmnt64"
id="cmnt_ref64">[bl]</a></sup></li>
<li class="c31 c45 c75 title li-bullet-0" id="h.138no9hvjhtj-1"><span class="km0 c33">la località
di
internet può avere diverse nature: può trattarsi di una località
umana e abitata,
come anche deserta o sconosciuta o addirittura inaccessibile<br></span></li>
<li class="c31 c45 c75 title li-bullet-0" id="h.o69iad9ds9gs"><span class="km0 c33">la località di
internet è sempre da considerarsi plurale? nel senso come contorno delle diverse
zone che
collega?</span><span class="km0 c33">&nbsp;</span></li>
</ol>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">inquadrare la globalità</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c33">A</span><span class="km0 c33">nnullare la distanza forse ha come effetto
che
chiunque possa proiettare la propria condizione sull'altrove, dando per assunto che tutti
quanti siano
seduti per terra, o stiano scrollando le notizie dal telefono, o abbiano una connessione super
veloce, o
siano effettivamente persone. Questo è un tranello in cui siamo indotti ed è la
cosa
più lontana dalla realtà. Il corollario è il </span><span class="km0 c33">memetto</span><span
class="km0 c33">&nbsp;del cane</span><sup class="km0 c33"><a href="#ftnt4"
id="ftnt_ref4">[4]</a></sup><span class="c44 km0 c54 c33">: nessuno sa chi
sei, perché nessuno
è portato ad immaginare una situazione diversa da quella che abita.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi c33">Forse
è
per questo che ci piace molto, internet ci rende padroni del nostro impero personale,
uniformiamo la
realtà a nostra immagine. Vediamo</span><span class="tizi c33">&nbsp;il </span><span
class="tizi c33">murales</span><span class="tizi c33">&nbsp;</span><sup><a href="#cmnt65"
id="cmnt_ref65">[bm]</a></sup><span class="tizi c33">ma in realtà stiamo guardando
noi stessi e
cosa c'è di meglio di uno specchio in questo mare di perduti viaggiatori tra dati,
podcast,
meme, Netflix che ringrazio e maledico per i consigli fatti </span><span class="tizi em c33">ad
hoc</span><span class="tizi c33">&nbsp;sulle mie ultime ricerche? Pure i suggerimenti di
YouTube:
&nbsp;</span><span class="tizi c40 c33">in questi anni ho imparato a capire quanto una persona
potesse essere
diversa da me proprio da questi suggerimenti</span><span class="tizi c33">&nbsp;e, sempre con
piacere, scopro
i </span><span class="tizi em c33">guilty pleasure</span><span
class="c44 tizi c54 c33">&nbsp;delle persone
simili ai miei, guarda un po' anche lui si vede i video delle lotte tra insetti.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c58">&#x1f966; </span><span class="c29">Internet trasforma lo spazio in tempo, anzi
lo
annulla nella simultaneità del </span><span class="c29 em">real time.</span></p>
<p class="text"><span class="c29 em"><br></span><span class="c29">Considerazioni sul fatto che il presente di
internet cancella la storia locale del Senegal (e anche di tutti gli altri posti... )
</span><span class="c44 c29 em">in progress</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c29 em"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c29 em"></span></p>
<p class="text"><span class="c29">Questa idea di globalità sembra insomma essere un presupposto
fondamentale di
internet, nel 2022 (sì, sono passati un po' di anni dal nostro viaggio in Senegal) .
Ne definisce
l'essenza e anzi pare essere diventato il minimo comune denominatore per qualsiasi
comprensione di
internet. Non che questo sia esattamente il primo pensiero che viene in mente a noi nativi
digitali sempre
attaccati al cellulare. Il fatto è che la capacità di internet di connettere
diverse parti del
globo, o di accorciare apparentemente le distanze fino ad </span><span class="c29">annullarle
è</span><span class="c20">&nbsp;un qualcosa di così naturalizzato nel nostro
quotidiano che
viene dato per scontato.</span></p>
<p class="text"><span class="c29">Essere connessi non è più un big deal, è del tutto normale,
anzi ci stupiamo e andiamo in crisi quando in certi posti la connessione è lenta o del
tutto assente.
Questo ci porta a modificare la nostra comprensione delle cose nel nostro quotidiano, le nostre
stesse
abitudini si sono sviluppate su una relazione necessaria con internet </span><span
class="c29">(Linton Kwesi
Johnson cantava &quot;internet</span><span class="c29 em">&nbsp;</span><span class="c29">is a
bitch
dere's no escapin it", o almeno mi piace pensarlo). Se da una parte internet rimane
una costante
invisibile, dall'altra si rivela con sicurezza attraverso certi gesti. Scrollare la bacheca,
inviare
messaggi ai nostri amici senza vederli da mesi (parentesi sul fatto che ci sia stata ed è
in corso
una pandemia? lol), ordinare cibo sul delivery service di turno, guardare serie tv su netflix o
fare swipe
su tinder (</span><span class="c29 em">o le seghine su twitch),</span><span
class="c20">&nbsp;sono tutte
azioni perfettamente normali, con un significato condiviso e presumibilmente condiviso con tutto
il
mondo.</span></p>
<p class="text"><span class="c20">Cosa succede se non è più la globalità ad essere il
fondamento
di internet ma internet il fondamento della globalità(ma soprattutto, l'internet
delle grandi
piattaforme)? E non solo della globalità, che a questo punto passa del tutto in secondo
piano, ma
dell'intera realtà in cui viviamo. perché è proprio questo che sembra
succedere
oggi. Il fatto è che le big tech sono state davvero radicali nel puntare tutto su questo
strumento, e
con tutto intendo davvero tutto, hanno portato alle estreme conseguenze questa idea di
globalità fino
a farla diventare universalità. Non solo tutte le altre declinazioni di internet sono
completamente
escluse dalla topologia creata dalle grandi piattaforme, ma l'intera comprensione del
mondo in cui
viviamo passa, per la maggior parte, attraverso di esse.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">L'idea di globalità di internet oggi è forse più legata
a
questa universalità di gesti e significati che si portano dietro, creando un immaginario
che
presumiamo sia condiviso da tutti quelli che hanno avuto a che fare con internet, che a sua
volta (per
volere delle big tech) è ovunque. Insomma questa promessa di connessione globale di
internet è
un po' un cane che si morde la coda ed è anche un'idea o una scusa un po'
obsoleta.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">Annullare la distanza tramite internet è forse una delle pretese
più
riuscite delle big tech, nel senso che non è vero che internet annulla le distanze, anzi
è
piuttosto vero il contrario.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">*una frase sul fatto che internet è completamente sincronizzato con le
nostre
abitutidini e viceversa, influenzando i nostri ritmi fino a rallentarli o velocizzarli con
quelli delle
grandi piattaforme. &quot;hai speso 35 minuti su instagram&quot; dice il timer che ho messo alla
mia
app.*</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">*se qui internet è così sovrabbondante *</span></p>
<p class="text"><span class="c20">*</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">*una frase sul fatto che l'internet delle big tech egemonizza i modi di
usare
internet facendo presa sulle abitudini del nostro quotidiano. offrono una scorciatoia,
ottimizzano,
facilitano etc.*</span></p>
<p class="text"><span class="c20">&nbsp;</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">((((. Ma forse è più utile pensare a queste distanze in termini di
temporalità?</span></p>
<p class="text"><span class="c20">real time e keeping up with platforms' rhythm.))</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">è a questo punto che si rende necessaria non solo l'idea di un
internet
globale, ma bisogna anche comprendere che il nostro internet e il nostro uso di esso è
solo uno dei
tanti, ed è tanto locale quanto l'internet locale che volevamo scoprire in
Senegal.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 c29 em">sta parte è da sistemare un tot, scritta di getto per rompere il
ghiaccio but workin' on it :)</span></p>
<p class="text poni4 c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text poni4"><span class="c29">---- chiudere il pragrafetto con il fatto che annullare la distanza sia
spaziale
che temporale possa essere per certi aspetti problematico, e che quindi ci interessa capire e
</span><span class="c29">ricercare</span><span class="c29">&nbsp;in che modo internet possa
riappropriarsi del concetto
di località. O meglio, in che modo si possa riconoscere e far emergere la località
di internet
per legittimare e valorizzare realtà diverse dalla nostra. (c'è un qualcosa di
paurosamente coloniale nel pensare che le tecnologie siano tutte uguali e che debbano essere
usate nello
stesso modo in tutto il mondo)</span><sup><a href="#cmnt66"
id="cmnt_ref66">[bn]</a></sup><sup><a href="#cmnt67"
id="cmnt_ref67">[bo]</a></sup><sup><a href="#cmnt68" id="cmnt_ref68">[bp]</a></sup></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> </span><span class="c44 km0 c54 c33">Ritorno agli spunti-ni dopo anni:
</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<ol class="c26 lst-kix_qodxs4fnef38-0 start" start="1">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c44 km0 c54 c33">Internet unisce luoghi diversi. Il modo
in
cui opera
è fortissimamente dipendente dalla posizione geografica, economica e sociale di
ogni punto che
connette. Una guaina culturale avvolge i cavi di fibra ottica e li annoda secondo
precisi usi e costumi.
Queste forme e comportamenti sfuggono alla traduzione totale delle interfacce: vuoi
perchè ogni
discorso digitale viene portato avanti contemporaneamente sia online che offline, vicino
e lontano dalle
piattaforme, vuoi perchè queste interfacce mancano dell'espressività
necessaria che
ogni voce richiede. Forse il concetto di distanza non è annullato, ma nascosto.
Coperto con un
lenzuolo troppo corto. E forse quindi la località continua ad esistere nonostante
il miracolo del
teletrasporto?<br></span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="km0 c33">La località di internet è
stratificata, e
forse potrebbe essere utile un glossario per evitare di finire a girare in tondo mentre
ragioniamo.
Allora ecco un tentativo: una località d'uso, una località
strutturale, una
località di progetto e una località di destinazione. <br><br>La
località
d'uso è lo spazio online: la piattaforma, il sito, il servizio. Il gruppo
di Facebook, la
diretta di Instagram, il thread di Twitter, la repo su Gitlab, la chat su Telegram,
l'assistenza
clienti di Amazon, la mappa per seguire il rider di Gorillaz. è una
località abitata da
utenti e consumatori.<br><br>La località strutturale è i cardini
dell'infrastruttura
che permette alle località d'uso di esistere. Dallo smartphone al modem in
casa, dalle
antenne 5G ai data center agli snodi dei cavi transoceanici. è una
località abitata
prevalentemente da attori economici e istituzionali, ma anche tecnici, lavoratori e
professionisti.
<br><br>La località di progetto è il luogo sociale, culturale ed economico
in cui una
piattaforma viene concepita e disegnata. Spesso quando si parla di ambienti digitali
ciò
corrisponde con una precisa posizione nord-occidentale del mondo. La località di
progetto orienta
a livello ideologico l'uso di uno strumento, e la percezione che questo ha del
mondo che gli sta
tutto attorno. è ancora una località abitata da attori economici e
istituzionali, ma anche
da artist&#601;, entità culturali ed enti legati al territorio. <br><br>La
località di
destinazione è allo stesso tempo un luogo fisico e un contesto sociale. è
il pubblico che
i designer hanno in mente quando progettano lo stile dei pulsanti di un'app e allo
stesso tempo
l'area geografica in cui il discorso online può trovare un riverbero.
Questo è
particolarmente evidente ad esempio nelle grandi città metropolitane dove i
servizi di delivery
hanno un senso che scema via via ci si sposta verso la provincia. Spesso la
località di progetto
e quella di destinazione sono strettamente connesse, e ciò provoca un feedback
loop che rischia
di tagliare fuori le altre voci dal discorso della località. La località
di destinazione
è abitata da utenti e consumatori.<br><br>Queste diverse zone non sono separate
in maniera netta
e precisa, ma da contorni sfumati. Una persona può essere allo stesso tempo un
utente,
l'admin del gruppo </span><span class="km0 em c33">Secret Sex Eels Sailors
(marina</span><span class="km0 em c33">&#601;</span><span
class="km0 em c33">&nbsp;LGBTQ&#x1f988;+) </span><span class="km0 c33">e lavorare su
una
nave posacavi in mezzo al mare. Un rider può gestire una pagina
con 400k followers e portare la spesa a casa dei propri fan. I CEO della Silicon Valley
sono poveri
cristi intrappolati dalle bestie che dovrebbero tener sotto controllo. Ecc.<br></span>
</li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="km0 c33">Con in mente questi diversi aspetti diventa
più
facile immaginare la località come qualcosa di plurale e condiviso, come un
contorno che delimita
il possibile e il reale di ogni evento online. Mandando una newsletter dal Senegal nel
canale di Un *
Salta mettiamo su un teatro dei burattini tra noi e gli studenti, l'infrastruttura
delle
telecomunicazioni francesi Orange, la compagnia e la community di Telegram e i nostri
amici collegati
dall'Italia e dal mondo.</span><span class="km0 c33">&nbsp;Dietro le quinte a
muover baracca: la
produzione delle manifatture tecnologiche orientali, la tratta e la violenza delle terre
rare nel
continente africano, l'oscillare delle speculazioni e degli investimenti
finanziari che
determinano il costo e il valore del viaggio del nostro messaggio. </span><span
class="c44 km0 c54 c33"><br><br>Il nostro lavoro come un * salta allora diventa un
processo che cerca di
riconoscere dei marcatori utili a distinguere queste diverse località per poterci
lavorare in
maniera sensata.</span></li>
</ol>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<span class="poni em">Piccoli esempi utopici e distopici:
tra
alternative non egemoniche e realtà </span><span class="poni em">estrattiviste</span><span
class="c44 c25 poni em">&nbsp;e speculative</span></p>
<p class="text"><span class="poni">I livelli sopraelencati son gli stessi ma le dinamiche possono cambiare:
l'utilizzo di altri strumenti social, di pubblicazione, di gestione può cambiare
effettivamente
l'approccio a questo stack complesso tra interfaccia-utente-mondo</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Generalmente quando parliamo di internet parliamo del protocollo HTTP, ma ci
sono
altre soluzioni più ecologiche, utopiche e testarde: per esempio, il protocollo Gemini
pare un
revival dell'internet 0.1, senza immagini senza styles, che vuole essere una risposta
radicale alla
cultura della piattaforma e dello spreco di dati (-&gt; wordpress, infinite scrolling)</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">La questione dell'internet decentralizzato in questi tempi è
abbastanza
hyped, per via delle crypto, ma è soprattutto altro: a livello di social si possono
trovare esempi
confederati come peertube o mastodon, software di, in questo caso, streaming video e social
stile twitter
dove ogni istanza (= installazione in un server) decide la propria "bolla", decide
con chi
legarsi e con chi no. Agency</span></p>
<p class="text"><span class="poni">L'approccio più generale alla computazione può essere messo
in
discussione: l'accelerazione nello sviluppo costante di gadget favolosi &ndash;
obsolescenza ecc
&ndash; costruzione di semiconduttori in Taiwan &ndash; sostenibile come una macchia
d'olio dio
boia</span></p>
<p class="c31 c11"><span class="poni"></span></p>
<p class="c31"><span class="poni">da riformulare cioè vaffanculo al rural computing</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">This first axiom can be narrated by the old Nokia motto "connecting
people": RC would connect people and the whole ecosystem thanks to a
local-related-technology, tools
built according to what the ecosystem offers without any violent extractions of matter; but in
the out-there
world this motto is linked to the fact that to build a smartphone takes an entire civilization:
&quot;California, Japan, Taiwan, Congo, Switzerland, China are all connected by the supply
chains of tech
capitalism.&quot;</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">So, sustainability is surely the core of RC, instead of planned obsolescence,
it's possible to think about planned longevity. Try to redraw computation for scaling down
the
requirements from the material world must be fundamental. If the world our there is constantly
developing
new, faster, more performing devices, is an acceleration of the catastrophe through extraction
and waste of
energy, RC would think of another kind of acceleration: a raccoon accelerationism, based on
picking up
rubbish to reuse for new purposes to embrace proper degrowth. This is a genuine meaning of
progress, that
does not constantly imply the abandoning of the old. </span></p>
<p class="c31"><span class="poni">esempio pratico e concreto: </span></p>
<p class="c31"><span class="poni">permacomputing, computazione che prende ispirazione dalla permacoltura</span>
</p>
<p class="c31"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=http://viznut.fi/texts-en/permacomputing.html&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309674039&amp;usg=AOvVaw1o0pgjzAkEf_r2vq5xCORe">http://viznut.fi/texts-en/permacomputing.html</a></span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">rendere collettivo un processo computazionale è complesso perché
o si
ha totale </span><span class="poni em">controllo</span><span class="poni">&nbsp;su certi processi
digitali (e
non) o è proprio cazzo difficile avere empowerment quando si usa la suite di
micro***t</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">Ma chi, nel 2022, sbatte la testa su self-hosted servers e ci installa dentro
tutte
le alternative possibili? solo dei disperati</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">ma questi disperati in realtà poi si coalizzano, fisicamente e
virtualmente,
tramite network umani e infrastrutturali: servus.at, ec&hellip; [to find to remember]</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">alternative all'internet come network</span></p>
<p class="c31"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://paquetesemanal.eltoque.com/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309674602&amp;usg=AOvVaw3fIIgVPbRgwFKNcGziz_Jr">https://paquetesemanal.eltoque.com/</a></span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">la questione dell'estrattivismo non è solo una questione di
estrazione
costante di dati in se ma è la questione dei contenuti creati (costantemente) da un sacco
di utenti:
qui il problema è ambivalente, l'estrazione e l'archiviazione di ogni dato
è un
problema più ecologico oltrechè di privacy, ma ci siamo rotti pure i suddetti a
parlare di
privacy</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">questione legale del publishing su facebook: è roba di meta quando
schiacci
il pulsante</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">e dall'altra parte il </span><span class="poni em">problema</span><span
class="poni">&nbsp;sono anche gli utenti per la totale o quasi mancanza di coscienza sullo stack
di cui stiamo
parlando ma noi che ci possiamo fare? proprio nulla? o se la gente sa e se ne frega? è
giusto pure
così <br>aspettiamo il collasso &rarr; collapse OS</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">pensare agli elementi dell'internet come qualcosa che può decadere,
scadere, andare in pensione, circa</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">IPFS =&gt; un altro modo per scambiare i files nell'internet senza usare
http,
<br>c'è anche ONION ehehe, peergos</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">rete locali wireless guerrilla etc (libretto rosa sulla tech e altre
cose)</span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">dare attenzione anche ai garden? revival dei blog? il modo in cui si pubblica
cambia
tutto &ndash; scrivere qualcosa su facebook, su medium, su un self-made website è
differente &ndash;
perchè?</span></p>
<p class="c31 c11"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">ecco una mappa</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 449.33px;"><img
alt="" src="images/image15.png"
style="width: 603.21px; height: 449.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="c27">mappa: forse bene fare un grafichetto</span></p>
<ul class="c26 lst-kix_6acrjzmj58fq-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c4 c27">uso - struttura - progetto - destinazione</span>
</li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c4 c27">l'interazione tra questi strati è
ciò
che caratterizza la forma di internet</span></li>
<li class="c8 c45 li-bullet-0"><span class="c4 c27"></span></li>
</ul>
<p class="c8"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="c8"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">network di estrattivismo e speculazione</span><sup><a href="#cmnt69"
id="cmnt_ref69">[bq]</a></sup><sup><a href="#cmnt70"
id="cmnt_ref70">[br]</a></sup><sup><a href="#cmnt71"
id="cmnt_ref71">[bs]</a></sup><sup><a href="#cmnt72" id="cmnt_ref72">[bt]</a></sup></p>
<p class="c8"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">social good </span></p>
<p class="text"><span class="c27">un internet determinato da </span><span class="c40 c27">urgenze
collettive</span><sup><a href="#cmnt73" id="cmnt_ref73">[bu]</a></sup><sup><a href="#cmnt74"
id="cmnt_ref74">[bv]</a></sup><sup><a href="#cmnt75"
id="cmnt_ref75">[bw]</a></sup><sup><a href="#cmnt76"
id="cmnt_ref76">[bx]</a></sup><sup><a href="#cmnt77" id="cmnt_ref77">[by]</a></sup><span
class="c40 c27">&nbsp;e</span><span class="c40 c27">&nbsp;identità culturali
variegate</span><span class="c27">,</span><sup><a href="#cmnt78"
id="cmnt_ref78">[bz]</a></sup><span class="c27">&nbsp;</span></p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">un approccio critico alla necessità di</span><span
class="c27">&nbsp;</span><span class="c40 c27">protocolli globali</span><sup><a href="#cmnt79"
id="cmnt_ref79">[ca]</a></sup><sup><a href="#cmnt80"
id="cmnt_ref80">[cb]</a></sup><sup><a href="#cmnt81" id="cmnt_ref81">[cc]</a></sup><span
class="c27">&nbsp;e </span><span class="c27">modalità di comunicazione tra diverse
località</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="c31 c11"><span class="text km0 c27"></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<p class="c8"><span class="c34 c82 c88"></span></p>
<h2 class="c57 poni0" id="h.1ydd5jnh4bv9"><span>Y &rarr; </span><span class="c10">Decentralizzato vs
Centralizzato</span></h2>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.wah1j3tqekzq"><span class="c44 c53">Inserto esterno della Sofia di tesi</span></h3>
<span class="c18">L'utilizzo di internet dalla nostra
posizione privilegiata ci appare omogeneo e in grado di fornire le stesse opportunità a
tutti coloro
che possono permettersi una connessione. Invece, a dispetto della sua osannata globalità
e
</span><span class="c18">di quanto affermato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni
Unite</span><sup><a href="#cmnt82" id="cmnt_ref82">[cd]</a></sup><span
class="c5 sofia">&nbsp;(ovvero che gli stessi diritti
riconosciuti offline devono essere riconosciuti anche online), si registrano numerose
discrepanze dovute a
situazioni politiche, economiche e sociali.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Nel periodo della nostra permanenza a Koubanao ha cominciato ad insinuarsi
il
pensiero che studiando la storia e le dinamiche dell'infrastruttura di internet si potesse
comprendere
meglio anche il tessuto della società contemporanea. Era solo un'intuizione,
suggerita dalla
percezione di uno strisciante e silenzioso colonialismo digitale e non, ma facendo le giuste
ricerche si
è rivelata precisa. In Senegal le conseguenze della dominazione francese si vedono
ovunque, a partire
dalla lingua, passando dall'architettura fino ad arrivare a carcasse di macchine inglobate
dalla
vegetazione.</span><span class="sofia c40">&nbsp;Gli oggetti parlano chiaro, perché
l'infrastruttura fisica di internet non dovrebbe fare lo stesso? I</span><span
class="sofia">nternet che
è diventato qualcosa di inscindibile, qualcosa di indelebile, qualcosa di indispensabile,
perché nell'immaginario collettivo rimane privo di forma?</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Sembra che si preferisca continuare a vivere nell'astrazione. è
vero
che percepiamo la sua presenza principalmente attraverso cellulari, computer e tablet, senza
poter accedere
a tutto ciò che accade oltre, ma la nostra consapevolezza dello strumento e del suo
contesto non deve
limitarsi a far scorrere il</span><span class="sofia c40">&nbsp;</span><span
class="sofia">pollice
sullo
schermo.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br></span><span class="sofia">Nel frattempo, per soddisfare il crescente
aumento
della domanda di spazio di archiviazione e larghezza di banda, l'infrastruttura aumenta,
assume forme
fisiche imponenti, si espande in tutte le direzioni e si impossessa di preziose risorse
naturali. Ha
occupato i mari, la terra e i cieli, eppure sembra essere immateriale. Per chi la osserva
è invece
</span><span class="sofia">un'ingombrante</span><span class="sofia">&nbsp;manifestazione delle
complesse
situazioni politiche, sociali e ambientali in cui ci troviamo. L'infrastruttura può
diventare
un paradigma emblematico del nostro presente, se decidiamo di </span><span
class="sofia">prestarle</span><span class="sofia">&nbsp;attenzione.<br>Internet e la tecnologia
in
generale sono un patto stretto con la terra, la
fibra ottica, l'acciaio, la plastica, la luce, gli </span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DVVJlKJi9FWU&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309677852&amp;usg=AOvVaw3qZcpB5I3KYNoaeKxOKI4O">squali</a></span><span
class="sofia">, gli scoiattoli, gli uccelli, l'aria e infine, anche con l'uomo.</span>
</p>
<p class="text poni6 c79"><span class="sofia">https://www.youtube.com/watch?v=VVJlKJi9FWU</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 417.01px; height: 260.32px;"><img
alt="" src="images/image51.png"
style="width: 417.01px; height: 260.32px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia poni1"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">è il 17 ottobre 1851, fra St. Margaret's Bay, in Inghilterra, e
Sangatte, in Francia, accade qualcosa che rivoluzionerà il futuro delle comunicazioni:
viene posato
il primo cavo sottomarino del telegrafo.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Questo strumento stava già radicalmente cambiando la percezione del mondo
e
le sue dinamiche, il progresso avanzava a gonfie vele ed eravamo in grado di espanderci
fluidamente in ogni
direzione, lo spazio stava assumendo tutta una nuova connotazione e noi assieme a lui.<br>Adesso
facciamo un
* saltino in avanti fino al 13 agosto 1858, quando Vittoria, regina a capo del Regno Unito di
Gran Bretagna
e Irlanda, invia un messaggio oltreoceano per la prima volta nella Storia. Ebbene sì, il
primissimo
cavo transatlantico entra in funzione (per solo un mese) (ma questo loro ancora non lo sanno).
Le sue parole
sono </span><span class="sofia em">"Europe and America are united by telegraphy. Glory to
God in the
highest, on earth peace, goodwill towards men". </span><span class="sofia">Grandi feste,
grandi parate,
grandi discorsi, grandi incendi:</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 184.01px; height: 144.12px;"><img
alt="" src="images/image12.jpg"
style="width: 184.01px; height: 144.12px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">"We have been having a great time here, celebrating the success of the
Atlantic Cable, cannon, flags, shouts, extra-papers, &amp; extra-policemen, fireworks, crowds,
processions,
music, illuminations, transparencies, &amp;c., &amp;c., and ended by nearly burning down the
City Hall, in
our delight, it having caught from the fireworks, and lost its cupola, and part of its upper
story."</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Lettera del 18 agosto 1858 inviata da un visitatore di New York a suo
zio</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt5" id="ftnt_ref5">[5]</a></sup></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Non tutti però sono della stessa opinione, sull'Harper's
Weekly
in una vignetta del 16 maggio 1857 si vedono due borseggiatori intenti a scambiarsi queste
battute:
</span><span class="sofia em">"Folks call this Telegraph a Great Hinvention! &nbsp;I say it's
mean!
&nbsp;It don't give a Cove a fair chance! &nbsp;They'll know all about him in Hamerica
afore he gets
there!"<br></span><span class="sofia">Già, perché il telegrafo non
servirà solo a
diffondere la pace e ad unire i continenti, in breve tempo si trasformerà da invenzione
scientifica a
strumento di potere al servizio dei grandi imperi coloniali. I suoi tentacoli svilupperanno una
rete
militarmente e commercialmente strategica per migliorare il controllo sui territori sottomessi.
Ed è
così che le presunte missioni di civilizzazione e le teorie che il progresso tecnologico
avrebbe
migliorato la vita dei "primitivi", si dimostreranno semplici mire per sottomettere
proprio
coloro che promettevano di liberare. La tecnologia giustificherà le azioni degli imperi e
darà
alla violenza sistematica una parvenza di civiltà, la vestirà di bianco per farla
sfilare
davanti agli europei soddisfatti delle loro buone azioni. La tecnologia non modificherà
le dinamiche
di potere, ma ne verrà imbrigliata, diventando una fonte di immenso guadagno per coloro
che
riusciranno ad assumerne il controllo.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Oltre al danno, non crediate di scamparla, ci sarà anche la beffa, in
quanto
l'esistenza stessa di questo strumento non sarebbe stata possibile senza il contributo
delle risorse,
delle conoscenze e della manodopera delle colonie. Per esempio, da esse proviene la guttaperca,
una
macromolecola di origine vegetale derivante dal lattice disseccato di varie specie di alberi
della famiglia
delle Sapotacee, tutte indigene della regione indomalesef. Questo materiale si era rivelato
l'unico
abbastanza resistente da poter sopportare l'ambiente sottomarino isolando i cavi in rame
del
telegrafo. Uno strano gioco del destino ha voluto che le specie di questo albero crescessero
solamente nei
territori delle colonie inglesi, francesi e olandesi, facilitandone lo sfruttamento.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Inutile dire che gli esiti di questa scoperta saranno catastrofici e
causeranno
una
vera e propria strage. Secondo quanto scrive lo studioso francese Eugène Sérullas,
a Singapore
la pianta si era già estinta prima del 1857, a Malacca e Selangor lo sarà entro il
1875, e a
Perak entro il 1884. Nei primi anni del Novecento si stima inoltre che la guttaperca nei cavi
ammonti a
circa 27000 tonnellate e supponendo che da ogni albero si ricavi una media di &nbsp;311 g di
lattice,
arriviamo alla conclusione che in nome del progresso furono abbattute 88 milioni di
piante.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br>Se ci spostiamo in India nel 1851 possiamo osservare William Brooke
O'Shaughnessy, un fisico irlandese facente parte della British East India Company, mentre
sviluppa un
sistema telegrafico diverso da quello che si sta studiando in Europa e America. Il suo lavoro
vanta un
utilizzo di tecniche metallurgiche tradizionali e indiane, affidandosi al lavoro di artigiani
locali.</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt6" id="ftnt_ref6">[6]</a></sup><span
class="sofia">&nbsp;Tuttavia
i meriti delle persone indigene non verranno riconosciuti in quanto il loro apporto non si
può
considerare all'altezza di quello degli scienziati europei.<br>Sempre in India durante la
dominazione
inglese, qualora ci capitasse di entrare in una stazione telegrafica, noteremmo una divisione
dei ruoli
molto impari, infatti gli impiegati sarebbero tutti indiani mentre i telegrafisti principalmente
europei.
Questa ripartizione dei compiti crea una forte gerarchia e impedisce a chi si trova più
in basso di
acquisire le conoscenze per ottenere l'indipendenza e le capacità sufficienti ad
utilizzare lo
strumento.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Bene, dopo tutti questi pellegrinaggi spazio temporali per seguire le
violente
vicende di un vecchio strumento che probabilmente nessuno di voi ha mai visto dal vivo né
tanto meno
usato, è giunto il momento di dare alcune spiegazioni. Il telegrafo ci riguarda molto
più di
quanto immaginiamo, anzi, ci riguarda talmente da vicino che ogni giorno abbiamo a che fare con
esso. Molti,
ma non tutti, sanno che il 99% dei nostri dati passa attraverso dei cavi sottomarini in fibra
ottica
adagiati sui fondali dei mari e gli oceani. All'inizio del 2019 TeleGeography</span><sup
class="sofia"><a href="#ftnt7" id="ftnt_ref7">[7]</a></sup><span class="sofia">&nbsp;stima
fossero
in servizio
approssimativamente 378 cavi per un totale di circa 1.2 milioni di km, anche se fare i calcoli
con
precisione è sempre complesso dato che ne vengono continuamente attivati di nuovi e i
più
vecchi vengono dismessi. Fin qui, nulla di strano, è il progresso che avanza, siamo
abituati ai
grandi numeri.<br>Quello che più ci interessa è che la geografia della rete dei
cavi
sottomarini è una delle più statiche nella storia delle comunicazioni, il che
significa che i
percorsi dei cavi in fibra ottica ricalcano quelli delle vecchie linee telegrafiche,
</span><span class="sofia">ereditandone</span><span class="sofia">&nbsp;la topografia coloniale.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Per questo motivo i Paesi a sud del mondo che non hanno avuto un ruolo
fondamentale
nell'espansione del telegrafo si trovano con un'infrastruttura molto precaria,
mentre gli ex
imperi coloniali come Gran Bretagna, Francia e America possono fare affidamento su una solida
rete.
Nell'Africa post </span><span class="sofia">coIoniale</span><span class="sofia">&nbsp;la
maggior parte
delle linee telegrafiche posate nella frenesia della colonizzazione non sono state sostituite
con i nuovi
cavi telefonici e in fibra ottica.</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt8"
id="ftnt_ref8">[8]</a></sup><span class="sofia">&nbsp;I maggiori proprietari delle
infrastrutture sono americani o europei e spesso scelgono i
nodi di scambio solo come punti di appoggio per collegare il resto del mondo. Infatti se dei
cavi passano
vicino alle acque territoriali dei Paesi o addirittura emergono sulla loro costa non bisogna
credere che
quei territori siano automaticamente connessi ad internet. Come per esempio il Sahara
Occidentale, davanti
al quale passano circa otto cavi sottomarini, alcuni dei quali emergono anche sulle Canarie,
senza che
però ci sia una connessione con lo Stato. Lo stesso avviene in Eritrea, nelle cui acque
di cavi ne
passano dodici ma non è mai stata realizzata una deviazione verso la terraferma.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Le stazioni che accolgono i cavi nel punto dove emergono sono dei buoni
parametri
per valutare la solidità dell'infrastruttura di un luogo: più le stazioni
sono numerose,
più la connessione è stabile. I cavi in fibra ottica possono essere danneggiati
facilmente, le
principali insidie sono di natura umana come le ancore o la pesca a strascico, ma anche le
correnti marine,
i terremoti e gli animali possono causare dei grossi problemi. Ospitare una sola stazione
significa essere
esposti a tutti questi agenti e subire un guasto ai pochi cavi di collegamento ormai significa
venir
tagliati fuori dal resto del mondo. Il problema non è tanto quello di non poter avvisare
la mamma che
faremo tardi a cena, ma un rallentamento, se non addirittura un'interruzione, dei servizi
e
dell'economia. I casi in cui dei Paesi hanno dovuto confrontarsi con questa situazione
sono
molteplici. Per esempio nel 2008 l'ancora di una nave nei pressi di Alessandria
d'Egitto ha
danneggiato due linee di cavi riducendo la connessione internet in Egitto del 70%, in India del
60% e ha
influito su quella di altri cinque Paesi in Asia Meridionale e Medio Oriente. Nel 2012
un'altra ancora
ha reciso uno dei cavi che emergevano nell'unica stazione del Kenya, a Mombasa, e questo
danno ha
inficiato sulla connessione internet di sei Stati dell'Africa orientale. Invece
nell'aprile del
2018 la Mauritania ha perso completamente l'accesso a internet quando l'African
Coast to Europe
(ACE) si è spezzato all'altezza di Nouakchott </span><span class="sofia">per motivi
poco
chiari</span><sup><a href="#cmnt83" id="cmnt_ref83">[ce]</a></sup><sup><a href="#cmnt84"
id="cmnt_ref84">[cf]</a></sup><span class="sofia">, lasciando il Paese senza connessione
per 48h e
causando significativi problemi ad altri dieci Stati africani.<br><br>Ci sono anche casi in cui
a guardare
il numero delle stazioni ci pare che l'infrastruttura sia solida, ma quando si studia la
loro funzione
si viene a scoprire che sono lì unicamente per la loro posizione strategica. In alcuni
casi infatti
servono solo da snodo per portare la connessione in altre parti del mondo e il risultato
è che il
tasso di penetrazione di internet risulta misero rispetto all'infrastruttura presente sul
territorio.
Questa situazione evidenzia ancora una volta come lo</span><span>&nbsp;</span><span
class="sofia">sfruttamento
dei Paesi</span><span class="sofia">&nbsp;in via di sviluppo</span><sup><a href="#cmnt85"
id="cmnt_ref85">[cg]</a></sup><sup><a href="#cmnt86" id="cmnt_ref86">[ch]</a></sup><span
class="sofia">&nbsp;non si sia mai arrestato, permettendo al nord del mondo di progredire senza
che
gli Stati
ospiti possano trarre beneficio dal fondamentale ruolo che rivestono per l'infrastruttura
globale.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">I cavi sottomarini sono solo uno dei tanti ingranaggi dell'infrastruttura e
a
qualsiasi livello del sistema possiamo trovare gli stessi meccanismi di funzionamento, anche se
inseriti in
contesti differenti. Gli esempi che ho citato non sono che una parte dei complessi fattori
geopolitici,
sociali e ambientali che compongono, strutturano e modificano il nostro presente.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Le grandi discrepanze e le debolezze infrastrutturali tuttavia sono
destinate
ad
assottigliarsi, in quanto l'avanzata della tecnologia è un processo irreversibile
al quale ogni
continente sta andando incontro. Una delle questioni più scottanti diventa quindi non
tanto la
denuncia di queste differenze, ma le modalità con cui l'infrastruttura cresce, si
rafforza o
viene implementata nelle zone che sono più fragili e dispongono di meno risorse.</span>
</p>
<p class="text"><span class="sofia">Prendendo in considerazione i cavi uno degli aspetti interessanti nel loro
aumento
è l'incremento costante degli investimenti da parte dei </span><span class="sofia em">content
providers</span><span class="sofia">&nbsp;come Google, Facebook, Microsoft e Amazon, i quali
hanno
cominciato
come clienti di capacità all'ingrosso ma adesso consumano oltre il 50% di tutta la
larghezza di
banda internazionale e la crescente richiesta di spazio li ha spinti a possedere sempre
più
infrastrutture con il risultato che negli ultimi sei anni i cavi da loro parzialmente posseduti
si sono
ottuplicati.</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt9" id="ftnt_ref9">[9]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="sofia">I cavi sottomarini sono la nuova via della seta e trasportano una delle
merci
più preziose e redditizie: i dati. Gestire questa rete significa gestire tutti gli scambi
e il
traffico delle comunicazioni mondiali. Ma quand'è che si supera il confine fra
gestione e
controllo?</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Spostandoci invece sulla terraferma e parlando di cloud nel 2018 la Synergy
Research
Group ha pubblicato una ricerca in cui risulta che ci sono cinque attori principali nel mercato
dei data
centre: Amazon Web Services (AWS), Microsoft, IBM, Google e Alibaba. Queste compagnie insieme
controllano
tre quarti di tutto il mercato</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt10"
id="ftnt_ref10">[10]</a></sup><span class="sofia">&nbsp;e in testa al gruppo si trova
AWS,
che tutt'oggi detiene la quota del 33% sul
mercato mondiale.</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt11" id="ftnt_ref11">[11]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="sofia">Anche nei cieli sembra che il quadro non sia diverso: ai primi posti per
colmare
le
lacune infrastrutturali terrestri ci sono Google/Alphabet, Facebook/Meta e Amazon. Infatti
mentre il mondo
intero si sta trasformando in un codice/spazio rendendo impossibile vivere senza la connessione
internet, ci
sono zone in cui invece la tecnologia digitale non ha ancora messo radici e dove arrivare via
terra è
troppo difficile. Quando i Governi non hanno i mezzi o sembra non siano interessati a colmare
queste lacune
infrastrutturali, intervengono prontamente le grandi corporazioni, le quali per risolvere il
problema stanno
studiando e mettendo in campo diverse soluzioni: da droni a palloni aerostatici a più
classici
satelliti.<br>Ma i Big Tech non subentrano solo a livello fisico, </span><span
class="c18">accade infatti
che le grandi aziende tentino di condizionare anche verso un determinato utilizzo della
connessione. Uno
degli esempi più evidenti ci arriva da Facebook, con i suoi servizi gratuiti quali Free
Basics e
Facebook zero, applicazioni che permettono di connettersi ad una versione ridotta del social e a
dei servizi
di base come le notizie, senza pagare un abbonamento dati. &nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Alle accuse che gli vengono rivolte riguardo la violazione della
neutralità
della rete, la corporation risponde che avere accesso ad una parte di internet è meglio
che non avere
accesso a nulla. I rischi di queste limitazioni sono grandi, fra i primi quello che nelle aree
in cui non
c'è stata una crescita graduale assieme al web, Facebook diventi l'unica
rappresentazione
ed esperienza possibile della rete </span><span class="c5 sofia">(fra l'altro il nome della
sua grande
partnership Internet.org la dice lunga sull'immagine che l'azienda vuole dare di se
stessa).</span></p>
<p class="text"><span class="c5 sofia">Questo processo sembra proprio quello in atto a Koubanao, dove
l'infrastruttura c'è e funziona, ma la gente locale fa fatica ad affrontarne
i costi e
l'accesso limitato che di tanto in tanto riesce ad acquistare la tiene costretta nello
spazio dei
social. Un po' perché con 75 MB non si ha molto respiro, un po' per la
mancanza di
alfabetizzazione digitale, un po' per le ingerenze dei servizi gratuiti che monopolizzano
la
navigazione sfruttando le difficoltà economiche.<br></span></p>
<p class="text"><span class="c5 sofia">In questi contesti di pieno sviluppo e di avanzamento, dove tutto è in
forte mutamento, abbiamo la possibilità di costruire davvero qualcosa che guardi al
futuro, delle
nuove ibridazioni fra territorio e tecnologia, delle nuove reti e delle nuove conformazioni
sociali e
spaziali che partano dalle configurazioni già esistenti e che tengano conto della
complessità
dando vita a delle interazioni attive.</span></p>
<p class="text"><span class="c18">Se queste aree tumultuose diventano preda degli investitori occidentali e
cinesi
e
delle loro ideologie, il risultato sarà fallimentare. Lo sviluppo non va imposto e
controllato, ma
modulato. L'arrivo di capitali stranieri non è sbagliato, a patto che dialoghi con
le
entità locali. Deve quindi esserci sempre un bilanciamento fra ciò che entra e
ciò che
esce, l'infrastruttura non può restare invisibile e crescere solo </span><span
class="c18">assieme</span><span class="c5 sofia">&nbsp;a chi la possiede, bisogna che
accompagni,
generi e sia
il risultato di nuove strutture sociali, economiche e ambientali.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c18 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c24 c33"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=http://www.internet3d.org/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309681986&amp;usg=AOvVaw0ZCVtzJmEpBz5jzn5JBDFj">http://www.internet3d.org/</a></span>
</p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 601.70px; height: 129.33px;"><img
alt="" src="images/image61.png"
style="width: 601.70px; height: 129.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="c18 c33"><br></span>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
</p>
<h3 class="c31 c75" id="h.v9mm8q2n2cbp"><span class="c44 c53">Riguardo l'urbanistica (= chi ci abita
e come) e la natura di internet(cosa si intende per natura?)</span></h3>
<p class="c31"><span class="poni"> </span><span class="poni">Internet è uno strumento globale: la
sua
infrastruttura (semplificando: i cavi sottomarini che percorrono il globo) ha una </span><span
class="poni">portata</span><span class="poni">&nbsp;</span><span
class="poni">globale</span><span class="poni">,</span><sup><a href="#cmnt87"
id="cmnt_ref87">[ci]</a></sup><span class="poni">&nbsp;ma i
servizi e le interfacce che la abitano potenzialmente possono avere forme di diversa grandezza e
diverse
sfumature.<br><br></span><span class="poni">Internet non è uguale dappertutto: dipende
dalle leggi di
un certo paese, dalle regole di copyright, dalla censura e così via.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Prima di tutto c'è da dire che Internet è potenzialmente
il</span><span class="poni">&nbsp;primo </span><span class="poni c108">e unico</span><sup><a
href="#cmnt88" id="cmnt_ref88">[cj]</a></sup><span class="poni">&nbsp;spazio comune
condiviso presente in tutto il
mondo, però</span><span class="poni">&nbsp;</span><sup><a href="#cmnt89"
id="cmnt_ref89">[ck]</a></sup><sup><a href="#cmnt90" id="cmnt_ref90">[cl]</a></sup><span
class="km0"> </span><span class="km0">forse questo non è 100% ver</span><sup><a href="#cmnt91"
id="cmnt_ref91">[cm]</a></sup><span class="km0">o, si pensi ad esempio al
mare aperto e alle acque
internazionali. CTRL C CTRL V da Wiki </span><span class="c42 km0">L'alto mare costituisce
una
</span><span class="c42 km0 em">res communis omnium</span><span class="c42 km0">, cioè un bene
appartenente a tutti: qualsiasi Stato, anche privo di sbocco al mare, ha piena libertà di
navigazione
e di sorvolo, nonché di posare cavi o condotte sottomarine, costruire isole artificiali e
altre
installazioni purché autorizzate dal diritto internazionale; ogni Stato ha inoltre piena
libertà di pesca e di ricerca scientifica</span><span class="text km0">.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Sono più gli Stati non connessi a internet o quelli senza uno sbocco sul
mare? &nbsp;</span><sup><a href="#cmnt92" id="cmnt_ref92">[cn]</a></sup></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 264.00px;"><img
alt="" src="images/image23.png"
style="width: 603.21px; height: 264.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text km0">Stati non bagnati dal mare (fonte wikipedia e il mondo) (47 al 2020) (in
nero
gli stati che non confinano col mare, in rosso gli stati che non confinano doppiamente col
mare)</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 377.33px;"><img
alt="" src="images/image29.png"
style="width: 603.21px; height: 377.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><sup><a href="#cmnt93" id="cmnt_ref93">[co]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="km0">aree con utilizzo di internet inferiore al 20% della popolazione </span><span
class="poni">(</span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://it.businessinsider.com/paesi-dove-non-ce-internet-mare-aerei/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309683661&amp;usg=AOvVaw1Pmt2yRxtWywoF3XKPKk6Z">fonte
Business Insider 2019</a></span><span class="poni">) </span><span class="text km0">(35
al
2019) </span></p>
<p class="text"><span class="km0">è interessante questa affinità tra lo spazio web e quella del mare
aperto, e come proprio nel mare stia una parte nevralgica dell'infrastruttura di internet.
</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Il </span><span class="poni">linguaggio cibernetico</span><sup><a
href="#cmnt94" id="cmnt_ref94">[cp]</a></sup><sup><a href="#cmnt95"
id="cmnt_ref95">[cq]</a></sup><span class="poni">, quello dei computer, parte da
un'affascinante dicotomia che se la gioca con 0 e 1,
spento e acceso. Combinando in serie questo primo segnale, parte una serie di astrazioni che
contengono la
logica matematica di base (</span><span class="poni">dichiarazioni "e",
"o"</span><sup><a href="#cmnt96" id="cmnt_ref96">[cr]</a></sup><sup><a href="#cmnt97"
id="cmnt_ref97">[cs]</a></sup><span class="poni">&nbsp;, somme,
sottrazioni e via discorrendo) fino ad
arrivare a qualsiasi comando che noi umani vogliamo far interpretare ai computer: un simpatico
</span><span class="poni">effetto farfal</span><sup><a href="#cmnt98"
id="cmnt_ref98">[ct]</a></sup><span class="poni">la su
cui si costruisce tutta la computazione.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br>Quando il computer si connette ad un altro computer potenzialmente si
mette
in
pratica una discussione</span><span class="poni">, c'è una c</span><span
class="poni">omunicazione </span><span class="poni">di fatto</span><sup><a href="#cmnt99"
id="cmnt_ref99">[cu]</a></sup><sup><a href="#cmnt100"
id="cmnt_ref100">[cv]</a></sup><span class="poni">.
C'è chi manda e c'è chi riceve, praticando codifiche e decodifiche.
E'
necessario mettersi d'accordo su che protocolli usare e che regole rispettare.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Così avviene una qualsiasi comunicazione cibernetica, umani che chiedono
a
macchine di spedire un messaggio ad un'altra macchina da far leggere ad un altro umano.
è un
gioco di saperi che, parlando di rete, si concentrano in server e questa concentrazione genera
potere, un
potere passivo che plasma la condotta delle persone.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Per esempio, nell'internet ci si può formare politicamente, si
può aderire ad una ideologia su Reddit o si può scegliere quale sito di
informazione seguire,
prendendo in considerazione o meno la fattualità delle notizie riportate.<br>Questi sono
solo due
piccoli esempi di come internet possa modificare le forme e i confini della realtà
personale,
interpersonale e oltre-personale.</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">La forma di internet, </span><span class="poni">se si potesse
rappresentare</span><sup><a href="#cmnt101" id="cmnt_ref101">[cw]</a></sup><span class="poni">,
prenderebbe
la forma di un network</span><span class="poni">&nbsp;</span><span
class="poni">decentralizzato</span><span class="poni">, ma l'architettura del web era
distribuita diversamente nei suoi primi anni di esistenza
e il suo spazio veniva abitato diversamente.</span><span class="poni">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 494.67px;"><img
alt="" src="images/image53.png"
style="width: 603.21px; height: 494.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><sup><a href="#cmnt102" id="cmnt_ref102">[cx]</a></sup><span
class="poni"><br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Internet è questo miscuglio di protocolli di </span><span
class="poni">comunicazione e file sedimentati in computer di altra gente </span><sup><a
href="#cmnt103" id="cmnt_ref103">[cy]</a></sup><span class="poni">connessi con computer di
altra gente: internet è
tale perché è una continua connessione di relazioni antropiche ma soprattutto di
macchine, che
comunicano tra di loro con diversi linguaggi più o meno astratti.</span></p>
<sup><a href="#cmnt104" id="cmnt_ref104">[cz]</a></sup>
<p class="text"><span class="poni">Una pagina </span><span class="poni">html</span><sup><a href="#cmnt105"
id="cmnt_ref105">[da]</a></sup><span class="poni">&nbsp;(hyper text markup language,
ovvero il linguaggio
per scrivere le pagine web</span><span class="poni em">)</span><span class="poni">&nbsp;nasce
in
un editor di
testo in locale, nel proprio computer, per poi diventare coinquilina di altre pagine html in
un</span><span class="poni">&nbsp;server</span><sup><a href="#cmnt106"
id="cmnt_ref106">[db]</a></sup><span class="poni">&nbsp;(le pagine html son possibile da
visitare da tutto il globo grazie a connessioni dai
propri dispositivi ai server, che sono le casette delle pagine. In realtà sono dei
computer
perennemente accesi e perennemente connessi a internet) e rivelarsi nell'intera rete. La
rivelazione
è il momento della pubblicazione, è il rendere noto un processo</span><sup class="poni"><a
href="#ftnt12" id="ftnt_ref12">[12]</a></sup><span class="poni">: il tentativo di
proporre un bene
comune.<br>Dal microcosmo locale, il processo si proietta nel </span><span
class="poni">macro</span><span class="poni">&nbsp;della rete globale ed entra in risonanza con
altri processi, altre pagine, links. Se il
processo propone un cambiamento può alterare positivamente o negativamente
l'esperienza dei
vari utenti, </span><span class="poni">e si può definire uno strumento
politico</span><sup><a href="#cmnt107" id="cmnt_ref107">[dc]</a></sup><sup><a href="#cmnt108"
id="cmnt_ref108">[dd]</a></sup><sup><a href="#cmnt109"
id="cmnt_ref109">[de]</a></sup><span class="poni">; immaginiamo il </span><span
class="poni em">politico</span><span class="poni">&nbsp;come un
terreno instabile perennemente in trasformazione dove avvengono cambiamenti etici, morali, di
valori,
sociali&hellip; I suoi strumenti sono quelli che incidono sulla trasformazione.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Un esempio pratico del processo di pubblicazione, della proiezione nel macro,
può essere Git.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Git è un sistema di </span><span class="poni em">distributed version
control
</span><span class="poni">molto utilizzato dagli sviluppatori software, ma il suo utilizzo non si limita
alla
programmazione. è più in generale uno strumento che consente a diverse persone di
collaborare
a uno stesso progetto tenendo traccia delle modifiche ai diversi file. Git tiene traccia dei
cambiamenti in
un file: del quando, del chi e del dove viene aggiornato qualcosa. è uno strumento che
è stato
inventato per collaborare, </span><span class="poni">collettivizzando</span><span
class="poni">&nbsp;i processi
di costruzione, ma che può anche vivere tranquillamente solamente nel proprio
computer.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ogni pacchetto di file viene chiamato repo (da </span><span
class="poni em">repository</span><span class="poni">).<br>Fin quando non viene pushato (git
push), i file
rimangono nel micro del disco locale del computer e fin quando non si esegue il primo commit
(</span><span class="poni em">git commit</span><span class="poni">) la repo rimane solo
un'idea fatta di caratteri
alfanumerici.<br>Fin quando il git non vive in una </span><span class="poni">repo
aperta</span><sup><a href="#cmnt110" id="cmnt_ref110">[df]</a></sup><span class="poni">, non
è possibile usare il git
come piattaforma per un discorso condiviso. Certo perchè ci sono anche repo chiuse,
immodificabili e
anche nascoste, che può vedere solo il suo creatore e collaboratori.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Una persona inizializza git con </span><span class="poni em">git
init</span><span class="poni">&nbsp;che è un po' come scrivere un manifesto.
<br></span><span class="poni em">git
add</span><span class="poni">&nbsp;per mettere insieme i messaggi necessari per la repo.
<br>Quando avviene
il primo </span><span class="poni em">git push</span><span class="poni">, i pacchetti digitali
viaggiano e si
aggirano per il globo come spettri. <br>l </span><span class="poni em">git commit </span><span
class="poni">descrivono tramite piccoli messaggi le modifiche fatte, che sono continue
necessarie
eresie in
divenire del progetto originale. Gli utenti sparsi per il globo possono usare il comando
</span><span class="poni em">git clone</span><span class="poni">&nbsp;per clonare i file nel proprio
computer e aderire al
progetto, modificarlo addirittura e con adeguati permessi ridistribuirlo, espandendo così
il
messaggio.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">è una questione di sincronia.</span><span class="poni em"><br></span><span
class="poni"><br><br></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> </span><span class="km0">Luoghi di internet &rarr; computer, modem,
cabine
con la fibra ottica, dorsali delle linee telefoniche, cavi sottomarini che attraversano
l'oceano,
antenne e ripetitori, qualcosa che coinvolge anche i satelliti, data center &nbsp;ndo. Facile
pensare che
internet sia wireless ubiquo e invisibile.</span><sup><a href="#cmnt111"
id="cmnt_ref111">[dg]</a></sup></p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<h2 class="poni0 c57" id="h.l4pina2stopn"><span class="c10"><br>Z &rarr; Internet preset vs Internet Custom</span>
</h2>
<p class="c31 c11"><span class="poni"></span></p>
<h3 class="c31 c75" id="h.z2fhvlklagbe"><span>Riguardo una pluralità dell'internet</span><span
class="poni"><br></span><span class="c25 poni"> </span><span class="poni">Internet
è una torta
a più strati dove ogni strato ha un gusto e sapore completamente diverso
dall'altro</span></h3>
<p class="c31"><span class="text km0"> l'idea di un internet a fette è interessante
perché introduce la questione della composizione: come è composta questa
località?
quanto è umana e quanto è non umana? </span></p>
<p class="c31"><span class="text km0">E allo stesso modo questo internet delle località: quanto è
abitato? quanto è imposto e quanto è costruito? quanto è locale e quanto
è
globale? Partendo dal presupposto che un internet dovrà sempre avere delle
caratteristiche globali la
questione diventa: quanto margine abbiamo per aggiungere o sottrarre qualità e arrivare a
qualcosa di
differente e, in una parola, locale?</span></p>
<p class="c31"><span class="c58">&#x1f966; Flashback di un </span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DeLN2ToEIlwM&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309687669&amp;usg=AOvVaw1YNlYgj4r1fAptWZzdQene">video</a></span><span
class="c58">&nbsp;del 1987 in cui Donna Haraway commenta due numeri del National Geographic sui
primati e ad
un certo punto mangia una fetta di torta immaginando che sia una porzione di storia. I suoi
strati sono i
diversi livelli di significato che la produzione culturale attribuisce ai piaceri e ai problemi
della
storia: per comprenderla non basta mangiare la fetta in un boccone, ma bisogna gustarne i
singoli strati.
Allora mi viene da pensare a internet più come uno di questi di strati, il cui sapore e
consistenza
influenza ed è influenzato dagli altri, regolando di volta in volta il sapore della
torta. Questo per
dire che internet non è solo una tecnologia diffusa che collega diverse parti del globo,
ma è
anche inevitabilmente situata, dal momento che assorbe e produce cultura.</span><span
class="c49"><br></span><span class="c58">Nell'internet locale gli aspetti qualitativi sono
importanti
tanto (se non anche di più) quanto quelli quantitativi: a proporzioni simili
corrispondono gusti,
abitudini, necessità e modalità di comprensione diversi. </span></p>
<span class="sofia">Lo spettro visibile per l'occhio umano
cade
fra il violetto e il rosso, all'interno di questo spettro siamo in grado di riconoscere
tutti i colori
e le varie combinazioni fra di essi, ma quando le onde elettromagnetiche vengono sommate assieme
otteniamo
la luce bianca. Questa è il risultato di una precisa proporzione fra le varie parti e
riassume tutto
ciò che ci è dato vedere fra i 390 e i 700 nm.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Le api invece hanno cecità al rosso, non perché vedono meno o
peggio
di noi, ma semplicemente perché il loro spettro visibile è spostato verso
lunghezze
d'onda più corte, infatti la loro visione comincia dall'ultravioletto e
termina
all'arancione. L'occhio di questi insetti è strutturato diversamente dal
nostro e, anche
nelle zone di banda in comune, non distingue gli stessi colori. In seguito ad alcuni studi di
inizio
Novecento sappiamo infatti che vedono principalmente il giallo, il verde-bluastro,
l'azzurro e
l'ultravioletto. Ma anche per questi insetti quando tutti i colori che possono percepire
sono
mescolati assieme si produce uno speciale tipo di luce, che il biologo austriaco Karl Von Frisch
chiama il
</span><span class="sofia em">bianco delle api</span><span class="sofia">. Per esse è dissimile da
qualsiasi
altro colore e si forma solo in presenza dell'ultravioletto, se quest'ultimo viene
rimosso la
luce per le api diventa verde-bluastra. Poiché non percepiamo l'ultravioletto, per
noi il
bianco resta uguale. Così, ciò che ci sembra bianco, per le api può essere
due cose
diverse: il </span><span class="sofia em">bianco delle api</span><span
class="sofia">&nbsp;oppure
il
verde-bluastro.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Quella che mi immagino essere la rivoluzione nel nostro rapporto con
internet
dovrebbe portarci a vedere un nuovo bianco, qualcosa che è la somma - la globalità
- di tante
nuove frequenze proporzionate - di diversi spazi a livello locale. Il risultato è uno, ma
non lo
sarebbe senza il contributo delle sue parti, le quali a loro volta senza la collaborazione e
l'unione
non avrebbero lo stesso significato.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">L'invito che faccio è di dare importanza agli aspetti quantitativi,
ovvero prestare attenzione ai rapporti e alle dosi delle varie componenti, </span><span
class="sofia">riesaminarne</span><span class="sofia">&nbsp;il ruolo, trovare gli elementi
mancanti.
Non è
uno stravolgimento o un salto nel vuoto, si tratta di uno slittamento per arrivare ad uno
spettro del
visibile nuovo, si tratta di aggiungere l'ultravioletto.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Eccomi a scrivere questo pezzo di capitolo dopo circa tre anni, dopo
un
master in "queste cose qui", dopo aver (quasi) totalmente ripudiato l'azienda
che ci offre
il servizio di documento di testo condiviso che stiamo utilizzando per scrivere quel che state
scrivendo e
altre classiche dinamiche da giovani studentesse d'arte e desain.<br>Le nostre idee, nel
mentre, si
sono evolute e penso anche velocemente, ma mai velocemente tanto quanto l'aumento di dati
presenti nei
server delle varie piattaforme di cui abbiamo parlato/stiamo parlando/parleremo.<br>I ruoli di
queste
piattaforme sono oggettivamente importanti, nel senso che è possibile che in un futuro
vicino
l'impatto sociale di esse sia tanto quanto quelli di Governi tradizionali. Già da
vari anni,
certe piattaforme, hanno potere decisionale e collaborazioni con tanti Paesi; e la
preoccupazione che mi
concerne è che l'ultravioletto venga dettato solo ed esclusivamente dalle
piattaforme
invalicabili dei big tech.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Allora, questi servizi sono entrati tranquillamente nella vita quotidiana di
tanta
gente come servizi di movimento privato, </span><span class="poni em">sharing</span><span
class="poni">&nbsp;di biciclette, ma anche riguardo il movimento non letterale, come per esempio
servizi di
gig economy (ovvero gente che </span><span class="poni em">svende</span><span
class="poni">&nbsp;le proprie
velleità in cambio di pochi dollari: hai bisogno di una voce per un video? Investi 5$ per
una voce
profonda e sarai soddisfatto, ma mi raccomando lascia il feedback) oppure servizi di
</span><span class="poni em">caring</span><span class="poni">&nbsp;basato su A.I. (un esempio
controverso
è
Replika, una app A.I. sfortunatamente famosa per aver avuto casi di induzioni a sucidio). E
vogliamo
dimenticarci delle </span><span class="poni em">dating app?</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ce ne sono di tutti i gusti! Tinder, Grindr, Bumble&hellip; </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Tali servizi portano, per la maggior parte degli utenti, effettivamente
</span><span class="poni em">comfort</span><span class="poni">. Ma rilegano tutto in un contesto preciso.
E questo
contesto sforma la vita di ogni utente, ovvero che ci son delle regole da seguire, dei pattern,
delle
gestualità precise. La politica globale nella vita di tutti i giorni: se succede a me
deve succedere
anche a te, a priori, in qualsiasi parte del mondo.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Questo fasullo principio di </span><span
class="poni em">uguaglianza</span><span class="poni">&nbsp;distrugge le particolarità di
ogni microcosmo, rende tutto estremamente gassoso. I
gas si espandono in un contenitore in modo pervasivo, vanno ovunque: ci tengo ad usare questa
metafora.<br>La pervasività di tali servizi è immensa, i contesti divengono
monolitici, sono
unici. Le particolarità culturali, geografiche, politiche ed economiche di un luogo si
azzerano, ed
è qui dove la </span><span class="poni em">narrazione </span><span class="poni">si
interrompe. E'
scontato da dire, ma senza alterità è estremamente creare conflitti e pertanto
discussione e
novità. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Adesso, come si può trasformare questo? Ha senso immaginare un servizio
come
Just Eat che cambia in base alla provincia?<br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">E' complesso immaginare i servizi sopraelencati in una dimensione custom e
locale, ma si potrebbero proporre differenti approcci per concepire, pensare e configurarsi con
le
piattaforme.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Per esempio, tramite il </span><span class="poni em">caring, </span><span
class="poni">tradotti in</span><span class="poni em">&nbsp;premurosità</span><span class="poni">,
ovvero
immaginare il principio primo delle piattaforme il mutuo aiuto in una certa comunità,
creando
così luoghi di appartenenza dove le piattaforme possano essere un aiuto, non un
sostitutivo totale
alle interazioni umane.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br>Tre di noi hanno studiato/studiano presso il Piet Zwart Institute a
Rotterdam,
nel Master "Experimental Publishing". Per farla breve, il corso è basato sul
rendere
</span><span class="poni em">pubblico </span><span class="poni">e accessibile "le cose".
Ogni
classe
ha un serverino domestico, un piccolo computer che vive nel nostro studio ed è luogo di
sperimentazioni di codice e di </span><span class="poni em">abitare </span><span class="poni">i
dati. Il
preset è concetto estraneo, l'idea è di lavorare nel puro DIY e DIWO,
condividendo
codici e testi, interagendo tra pagine personali, </span><span
class="poni">sonorizzando</span><span class="poni">&nbsp;dati collettivamente, muovendosi in
città tramite mappe online modificate.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Ci sono pochi esempi concreti da proporre, perché la violenza sistemica
causata da queste piattaforme è sottile da concepire e spesso, a livello sia tecnico che
morale/sociale, la costruzione di alternative è quindi complessa.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Alfabetizzazione: proponiamo questa disciplina non in un senso classista (io
so
questo, quindi devi saperlo anche tu se no sei scemo) ma in un senso di </span><span
class="poni em">re-learning</span><span class="poni">, ovvero la messa in discussione delle
proprio
gestualità quotidiane e nel caso, soffermarsi anche sui bassi fondi di
quell'iceberg che
è l'internet contemporaneo. <br>Si può e si deve concepire una </span><span
class="poni em">diversità digitale, </span><span class="poni">un po' come si apprezza
la
diversità ambientale nella geografia italiana, stessa cosa si dovrebbe nel regno del
network
dell'internet.<br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Capire come e quando richiedere un network centralizzato, decentralizzato,
distribuito, che protocolli utilizzare per comunicare, sia nel privato che tra piattaforme, il
tipo di
linguaggio da usare, sia in termini umani che computazionali&hellip;</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Certo, il computer pensa </span><span class="poni">in
"sistema</span><span class="poni">&nbsp;binario", ma noi, gli utenti, abbiamo una
vastità di
"decimali" da
far paura. E anche pensarci come numeri fa ridere. Siamo numeri uniti ad un arcobaleno uniti
alle carte
"imprevisto" del monopoli. E così l'approccio che dovremmo
intraprendere con le
piattaforme. </span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quasi mi dimenticavo della torta. Una sacher decentralizzata con gelato open
source,
grazie</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="c8"><span class="poni"><br></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c4">%%%%%%%%%%%%%%</span></p>
<p class="c31"><span class="km0"> in questi termini la ricerca di </span><span class="km0 em">un *
salta</span><span class="text km0">&nbsp;ha voluto concentrarsi su una località umana,
influenzata
dalle abitudini, dalle vite e dalle condizioni dell'infrastruttura legate al villaggio di
Koubanao, in
Senegal. </span></p>
<p class="c31"><span class="text km0">Detto questo, un internet locale non vuole essere un internet eremitico,
un
internet della montagna, un internet dimenticato o sconosciuto o privato. Quando parliamo di
internet locale
ci riferiamo a due grandi potenzialità:</span></p>
<ol class="c26 lst-kix_wicifm8u1btj-0 start" start="1">
<li class="c31 c45 li-bullet-0"><span class="text km0">Avere più forme</span></li>
<li class="c31 c45 li-bullet-0"><span class="text km0">Riuscire a condividere la propria forma</span>
</li>
</ol>
<p class="c31"><span class="text km0">Ecco è questo che come gruppo si cerca o si prova di innescare: una
situazione in cui questi due fattori si manifestino. in assenza di entrambi tutto suonerebbe
più come
una gita allo zoo o una vacanza umanitaria, che a quanto pare è una delle frontiere del
post
turismo.</span></p>
<p class="c31"><span class="text km0">Un'altra importante precisazione mi sembra essere questa: paese che
vai
usanza che trovi, ma anche usanza che può nascere. Il punto è cioè che
lì in
Casamance esisteva la potenzialità di creare qualcosa di diverso, su misura del luogo e
nuovo; non
per forza il prodotto già confezionato e pronto alla distribuzione una volta tornati a
casa.</span>
</p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="text km0">A quale forma ci riferiamo? C'è un internet sul mio schermo, un
internet che passa per il modem, un internet rifratto nella fibra ottica interrata sotto le
nostre
città e un internet nei data center. è sempre lo stesso internet? Ha sempre la
stessa forma?
Ha sempre la stessa consistenza? </span></p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="c46 km0 c56">Un esercizio utile può essere quello di capire dove è
internet. Quando il wifi era ancora una novità mi faceva sempre ridere ricordare agli
adulti che non
capivano bene come internet non cadesse dal cielo. Non faceva sempre ridere - scherzo, a volte
era
esasperante. </span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">Forme di internet &rarr; come ci appare internet?</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">Modalità di internet &rarr; funzionamento?</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">Possibilità di internet &rarr; cosa ci permette?</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">forme, modalità e possibilità sono tre nodi consistenti su cui
impostare il discorso. sono tre aspetti che entrano in gioco l'uno con l'altro per
completarsi a
vicenda e sopperire gli uni alle mancanze degli altri. </span></p>
<p class="c8"><span class="km0 c5"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">la forma influisce sulla modalità.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">la modalità permette la possibilità</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">la possibilità genera la forma</span></p>
<p class="c8"><span class="c5 km0"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">assurda sta cosa che geometria perfetta, vuol dire che è una cazzata o
c'è sotto qualcosa. qualsiasi rappresentazione schematica del mondo è
un'approssimazione. </span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">la </span><span class="c24 km0 c40">forma </span><span class="c5 km0">è
l'interfaccia. è il fatto che internet sia visibile o meno. è quello che ci
spinge
all'interazione oppure ci blocca l'accesso. forma può voler essere il design
del layout di
instagram e allo stesso tempo il flusso invisibile che comunica le condizioni meteo, o gli
ultimi arrivi in
biblioteca. come internet appare modifica il modo in cui lo utilizziamo.</span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">è un aspetto funzionale.</span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">La </span><span class="c24 km0 c40">modalità</span><span
class="c5 km0">&nbsp;è il funzionamento di un'app, di un sito, di un servizio
streaming online,
di un social o di un e-shop. Cosa mi permette di fare? Cosa non mi permette di fare? E
perchè non me
lo permette? Perché non può o perché non vuole? La modalità è
l'idea che muove tutto dopo esser stata realizzata. Un'idea concretizzata, scesa a
compromessi
con il mondo reale, con l'apparato tecnico e con i dettagli economici. </span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">è un aspetto pragmatico</span><span class="c24 km0 em">.</span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">La </span><span class="c24 km0 c40">possibilità</span><span
class="c24 km0">&nbsp;è sia l'idea che muove prima di confrontarsi con il mondo
reale, sia la
proprietà emergente di un sito. è lo spazio agli estremi dello spettro di
utilizzo: il vagare
libero della fantasia (un sito che prepara anche il caffè? wow) (bè, si usava dire
così, ma ormai pure la </span><span class="c24 km0">macchinetta</span><span
class="c5 km0">&nbsp;è connessa alla rete e ti manda le notifiche di quando è
pronta), e
l'utilizzo assurdo degli strumenti che offre (drum machine in excel?). Sparare alto e
raschiare il
fondo. Possibilità è esplorare il labirinto con la mano sempre fissa sul muro: non
il modo
più veloce, ma di sicuro quello più approfondito. </span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">è un aspetto creativo</span><span class="c24 km0">.</span></p>
<span class="poni">Ora lo spazio di internet è occupato
principalmente da un pugno di big-tech corporation che hanno standardizzato la rete creando
così una
egemonia, dettando usi e costumi per tutto il regno digitale. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Nell'IRL l'architettura e l'assetto urbano plasmano la vita
sociale delle persone, nell'URL il corrispettivo sono i dispositivi e le
interfacce.</span><sup><a href="#cmnt112" id="cmnt_ref112">[dh]</a></sup><sup><a href="#cmnt113"
id="cmnt_ref113">[di]</a></sup><sup><a href="#cmnt114"
id="cmnt_ref114">[dj]</a></sup><span class="poni">&nbsp;</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Chi costruisce internet ha quindi un certo potere sulle modalità di
interazione tra gli utenti: le interfacce che usiamo facilitano certe relazioni e ne impediscono
altre,
</span><span class="km0"> creando a tutti gli effetti diversi punti di vista</span><span
class="poni">.</span></p>
<p class="text"><span class="text km0">in critical atlas of internet vengono proposti alcuni esercizi di
visualizzazione per immaginare la forma, l'organizzazione e le dinamiche di internet. Una
delle
caratteristiche che viene trattata è la pendenza del web: Druhle immagina un internet in
salita (o in
discesa) per descrivere meglio la tendenza delle grandi piattaforme di accentrare e
monopolizzare il
traffico e le abitudini degli utenti in rete. </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 400.00px; height: 291.00px;"><img
alt="" src="images/image77.png"
style="width: 400.00px; height: 291.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text km0">Come buchi neri che curvano lo spazio, i grandi servizi online modificano
i
flussi di navigazione, influenzando la traiettoria degli utenti e le forme di navigazione
attraverso i
diversi siti e indirizzandole verso i soliti portali: Facebook, YouTube, Amazon, ecc.</span></p>
<p class="text"><span class="text km0">La pendenza che si crea rende ostico a un nuovo utente risalire la
corrente
e
vincere i pattern gravitazionali della silicon valley. in quest'ottica non mi stupisce che
gli
studenti di Koubanao conoscessero poco oltre all'universo facebook e google (in
particolare
youtube).</span></p>
<p class="text"><span class="text c58">&#x1f966; * altra considerazione su atlas of internet quando parla delle
schermature di internet, per collegare i due discorsi, in progress *</span></p>
<p class="text"><span class="km0"> *anche la sezione di network of networks è super sul pezzo
riguardo
il nostro projecto*</span></p>
<p class="text"><span class="c4"><br>caratteristiche che promuovono / impediscono un internet artigianale</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni"> La possibilità di personalizzare uno strumento o meno altera
completamente l'esperienza di navigazione, in più offre maggiore controllo sulle
proprie azioni
e su quelle dei propri "compagni di server".<br>la difficoltà di
personalizzazione: se un
certo servizio offre comodamente certi strumenti sulla propria piattaforma, un utente non si
pone il
</span><span class="poni">problema della </span><span class="poni em">téchne</span><sup><a
href="#cmnt115" id="cmnt_ref115">[dk]</a></sup><span class="poni em">&nbsp;</span><span
class="poni">e quindi aderisce
alla standardizzazione.</span><span class="poni em">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Conseguentemente, se un certo servizio offre una grossa quantità di
interazione tra un buon numero di utenti, </span><span class="poni">l'user</span><span
class="poni">&nbsp;non si pone il problema della </span><span
class="poni em">qualità</span><span class="poni">&nbsp;dell'interazione. Tipo,
quando qualcuno condivide un proprio contenuto è
</span><span class="c40 poni">generalmente </span><span class="poni">più soddisfatto
nell'avere
immediatamente tanti feedback di poco conto che pochi </span><span class="poni em">ma
buoni</span><span class="poni">&nbsp;feedback in un lasso di tempo maggiore. </span><span
class="km0">idk questa seconda frase
</span><span class="c58">&#x1f966; forse l'aspetto comodità è un qualcosa più
legato ai
dark pattern delle interfacce? quello che c'è scritto dopo è un po'
confuso in
effetti</span></p>
<p class="c8"><span class="c44 c25 poni em"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 c25 poni em">---</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Questi aspetti si possono applicare a tutti gli elementi di internet:
da
un server a un social media, da un blog ad un e-commerce, da un foglio di lavoro condiviso
online ad una
piattaforma multimediale ecc ecc&hellip;</span></p>
<p class="text"><span class="poni">La standardizzazione degli strumenti è un fatto politico che sta
avanzando
sempre più </span><span class="poni">voracemente</span><span class="poni">. Se i CEO delle
Big Tech
sono</span><span class="poni em">&nbsp;based</span><span class="poni">&nbsp;</span><span
class="poni em">@</span><span class="poni">&nbsp;</span><span class="poni em">Silicon
Valley,</span><span class="poni">&nbsp;noi vogliamo ipotizzare piattaforme orizzontali che abitino
a Koubanao: pensare ad un
diverso assetto urbano per internet, una ipotesi per un internet locale.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Se immaginiamo le possibilità di internet come un qualcosa delimitato da
una
cornice, tutti i suoi strumenti sono parte di una tela. Ma diciamocelo, è una tela
grandissima e
possiamo trovare il nostro spazietto per disegnare una draghetta con la coda da topo e la
tenerezza di una
lontra: esiste o non esiste, un * salta la progetta e lì la stampa.</span></p>
<p class="c31"><span class="km0 c27">&mdash;</span></p>
<p class="c8"><span class="poni5 c25 km0 em"></span></p>
<p class="text"><span class="poni5 c25 c72 c54">internet è solido o liquido o gassoso? <br>internet è
luminoso </span></p>
<p class="c8"><span class="c4"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c42 c18 c39 em c99"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c18 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 c54 c89">approfondimento specifico internet a Koubanano</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">A koubanao Internet e la tecnologia telefonica ci sono e potenzialmente
funzionano
al pari nostro, di fatto però le persone, per la maggior parte, non hanno computer
personali e una
connessione propria, </span><span class="poni">o non hanno denaro da spendere per tot gigabyte
al
mese.
</span><span class="sofia">Esatto, l'infrastruttura c'è e funziona,
in mezzo alle
case e agli alberi della foresta troneggiano i ripetitori televisivi e telefonici e il segnale
è
buono (molto più buono che a casa mia in Liguria o in altre parti d'Italia che
sembra di stare
nel deserto), solo che la gente non si può permettere l'abbonamento.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Nei villaggi ci sono i "CYBER CAFE" luoghi, anch'essi,
comunitari dove puoi utilizzare i computer,</span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">ricerchina: </span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">cyber caffe e' un modo pe andare su internet a prezzi
accessibili?</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">(tesi co focus sul ghana ma che parte da una visione generale delle
narrazioni su africa e tecnologia)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c27 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://core.ac.uk/download/pdf/16390519.pdf&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309695880&amp;usg=AOvVaw34S-svX_OHIRyDQA9LCiZ0">Producing
the Internet and Development: an ethnography of Internet café use in Accra, Ghana
</a></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">(articolo 2012 cyber café in senegal: manca la corrente, non la
connessione)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c27"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.biztechafrica.com/article/senegal-power-hampers-internet-cafe-growth/4893/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309696342&amp;usg=AOvVaw0n_X-RkPw_c3cbduB4txLn">https://www.biztechafrica.com/article/senegal-power-hampers-internet-cafe-growth/4893/</a></span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c35 c27">(articolo che evidenzia come a mancare a dakar non sia la connessione ma
la
corrente)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c27"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.zdnet.com/article/worlds-first-tablet-cafe-opens-in-senegal/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309696674&amp;usg=AOvVaw378nP8qxyzw2YAiQyGnu6A">&nbsp;World's
first 'tablet cafe' opens in Senegal &nbsp;Can a new tablet cafe transform the
Internet cafe
model in Dakar?</a></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">(indagine sull'utilizzo dei media tra i giovani in diverse zone
del
senegal)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c27"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4745615/pdf/dau060.pdf&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309697092&amp;usg=AOvVaw2U7HNPHlsauiftuk9D2beK">Health-related
media use among youth audiencesin Senegal</a></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">ma non sempre funziona internet</span><span class="text tizi">. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Il Liceo è dotato di una stanza di informatica: </span><span class="poni">
una
sorta di </span><span class="tizi">lavagna elettronica e una cosa come
50 computer
non di produzione recente </span><span class="poni"> di cui una ventina</span><span
class="tizi">&nbsp;ancora funzionanti: il materiale era tutto accatastato e
impolverato,</span><span class="poni"> </span><span class="tizi">&nbsp;</span><span
class="poni">la sabbia ha intasato buona
parte dei calcolatori, </span><span class="poni">impedendone</span><span
class="poni">&nbsp;l'accensione</span><span class="text tizi">. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Internet anche lì però non è
presente,</span><span>&nbsp;</span><span class="km0"> per connettere tutto il sistema
LAN di
computer è necessario staccare il modem della presidenza e portarlo in aula
informatica</span><span class="km0">&nbsp;(</span><span class="gambas">e comunque andava
spingendolo)</span><span class="tizi">&nbsp;e al
momento del nostro arrivo la lezione di informatica consisteva nel fare disegni con excel
</span><span class="poni"> e comprendere il sistema binario.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Per quanto riguarda i telefoni, </span><span class="sofia">quasi</span><span
class="text tizi">&nbsp;tutti i ragazzi sono dotati di smartphone e qualche tablet, ma anche in
questo caso la
connessione è poca, i contratti telefonici, per traffici dati simili a quelli a cui siamo
abituati,
sono costosi per loro</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.orange.sn/pass-internet&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309698227&amp;usg=AOvVaw0ZLfVjePoyhLhTgR95HIbg">https://www.orange.sn/pass-internet</a></span>
</p>
<p class="text"><span class="sofia"><br></span><span class="poni"> </span><span class="sofia">Volendo
essere
precisi (dati relativi al 2019-2020) </span><span class="sofia">i 75Mb hanno la durata di sole
24h
e costano
250F, che per noi sarebbero circa 38 centesimi. Può non sembrare molto ma se consideriamo
che per
pranzare fuori al ristorante del villaggio si spendevano circa 2&euro; capiamo subito che in
proporzione
quei 250F sono una bella cifra. Facendo inoltre un paragone con i nostri abbonamenti dove
spendendo 10&euro;
abbiamo addirittura giga illimitati, risulta evidente che in Senegal la connessione è
molto
più cara.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">In sostanza c'è un problema di connessione non tanto fisico,
perché le infrastrutture ci sono e funzionano bene, ma quanto economico: l'accesso
non è
facile perché costoso. Ciò genera una non coscienza del mondo Internet - alcuni
non sapevano
cosa fosse Wikipedia - riducendolo </span><span class="poni"> </span><span
class="tizi">&nbsp;</span><span class="poni">alla messaggistica istantanea </span><span
class="text tizi">e
luogo di personale presentazione alla community&hellip; e questo quindi ricorda sostanzialmente
le dinamiche
social.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">forse in tal modo </span><span class="gambas">riducendolo</span><span
class="gambas">&nbsp;ancor di più alla sola messaggistica istantanea, seppur avanzata: anche
l'utilizzo dei social media per come lo davo per assodato mi è parso molto
differente a
Koubanao, probabilmente perché la mia idea è scolpita dal mio stesso utilizzo, o
ancora
perché questa mia idea utilizza una connessione no stop, e questo è un fattore
determinante
che a Koubanao è utopico.</span><span class="c4">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Però ad esempio mi ricordo di quando, durante la lezione,
qualcuno
passava il tempo delle lezioni di html a guardarsi le storie di Instagram</span><span
class="gambas">&hellip;
Per alcuni aspetti il loro utilizzo mi sembra simile al nostro, però poi guardo la
bacheca di
Precious, una nostra "studentessa" e ci sono solo post pubblicati da ragazzi che
taggano dalle
13 alle 30 persone tra cui lei, tutte foto di loro in posa a volte con strani fotomontaggi o
effetti super
opacizzanti </span><span class="poni"> </span><span class="sofia">con il glow.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text km0"> Difficile anche paragonare l'uso dei social in Senegal con
l'uso che ne facciamo noi occidentali. Il risultato potrebbe essere in certe occasioni
simile, come lo
sharing di selfie abbinati a frasi per acchiappare likes, ma lo stesso gesto ha un peso
completamente
diverso in Senegal. </span></p>
<p class="text km0">Riguardo alla limitata gamma di possibilità che offre la connessione
gratis de Facebook:</span></p>
<p class="text"><span class="km0">se hai solo quello non è che puoi fare molto altro, anche perché fb
in
base alle community che frequenti hai modo di conoscere </span><span
class="km0">pomosessualeomosexuò</span><sup><a href="#cmnt116"
id="cmnt_ref116">[dl]</a></sup><span class="text km0">&nbsp;essere sia estremamente
ricco
di contenuti sia allo stesso modo deserto e
ridondante.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="c70 c57" id="h.4bg8yj2ozuf0"><span>3. Diario di bordo</span><span
class="c22">&nbsp;&#9989;&#x1f44c;&#x1f3ff;</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.y5dj9uf14rf2"><span class="c10">In viaggio</span></h2>
<h3 class="c57 poni3" id="h.luntjukmww4v"><span class="c44 c53">Linate &#9992;&#65039; Capo Verde &#9992;&#65039;
Dakar </span></h3>
<p class="text c11"><span class="c44 c28 c54 c76"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Pochi
giorni
alla partenza. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Situazione fervente. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">I colleghi del collettivo chini sui computer scrivono, si confrontano,
io
osservo, leggo e mi domando: c'è qualcosa che, in tutto questo lavorare, non mi
crea la
situazione consona per mettere a fuoco, qualcosa manca.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">La nostra destinazione è il Senegal, paese dell'Africa, continente
a me
estraneo se non per qualche immagine edulcorata fornita da Bob Marley o nozione politica data
dalla
geografia studiata al liceo: guerre e conflitti internazionali, esponenti neri militari venduti
al soldo dei
servizi segreti americani che sfruttano la popolazione, che creano ostaggi. Se mi perdo a
pensarci sento
tamburi, tanti tamburi, mi viene in mente l'amico Luigi italo francese, e quando dico
italo intendo
meridionale, batterista funky grasso che sbotta "Eh io con i senegalesi&hellip;", si
parlava di
tenere il ritmo insomma, sessioni sudate di bonghi e pelli tirate: </span><span
class="tizi em">sbouuum</span><span class="tizi">&nbsp;suono di pelle poco tirata, </span><span
class="tizi em">sboom</span><span class="text tizi">&nbsp;pelle tirata. Le piroghe addormentate
sulla
spiaggia, lunghe barche, sproporzionate frecce che si buttano nel mare africano colme di
equilibristi neri,
un tramonto colorato alla Hugo Pratt.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Insomma oltre a queste immagini riverberate, il resto delle nozioni le ho
acquisite
in questi giorni, tra queste, il fatto che le temperature siano tra i 18 e i 30 gradi mi pone in
una
condizione nuova e straniante </span><span class="tizi">&mdash;</span><span
class="c28">&nbsp;</span><span class="tizi">quando i miei amici figli di gondolieri andavano in
vacanza alle Maldive durante il Natale, la
mia famiglia lo passava nel freddo Piemonte cullato dalla neve e dalle luci calde e arancioni
delle case e
degli alberi di Natale orgogliosamente imbastiti &mdash;</span><span
class="c28">&nbsp;</span><span class="text tizi">il mio corpo dice "è inverno che
strana deve essere l'estate ora".
</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Altra nozione senegalese, parlano il francese</span><span
class="tizi em">&nbsp;parbleu</span><span class="text tizi">&nbsp;non ne conosco una parola,
come
potrò
comunicare? Ma fortunatamente si dice che i fratelli senegalesi siano molto ospitali e ricolmi
di pazienza.
Proprio questa: la pazienza, la grande virtù, abbasso le pulsioni e viva
l'equilibrio,
servirà in questo viaggio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Partendo da questi presupposti si può intendere che il Senegal sia
del
tutto una terra inesplorata, per me, povero perduto musicista pesce perennemente fuor
d'acqua, come
per tutti i miei colleghi: Erica Gargaglione, heidi (per i capelli e la gentilezza) reggiana dal
forte gusto
grafico; Francesco Luzzana, catalizzatore di energie e idee che fa della sua timidezza la sua
forza;
Federico Poni entusiasta piccione entusiasta artista entusiasta; Sofia Merelli nobile
mangiatrice di pasta
al pesto traduttrice e mamma per tutti noi; Alessandro Gambato, esteta sound designer portatore
di cappelli
storti.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Proprio la non conoscenza, ci pone nella privilegiata condizione di
viverci
e
vivere questo viaggio alla stregua dei primi esploratori, pionieri dei mari. Pionieristico
è anche il
perché, il motivo del nostro viaggio, andiamo lì a parlare, discutere, creare,
intrecciare
relazioni, fare network, hyper bing watching, displacement parties, live set ambient con
animazione vvvv,
documentario 3d, spade laser e spero buon cibo, verso l'infinito e oltre, citando il
più
imperterrito degli esploratori Buzz Lightyear.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Fondamentalmente, per tornare dallo spazio alla terra, ci siamo resi
conto
noi
collettivo UN * SALTA, di essere totalmente ingarbugliati in quella che, metaforicamente, potrei
paragonare
all'enorme rete appiccicosa di un ragno altrettanto enorme, enorme come il nostro mondo, e
questa rete
appiccicosa ci lega ci unisce e connette, in un certo senso potrebbe sembrare che ci porti e
conduca verso
un comune modo di pensare, una comune struttura mentale. Senza continuare ad essere così
misterioso,
questa rete appiccicosa si chiama internet e noi appiccicati siamo i suoi fruitori, utenti. Lo
scopo del
nostro viaggio sta nell'interagire con i vari aspetti di internet e anfratti del mondo
virtuale
insieme ai nostri futuri amici senegalesi. Lontani dalla nostra Milano, Venezia, Pavia, Reggio
Emilia,
Bergamo e testimoni di un altro modo di vivere. Ci scopriremo e porteremo insieme un lume amico
da
appoggiare sul comodino, sentirne gli odori e osservarlo perdersi nel tempo consumandosi
lentamente alla
stessa velocità in mondi distanti. Luoghi di chiese gotiche e medievali con macchine
ferrigne e
motoscafi lucenti e foreste sacre e fiumi ricolmi nel mare caldo e ventoso odore di incenso e
carne&hellip;</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Effettivamente, se ci penso, la cosa che manca per la messa fuoco è
la
mia presenza lì, lascio le parole e accolgo la pratica: eccomi seduto nella mia camera
senegalese,
fotografo provetto di sensazioni e visioni confuse sul finire della mia prima giornata
africana.</span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Poco male che il nostro volo venga cancellato e rimandato di un giorno:
non
avevamo ancora fatto la valigia. un * salta trascorre un piacevole viaggio accompagnato dai
manicaretti de
Cabo Verde Airlines e il panino al formaggio offerto nell'ultima tratta volante
dall'isola di
Sal all'aeroporto di Dakar.</span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.4pzrpuikmwci"><span class="c44 c53">Dakar, Senegal <br>Venerdì
22/11/2019<br></span></h3>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 564.01px; height: 373.95px;"><img
alt="" src="images/image69.jpg"
style="width: 564.01px; height: 373.95px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 565.01px; height: 424.28px;"><img
alt="" src="images/image30.jpg"
style="width: 565.01px; height: 424.28px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Diciamo
che
le
impressioni sono tante, l'Africa senegalese è senza ombra di dubbio esotica e la
sua capitale,
Dakar, è un gigante scheletro sabbioso; tutto ciò che vedo in un certo senso
riporta
all'immaginario che mi ero proiettato della tipica città africana: confusione,
caldo, bambini
neri che giocano a palla, donne dai vestiti sgargianti, cibo lungo le strade polverose, uomini
severi, denti
bianchi e sprazzi di miseria.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Per rendere la descrizione più incalzante e meno macabra, si potrebbe
pensare a Dakar come un grande piatto, nel quale vi mangiano seduti attorno un milione di
abitanti; piedi
scalzi, mani unte, sorrisi, cordialità e, appunto, tanta confusione. La ricetta è
a base di
pollo e manzo, riso e verdurine piccanti. Nell'aria si respira sentore di acero e palo
santo misto a
ventate di bruciato e fumi di tubo di scappamento. Clacson ogni due per tre e code polverose di
macchine
infinite srotolate nel mezzo di palazzi in costruzione.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<span class="sofia">Prima di andare in Senegal non ero mai
uscita
dall'Europa e parlare di culture diverse mi faceva sempre uno strano effetto, </span><span
class="sofia">pensavo</span><span class="sofia">&nbsp;che dopotutto siamo pur sempre
persone</span><span class="c55">&nbsp;</span><span class="sofia">e che la percezione degli altri
non potesse davvero essere
così differente da come siamo abituati, soprattutto se non si hanno preconcetti ostili e
radicati.
Inoltre sull'Africa si vedono di continuo tante immagini, probabilmente è fra i
luoghi esotici
più inflazionati, vuoi per i documentari di Rai 5 sugli animali della savana ecc ecc,
vuoi per le
pubblicità sulla fame nel mondo prima dei video di YouTube ecc ecc. Forse per tutta
questa serie di
motivi non sapevo di preciso che tipo di reazione avrei avuto, ma continuavo a pensare che le
persone sono
persone ed è la cosa più forte che arriva quando ci si relaziona con gli altri.
Invece non
è affatto così, l'alterità culturale è qualcosa di
sconvolgente, essere
gli unici diversi in un luogo molto lontano è estremamente faticoso. Non basta essere
persone per
capirsi, oltre alle difficoltà linguistiche sei obbligato a </span><span
class="sofia">chiederti</span><span class="sofia">&nbsp;continuamente che tipo di persona tu
debba
essere per
entrare in sintonia con l'altro e per rispettarlo. è bello che sia così, ma
da giovane
ingenua, adagiata nella mia culla occidentale che tende a insinuarsi ovunque, non mi aspettavo
che avrei
davvero avuto difficoltà nel capire qualcuno di fronte a me. Anche se forse con parecchie
sfumature
in meno rispetto al passato, le culture sono forti e ramificate, le culture sono persone che
hanno
un'aura diversa dalla tua e il mondo che li circonda assorbe e alimenta
quell'aura.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">L'arrivo
nella capitale senegalese è stato fin da subito denso di emozioni. Scesi dal volo abbiamo
affrontato
i vari controlli, uomini neri vestiti da strada con un cartellino identificativo ci venivano
incontro
</span><span class="tizi">indicandoci</span><span class="text tizi">&nbsp;le procedure da seguire,
approvando il
nostro passaggio e scherzando con gli amici intorno. Si passavano la serata in aeroporto
svolgendo il loro
lavoro socializzando. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> All'aeroporto nuovo di Dakar un gruppo di cinesi a caccia di affari
e
investimenti nel campo edilizio e infrastrutturale del Paese (lore non confermata) ci supera con
agilità per farsi ammettere al continente: sanno tutti i trucchi di frontiera
perché sono
imprenditori navigati, mentre noi di navigato niente, solo Tiziano Pastor</span><span
class="poni">&nbsp;</span><span class="km0">che</span><span class="poni">&nbsp;</span><span
class="km0">pagaia</span><span class="text km0">&nbsp;in kayak.</span></p>
<p class="text km0">Dopo mezz'ora buona di recupero bagagli usciamo all'uscita arrivals
e
come nel film sono lì tutti accampati a vedere chi uscirà da questa astronave de
Cabo Verde
Airlines</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<span class="sofia">Il primissimo impatto una volta superate le
porte
che conducono alla sala degli arrivi, è con l'odore, l'odore di Africa di cui
solitamente
percepiamo le scie nei negozi etnici o nelle bancarelle estive di variopinti tessuti importati.
Solo che
stavolta è molto più intenso e penetrante. L'ambiente asettico del nuovo
aeroporto di
Dakar, estremamente pulito e omologato a qualsiasi altro aeroporto occidentale, non può
però
sottrarsi alla sua vera origine geografica, che impregna le persone e l'aria e scivola sui
pavimenti
lucidi, sui nastri trasportatori, dentro e fuori dalle porte automatiche.<br>Questo odore
è sempre
presente, persistente o flebile, aleggia su tutti gli oggetti e le persone. Alla fine del
viaggio
l'abbiamo assorbito anche noi, lo percepivo sui vestiti lavati al campement, nelle
lenzuola dove
dormivamo, nel mio sudore e nei capelli di Kamo. è una presenza rassicurante, un segno
innegabile che
siamo davvero dove abbiamo intenzione di essere e che in qualche modo i nostri corpi bianchi
hanno un
margine per essere accettati da quell'aura misteriosa che emanano tutte le cose.</span>
</p>
<p class="text"><span class="tizi"><br></span><span class="gambas">&nbsp;</span><span class="tizi">Usciti
dall'aeroporto ci troviamo con il nostro
contatto Baba: uomo senegalese sulla
quarantina, sorriso da giovane ragazzo, faccia in realtà senza età. Baba lavora a
Pavia ed
è in Senegal a visitare la famiglia. Ci accoglie calorosamente e sottolinea che
ciò che
è importante del nostro viaggio/progetto, non è tanto il perché ma
l'azione,
l'agire nella terra della lentezza. Ci porta verso il parcheggio e l'auto
proteggendoci da
milioni di tassisti in cerca di clienti, accompagnato da ombre scure in processione.
"Abbiamo un
amico" rispondiamo, </span><span class="tizi">negandoci</span><span
class="text tizi">&nbsp;gentilmente
alle soverchianti offerte. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Arriviamo all'auto e, dalle fila silenziose di sagome, un uomo, fino
ad
allora scambiato come guardia del corpo in cerca di affari, si identifica come l'altro
guidatore oltre
a Baba. Capiamo che sono amici, oltre a ciò non molto altro, saliamo su queste macchine
fatiscenti e
iniziamo a viaggiare lentamente. Non conoscono la strada o così sembra: ogni 10 minuti si
fermano e
si confrontano animatamente. Un tassista inizia ad inseguirci minacciando lo scontro e
suonandoci contro
costantemente. Il nostro misterioso autista non dice nulla, guida paziente e la sua testa nera
luccica nei
colori tenui della notte. Per me seduto nei sedili posteriori diventa punto di riferimento. Mi
guardo
attorno e, mentre la macchina procede lentamente sull'asfalto, inizia a prendere forma
quella che
suppongo sia la periferia urbana di Dakar: case su case ammassate le une sulle altre con mattoni
a vista,
incomplete ed immerse nel buio, figure distinguibili solo dal chiarore lunare. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Alla luce pallida notturna inizia a sostituirsi una luce chiara giallo
elettrico
e la città diventa più strutturata, edifici più complessi, ma la logica che
li
àncora ancòra non è certa: è un insieme di costruzioni accomunate da
un'esigenza pratica senza ordine preciso, senza punti di riferimento. è una foresta
di cemento,
giungla di cemento per citare un film americano sulla vita nel Bronx. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Arriviamo all'hotel, i 45 minuti previsti sono diventati 1 ora e 30,
salutiamo Baba, lo paghiamo 5000 franchi: "Ciao a presto è stato bello ma sono le 4
di notte
bisogna correre a dormire".</span></p>
<p class="text km0"> Il viaggio con Baba è divertente e un po' esasperante:
la
sua macchina non è nelle migliori condizioni e lui ha qualche difficoltà con il
navigatore che
ha impostato in italiano. Noi, a essere sinceri, non capiamo cosa c'è che non va,
fatto sta che
l'auto non spinge a più di 20 all'ora e dall'Aeroporto Blaise-Diagne
attraversiamo
una prima Dakar notturna seduti nella macchina guidata da african Tarkovskij: senza fretta. Gli
altri nella
macchina che funziona si fermano spesso ad aspettarci. </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il volo rimandato ha creato scompiglio un po' a tutti: il traghetto per
andare
in Casamance salta fino al lunedì, dato che nel weekend non fa tratta. Baba è
riuscito a
venirci a prendere lo stesso in aeroporto ma si vede che è stanco. La notte è
tranquilla.<br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.27px -0.27px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 602.67px;"><img
alt="" src="images/image13.jpg"
style="width: 603.21px; height: 602.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text km0"><br></span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">Il mio ricordo di questo viaggio è uno
stranissimo miscuglio di sensazioni tra cui un tetro sentore di paura dato dalla situazione: la
notte in un
luogo sconosciuto, distante da casa, le macchine con l'intero cruscotto non funzionante (ti
accorgi di
avere un principio di mania del controllo quando in auto non sai né quanto carburante
c'è né a che velocità stai andando), il tassista che per via delle
manovre ardite
del nostro driver ci suonava all'impazzata. Nell'aria però, oltre agli odori
africani,
c'era un enorme entusiasmo: tutti noi del collettivo ne abbiamo fatto esperienza. Ebbene
anche
quell'entusiasmo confluiva in un'emozione più complessa, un'emozione
che riesco a
descrivere solo usando la definizione di Thauma data dal mio professore di filosofia al liceo.
Meraviglia e
terrore nella stessa definizione, meraviglia e terrore dell'effettiva nostra esistenza in
quel
momento, in quel luogo e per quel motivo. Come di fronte a </span><span class="gambas em">un
gigantesco
salto</span><span class="text gambas">&nbsp;nel vuoto percorrevamo un'autostrada senegalese,
passandoci un
Tanqueray edizione limitata comprato al duty free.</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image19.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Baba e
il
suo
amico misterioso si dissolvono nella notte scura, inchiostro nell'inchiostro e il pennino
degli
incontri rimescola dentro, una spirale veloce e nera da cui esce il nostro oste: Kebè.
</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Kebè è un marinaio e ha un figlio nell'Indiana e mi deve
500
franchi: sta seduto sguardo perso nel vuoto, tristissimo, i suoi pensieri vagano nel tempo, le
speranze gli
amori i viaggi, tutti racchiusi nelle linee del volto. Kebè non è veramente un
oste, è
il guardiano notturno &mdash; le onde si infrangono ripetutamente sulla battigia lì di
fronte e lui
si lascia trasportare, nostalgia e pirateria in un locale scuro e spoglio dagli infissi lignei
&mdash; ci
dà da bere, sorride caldamente e ci racconta aneddoti, lui parla il linguaggio universale
dell'amicizia o dei viaggiatori perduti e ci capiamo tutti. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text km0"> La Brasserad dove dormiamo è sulla punta di Dakar di fronte
all'isoletta di Ngor. Forse è un posto per turisti bianchi e la cosa un po'
ci rattrista,
perché siamo turisti bianchi. Dobbiamo ammettere che fin dalla prima sera a Dakar ce
l'abbiamo
avuta con i francesi che incontravamo in giro: ce l'avevamo con i colonialisti o avevamo
paura di
essere come loro? </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Baba ci lascia sull'uscio per essere sicuro che non ci perdiamo.
</span><span class="km0"></span><span class="km0">&nbsp;tiriamo un po' scemo Kebè e
finiamo il gin
del duty free co qualche biretta, con incredibili cocktail Tanqueray-Gazelle. Kebè vende
quasi una
chitarra a Tiziano. Andiamo a dormire tardi.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.p4708fuipo"><span>Dakar, Senegal <br>Sabato 23/11/2019<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image68.jpg"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 430.50px; height: 430.50px;"><img
alt="" src="images/image34.jpg"
style="width: 430.50px; height: 430.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="c44 c53"><br></span></h3>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 592.28px; height: 392.89px;"><img
alt="" src="images/image59.jpg"
style="width: 592.28px; height: 392.89px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 595.01px; height: 394.65px;"><img
alt="" src="images/image73.jpg"
style="width: 595.01px; height: 394.65px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Il
mattino
giunge, affacciato alla finestra scorgo il mare, piroghe e ragazzi neri sulla spiaggia che si
allenano e
contrattano.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Incontriamo </span><span class="tizi">Malamine</span><span
class="tizi">&nbsp;Tamba,
il ricco, il saggio, il visionario. </span><span class="tizi">Malamine</span><span
class="tizi">&nbsp;è
un uomo, padre di famiglia e lavoratore: </span><span class="tizi">vicepresidente della squadra
di calcio
senegalese Casa Sports</span><span class="tizi">, </span><span
class="tizi">presidente</span><span class="tizi">&nbsp;dell'Allez Casa, il comitato dei tifosi
della stessa </span><span class="km0">(tu
chiamali se vuoi ultrà) </span><span class="tizi">e possessore di terreni agricoli che, in
tutto
questo, riesce a prendersi cura anche di una combriccola di giovani artisti italiani. Ci porta
di qua e di
là a comprare il necessario per il viaggio </span><span class="tizi">ospitandoci
a</span><span class="tizi">&nbsp;casa sua per il pranzo domenicale, che in Senegal avviene di
sabato, ma l'idea
è quella. La moglie Tabara, elegante e colta, ci intrattiene durante il banchetto
mangiando con noi e
ridendo di gusto, mentre ci sminuzza la carne con le mani dall'enorme piatto unico (che
non è
Dakar) di riso e </span><span class="tizi">verdurine</span><span class="tizi">&nbsp;piccanti che
ci unisce in
quel momento. Ha un sorriso bianco, rosa e marrone scuro. Le donne senegalesi sono bellissime,
come la
timida figlia di </span><span class="tizi">Malamine</span><span class="tizi">&nbsp;figura
leggera,
come la zia
di </span><span class="tizi">Malamine</span><span class="tizi">, donna anziana in un vestito
bianco e sguardo
scuro e infinito nel sapere.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image21.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Uomo chiave di questa spedizione africana è </span><span
class="poni">Malamine</span><span class="poni">&nbsp;Tamba, nostro mentore e contatto africano
che
ci ha
aiutati nell'organizzazione pratica di tutto il viaggio.<br>Venne negli anni '90 a
Pavia per
seguire un master in Politiche Internazionali. </span><span class="poni">Arrivava</span><span
class="poni">&nbsp;dall'Università di Dakar e il suo villaggio natio è
proprio Coubanao.
Incontrò Mimmo e gli altri compagni dell'odierno Comitato Pavia Asti Senegal e
scattò
l'amicizia.</span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">La storia è storia, ora siamo nel presente, dobbiamo lasciarci alle
spalle
quel che è successo. Suonava circa così &mdash; non ricordo perfettamente &mdash;
la frase che
ci disse quando ci incontrammo a Dakar. Ricordo bene però il pranzo a casa sua seduti sul
tappeto a
mangiare con le mani dallo stesso piatto riso e carne (o riso e verdure, date le abitudini
alimentari di
certi) in stile senegalese.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 438.52px; height: 662.50px;"><img
alt="" src="images/image2.jpg"
style="width: 438.52px; height: 662.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br><br>Senza posate, sua moglie </span><span
class="poni">spezzettava</span><span class="poni">&nbsp;con i polpastrelli le varie carni, le
distribuiva nel
riso e con la destra ognuno prendeva il proprio boccone. Mi viene in mente che
l'infografica del
ristoro generalmente raffigura una forchetta e un coltello: chi ne ha proposto
l'universalità
non ne voleva sapere di tener conto che buona parte </span><span class="poni">di
mondo</span><span class="poni">&nbsp;mangia tradizionalmente con bacchette o mani. </span><span
class="poni">Quello che ci siamo
trovati a trattare aveva a che fare col colonialismo in tutto e per tutto, a più
livelli.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">I &nbsp;figli di </span><span class="poni">Malamine</span><span
class="poni">&nbsp;guardavano Atalanta-Juve in salotto: Kamo aveva le lacrime agli occhi per
l'evento,
Gambaz le aveva per la quantità di cibo ingerito, io per aver assaggiato il </span><span
class="poni">miglio</span><span class="poni">&nbsp;pestato tipico delle colazioni senegalesi,
gli
altri per la
quantità di zucchero nel tè offerto a fine pasto. </span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Sofia per un esame aveva scelto di portare una ricerca su Gianni Celati
e
si è recuperata un po' di suoi libri, tra cui Avventure in Africa. Ora, forse
questo commento
dovrebbe scriverlo lei che ce l'ha a portata di mano, ma in quel libro Celati arriva in un
villaggio
ad una certa e nel baretto locale c'era in tele una partita di Atalanta Juve, "il
peggio che il
calcio italiano potesse offrire". </span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">&lt;pre&gt;Sévaré, hotel Debo. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c1 c46"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Potrebbe essere una pensioncina della riviera adriatica, stesse camere
disadorne,
tutto piastrellato paramoderno, stesso standard triste, con la differenza che nel corridoio ci
sono
cavallette lunghe un dito e mezzo e intorno villaggi di capanne sprofondate nel buio. </span>
</p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Grande dormita per riprendere le forze.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c1 c46"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Verso sera nel ristorante quattro uomini guardavano la partita calcistica
Milan-Vicenza alla televisione, e sapevano tutto del campionato di calcio italiano. Ne hanno
parlato con
Jean che è competente anche in questa materia, ed ha persino delle idee sportive
avanzate. Poi
mostravano sullo schermo la partita Juventus-Atalanta, il peggio che si può vedere in
fatto di
calcio. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c46 c25 km0 em c96"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Il pollo in stile thailandese, infame intruglio militare che lo chef tuareg
mi ha
servito come se mi facesse un favore, ho dovuto far finta di mangiarlo perché il detto
chef mi si
è seduto accanto e mi teneva d'occhio, mentre guardava la turpe partita di
calcio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c1 c46"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Gianni Celati, Avventure in Africa p.42&lt;/pre&gt;</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c25 km0 em"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> </span><span class="text km0">Mai parole furono più profetiche ah
ah
questa cosa è davvero assurda che anche noi quel sabato pome fossimo in casa di Malamine
Tamba dopo
rimbalzi continui in aeroporto a vedere Atalanta-Juve (rovinosamente sconfitti) </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image6.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Finito
il
pranzo a pancia piena, soddisfatti di noi stessi ci avviamo verso l'hotel per
l'ultima notte. Il
lento cadenzare del taxi nella trafficata Dakar mi culla in un sonno conclusivo. Mi addormento.
il tempo
passa, allibratori sulla spiaggia mi inducono in cattivi affari. Un bagno fresco e salato mi
riporta alla
realtà e poco dopo salpiamo verso nuovi lidi. Verso l'enorme laguna di mangrovie:
Ziguinchor,
la regione della Casamance e l'agognata Coubanao. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.hzjzno7urcx"><span>Bateau Dakar</span><span class="c91">-</span><span
class="c44 c53">Ziguinchor<br>Domenica 24/11/2019</span></h3>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image14.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image1.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text tizi"><br></span></p>
<p class="text km0"> Mi viene in mente il porto di Dakar, la sua immensa hall e il
secondo
piano che a quanto pare solo noi abbiamo avuto l'idea di esplorare, lo spazio coi
divanetti e gli
acquari pieni di pesci un po' desolati dal vederci ancora rimestare nei progetti e non
goderci la vita
o l'attesa del traghetto. Sui muri appesi e incorniciati alcuni quadri di una mostra di
pittura
lasciati a prender polvere.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Salpiamo
alle
8
di
sera, il </span><span class="tizi em">bateau</span><span class="text tizi">&nbsp;Diambogne
è una barca
traghetto, ricorda quelli utilizzati per arrivare dalla costa sabbiosa francese alle bianche
scogliere
inglesi, versione più piccola. Gli interni sono simili: falso legno lucido, poltroncine e
televisori
per mettersi a dormire.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Saliamo e, dopo aver superato i controlli, entriamo nella pancia della
nave,
spazio riservato ai camion ricolmi di patate e carote ma nessuna macchina privata. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Arrivati sul ponte ci accoglie una situazione divertente: donne e uomini
distesi
su
tappeti ascoltano musica che ricorda il reggaeton: la radice ritmica è quella ma
arricchita da
variazioni su tema di percussioni senegalesi e la melodia delle voci sale verso nord passando
per la distesa
sabbiosa del Mali per arrivare in Marocco. C'è anche chi prega, si inginocchia a
piedi scalzi e
mormora. Nonostante gli interni, simili ai battelli inglesi, l'Africa in questo bateau
è
altamente presente. <br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image58.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Durante questo viaggio notturno spesso incontro gli sguardi degli altri
viaggiatori: molte donne, fino a quel punto difficili da incontrare, nei loro vestiti sgargianti
scrutano
incuriosite e maliziose. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Ci allontaniamo dal golfo di Dakar. Le luci dell'orizzonte della
città
nervosa si sciolgono volando verso il cielo formando puntini bianco gelo. Immagino i marinai di
un tempo
osservare questi consiglieri, orientarsi e arrivare alla meta giusta. Ci provo anche io, ma il
cielo
è diverso, non scorgo le forme a cui sono abituato, non vedo il grande carro, non vedo
nemmeno la
luna, nonostante la tentata ricerca con gli amici: siamo distanti da casa, capiamo, inquieti ma
decisi.
<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image16.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image52.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Guarda mondo scuro dove siamo arrivati nonostante tutto. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Siamo in guerra anche noi come i senegalesi, ringrazio Kamo per
l'immagine, chiedete a lui spiegazioni. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Stanchi torniamo alle nostre poltrone, dentro la cabina l'aria
condizionata e il televisore a palla rendono fastidiosa la permanenza ma è ciò che
ci viene
offerto. Chiudiamo gli occhi, distesi per lungo sui sedili tra le voci borbottanti e profonde
dei
viaggiatori addormentati.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.9nm492osbvis"><span>Bateau, foce del fiume Casamance<br>Lunedì
25/11/2019<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image36.png"
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title=""></span><span><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image35.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image10.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></h3>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Il
mattino
ha
l'oro in bocca, in tutti i sensi. All'ingresso della laguna del Casamance, siamo
immersi in una
abbagliante fascia dorata, luce solare che si riflette sull'acqua piatta delle 8 di
mattina. Un senso
di magnificenza e solennità ricopre il nostro bateau e i nostri compagni di traversata.
Si scorgono
le prime mangrovie e case dei pescatori, piroghe, trappole mortali per pesci sfortunati. Delfini
ciechi
rincorrono distanti il taglio ondulato e pigro creato dal passaggio dalla nostra barca. </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">La flora, da presenza </span><span class="tizi">distante si
avvicina</span><span class="tizi">&nbsp;sempre di più al </span><span
class="tizi em">bateau</span><span class="text tizi">&nbsp;portandolo in fondo, strozzando il
fiume. Le baracche dei pescatori
diventano
più numerose, e con questo incedere glorioso e lento prende forma la città di
Ziguinchor: il
battello è a destinazione e noi viaggiatori sbarchiamo su un nuovo terreno, più
caldo della
ventosa Dakar e più vicino al cuore dell'Africa.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Il porto di Ziguinchor è una struttura spoglia, dai muri beige. Le
facce
nere dei presenti, trovano un contesto accomodante, se non altro per quanto riguarda
l'occhio: colori
ripetitivi, leggermente monotoni. Ciò che rimescola le carte in gioco e rende vivo lo
scenario sono
gli abiti lucidi e sgargianti dei presenti, la maggior parte di loro infatti indossa tute da
calcio di
squadre europee: Paris Saint German blu e rosso, Juventus bianco e nero, Milan rosso e nero. Se
fosse una
composizione pittorica la intitolerei: "Poliestere su argilla".</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Mentre aspettiamo di ricevere i bagagli, compare la figura sorridente e
sorniona
di
Baba Sane.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 479.01px; height: 479.01px;"><img
alt="" src="images/image67.jpg"
style="width: 479.01px; height: 479.01px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 495.77px; height: 372.50px;"><img
alt="" src="images/image39.jpg"
style="width: 495.77px; height: 372.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text tizi"><br></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Baba Sane, ci accompagnerà a Coubanao ed è un amico di Angelo,
figura ancora non introdotta ma assolutamente importante. Facciamo un passo indietro (Baba Sane
ci
perdonerà). Il nostro caro Angelo è un navigato viaggiatore italiano dalla faccia
scavata e
&nbsp;capelli lunghi, fuma sigarette da giro e ha una rete immensa di contatti qui in Senegal.
è
membro del CPAS - ONG che si è presa la briga di darci qualche soldo per il viaggio -
senza di lui
non avremmo saputo muoverci. Grazie Angelo e CPAS.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Torniamo a Baba Sane che, sebbene quel giorno fosse sprovvisto di maglietta
in
poliestere, ha passato una vita nello sport del pallone e di calcio è un esperto. Lui
è membro
dei giocatori anziani del Casa Sports, molto amico del grande </span><span
class="tizi">Malamine</span><span class="text tizi">&nbsp;Tamba, ride di gusto e grazie a dio
parla
italiano: finalmente possiamo esprimerci
come vogliamo. Sarà per la facilità nella comunicazione o per lo spirito giocoso
di Baba Sane,
ma subito sembriamo amici, già in programma una giornata di pesca sul fiume, che mai si
farà.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Prendiamo i bagagli, li portiamo fuori uscendo dalla calma silenziosa
della
sala
d'attesa del piccolo porto. All'uscita veniamo inondati da un raggio di sole
prepotente e
soffocante e una miriade di persone ci si pone davanti, fervente e indaffarata. Ci prendono le
valigie, le
portano ad un furgone, le caricano sul tetto del veicolo velocemente. Baba sane dirige tutto
ciò,
dà indicazioni e mancette ai garzoni e ci tiene tranquilli, direttore d'orchestra
del caos
umano di questo porto senegalese. Complimenti a lui ma del resto ci è nato e cresciuto,
conosce tutto
nel minimo dettaglio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Insieme a lui c'è Caramba, </span><span class="tizi em">caramba che
sorpresa</span><span class="tizi">, </span><span class="tizi em">ocio ai caramba</span><span
class="tizi">,
eccetera, un nome come un altro in questo Paese simpatico e distante. Partiamo: noi un * salta,
Caramba,
Baba Sane e un guidatore non identificato che se lo guardi in faccia sembra scorgere un
</span><span class="tizi">bronzeo busto di matrice fascista</span><span class="text tizi">, le linee del
volto sono dure e
decise e la pelle scura luccica. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Ci avviamo lungo le strade di Ziguinchor, città che risente del
periodo
coloniale, qua e là ci sono villette francesi spesso abbandonate e tra di esse compaiono,
vere
protagoniste, botteghe di cianfrusaglie: cinture, ferramenta, vestiti, televisori. Ci rendiamo
conto che
è meglio non fare foto, ti urlano dietro: "Non siamo animali in gabbia e voi
bianchi visitatori
di uno zoo". Come ti pare amico, se ho una macchina fotografica con me faccio foto
indipendentemente
dal posto. </span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Mi è </span><span class="km0">ricapitata</span><span class="km0">&nbsp;poi la
stessa cosa al mercato quando ho scattato una delle foto in mezzo a quel
vortice di
foulard: una ragazza passando si è avvicinata e ha sibilato: ti ho visto! Carica di astio
e con occhi
truci.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 600.01px; height: 398.92px;"><img
alt="" src="images/image27.jpg"
style="width: 600.01px; height: 398.92px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="km0"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image76.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Studenti
tornano da
scuola, indossano polo azzurre anice. Cerco di fare qualche foto ad alcune studentesse, ma
memore delle urla
non </span><span class="tizi">produco</span><span class="tizi">&nbsp;altro che scatti maldestri.
Il sole batte
forte, facciamo due compere e preleviamo dell'</span><span class="tizi em">argent</span><span
class="tizi">. Dentro di me sento una crescente tensione
positiva, probabilmente condivisa dai miei compagni
di viaggio: siamo ancora più vicini alla meta. Nella mia testa prende piede
l'immagine di un
viaggio mistico tra mitra, violenza,</span><span class="tizi em">&nbsp;charlie</span><span
class="text tizi">&nbsp;in agguato in un contorno esotico, alberi di mango, tigri, umidità
pesante,
malaria, follia, e una meta mitica, fatta di sangue, indigeni mutilati e rovine nell'edera
capeggiata
da un folle saggio militare in fuga, mr Kurtz: Apocalypse now! Ma fortunatamente, il film
è un altro,
non siamo soldati in Cambogia e la nostra meta non è un tempio in rovina memore
dell'impero
Angkor. La nostra meta è Coubanao, nella regione della Casamance, il giardino del
re.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">La strada si inerpica nella foresta di palme e fromager, baobab, manghi, e
infiniti
alberi: è una via sterrata e sabbiosa, dal colore rossiccio. Ai bordi di questa ci sono
case spoglie
e gente seduta all'aperto, immagini sfuggenti nello sfrecciare del nostro furgone. A
momenti di fitta
foresta, con incedere alternato e ritmico, incontriamo squarci aperti di luce e distese lagunari
secche che
odorano di sale. </span><span class="tizi">Mucche dalle</span><span
class="text tizi">&nbsp;corna
lunghe e
acuminate ci osservano passare e capre e faraone, animali santi e ornamentali, si scostano
pigramente dalla
strada. Apri e chiudi, luce e ombra, superiamo il villaggio di Koubalan e poi di Finntiok e
infine Coubanao.
</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Tutto in quel luogo è volto nell'interesse della
comunità,
il villaggio stesso è comunitario. Le proprietà sono divise per famiglie, ma non
esistono
porte, non esistono strade, tutto è collegato da fiumi di sabbia che entrano e si
insinuano ovunque:
il villaggio stesso è mobile. Le nostre guide ci raccontarono di come fosse stato
spostato e
modificato nel tempo per evitare animali notturni e si potevano scorgere i nuovi luoghi
destinati a nuove
case. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Gli animali d'allevamento corrono per il villaggio totalmente liberi, come
i
limoni che crescono in luoghi pubblici </span><span class="poni"></span><span class="sofia">o
gli
alberi di mango che sono ovunque e appartengo a tutti </span><span
class="gambas">&nbsp;</span><span class="text tizi">e l'unica difesa contro le mani golose dei
bambini è la certezza che se ne
rubano qualcuno sicuro per loro ci sarà un prurito fastidioso per giorni.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Eccoci qui! </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Ricevuti dai nostri ospiti, ci sediamo e mangiamo
insieme.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image62.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 547.50px; height: 547.50px;"><img
alt="" src="images/image17.jpg"
style="width: 547.50px; height: 547.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text tizi"><br></span></p>
<span class="sofia">Il campement consiste in tre capanne di
grossi
mattoni beige disposte a semicerchio e da due strutture più grandi adibite a sala da
pranzo+cucina e
a casa del guardiano. Porte e finestre in legno dipinto di azzurro, delle tende lise ondeggiano
agli
ingressi, i tetti in lamiera ricoperti di paglia, un pozzo a cui ogni tanto delle donne
attingono
l'acqua. Accanto alla casa del custode cresce un boschetto di anacardi dove spesso i
bambini vanno a
giocare; la folta chioma di un mango offre riparo a tutto lo staff, che seduto su bianche sedie
di plastica
passa i pomeriggi a mescere tè. Lì dietro, in mezzo a dei sinuosi fromager, si
inalza un
</span><span class="sofia c71">ca&iuml;lcédrat. Il tronco mostra qua e là delle cicatrici:
</span><span class="sofia c71">Malamine</span><span class="sofia c71">&nbsp;</span><span
class="sofia c71">Diémé</span><span class="sofia c71">&nbsp;mi spiega che con la
corteccia
macerata viene realizzata un'amarissima bevanda per abbassare la glicemia </span><span
class="sofia"></span><span class="c71 tizi">(per
compensare
il troppo
tè zuccheratissimo che bevono a quantità tutti i giorni)</span><span class="sofia c71">.
</span><span class="poni"> </span><span class="sofia c71">Ormai facente parte dei tipici
bitorzoli
di
questa pianta, fagocitato dal tronco e dal tempo, riposa un lungo semiasse arrugginito con
ancora gli
pneumatici alle due estremità. Gli ingombranti avanzi della colonizzazione francese
invecchiano
assieme alla vegetazione, alla sabbia che si insinua ovunque, alle piogge e al sole. E
così quei
resti di un camion che nessuno sa cosa abbia trasportato, fanno da sfondo ai pomeriggi oziosi
dell'équipe del campement, ascoltano il nostro francese stentato e il loro francese
creativo,
mentre ogni tanto qualcuno passa per portarsi via un pezzo di corteccia. Prima ingranaggi di un
macchinario,
ora parte di un organismo.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 449.50px; height: 449.50px;"><img
alt="" src="images/image74.jpg"
style="width: 449.50px; height: 449.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image41.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span><br></span></p>
<h2 class="c43" id="h.hbhj1wwk3b"><span class="c10">Al Campement</span></h2>
<h3 class="poni3 c57" id="h.8q8wvumv0w5u"><span>Cosmologia gastronomica<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image25.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></h3>
<p class="text c11"><span class="text c77"></span></p>
<span class="poni">L'accattivante miscuglio di
antimalarica
con l'acqua corrente &mdash; pista da ballo di batteri sconosciuti ai nostri corpicini
&mdash; mi ha
dato una bella botta per i primi tempi: di notte avevo visioni e vivevo incubi eccezionali.
è
successo anche di urlare nel sonno e di svegliare Erica che mi ha tirato due sberle se no
crepavo per un
colpo al cuore. Oltre a questi potevo rischiare tranquillamente di crepare di
diabete:</span><span class="c104">&nbsp;</span><span class="poni">a colazione si giocava alla
roulette russa, dove per ogni morso
dato al panino spalmato di marmellate gusto mango o bissap si rischiava un picco glicemico
&#9758;
coma</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c77"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ogni giorno, la tavola della colazione era perfettamente
imbandita.</span><sup><a href="#cmnt117" id="cmnt_ref117">[dm]</a></sup><span
class="poni"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 524.41px; height: 524.41px;"><img
alt="" src="images/image63.jpg"
style="width: 524.41px; height: 524.41px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<ul class="c26 lst-kix_29pa72op0ga8-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">In centro al tavolo un thermos di mezzo metro con
acqua
calda
che misteriosamente gravitava verso Sofia </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">Tre bottiglie di acqua bella fredda che non troppo
misteriosamente facevano venire dei coccoloni momentanei </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">Un piccolo palazzo di zollette di zucchero</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">Un paniere di legno con n.6 baguette, una a
testa</span>
</li>
</ul>
<p class="text"><span class="poni">Con una cura maniacale ogni posto a tavola era apparecchiato di:</span></p>
<ul class="c26 lst-kix_5e6jc41q8pa1-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">piatto tondo </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">cucchiaino</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">coltello</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">bicchiere di vetro</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">tazza di ceramica con simpatiche fantasie di
merchandising furbo
</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">una bustina di tè + di caffè solubile +
di latte
in polvere, formalmente allineati come prima di un urlo di battaglia &nbsp;</span></li>
</ul>
<p class="text"><span class="poni">Quindi poi le star erano:</span></p>
<ul class="c26 lst-kix_7jp9m56uxqin-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">miele</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">la marmellata di mango</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">la marmellata di bissap</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">il barattolo da kg 5 di </span><span
class="poni em">Chocopain</span></li>
</ul>
<p class="text"><span class="poni">Quest'ultimo era il </span><span class="poni em">chaotic evil</span><span
class="poni">&nbsp;della tavola, la regina negli scacchi, la mano invisibile. Ti poteva
distruggere
l'appetito di un giorno intero se ti capitava un bel pezzo di grasso idrogenato
solidificato: iniziava
</span><span class="poni em">choco</span><span class="poni">&nbsp;ed era subito </span><span
class="poni em">pain</span><span class="poni">.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 332.00px;"><img
alt="" src="images/image75.png"
style="width: 603.21px; height: 332.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><sup><a href="#cmnt118" id="cmnt_ref118">[dn]</a></sup></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quando il tavolo di battaglia era consumato si scattava su &rarr; si
prendevano
i
</span><span class="poni">compiuter</span><span class="poni">&nbsp;&rarr; si correva verso la scuola
oppure
si
ritornava al tavolo a progettare speculare programmare disegnare. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Che stanchezza.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Il mio nome a primo impatto diresti che significa tipo </span><span
class="poni em">ricco di fede</span><span class="poni">&nbsp;per ovvi motivi legati ad una
semplice
scomposizione della parola che il cervello fa senza nemmeno volerlo,</span></p>
<p class="text"><span class="poni">ma cercando scopri che Federico significa prima di tutto </span><span
class="poni em">ricco di pace </span><span class="poni">quindi, ricco lo dovrei essere ma è
da
discutere di cosa. Ciò di cui non ero proprio ricco durante le magiche settimane
senegalesi era la
forza e uno si può anche chiedere quale tipo di forza ma io rispondo sia forza
d'animo che
forza fisica. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ero un po' una pezza, un ovetto che pian piano si stava cuocendo sotto al
sole
a cui non siamo abituati. La fatica d'animo è quella fatica che la mia coscienza
vuole
elaborare, quella coscienza che si vuole fare visualizzazione del complesso, il complesso che
pare
un'orchestra violenta che rappresenta una scala gerarchica silenziosa ma che esiste. E
mentre cercavo
di stare in piedi il giorno del mio compleanno, mentre parlavo al telefono con la nonna e gli
</span><span class="poni">altri erano</span><span class="poni">&nbsp;dentro all'aula di informatica,
respiravo una
strana giornata, nuvolosa strana. Non voleva piovere anche se sembrava, ed infatti non ha
piovuto. Quel
tempo mentiva, ma non avevo intenzione di sapere il parere dell'app meteo del
cellulare.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Non avevamo pranzato, dovevamo rimanere tutto il giorno a scuola. La
colazione
non
era stata la solita marmellata </span><span class="poni">iperzuccherica</span><span
class="poni">,
ma a
sorpresa (almeno per me) la colazione tipica: il </span><span class="poni">miglio</span><span
class="poni">&nbsp;dolce pestato.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Effettivamente la roulette alla marmellata dava una bella botta di
</span><span class="poni">energia, ma</span><span class="poni">&nbsp;il problema erano gli altri pasti
che,
parlo a nome
mio e dell'altro erbivoro, alla lunga, </span><span class="poni">diventarono</span><span
class="poni">&nbsp;monotoni. La costante: le cipolle. Amavo quelle cipolle: quando andai in
Senegal con il
CPAS non ne mangiai abbastanza ed al ritorno con </span><span class="poni em">un *
salta</span><span class="poni">&nbsp;fui estremamente felice quando al primo pranzo ce ne
portarono un bel gran immenso
piatto.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">SBAM servite per tre settimane a quasi tutti i pranzi e tutte le cene!</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Dico quasi tutti i pranzi perché qualche volta disertavamo il
campement.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ok c'è da ammettere che non c'erano solo le cipolle ma anche
delle buonissime patatine fritte - e quando dico buonissime erano veramente buonissime non
&nbsp;tipo le
persone che dicono </span><span class="poni em">buone tipo quelle del McMerda </span><span
class="poni">ma
buonissime tipo buone come quelle della mia nonna. </span><span class="km0"> Mettiamola
così:
una volta sono stato molto in ospedale e i biscotti che ci davano a merenda erano
&nbsp;buonissimi. Quando
sono tornato a casa li ho </span><span class="km0">ricomprati</span><span
class="text km0">&nbsp;e
bo non
sembravano più così incredibilmente buoni... Mi viene da pensare che fosse il
regime
alimentare a condirli e a Koubanao stessa cosa (no hate per le patatine molli erano ok anzi un
prezioso
sollievo) (anche se forse più che buone la loro caratteristica principale era
l'essere molli)
(anzi molto interessante cerchiamo &nbsp;di capire: come mai erano xe molli ste
batatine?)</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">sì,
cucina molto monotona anche per i non erbivori. Sembrava ci fosse una censura dei loro prodotti
tipici e
piatti per noi fragili occidentali. Detto ciò quello che mi è parso di cogliere in
linea
generale è che anche nella cucina canonica senegalese non ci sia questa grande
varietà, il
cibo è funzionale a dare energie, botte di zucchero e calorie per non svenire sotto il
sole, non si
consuma per il piacere di consumare e sicuramente nella Casamance non ci sono programmi come
Masterchef e il
cibo e gli animali sono rispettati per quello che sono, parte della vita e non il centro di
espressione dei
propri sfoghi.</span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> C'è una persona addetta alla cucina nel campement ma
durante
il nostro soggiorno era altrove: è una ragazza che ha da poco finito il </span><span
class="km0">lycée</span><span class="km0">&nbsp;e il villaggio le sta pagando gli studi a
Ziguinchor
per diventare cuoca. Non sono poche infatti le persone che transitano da quei piccoli bungalow
al confine
del paese: sia gente della zona che è in viaggio, sia turisti e stranieri come noi. Sono
entrate che
fanno comodo e la comunità ci investe. Diverse persone collaborano: chi come guardiano,
chi come
cameriere, chi come addetto alle provviste ecc e ognuno si dedica al proprio compito in forma
religiosa:
</span><span class="km0">l'apparecchiare</span><span class="km0">&nbsp;e il servire i pasti ad
esempio
era
sempre un momento delineato con una precisione e ritualità super HD, dai modi rigidi,
assurdi e
codificati de</span><span class="km0">ll'etichetta</span><span class="text km0">&nbsp;e bon
ton
occidentale, ma compiuti con un tale impegno e presenza che li rendeva autentici.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Mi piace ricordare anche il mood de </span><span
class="km0">Malamine</span><span class="km0">&nbsp;</span><span class="km0">Diémé</span><span
class="km0">&nbsp;il
giorno in cui
sono arrivati dal Governo (o dalla regione?) (non mi ricordo!) (ma non è importante chi
li stesse
mandando, l'importante è che erano arrivati!!) tutta una serie di elettrodomestici,
utensili,
arredi e props per il campement: un enorme frigo e il secondo freezer, la televisione, la
lavatrice, la
batteria di pentole, la cucina e altre cose inscatolate che non abbiamo riconosciuto e che ora
occupavano
tutta la veranda che avevamo abitato noi in quelle settimane. Una processione di cose caricate
su una
processione </span><span class="km0">de auto</span><span class="km0">&nbsp;capitanate appunto
dal
Sig.
</span><span class="km0">Diémé:</span><span class="km0">&nbsp;radioso</span><span class="km0">, che
sventolava alto e in festa dal finestrino della prima jeep del corteo.<br><br></span><span
class="poni"> </span><span class="sofia">"Dobbiamo festeggiare, ci avete portato
fortuna,
aspettavamo da tanto!"<br>Così diceva e mi stringeva le mani. </span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image26.jpg"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="sofia"><br></span></p>
<p class="text km0"> E niente, le patatine erano molli.</span></p>
<p class="text km0">L'Africa ha un altro ritmo rispetto a noi e il rito della cucina iniziava
presto: per la cena ad esempio nel primo pomeriggio e durava tanto. Tanto tempo a schiacciare
nel mortaio le
cipolle, tanto tempo a rosolare e cuocere i pesci o la carne, tanto tempo e basta tra una cosa e
l'altra, con processi distesi e a passo lungo. Quasi intimi, non certo la frenesia delle
cucine dei
ristoranti.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Probabilmente le pata venivano preparate alle quattro del pomeriggio, tutto
qua,
tra
una cosa e l'altra e senza una particolare intenzione o cultura della patatina fritta.
Forse era una
necessità di stoviglie o forse &nbsp;la forma sbagliata di quelle patate: che ce le
faceva vedere
come fritte quando erano semplici </span><span class="km0">patate surgelate.</span><span
class="km0">&nbsp;Le
due cuoche mi piacevano: una era vecchia e ci salutava sempre quando arrivava </span><span
class="km0">bonjuuur</span><span class="km0">&nbsp;e quando andava via </span><span
class="km0">bonnuuuit,</span><span class="km0">&nbsp;era diventato un meme tra noi e lei;
l'altra
giovane splendida ma con lo sguardo affilato e duro. Con noi non ha mai abbassato la guardia al
100% tranne
la sera del ballo delle maschere, quando col gruppo delle donne suonava come piatti i coperchi
delle pentole
in festa. La sua bambina era molto piccola </span><span class="sofia">e timida</span><span
class="text km0">&nbsp;e faceva ridere soprattutto una volta inseguita dalle poie.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Il pasto medio senegalese si compone di un cereale + carne.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Questo pattern culinario è ripetuto praticamente ogni giorno e si
può
dedurre che il contenuto varia dal periodo dell'anno: durante la nostra permanenza le
verdure, per
esempio, cominciavano a scarseggiare. I legumi ci sono e vengono coltivati in massa, ma la
porzione di pesce
o carne è più sostanziosa e il concetto di vegetariano non è praticato,
sebbene sia un
concetto abbastanza chiaro ai più. Il binomio di base cereale e carne rimane tale da
tempo
poiché è la base di un pasto equilibrato per il popolo dell'area senegalese
e in
più non c'è </span><span class="poni">un'importazione</span><span class="poni">&nbsp;di beni
culinari: la globalizzazione è ancora vagamente in progress.
è
abbastanza scontato, ma la pizza il sabato sera non esiste, nemmeno il wok quando si è in
chimica o
l'all you can eat o il curry indiano</span><span class="tizi">.</span><span class="poni">&nbsp;Ma
ciò che esiste è un network che respira, un mostro che lega gli odori di tutti i
cibi che
pensi quando apri l'app di UberEats e che manda gli ordini ai riders che spesso vengono
anche da
questa parte d'Africa. Il rider numero 28817 che ti porta a casa la pizza che sua madre
non ha mai
pensato. Gli dai la mancia?</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Per tre settimane abbiamo iniziato la giornata con una imitazione della
colazione
dei coloni, eccetto per una. Forse la vedo così violenta come immagine perché ho
in testa il
dover vivere un posto nel modo più autentico possibile, cosciente del passato
dell'Europa
colonialista. Ma forse per un senegalese non è necessario, o forse un senegalese pensa
che preferiamo
la cucina simile alla nostra e quindi una cascata di imitazioni prendono il sopravvento </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Proprio
così, siamo solo noi occidentali con i sensi di colpa che cerchiamo costantemente una
riprova di
autenticità. Non siamo più i capi del mondo. L'implicito è egoistico:
voglio
autenticità per ritrovare quello che vi ho tolto; e allo stesso tempo: mi trattate da
occidentale ci
deve essere qualcosa che mi nascondete. Poi in realtà tutto è perché gli
occidentali
pagano e non vogliono che abbiano problemi di pancia e se ne vadano incavolati e addio
</span><span class="tizi em">Argent</span><span class="tizi">. Siamo delle Vacche Da Mungere di alto
rango</span><span class="poni">.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Durante la cena di raccolta fondi a casa di Sofia, qualche settimana
prima
della partenza per Dakar, avevamo provato a fare un piatto senegalese con patate e patate dolci.
Per quanto
non abbia mai assaggiato l'originale, sono certo che il nostro tentativo non ci si
avvicinasse
minimamente.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">La domanda che mi viene spontanea è se fosse ok o no. La risposta che mi
viene è: fin quando è una ospitalità culinaria, perché no? Alla fine
</span><span class="poni">Malamine</span><span class="poni">&nbsp;del campament ci dice che non ci
preparavano le
pietanze che mangiavano loro </span><span class="poni">perché</span><span
class="poni">&nbsp;troppo
speziate &nbsp;</span><span class="sofia">ma anche perché sapevano dei nostri stomaci
sensibili ai
nuovi batteri, il che portava ad un depennamento automatico di molti alimenti.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Da metà avventura abbiamo chiesto le uova a colazione, per
frenare
un po' gli zuccheri delle marmellate e integrare proteine. Dopo anni che non mangiavo un
uovo ho
mangiato con gusto la frittata a colazione, unta e fatta con uova dalle galline con cui
</span><span class="poni">condividevamo</span><span class="poni">&nbsp;la sabbia del campement.
L'allevamento intensivo
a Coubanao non esiste, e mi chiedo anche se il ragazzino dello </span><span
class="poni em">siop</span><span class="poni">, per esempio, possa immaginare quelle fabbriche
dove gli animali sono trattati come esseri
inorganici. Penso che le mie scelte alimentari si possano iscrivere in un determinato lasso di
tempo e
soprattutto di spazio, si adattano e cercano di comprendere il momento preciso che si
abita.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 602.67px;"><img
alt="" src="images/image37.jpg"
style="width: 603.21px; height: 602.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><sup><a href="#cmnt119" id="cmnt_ref119">[do]</a></sup><span
class="poni"><br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">E allora quelle uova non mi fanno sentire male e ora, a ripensarci, sì,
ho
mangiato un uovo di una gallina Senegalese, che a me fa un po' senso comunque </span><span
class="km0"> anche io durante il viaggio mi sono scostato dal passo vegetariano,
assaggiando a volte
il pesce o la carne e pure la scimmia (che sa di vecchio in fila alle poste per ritirare la
pensione). Come
ha scritto sopra Poni molto era dovuto all'ospitalità culinaria, un po' alla
monotonia
degli ingredienti e soprattutto all'ottica di una diversa ecologia del cibo: meno
Esselunga e
più cortile, orto o risaia dell'anno prima. è un po' diverso dal lusso
di qua,
</span><span class="km0">un'essenzialità</span><span class="text km0">&nbsp;che già
implica un
certo tipo di dieta ok. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text km0"><br></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image7.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image11.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Una mattina siamo andati a pescare in piroga </span><span class="sofia">(le
piroghe di solito si ricavano dai fromager: alberi eleganti con il tronco che
pare un
drappeggio, un insieme di membrane, ricco di insenature e linee curve e ascendenti, radici come
tentacoli e
corteccia di pelle di rinoceronte)</span><span class="poni">&nbsp; risalendo attraverso
il groviglio
di canali delle risaie fino al fiume Casamance. Erica saltò la gita: in lei febbre e
malesseri
multiformi; la pensavo e pensavo a tutte le sfortune che potevano derivare. La classica
barzelletta del
ragazzo che va in Africa e si becca la malaria: più risate che effettive paure - ma avevo
la testa in
due posti diversi, con lei al campement e con Aliou e gli altri 1saltini in
piroga.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 586.06px; height: 329.48px;"><img
alt="" src="images/image42.png"
style="width: 586.06px; height: 329.48px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br><br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">La luce era fondamentalmente diversa, il sole si propagava differentemente
con
l'afa generata dal fiume e offriva una perenne visione onirica: i ruoli in quel momento
prendevano una
forma narrativa, nell'aria c'era una intesa stile Indiana Jones, come se da un
momento
all'altro potesse succedere qualcosa, ma ognuno continuava a svolgere il proprio compito
drammaturgico. <br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 526.99px; height: 296.21px;"><img
alt="" src="images/image24.png"
style="width: 526.99px; height: 296.21px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Non c'era nessuno a parte pennuti simpatici che si muovono in branco ed
evidentemente pesci sotto di noi. Percepivo una tensione che mi inventavo. Stavo vivendo un
momento di
finzione che ha raggiunto il climax quando ci siamo fermati allo sbocco del canale che
finalmente dava al
Casamance.</span></p>
<p class="text c11"><span class="poni"><br></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 602.01px; height: 403.46px;"><img
alt="" src="images/image20.jpg"
style="width: 602.01px; height: 403.46px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Aliou è un ragazzone che se vuole ti tira una sberla e ti fa fare un
doppio
carpiato in aria, ma lo percepisci dal suo sorriso perenne che non farebbe male nemmeno ad un
tafano. Ha
portato le canne da pesca (bastoni) ma rimane l'incognita delle esche. Quel momento era un
punto teso
tra intrattenimento turistico e la spesa. In ogni caso, non avrei mangiato il pesce che avremmo
pescato per
varie ragioni che sono già emerse. In più l'odore del pesce mi fa svenire.
</span><span class="sofia">Poni ti lamenti sempre bastaaaaaa </span><span class="poni">
Cordialmente,
vaffanculo </span><span class="km0"> </span><span class="sofia">&nbsp;</span><span
class="km0">Nel
cretto della riva ci sono delle buche.</span><span class="poni"> &nbsp;Il ragazzone si
avvicina e
carponi comincia a scavarci dentro: sono le tane dei granchi &#9758; le nostre
esche.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image56.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 86.99px; height: 81.64px;"><img
alt="" src="images/image28.png"
style="width: 86.99px; height: 81.64px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 116.99px; height: 85.41px;"><img
alt="" src="images/image71.png"
style="width: 116.99px; height: 85.41px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 105.80px; height: 125.50px;"><img
alt="" src="images/image65.png"
style="width: 105.80px; height: 125.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 88.79px; height: 83.24px;"><img
alt="" src="images/image28.png"
style="width: 88.79px; height: 83.24px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 170.01px; height: 75.66px;"><img
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title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ne prendiamo tanti, </span><span class="km0">forse tutti</span><span
class="poni">, palesemente più del dovuto. Finita la prima pratica Aliou prende
un sasso e
apre in due uno di loro così da prendere un pezzo di polpa fresca.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ci prepara le canne (bastoni + filo), ci sediamo sulla barca e lanciamo
l'amo
verso l'acqua: il bottino in totale è n. 3 granchi e n. 2 pesci. </span><span class="km0">La
pesca miracolosa.</span><span class="poni">&nbsp;</span><span class="sofia"></span><span
class="text tizi">Preciso
che
la
pesca povera
non è dovuta all'incapacità dei pescatori ma all'insieme di un saltini
scettici
che parlavano a voce alta intorno alla barca facendo scappare tutte le prede. </span></p>
<span class="c44 c25 poni em">Granchi che abboccano grazie
a
carne
di granchio, un loop che mi fa pensare a quanto la natura sia grottesca.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c25 poni em"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image78.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 493.01px; height: 493.01px;"><img
alt="" src="images/image38.jpg"
style="width: 493.01px; height: 493.01px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br><br><br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Torniamo con la melma paludosa sulle gambe e </span><span class="sofia">sulle
braccia come quando i veterinari fanno nascere i vitel e devono tirarli
fuori
dalla mucca
con le loro </span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DbY78Pwx_hBo&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309720963&amp;usg=AOvVaw3kz3kF6LQfR85BYG7DhLlH">mani</a></span><span
class="sofia">, </span><span class="sofia">agguantandoli</span><span class="sofia">&nbsp;con
fermezza
dalle zampe,
</span><span class="km0">e su tutto il resto del corpo perché sono 1 cretino che si
diverte nella
</span><span class="km0">palcia</span><span class="poni">,</span><span class="poni">&nbsp;
facciamo
un
tratto sulla strada che porta dalla risaia al campement e dei ragazzi ci guardano. Non so
decodificare
quegli sguardi. A cena gli 1saltini mangiano polpette fatte da quel bottino, io sto sulle
patatine molli +
cipolle. A Pavia non andrei a pescare mai e poi mai. Quella avventura è stata solo
un'avventura
perché eravamo dei turisti o stavamo partecipando all'ecosistema di
Koubanao?</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Queste complesse dinamiche sono una </span><span
class="poni">ipercipolla</span><span class="poni">, a strati non solo concentrici ma allo stesso
tempo perpendicolari e incastrati. Pesta la
</span><span class="poni">ipercipolla</span><span class="poni">&nbsp;al mortaio e vedrai queste molteplici
realtà che coabitano questo ecosistema . </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Cuoci il composto e grosse fatigue.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Come già detto ero già stato a Coubanao, ma la mia indole da
artista
entusiasta fece calare una patina magica su qualsiasi cosa avessi vissuto due anni prima non
rendendomi
conto di tante dinamiche o, se non altro, </span><span class="poni">vedendole</span><span
class="poni">&nbsp;in modo differente.<br><br>Sempre per mia indole non riesco a vivere un
viaggio come
</span><span class="poni em">semplice turista</span><span class="poni">. In genere
il</span><span>&nbsp;</span><span class="km0"></span><span class="km0 em">turista
sporca,
l'ospite lascia un segno</span><span>, </span><span class="poni"> e lasciare un
segno è
una fissazione che per noi ora é una priorità. Non volendo essere un semplice
turista non
vorrei nemmeno </span><span class="poni em">risultare </span><span class="poni">un</span><span
class="poni em">&nbsp;s</span><span class="poni">emplice turista</span><span
class="poni em">:</span><span class="poni">&nbsp;ricordo con amarezza quando, a Coubanao, non
ci
proponevano le prelibatezze senegalesi
DOC. Non volevamo farci portare il tè al tavolo dentro la sala comune del campement:
volevamo
</span><span class="poni">berlo</span><span class="poni">&nbsp;con tutti sotto l'albero di manghi.
Poi
fortuna che ce lo portavano ugualmente, perché stavamo ore attorno a quel tavolo a
</span><span class="poni">strizzarci</span><span class="poni">&nbsp;le meningi sul da farsi del giorno
dopo.
<br><br>Eravamo turisti alla fin fine?</span></p>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0 em">Vivere di turismo. fotorealistico ma
imbalsamato: il turista non deve congelare il </span><span class="poni">villaggio </span><span
class="km0 em">nella sua immagine. L'ospite e l'abitante sono concentrati di vita
</span><span class="km0 em">che</span><span class="km0 em">&nbsp;generano vita che genera realtà.
Dal turista
nemico all'ospite alleato.</span><span class="c4">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Eravamo ospiti?</span><span class="text c74">&nbsp;</span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.6kwffydhi1vv"><span>Il bue e il bambinello<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image54.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></h3>
<p class="text"><span class="km0 text">è successa una disgrazia gli ultimi giorni che eravamo a
Koubanao. Un ragazzo del villaggio ha perso la vita in un incidente stradale. Il lutto lì
è
una condizione condivisa e partecipata tra tutti. Potrebbe essere facile ricondurre la cosa alle
modeste
dimensioni del villaggio, ma sarebbe riduttivo e superficiale. Questa dimensione collettiva
della morte
forse è il naturale riflesso di una dimensione collettiva anche della vita: una vita di
cortile e di
strada, una vita di tappeto, di risaia e di albero, di campo da basket o di tè e basta.
</span></p>
<p class="text"><span class="km0">A questa collettività ha partecipato anche </span><span class="km0 em">un
*
salta</span><span class="km0">: la performance che avevamo organizzato per concludere il viaggio
non sembrava
più tanto appropriata in luce alla tragedia. I nostri amici del campement ci hanno
consigliato di far
visita alla famiglia del ragazzo, sia per essere vicini alle persone di Coubanao sia per sondare
l'aria e capire con rispetto come era opportuno comportarsi.</span></p>
<p class="text km0">Erano i nostri ultimi due giorni e tutto quanto il meccanismo della fine si
era
attivato. In quei momento stavo sviluppando le patch e il sito per far funzionare la
performance. Per finire
in tempo sono stato l'unico a non andare al funerale e son rimasto un po' solo nel
campement
tutta la mattina di sabato nel clima e nella luce dei giorni dell'after. Ho parlato con la
mamma al
telefono per dire che tornavamo e ho finito il sito. Poi sono stato seduto sul letto a
disegnare.</span></p>
<p class="text km0">Si sentiva un muggire che era sempre più insistente, sempre più
forte e sempre più vicino. Era un muggire spazientito e pieno di sbuffi o sospiri. La
cosa non era
tanto strana in realtà perché parte integrante del villaggio di Coubanao era la
sua fauna da
cortile, con come cortile il villaggio. Per cui poie e faraone grasse e caprette nane e mucche
col septum e
maiali pelosi scorrazzavano per le strade e per le abitazioni senza troppe cerimonie. </span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">Poi nel cortile del campement rotola e corre un toro che urla e capisco che a
muggire
era lui e dietro perché è scappato lo insegue un bimbo che arriva dopo ma si sente
prima
perché urla e frusta il bastone che ha in mano e quel pezzo di corda che l'animale
ha
sapientemente snodato oppure solo per fortuna ha sciolto in un momento distratto mentre tutti
erano al
funerale o mentre tutti non lo guardavano. Tirano un sacco di polvere dalla sabbia e li guardo
passare e
resto con loro i tre secondi che ci mettono a tagliare da una parte all'altra, poi il
climax finisce e
tutta la stanchezza vietata risale per cui non faccio più niente e aspetto che tornino i
miei
amici.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c74"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.4okr04syjnh0"><span class="c44 c53">Corsette</span></h3>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0">Tiziano Pastor, Federico Poni ed io facevamo
ogni
tanto le corsette che </span><span class="km0">consistevano</span><span
class="km0">&nbsp;nell'andare
dal campement (inizio del villaggio) alla scuola (&frac12;</span><span
class="km0">&nbsp;</span><span class="km0">del villaggio) e poi tornar indrio. Oppure dal
campement verso la parte opposta, a ritroso verso
Ziguinchor (sempre per poco perché siamo dei veci) 1 volta abbiamo provato a fare il
villaggio
dall'inizio alla fine e ritorno ma siamo scoppiati. Che molli. Però la corsetta
è bella.
Gli africani </span><span class="km0">sorridevano</span><span class="text km0">&nbsp;sornioni
perché
siamo fragili.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text km0 c27"></span></p><a
id="t.05e203eponi77410372482440debdea7ekm03a6c5bb"></a><a id="t.0"></a>
<table class="c36">
<tr class="c106">
<td class="c59" colspan="1" rowspan="1">
<p class="text"><span class="text c50">corsetta modalità lunga &nbsp;(andata e
ritorno)</span></p>
<p class="text"><span class="c50">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span
class="c4 c27">campemantscuola
zona est </span></p>
<p class="text c11"><span class="text km0 c27"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 587.00px; height: 126.67px;"><img
alt="" src="images/image4.png"
style="width: 587.00px; height: 126.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span>scala: &nbsp;</span><span class="c42">| &nbsp;100m &nbsp;
&nbsp;|</span><span>&nbsp;
&nbsp;durata: 20'</span></p>
</td>
</tr>
</table>
<p class="text c11"><span class="text km0 c27"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p><a id="t.853d78425da4bff583bd080de5199df65e239000"></a><a
id="t.1"></a>
<table class="c83">
<tr class="c106">
<td class="c110" colspan="1" rowspan="1">
<p class="text"><span class="c50">corsetta verso </span><span class="c40 c50">Finntiok
&nbsp;</span><span class="text c50">(andata e ritorno)</span></p>
<p class="text c85"><span
class="c27">risaiecampemant</span>
</p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 532.50px; height: 337.41px;"><img
alt="" src="images/image72.png"
style="width: 532.50px; height: 337.41px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span
class="c27">finttiok</span>
</p>
<p class="text"><span>scala: &nbsp;</span><span class="c42">| &nbsp;100m &nbsp;
&nbsp;|</span><span>&nbsp;
&nbsp;durata: 15'</span></p>
</td>
</tr>
</table>
<p class="text"><span class="gambas">&nbsp; </span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="c2 c57 c11 poni8"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="c2 c57 poni8 c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="c70 c57" id="h.n7pqhaz0ciof"><span class="c22">4. Progetto perforgance ledioni</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.61i1bk9djiso"><span class="c10">A Scuola</span></h2>
<h3 class="poni3 c57" id="h.mp1bthluoi7j"><span>Conti senza l'oste<br></span><span class="poni"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image44.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br></span></h3>
<p class="text"><span class="poni"> Per allontanarci dalla forma standard del turista abbiamo cercato
di
sviluppare un modo di visitare attivo e inerente al nostro progetto, un po' come quando a
casa dei
suoceri aiuti a sistemare la tavola. L'idea iniziale era quella di realizzare un
documentario: ci
eravamo proposti </span><span class="poni em">un viaggio di scoperta verso la fisicità di
internet,
per trovare le sue origini, capire il suo funzionamento, </span><span class="poni">e indagare come
questo
strumento globale potesse manifestarsi in diverse forme a livello locale.</span></p>
<p class="text km0">La modalità scelta per lo sviluppo del progetto aveva in
sé la ricerca di un contatto privo di gerarchie o ruoli predefiniti. Noi collettivo
saremmo stati
esclusivamente dei facilitatori del progetto, il quale, una volta iniziato, avrebbe preso vita
autonomamente
con il coinvolgimento attivo dei partecipanti. </span></p>
<p class="text km0"><br>Il nostro intento primario, infatti, era quello di catturare impressioni
e
azioni il più possibile prive da condizionamenti esterni e, da esse, far scaturire una
relazione
virtuosa tra noi, i ragazzi senegalesi e il progetto, che era la materia viva di congiunzione
dei nostri
mondi.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Proprio
per
questo
i laboratori si muovevano su un piano per la maggior parte ludico e creativo: </span><span
class="tizi">osservarci</span><span class="tizi">, osservare e creare insieme da pari, noi e
loro
abitanti
dello stesso </span><span class="tizi em">planetary village</span><span
class="text tizi">.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Questo presupposto che in linea puramente teorica suona bene, risentiva
però di una debolezza pratica: forse prodotto di una buona fede ingenua, speranzosa di
evitare
qualunque possibile errore di interpretazione che avrebbe fatto di noi i colonizzatori
occidentali, artisti
in cerca di conferme in luoghi sconosciuti quindi privi di giudizio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Ciò che non avevamo considerato, infatti, era la realtà a cui
saremmo andati incontro: l'errore è stato quello di non aver compreso fin da subito
l'enorme diversità che separa i nostri mondi. Avevamo una proiezione virtuale di
come sarebbe
stata la relazione con loro, basata su qualche ricordo di Poni e qualche suggerimento da parte
del Comitato
Pavia Asti Senegal, ma poco più. Quindi senza girarci tanto attorno avevamo fatto i conti
senza
l'oste e questo detto è quanto mai pertinente considerando quelle che sono state le
dinamiche
che ci hanno portato al risultato finale. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<span class="sofia">In realtà non è che avessimo
fatto i
conti senza l'oste, abbiamo sempre detto che ci saremmo schiariti le idee solo una volta
arrivati sul
posto e abbiamo discusso a lungo sul trovare un'idea forte che fosse poi adattabile alla
situazione
che ci sarebbe stata lì. Solo che immaginare il diverso non è semplice ed
effettivamente non
ne siamo stati in grado, lo shock e la distanza si sono rivelati molto più potenti del
previsto.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="c57 c75 c81 title" id="h.gwx2y4rqpfdz"><span class="gambas c25"> </span><span class="gambas c25">Se
c'è una caratteristica di un * salta che emerge di continuo nelle nostre narrazioni
è
sicuramente la capacità di essere malleabili e quindi di adattarsi agli imprevisti, alle
differenti
condizioni e agli inquilini dei contesti che affrontiamo. Mi piace rispondere a chi chiede del
collettivo
che facciamo cose con le persone, e questo suscita una lista infinita di curiosità che mi
offre
spazio di azione-logorroica-campari-fuelled.</span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Non so se è una cosa comune, ma quando ci siamo avvicinati
all'idea di documentario una delle fissazioni era: come possiamo riportare una
realtà senza
modificarla? Come possiamo essere autori invisibili che non interferiscano con ciò che
stiamo
presentando? </span><span class="km0">Anche con il progetto per Coubanao, all'inizio,
sentivo molto nel
gruppo questa necessità: quella di arrivare in un luogo come i RIS, bardati in tuta
bianca immacolata
per non contaminare le prove. Penso che questo chiodo derivasse dalla paura che si infiltrasse
nel lavoro
una forma di colonialismo culturale.</span><span class="km0">&nbsp;A Coubanao abbiamo realizzato
che
effettivamente non esiste un punto esterno e privilegiato da cui guardare il mondo. Essendo per
forza
invischiati su più livelli e profondità con tutte le catene di causa ed effetto
diventa
ingenuo provare a </span><span class="km0">tagliarsene</span><span
class="text km0">&nbsp;fuori.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c87"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Una
volta
presentato il progetto al direttivo composto da preside, vicepreside, qualche insegnante e
anziani del
villaggio, ma soprattutto una volta presentato e esposto il programma agli studenti, ci è
stato
chiaro che avremmo dovuto stravolgere tutto. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Dal momento che abbiamo messo piede a Koubanao si era creata questa sorta di
aspettativa vibrante. Sembrava che gli abitanti del villaggio si aspettassero da noi qualcosa,
come se il
nostro arrivo avesse definito un cambiamento in meglio per le loro vite e per lo sviluppo della
loro
comunità.</span><span class="text tizi">&nbsp;Fondamentalmente, e ben presto lo capimmo, ci
consideravano alla stregua di una associazione di beneficenza, come medici che somministrano
vaccini, come
ONG che costruiscono infrastrutture. Ecco, noi avremmo portato Internet nel villaggio e nel
liceo, noi gli
avremmo insegnato e li avremmo dotati della strumentazione necessaria.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Cercammo comunque di sottoporre le linee generali del nostro progetto.
</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Ricordo, chiusi nella stanza del preside, che un professore al nostro dire di
voler
mettere in discussione la forma di internet per ricavarne qualcosa di artistico, sbott&oacute;:
"Come
si può ottenere qualcosa di artistico da uno schermo e un computer?"</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Si capisce l'impossibilità di unire due cose percepite in modo
totalmente diverso: internet e arte insieme sono proiezioni virtuali del </span><span
class="tizi em">lulum,</span><span class="tizi">&nbsp;uomo bianco; a noi, abitanti di Coubanao,
"Insegnateci a fare siti con cui poter vendere il nostro riso e le nostre arachidi, dateci
l'indipendenza economica poi si potrà parlare di arte + internet". Questo ci
è
stato chiesto durante la presentazione del lavoro.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image45.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image60.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Presentazione svolta con interventi in inglese tradotti a una classe
formata da alunni selezionati prima del nostro arrivo: data la generalità e il grado di
astrazione
con cui avevamo proposto via mail il progetto non riesco ad immaginare con che criteri siano
stati scelti i
partecipanti alla presentazione, e nemmeno con quali poi, per necessità
logistico-infrastrutturali,
alcuni siano stati esclusi. </span><span class="km0"></span><span
class="gambas">&nbsp;</span><span class="text km0">Secondo me hanno preso i più promettenti
dalle classi più grandi. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Di sicuro però questo primo contatto ha cambiato totalmente
l'andamento del progetto: infatti le principali domande dei professori, in aperto
conflitto con la
natura inizialmente astratta e speculativa della nostra proposta, </span><span
class="gambas">riflettevano</span><span class="text gambas">&nbsp;quelle necessità puramente
pratiche che il
villaggio aveva e che non avevamo previsto di dover soddisfare. In questa occasione ci è
stato
chiesto di aiutare a dare gli strumenti per costruire una pagina online del liceo, cosa che
allora ci pareva
al di fuori dei nostri obiettivi di ricerca, e che più avanti si sarebbe rivelata ostica
anche per le
infrastrutture disponibili.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Le domande dei ragazzi invece vertevano piuttosto sulla natura delle nostre
lezioni, e sulla natura del nostro modo di insegnare, riguardo al contenuto almeno in questa
fase sembravano
piuttosto imparziali. </span><span class="km0"></span><span class="km0">Mi ricordo Amina,
forse?
</span><span class="gambas"> Ricordavo fosse stata Khadij, mi riferivo proprio a
quell'episodio</span><span class="km0">, che chiese: </span><span class="km0 em">ma se ci
fosse qualcuno che non capirà, siete disposti a ripetere?</span><span class="km0">&nbsp;Questa
cosa mi
aveva colpito e incuriosito sulle modalità cui sono abituati a lezione. </span><span
class="gambas"> </span><span class="text gambas">La cosa chiara era che sarebbe stato molto
difficile
introdurre, nel corso del progetto, un discorso così astratto come ce lo eravamo
prefigurato. Nel
tempo, si sarebbero fatte sempre più chiare le forti differenze di utilizzo di internet e
le
necessità pratiche primarie, che i docenti avevano così caldamente evidenziato in
questo primo
incontro. Il nostro approccio si è quindi adattato alla situazione, non abbandonando le
speculazioni
teoriche, che più avanti si sarebbero rivelate percorribili anche nella pratica.</span>
</p>
<p class="text"><span class="text tizi">Ricordo
l'atmosfera all'interno della stanza con tutti gli studenti, quel silenzio colmo di
aspettative
e Sofia che cercava di spiegare il progetto, le facce sorridenti dei ragazzi della serie
"ci state
simpatici ma cosa state dicendo?". Un gesso sulla lavagna che stride, fino al momento in
cui un
ragazzo più cresciuto degli altri alza la mano si presenta e dice "ho sentito che
tra di voi ci
sono dei musicisti e io sono il rapper di Coubanao, quando volete suoniamo un po". Frase,
questa, che
detta in quel momento in quel modo ha distrutto le mie aspettative sul progetto da un lato ma
che al tempo
stesso mi ha dato la forza della rassegnazione, &quot;ormai siamo qui cerchiamo di fare il
meglio che
possiamo". Epifania rassegnata che ci ha convinti a dargliela vinta momentaneamente. Da
quel giorno
sarebbe stato adattamento alle loro necessità, senza però escludere il nostro
messaggio:
fortunatamente abbiamo imparato in fretta.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Alla ricerca di una via terza che ci potesse permettere di
</span><span class="gambas em">indagare facendo</span><span class="gambas">&nbsp;abbiamo quindi
affiancato a
momenti di libero
dialogo, supportati dall'utilizzo creativo dei proiettori e del materiale tipo rotoli di
carta e
pennarelli recuperati tra Dakar </span><span class="km0">e Zuiginchor</span><span
class="text gambas">, momenti
laboratoriali in cui introducendo le basi del linguaggio HTML. Le lezioni svolte infatti
potevano dirsi di
tipo tradizionale o frontale. I contenuti proposti però non erano scelti per il solo
scopo di
trasmettere nozioni (es: sui cavi sottomarini dell'infrastruttura di internet) quanto per
portare a
galla l'immaginario di questi ragazzi riguardo l'argomento e se possibile stimolare
un qual
certo interesse nell'infinito ventaglio di possibilità che il mezzo offre. </span>
</p>
<p class="text"><span class="text tizi">Questa
operazione ci ha dato il modo di studiare i nostri interlocutori e mano a mano adattare le
tematiche,
discussioni e attività come oculisti che cercano nuova gradazione di miopia, astigmatismo
con quegli
occhiali steampunk nei quali puoi inserire le varie lenti e regolarle.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Se il lato teorico </span><span class="km0">tecnico </span><span
class="text gambas">programmatico del nuovo indirizzo sembrava essersi ben adattato ai nostri
obiettivi e alle
richieste espresse, la realizzazione pratica avrebbe trovato alcuni impedimenti lungo la strada.
A uno
sguardo superficiale l'aula di informatica poteva sembrare ben dotata (considerata la
parte di mondo
dove ci trovavamo), ma durante un'ispezione approfondita il giorno prima dell'inizio
dei
laboratori ci è voluto poco per capire che non solo gran parte dei computer non
funzionavano, ma che
anche per quelli funzionanti sarebbe stato impossibile avere una connessione a internet. </span>
</p>
<p class="text"><span class="poni"> Significativa la performance di Paco Dieme, insegnante di informatica
della scuola, che apre un computer, estrae le due barre di RAM e comincia ad sfregarle tra loro
per far
volare via i granelli di polvere; un gesto guerrigliero, un generale che dà del filo da
torcere al
nemico che invade la sua terra, il macellaio che affila i suoi strumenti di lavoro per offrire
al cliente il
miglior taglio sbalordendo sé stesso: rimette la RAM al suo posto e il computer si
accende. Paco 1 -
sabbia 0.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">La performance di Paco con le RAM dei computer era pietosa e
tragicomica ma
come si poteva evitare? A stento solo l'ambulatorio di Koubanao aveva i vetri alle
finestre. <br>La
sua è una soluzione pragmatica a un problema sia tecnico sia culturale.</span></p>
<span class="sofia">Nei villaggi in Senegal nessuno ha i
vetri
alle
finestre, sostituiti da persiane e scuri in legno o metallo, e così è anche
nell'aula di
informatica del liceo. Il problema è che la tecnologia ha delle necessità
specifiche diverse
dalle nostre: noi ci possiamo facilmente adattare alla sabbia e alla polvere che durante la
stagione secca
ricoprono ogni cosa, i computer invece smettono di funzionare. Purtroppo installare delle
finestre con i
vetri è troppo costoso, quindi metà di tutto quel materiale donato risulta spesso
inutilizzabile perché, siamo punto e a capo, mancano i mezzi economici per mantenerlo.
</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Dai file presenti poi nei computer ci siamo resi conto
dell'effettivo utilizzo che ne si faceva a lezione con Paco: suite di Office come unico
macro
argomento, un utilizzo basico e in generale poco frequente. </span><span class="poni">
La lavagna,
ogni volta che tornavamo, pareva un piano tattico dell'intelligence senegalese, ma in
realtà
erano spiegazioni del sistema binario.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Questi dati sono fondamentali se si vuole capire la virata del
progetto:
si poteva speculare da casa anche all'infinito ma, senza conoscere il reale rapporto di
questi ragazzi
con i computer e più in generale con internet, non si sarebbe mai arrivati ad un progetto
definito.</span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">Rapporto che, a posteriori, mi spiego confrontandolo con quello che le
diverse
generazioni hanno da noi con il fax: per la mia generazione il fax è un aggeggio vetusto,
inutile e
rumoroso, ed io in primis non avrei manualità con tale hardware. Mentre ne ho chiaramente
con
l'utilizzo delle email. Per qualcuno di più vecchio invece il fax può essere
stato una
componente hardware fondamentale, con cui ha lavorato tutti i giorni, e a cui si è
affiancato il
metodo email con il tempo. A Coubanao si avvertiva lo stesso scenario, con la differenza nel
fatto che
l'hardware in questione era il computer, soppiantato &mdash; non affiancato, per ragioni
economiche e
non del tutto di avanzamento tecnologico, dallo smartphone. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas em">"Nearly three quarters of the world will use just their smartphones
to
access the internet by 2025" </span><sup class="gambas em"><a href="#ftnt13"
id="ftnt_ref13">[13]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="gambas">La domanda allora diventa: come si accede a internet attraverso lo
smartphone?
La
mia risposta di occidentale che considera lo smartphone una escrescenza del computer è:
vi si accede
in modo limitato. </span><span class="text km0">Forse limitato dal punto di vista della
nostra
generazione, che ha vissuto a cavallo tra il diffondersi dei PC e quello degli smartphone. Credo
che i
giovani d'oggi non percepiscano lo smartphone come qualcosa di limitato rispetto al
computer, vuoi per
la nostra incredibile capacità di adattarci alle cose nuove che creiamo, vuoi per la
progressiva
implementazione di funzionalit&aacute; di ogni tipo anche sui dispositivi mobile. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> I ragazzi non avevano minimamente l'abitudine di utilizzare le
tastiere dei pc presenti in classe, e questo più avanti ci ha fatti incappare nel
problema dei
caratteri accentati, che né noi né gli alunni del liceo sapevamo trovare nelle
tastiere
francesi. Ciò che mi lasciava stranito era come tutti i ragazzi avessero uno smartphone
con tastiera
touch ma non sapessero quasi scrivere, e non avessero nessuna manualità, con una tastiera
fisica.
Considerare una l'evoluzione dell'altra mi era sempre sembrato talmente scontato da
non poter
essere messo in dubbio. In queste prime fasi continuavo perciò a ripetermi che era come
se si fosse
saltato un tassello nell'</span><span class="gambas em">evoluzione</span><span
class="text gambas">&nbsp;(almeno per quanto riguardava hardware &nbsp;e consuetudini di
utilizzo)
della
faccenda internet, non accorgendomi però che la ragione di tale salto non era legata solo
a fattori
temporali o tecnici, come nel caso del &nbsp;fax, ma anche dettata dalle possibilità
economiche.
</span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.lkosx9izdqsx"><span class="c44 c53">Prime Lezioni </span></h3>
<p class="text c11"><span class="c34 gambas c25"></span></p>
<p class="text"><span class="text gambas"> Dopo tutti i preparativi era, per davvero, giunto il momento
della
prima lezione. Nel frenetico riordinare i pensieri e i materiali, dovuto al già citato
cambiamento di
rotta che il progetto aveva subito, una costante era rimasta: le lezioni frontali non ci
piacevano.</span>
</p>
<p class="text"><span class="gambas">Ricordo molto bene i preparativi pratici per il primo incontro con i
ragazzi:
cercavamo in tutti i modi di remixare al meglio il nostro equipaggiamento (mentale e
tecnologico) assieme a
quello del liceo. Anche la disposizione dei banchi ci sembrava un elemento da tenere in
considerazione: la
classe di informatica infatti era organizzata a file di due, ciascuna postazione con n. 2
computer e
</span><span class="gambas em">n. ose</span><span class="text gambas">&nbsp;sedie per ovviare alla
differenza
tra il
numero di macchine e alunni.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Il </span><span class="gambas em">f&#275;ng shu&#464;</span><span
class="gambas">&nbsp;dell'aula non era in linea con la nostra idea: sia per i contenuti da
trasmettere,
sia per le attività che che ci immaginavamo con gli studenti. Abbiamo quindi ribaltato la
stanza,
creando un'isola al centro attorno alla quale i ragazzi si sarebbero seduti, oppure anche
no. Sul
momento ci è sembrata una gran cosa anche usare uno dei nostri proiettori portatili per
creare una
specie di </span><span class="gambas em">collegamento ipertestuale da tavolo</span><span
class="text gambas">.
</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Questo è stato faticosamente fissato a uno dei travetti di metallo che
</span><span class="gambas">attraversavano</span><span class="gambas">&nbsp;la stanza, puntando verso i
tavoli
che
</span><span class="gambas">avevamo</span><span class="gambas">&nbsp;foderato con grandi fogli di carta
e
fornito di
numerosi pennarelli colorati. Il gioco era semplice: i tavoli al centro permettevano a tutti di
scrivere e
contribuire, mentre </span><span class="text gambas">il proiettore era un modo per proporre
contenuti
multimediali e coprire eventuali nostre mancanze in fatto di oratoria. La prima lezione era
volta a rompere
il ghiaccio: più coinvolgimento avrebbe significato più materiale da cui partire
per avviare
un percorso. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas">La nostra previsione era quella di un gigantesco </span><span
class="gambas em">brainstorming </span><span class="text gambas">e ci sembrava la strada più
percorribile
per avere feedback veloci dai ragazzi. Il processo è stato molto più faticoso del
previsto,
vuoi per la lingua, vuoi per le aspettative che ci portavamo da casa. Cercavamo di capire cosa
pensava un
senegalese di internet, cosa se ne faceva, come vi accedeva, dove si faceva dirigere, quali
erano le sue
abitudini, quali derivate dalla scuola e quali no. Per compiere un'indagine di questo tipo
abbiamo
dovuto metterci in gioco in prima persona, fornendo alcuni spunti di discussione. Questi non
potevano che
passare per esempi del nostro utilizzo di internet, che non sempre avevano un effettivo
riscontro
sull'esperienza dei ragazzi. </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 601.70px; height: 401.33px;"><img
alt="" src="images/image66.jpg"
style="width: 601.70px; height: 401.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">Inizialmente gran parte dei componenti di un * salta era riluttante a
proporre
lezioni frontali con lo scopo di insegnare basi di linguaggio per pagine web, anche
perché buona
parte dei componenti, tra cui me, non aveva un ventaglio di competenze tali da insegnare quanto
appena
descritto. Come però più volte emerso nel corso di questo testo un * salta
è una
creatura in divenire, capace anche di imparare insegnando. </span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">Ecco che allora queste lezioni sono state prese e organizzate come
frontali,
ideando un programma e sviluppandolo giorno per giorno. Il macro argomento da trattare era
"come si
crea un sito web?": l'insegnamento di un tale argomento avrebbe potuto perdersi nel
teorico e
non far mai arrivare i ragazzi a un anche minimo risultato. Quindi si è deciso per un
approccio
pratico con obiettivo una pagina di presentazione personale scritta in HTML, nel modo più
semplice
possibile. <br>Il tutto tenendo conto di quello che ogni lezione faceva emergere, cercando
sempre di
amalgamare discussioni astratte che nascondevano quell'intento indagativo volto a capirci
noi qualcosa
della situazione internet tra i nostri studenti. </span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.9yloa32ex5hj"><span class="c44 c53">Dal Bot alla Performance </span></h3>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">L'idea del vocabolario</span><span
class="gambas">&nbsp;djola</span><span class="gambas">/francese è nata così&hellip; in
uno di quei
pomeriggi passati al campement a mettere su una lezione che potesse far imparare qualcosa
soprattutto a noi
che ci eravamo </span><span class="km0">trovati/</span><span class="gambas">posti come
insegnanti.
Uno di quei
pomeriggi "lungo la strada" (cioè sul campo, dentro l'azione!) ci si
domandava che
cosa di peculiare risultasse dalla nostra analisi? <br>Un'analisi ancora in corso
sull'accoglienza e le abitudini dei ragazzi con cui ormai </span><span
class="gambas">cominciavamo</span><span class="text gambas">&nbsp;ad aver intrecciato un
rapporto.
</span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">E cosa di più spettacolare poteva attirare la nostra attenzione se
non la
strabiliantemente enorme famiglia delle lingue djola?</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">La cosa che avverti quasi subito anche a Coubano è quella caratteristica
di
alcune famiglie linguistiche che in determinate condizioni le porta e configurarsi come
</span><span class="c42 c48 c71 c24 c40"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://en.wikipedia.org/wiki/Dialect_continuum&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309734251&amp;usg=AOvVaw3nUaQCRGYg71MzcXmLCYPA">dialect
continuum</a></span><span class="text gambas">, te ne accorgi, per dirlo in maniera
semplicistica,
perché se chiedi di tradurre una parola due volte può essere che tu ottenga due
risultati
leggermente differenti. E in molti casi non c'è neanche da chiedere: la lingua, o
anzi, il
continuo giostrarsi fra più lingue è la peculiarità che ti investe prima di
tutte le
altre in Senegal. è una cosa che non puoi fare a meno di notare e che i senegalesi
evidentemente non
vogliono passi in secondo piano. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Ho avuto discorsi, vuoi anche per la mia completa ignoranza in fatto di
francese,
costituiti fondamentalmente solo su traduzioni: dall'inglese al francese, da una lingua
all'altra, da quello che riuscivo a capire alle tre versioni che un senegalese poteva
</span><span class="gambas">riportarmi</span><span class="gambas">. Da tutto ciò l'esigenza di un
riscontro
utilizzando un mezzo ad-hoc: </span><span class="c9">un vocabolario può coinvolgerti
nella sua
realizzazione?</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">L'idea è stata quella di sviluppare un bot di Telegram che salvasse
certi tipi di messaggio in un foglio di calcolo. In questo modo si poteva sfruttare
parallelamente
l'esuberante abitudine (consuetudine forse rende meglio) dei ragazzi senegalesi di
tradurre qualsiasi
cosa, insieme all'utilizzo principale che fanno dello smartphone: le chat. Il bot
</span><span class="gambas">funzionava</span><span class="text gambas">&nbsp;con questa sintassi:</span>
</p>
<p class="text"><span class="c96 gambas c25 c54">/web &lt;parola o frase in djola&gt; : &lt;parola o frase
tradotta&gt;</span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">ai nostri studenti bastava inviare in chat questo "codice" per
vedere la propria traduzione apparire sulla proiezione alla lavagna e anche se inizialmente
è stata
una metodologia decisamente complessa da spiegare una volta che la macchina è partita
abbiamo visto
scatenarsi un turbinio di traduzioni. Ci bastava triggerare la classe con una parola che subito
si apriva la
strada per tutti i vocaboli o i modi di dire traducibili che i ragazzi avevano in mente. La cosa
davvero
divertente erano le discussioni che imperversavano nei banchi da due o tre ragazzi sul giusto
modo di
scrivere una parola piuttosto che un'altra. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Questa
idea
del
vocabolario è nata non solo per una constatazione pratica della natura variegata del
Senegal in
termine di dialetti ed etnie, il linguaggio della propria tribù è riscatto
individuale e
identitario. Ma non solo questo, nell'avvenimento presente, diventava il mezzo più
diretto di
comunicazione tra loro e noi. In un certo senso nasceva dall'esigenza di tutti di
comprendersi: la
sola che parlava francese era Sofia e noi tutti volevamo avere il mezzo per comunicare. Anche se
la
traduzione avveniva dal francese al Djola sicuramente è più facile interfacciarsi
con una
parola singola o espressione breve piuttosto che con un discorso intero; e cosa fai quando non
conosci una
parola: vai a consultare un vocabolario.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0">i ragazzi del liceo non avevano bene in chiaro
il
concetto di codice e programmazione. Mi viene da dirlo perché abbiamo fatto molta
più fatica
di quanto credessimo all'inizio sia per spiegare le super basi dell'HTML come ci
avevano
chiesto, sia soprattutto per ingranare con l'utilizzo della chat di Telegram. Il bot aveva
una singola
funzione: prendere una parola in djola e la sua traduzione in francese. Per attivarlo era
sufficiente un
semplice comando: che era corto, era riconoscibile, era facile e accessibile a tutti e aveva una
sintassi a
nostro avviso super chiara e lineare. Oi - fino alla sera della performance e finanche quando
poi siamo
tornati non c'è stato verso: ancora qualcuno scriveva solo le traduzioni, qualcuno
solo il
comando per attivare il bot, qualcuno cose che purtroppo noi non capivamo, e così via.
Per loro
è stato meno scontato di quanto credessimo entrare in affinità con questa
interfaccia. Forse
è l'impostazione del comando e dell'imperativo che non è nelle loro
corde? O forse
l'impostazione così astratta di una macchina che noi giovani tecnologici abbiamo
imparato a
vedere come programmabile in continua trasformazione e che per loro invece è ancora
qualcosa di
monolitico e oscuro. Niente più di un default immutabile, qualcosa da prendere e
accettare e
accogliere come viene.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">Guardando alle nostre proposte pratiche alla
classe</span><sup><a href="#cmnt120" id="cmnt_ref120">[dp]</a></sup><sup><a href="#cmnt121"
id="cmnt_ref121">[dq]</a></sup><sup><a href="#cmnt122"
id="cmnt_ref122">[dr]</a></sup><span class="text gambas">&nbsp;questa rimane secondo me
la
più riuscita: probabilmente il connubio di diversi
aspetti a loro familiari, le loro lingue in primis, ma anche l'utilizzare una piattaforma
a loro
conosciuta, ha portato i ragazzi a mettersi in gioco superando quel più volte accennato
spettro di
organizzazione umanitaria venuta lì a insegnare dall'alto. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c18 c54 c33"></span></p>
<h2 class="c43" id="h.s4dmqzjbzhjg"><span class="c10">Performance</span></h2>
<h3 class="poni3 c57" id="h.cgecenqssv47"><span class="c44 c53">/web dij safoul : hello world <br></span></h3>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image33.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<span class="c18">I</span><span class="c5 sofia">l risultato
finale
è stato una performance collettiva incentrata sulla stratificazione linguistica in
Senegal, dove le
persone in alcune zone parlano un minimo di tre lingue.</span></p>
<p class="text"><span class="c18">La lingua ufficiale è il francese coloniale e viene usata per tutte le
comunicazioni importanti, sebbene non tutta la popolazione senegalese se la mastichi. Subito
dopo il
francese si trova il wolof, appartenente all'omonimo popolo ma diffuso a tal punto da
essere compreso
e parlato anche da altre etnie. Infatti il Paese</span><span class="c18">&nbsp;</span><span
class="c18">raggruppa numerosi popoli, ognuno con le proprie tradizioni e il proprio idioma. In
Casamance,
dove siamo stati noi, la popolazione è composta principalmente da dj</span><span class="c18">ola
e
molti, oltre a parlare il </span><span class="c18">dj</span><span class="c18">ola, conoscono sia
il
</span><span class="c18">f</span><span class="c18">rancese che il </span><span class="c18">w</span><span
class="c18">olof</span><span class="c18">. Il primo si impara a casa, il secondo si studia a
scuola, il
terzo si assorbe dai media.<br><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image55.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c18">La nostra performance ha preso atto di questa coesistenza pacifica fra le
varie
culture e differenze linguistiche, tentando di proporre una riflessione su come essa possa
manifestarsi
anche attraverso la rete, che invece è fortemente centralizzata nelle mani di poche
aziende
occidentali.<br>è partito tutto da un bot di Telegram programmato per realizzare un
dizionario djola
&gt; francese (locale vs coloniale) crowd-sourced collegato ad una chat di gruppo che include
studenti,
professori e noi, con lo scopo di rompere il ghiaccio in occasione del primo incontro. Durante
le tre
settimane successive l'idea si è evoluta, abbiamo scritto delle brevi frasi in
francese</span><span class="c24 poni">&nbsp;</span><span class="poni"> </span><span
class="c24 poni">ed esortato anche l* student* a farlo, degli haiku</span><span
class="poni">&nbsp;intimi,
ironici, speranzosi, teorici, </span><span class="c24 poni">della nostra esperienza,
</span><span class="km0"></span><span class="c24 km0">della loro, dei sogni e delle ambizioni o delle
idee che
avevano</span><span class="c24 poni">&nbsp;</span><span class="poni"> </span><span
class="c5 sofia">ed
è stato preparato un sito con un funzionamento molto simile ad una chat.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c4">les morts ne sont pas mort mais ils dorment</span></p>
<p class="text"><span class="c4">travailler c'est toujours travailler ensemble</span></p>
<p class="text"><span class="c4">comme manger avec le meme plat</span></p>
<p class="text"><span class="c4">on se salit les mains avec du bonheur</span></p>
<p class="text"><span class="c4">voyager rend heureux</span></p>
<p class="text"><span class="c4">voyager vous rend gros aussi</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je saute et je tombe dans le feu forcé je ferai un autre saut</span></p>
<p class="text"><span class="c4">internet: pour apprendre , pour decouvrir , pour rester proche</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Le grand but de l'éducation n'est pas le savoir mais
l'action</span></p>
<p class="text"><span class="c4">on sennuie des grandes villes</span></p>
<p class="text"><span class="c4">conduire un velo me semble plus jouyeux que de conduire une voiture</span></p>
<p class="text"><span class="c4">ce n'est pas toujours a dakar qu'on peut &nbsp;trouver le bonheur</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">Je veux reussir dans ma vie</span></p>
<p class="text"><span class="c4">l'agriculture pour grandir comme un fromager et tenace &nbsp;comme le
riz</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">je cultiverai des cacahuetes</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Hop ses légumes sont pourris</span></p>
<p class="text"><span class="c4">dans un village planetaire</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je suis fier d'etre villageois</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je me suis réveillée à l'accompagne d'un lion
à
mes c&ocirc;tés</span></p>
<p class="text"><span class="c4">le monde entier n'est pas plus loin que coubanao</span></p>
<p class="text"><span class="c4">linternet est le bissap du peuple</span></p>
<p class="text"><span class="c4">&Ocirc;h cet arbre me regarde</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quelle forme a l'internet ?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quelle couleur a l'internet?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quel est son poids et son gout?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">d'ou vient la connection?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">selfie voyage a travers l'ocean</span></p>
<p class="text"><span class="c4">C'est possible que je crée mes applications</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Jou</span></p>
<p class="text"><span class="c4">la poussière n'est pas bonne pour l'internet</span></p>
<p class="text"><span class="c4">il ne fonctionne qu'avec le souffleur</span></p>
<p class="text"><span class="c4">le manque de connexion a le go&ucirc;t de l'oignon</span></p>
<p class="text"><span class="c4">75 Mo pas vraiment tous les jours</span></p>
<p class="text"><span class="c4">au cas ou</span></p>
<p class="text"><span class="c4">J'ai vue un rat creuser</span></p>
<p class="text"><span class="c4">je suis une personne pas une personne</span></p>
<p class="text"><span class="c4">porter un rèseau sans sentir le poids</span></p>
<p class="text"><span class="c4">danser avec les invités pour défier les discussions
d'internet</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime bouger mais pas dancer</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime danser mais pas bouger</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je danse plus vite que la musique</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime fair sortir mes dent mais pas rire</span></p>
<p class="text"><span class="c4">dans un monde de masques</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime fair des grimage</span></p>
<p class="text"><span
class="c4">&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">J'aime Les masques qui font peur comme essamaye</span></p>
<p class="text"><span class="c4">J'ai peur quand il y'a fambondi</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Le lundi passé, les élèves étaient en
grève</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">Je suis vilain comme un singe&#x1f64a;&#x1f649;</span></p>
<p class="text"><span class="c4">&Ccedil;a c'est peur</span></p>
<p class="text"><span class="c4">je veux obtenir ce que je veux mais je ne veux pas travailler</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Le travail m'aimes et je l'aime pas</span></p>
<p class="text"><span class="c4">J'aime Les études,mais je fui Les Cours</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quelle forme a coubanao?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Coubanao est dure</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Aujourd'hui je ne laverai pas parce que j'ai froid</span></p>
<p class="text"><span class="c4">dormir sur la neige est mieux que de dormir dans ma chambre</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Ma mère est partie au marché</span></p>
<p class="text"><span class="c4">si le vocabulaire est en ligne, tout le monde peut le cultiver</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Un simple merci du fond du c&oelig;ur !&#x1f49e;&#x1f60d;&#x1f63b;</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<span class="c18">La performance finale </span><span
class="c18 em">/web dji safoul : hello world</span><span class="c18">&nbsp;è consistita
nel
proiettare sull'acquedotto del villaggio le frasi preparate in precedenza, una alla volta.
I
partecipanti si potevano collegare al sito, dove si leggeva la frase proiettata in quel momento,
e inviare
la traduzione in djola o in qualsiasi altra lingua. Il messaggio inviato dal sito appariva
subito proiettato
anch'esso sull'acquedotto. Tutte le traduzioni si accumulavano nello spazio della
proiezione,
una in seguito all'altra. &nbsp;La cosa sorprendente è che in djola era tutto un
fiorire di
espressioni diverse e parole ogni volta nuove. Per noi che parliamo lingue indoeuropee, sembrava
impossibile
costruire gli enunciati in maniera creativa,</span><sup class="c18"><a href="#ftnt14"
id="ftnt_ref14">[14]</a></sup><span class="c18">&nbsp;considerando la brevità
delle frasi da
tradurre. Il djola infatti ha una tradizione principalmente orale che gli conferisce una
</span><span class="c18">bellissima fluidità a cui noi non siamo abituati. Per alcuni era
addirittura la prima
volta che provavano a scrivere nella propria lingua, situazione che ha portato ad un fitto
scambio fra i
ragazzi, i quali si confrontavano sulla grammatica, su come costruire la frase o anche su come
interpretarla
per fare in modo che avesse lo stesso significato dell'originale. Questa novità e
questa spinta
a riflettere sulla loro cultura sono state inserite in un contesto a loro ben noto, ovvero
quello della
chat, ma con delle modalità e dei contenuti completamente diversi dal solito. Prima di
tutto
perché utilizzata collettivamente e in compagnia, nello stesso luogo e nello stesso
tempo, non
</span><span class="c24 km0">solo </span><span class="c5 sofia">unendo persone distanti, ma rafforzando
i
legami di
quelle vicine. Poi perché internet non era più un ambiente costruito per
soddisfare le
esigenze delle grandi corporazioni, ma uno spazio costruito per la comunità, strettamente
legato alla
sua cultura e al posto in cui stava venendo utilizzato. Internet come spazio di riflessione
comune per la
valorizzazione e l'evoluzione delle proprie tradizioni. Anche l'utilizzo della
proiezione ha
favorito il sovrapporsi di un ambiente virtuale e uno reale, creando un nuovo spazio che
manteneva le
caratteristiche sia del primo che del secondo.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 sofia">La struttura di una lingua dice molto sul popolo che la parla, se la loro
è così libera, diluita in base a ciascuna persona, perché non esiste anche
una
dimensione virtuale che abbia la sagoma del popolo Djola? Perché si devono adeguare alle
forme di
internet già esistenti e non creare un internet dalla forma adatta a loro?</span></p>
<p class="text"><span class="c18">Allo stesso tempo la situazione conservava l'aspetto della
globalità
tipico del web, in quanto chiunque avesse saputo l'indirizzo del sito avrebbe potuto
</span><span class="c18">accedervi</span><span class="c5 sofia">&nbsp;e partecipare alla performance
inviando la sua
traduzione, in qualsiasi parte del mondo si trovasse. <br></span></p>
<p class="c57 c94"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 376.01px; height: 565.65px;"><img
alt="" src="images/image47.jpg"
style="width: 376.01px; height: 565.65px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c41"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> I momenti dei ricordi non me li vivo in un modo lineare ma se li
visualizzo sembrano dei semini a caso messi in un vaso. A volte crescono e a volte no, a volte
diventano dei
fusti forti da cui si possono fare talee e a volte fanno un fiore e poi si annichiliscono.
Qualche volta i
ricordi tornano senza che lo voglia: quello più gettonato è un ricordo muto, dove
con il mio
amico Roberto, di notte in una desolata Pavia, </span><span class="poni">scoppiamo</span><span
class="poni">&nbsp;a ridere come non mai tanto da letteralmente rotolare per terra dalle risate
con lacrime e
dolore addominale; non ricordo assolutamente il discorso/battuta che ci ha portato a
quell'evento, ma
è vivido. Vivido è anche il ricordo della mia prima pizza, ero sul seggiolone e me
l'ero
mangiata tutta: avevo tre anni. Vivido è il ricordo del sito di Geronimo Stilton su cui
passavo tanto
tempo da bambino a trovare una "password segreta" per accedere a contenuti speciali
(mai
trovata). </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quando mi capita di ripensare alla performance penso al momento di estrema
lucidità quando ero lontano da tutti per settare la macchina fotografica di Sofia. 10s di
esposizione
che avrebbero intrappolato anche le onde delle stelle, 10s che avrebbero mostrato gli entusiasti
partecipanti come fantasmini che fluttuavano davanti all'acquedotto. Era una visione che
aspettavo di
percepire da due anni, due anni dopo la scoperta di </span><span
class="poni">quell'epifanico</span><span class="poni">&nbsp;murales che ha scatenato tutto.
L'icona del laptop era compressa in quel momento: </span><span class="poni em">to learn,
to discover,
to be closer</span><span class="poni">: qualcuno stava imparando qualcosa, qualcuno stava
scoprendo nuovi
strumenti, tutti erano vicini sia nel regno animale sia nel regno digitale. Il villaggio di
Coubanao era, in
quel momento, un nucleo di scambio: una superstrada dove nello stesso tempo potevano
</span><span class="poni">coabitare</span><span class="poni">&nbsp;complessità e località.
</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Torno tra la folla che non aveva perso interesse per le traduzioni. C'erano
più gradini, dallo scambio di traduzioni nella rete scendevi di uno scalino e c'era
la
discussione IRL data la poca pragmaticità grammaticale e logica scritta delle lingue
tribali,
scendevi e c'erano gli haiku, scendevi di nuovo e trovavi le differenti meraviglie vissute
da ognuno:
la pesante formalità imposta ai ragazzi in classe era annullata, anche il rapporto con il
censore era
disteso.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Avevamo condiviso non poco in quelle lezioni a scuola:</span></p>
<ol class="c26 lst-kix_mkbd7do2ygip-0 start" start="1">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">lo spavento iniziale alla richiesta di
insegnare</span><span class="poni">&nbsp;HTML </span><span class="poni">ci trasformò
in insegnanti, cosa che proprio non
volevamo, cosa che odora di colonialismo;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">il rapporto gerarchico che si è dovuto creare
l'abbiamo hackerato e abbiamo fatto saltare e scoppiare la figura
dell'insegnante;</span>
</li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">grazie al bot presentato in classe abbiamo cominciato
immediatamente a giocare, innescando dinamiche di interazione e condivisione;</span>
</li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">abbiamo fatto insieme tanti selfie;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">una chiacchierata ci ha rivelato la figura del
</span><span class="poni">Fambondi</span><span class="poni">, un'entità sacra che, ci
sembra di aver
capito, funge anche da </span><span class="text km0">regolatore sociale quando
nel villaggio
c'è qualcosa che non va</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni"> ci siamo imbattuti in un computer che
misteriosamente
era settato in olandese; </span><span class="text km0">presagio del
futuro???</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni"> ci siamo trovati al campement a godere della
festa
delle maschere, a ballare sotto i veloci e profondi ritmi veraci;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">altri selfie per testimoniare questa avventura.</span>
</li>
</ol>
<p class="text poni8 c11"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Questi momenti oscillavano come un metronomo e il momento di mezzo
l'abbiamo
raccontato tramite delle piccole frasette.<br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">E così abbiamo proposto anche alle ragazze e ragazzi di scrivere le loro
impressioni sulla avventura vissuta </span><span class="poni">assieme</span><span class="poni">,
ma non solo -
anche sulle loro prospettive online e offline e i contenuti della performance sono venuti a
galla
naturalmente.<br>E così gli haiku nati a Coubanao viaggiavano come pacchettini regalo per
tutti i
cavi sottomarini, arrivavano magari a Sesto San Giovanni e qualche amica </span><span
class="poni">traduceva</span><span class="poni">&nbsp;nella sua lingua preferita le parole create
in Senegal,
il tutto proiettato sulla torre dell'acqua.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Che spasso raga. Avevo parlato anche di Marx e religioni con Fatumata.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text c41"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Vorrei partire identificando un * salta nella figura del liutaio, ovvero
chi
crea uno strumento. A chi crea uno strumento interessa</span><span class="km0">&nbsp;
</span><span class="km0">suonarlo, ma anche farlo usare agli altri. Lo trovo un gesto di empatia: una
speciale interfaccia
tra me e un'altra persona. Uno strumento è un linguaggio in comune, una cosa
intersezionale, e in
questo senso permette la comunicazione su un livello che è diverso dalla lingua o dalla
nazionalità. Suonare è un linguaggio in comune: uno scambio di punti di vista
attorno a un
perno condiviso. Uno strumento è un'interfaccia e in quanto tale cerca di
aggrapparsi (oppure a
sua volta fa da appiglio) a caratteristiche che le persone o le cose hanno in comune. Questo
è uno
degli aspetti che caratterizza il percorso che stiamo seguendo con un * salta. Abitando il
panorama
tecnologico cerchiamo di rimodellarlo creando nuovi strumenti, che sono alla fine nuovi modi di
percepire e
trasformare la realtà. C'è poi un'intima gioia nei risultati
inaspettati: una
passione per l'arte e il design generativi e parametrici che con il tempo sta maturando
verso un tipo
diverso di imprevedibilità, che è quello della relazione. E la relazione è
sempre per
me da intendersi come mediata da un certo tipo di tecnologia o codice o registro (che sia la
confusione di
un bot di Telegram o la formalità di una sala di teatro poco cambia credo) quindi andando
a pensare
dei diversi modi di relazione che siano di natura tecnologica o performativa o qualsiasi altra
cosa, andiamo
</span><span class="km0"></span><span class="km0">&nbsp;a direzionare e scatenare delle cose, ma
sempre
condite di </span><span class="km0">quell'instabilità</span><span class="text km0">&nbsp;che da
un
momento all'altro se ne esce con perle incredibili o rischia di esplodere o semplicemente
non è
come te la eri immaginata all'inizio. &nbsp;</span></p>
<p class="text km0">Adesso due episodi capitati a Koubanao: il primo riflette l'idea di
strumento come interfaccia e quindi linguaggio in comune; il secondo parla di questa meraviglia
ed è
per me il segno che la nostra performance finale abbia funzionato almeno un po'. </span>
</p>
<p class="text km0">Il primo episodio si colloca nei giorni finali dei laboratori, quando ormai
la
maggior parte degli studenti aveva la propria landing page da battaglia e più o meno
tutti erano
riusciti ad accedere ed usare il bot del dizionario. Sia con il bot sia con il prototipo del
sito della
performance hanno iniziato a usare le meccaniche del gioco per scrivere frasi su di noi. Non
più
parole comuni o termini colloquiali per il vocabolario, ma frasi rivolte proprio proprio a noi.
Come un modo
per riconoscersi all'interno di questo nuovo discorso collettivo, come se
l'algoritmo fosse una
scatola perfettamente trasparente attraverso cui ci vedevano. Questa cosa mi ha colpito e mi ha
fatto
percepire come lo strumento che avevamo preparato fosse un ponte tra noi due stranieri estranei
che si
volevano incontrare, portando ognuno le proprie forme e modalità all'altro. </span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">Il secondo episodio</span><span class="km0">&nbsp;è stato durante la
performance finale, ai piedi dell'acquedotto. Una specie di testamento manifesto o capsula
del tempo o
anzi una capsula culturale che anziché nel futuro spediva i messaggi attraverso le
barriere
linguistiche. La stratificazione linguistica di quella zona è davvero notevole e tutti
avevano
qualcosa da scoprire, persino gli adulti. Penso che uno dei momenti più belli di tutto il
viaggio sia
stato vedere </span><span class="km0 em">le censeur</span><span class="km0">&nbsp;(vicepreside)
del liceo
seduto in mezzo ai ragazzi estasiato nell'aver imparato o finalmente intuito una parola
djola per poi
vederla moltiplicarsi in wolof, inglese, italiano, tedesco, bergamasco ecc. La sua gioia era la
nostra
perché quello</span><span class="km0">&nbsp;strano sistema di computer siti e
proiettori</span><span class="km0">&nbsp;funzionava non solo nel lato della macchina, ma anche
in
quello delle persone. </span><span class="km0">Attivava</span><span class="km0">&nbsp;delle
discussioni e dei confronti. Permetteva una
partecipazione strana e orizzontale rispetto alla formalità dell'ambiente
scolastico. Metteva
in discussione la natura di certi modi di dire, la loro trascrizione e il loro significato
letterale o
simbolico. In qualche modo creava delle storie di cui poteva godere anche chi era più
restio al
prendervi parte e se ne stava seduto in fondo.</span></p>
<p class="text km0">Come sempre fare le cose è importantissimo. Sono dei momenti di
verifica
preziosi in cui cento cose che si scoprono non funzionare insegnano tanto quanto quelle che hai
imparato nei
mesi di preparazione. Ed è per questo che nonostante tutte le criticità questo
viaggio
è stato un gran successo.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 gambas c24 c76 c54"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 gambas c24 c76 c54"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 gambas c24 c51">Audio Performance </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Anche una componente sonora è stata pensata per /web dij safoul :
hello
world, una collaborazione su più livelli tra i due "addetti al sonoro" del
collettivo:
Tiziano e me (uso le virgolette perché anche altri componenti del gruppo hanno grandi
abilità
musicali, ma semplicemente in questo contesto hanno scelto di concentrarsi su altri aspetti).
</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">L'idea alla base era quella di un ascolto decentralizzato che potesse
fare
uso dei mezzi a disposizione nel villaggio: i già più volte accennati smartphone,
diffusi e
popolari tra i nostri studenti, e, per la prima volta nella mia esperienza, di una trasmissione
radio in
diretta. Quello che cercavamo di ottenere era quindi un </span><span class="gambas c24 em">array
</span><span class="gambas c24">di</span><span class="gambas c24 em">&nbsp;speaker</span><span
class="c5 gambas">, o se volete
degli ascolti "intimi", che permettessero la spazializzazione nell'area
d'interesse
della performance di un'unica sorgente: la trasmissione radio della stazione del Kdes,
Kalounayes
FM93.2.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Durante tutta la nostra permanenza, attraverso un piccolo microfono
Zoom,
varie
riprese audio sono state realizzate cercando di cogliere aspetti interessanti di ciò che
ci accadeva
intorno. Queste hanno portato alla raccolta di materiale molto diverso. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Per preparare la performance abbiamo seguito un approccio ibrido: una
composizione su </span><span class="gambas c24 em">fixed media</span><sup
class="gambas c24 em"><a href="#ftnt15" id="ftnt_ref15">[15]</a></sup><span
class="gambas c24">&nbsp;è stata
da me realizzata
a partire da quei </span><span class="gambas c24 em">field recordings, </span><span
class="c5 gambas">e
un'improvvisazione live è stata eseguita durante la performance: </span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 353.89px; height: 471.86px;"><img
alt="" src="images/image64.jpg"
style="width: 353.89px; height: 471.86px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Il materiale preparato era composto principalmente da registrazioni di
giochi di
gruppo che le bambine e i bambini ci </span><span class="gambas c24">regalavano</span><span
class="gambas c24">&nbsp;durante i pomeriggi al campement e che definire Musicali non mi pare
fuori
luogo. In
particolare un gioco che </span><span class="gambas c24">assomigliava</span><span
class="gambas c24">&nbsp;al
nostro "battimani" mi aveva molto incuriosito. Esso differiva dalle nostre versioni,
o almeno da
quelle che mi è sempre capitato di vedere o giocare, soprattutto perché si giocava
in maniera
da tenere il ritmo con mani, piedi e parole. Era poi caratterizzato da una turnazione decisa in
base a chi
sbagliava la scansione ritmica di questi tre elementi, che veniva appunto </span><span
class="gambas c24">rimandat</span><span class="c5 gambas">* "alla fine della fila". Da
queste
registrazioni, e dal ritmo ipnotico di questo gioco, ho costruito un breve brano dal sapore
"dance" ma comunque poco collocabile nella concezione di genere che ci portavamo da
casa.</span>
</p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Accennavo all'approccio ibrido perché la durata di questo brano
(4:54) non era di certo sufficiente a coprire quella della performance. Ecco che ci siamo quindi
attrezzati,
aiutati anche dal responsabile della radio del Kdes, per trasmettere in diretta una performance
nella
performance, eseguita live. Essa era costruita sul classico metodo caratteristico di
</span><span class="gambas c24">Cloudwatchers,</span><span class="c5 gambas">&nbsp;progetto di musica
ambient
improvvisata di
cui io e Tiziano siamo membri fondatori. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Le già citate registrazioni ambientali, anche in questo caso di
giochi di
gruppo dei bambini, venivano "stretchate" algoritmicamente ("spalmate
temporalmente"
con </span><span class="gambas c24 em">pitch </span><span class="gambas c24">inalterato)
rendendole
più
simili a dei droni dall'evoluzione lentissima. Questo per creare un tappeto su cui Tiziano
improvvisava </span><span class="gambas c24">liberamente</span><span class="c5 gambas">,
utilizzando
lo strumento
costruito per lui dal falegname del villaggio. Dialogando quindi con i suoni trattati ed
esplorando le
caratteristiche dello strumento da poco in suo possesso. (vedi foto) </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Come usuale nella nostra collaborazione un processo di feedback veniva
messo
in
atto: il suono dello strumento artigianale veniva catturato da un microfono a contatto e
trattato a sua
volta in maniera algoritmica per essere poi mixato e trasmesso attraverso le polverose (ma
incredibilmente
collaudate) attrezzature della stazione radio di Coubanao. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">L'idea della radio è sorta principalmente per la scarsità
di
mb a disposizione dei nostri studenti, e/o del nostro router, dedicato a garantire il
funzionamento delle
altre componenti della performance. Sarebbe stata quindi impensabile una trasmissione in
streaming online
anche del materiale audio.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Se la nostra idea nella teoria trovava grande riscontro, e anche un qual
certo
sapore "sperimentale" dato dall'utilizzo di una tecnologia vetusta come quella
della radio
FM in un contesto del genere, la pratica si è come sempre dovuta scontrare con la
realtà.
Innanzitutto non tutti i telefoni sono dotati di ricevitore FM, paradossalmente più un
telefono
è moderno minore è la possibilità che questa tecnologia vi sia nativa,
insieme poi al
discorso sulla fascia di prezzo. Questo aspetto tagliava fuori una buona percentuale degli
studenti
dall'ascolto decentralizzato. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Per sopperire a questa mancanza ci siamo ingegnati usando il
"monitor" della cabina di regia da cui veniva trasmessa radio </span><span
class="gambas c24">Kalounayes,</span><span class="c5 gambas">&nbsp;vale a dire un grosso stereo
collegato a
un'ausiliaria del mixer, cercando di posizionarlo direzionato il più possibile
verso
l'area della performance.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">C'è poi da riscontrare anche una certa differenza di concezione,
inevitabile e forse scontata, nel percepire la musica. Ricordo perfettamente la quasi totale
refrattarietà dei nostri studenti al materiale proposto, culminata nella domanda di
alcuni
(l'incubo di ogni musicista sperimentale): "Ma quando comincia?"</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">è chiaro che l'azzardo della nostra proposta andava a
scontrarsi
fortemente con una concezione molto diversa del fenomeno musicale. Non peggiore né
migliore, ma
differente, emersa in maniera decisa nei nostri ascoltatori/partecipanti alla performance.
Durante la nostra
permanenza la musica ascoltata si poteva, </span><span class="c9 c24">secondo me</span><span
class="gambas c24">, classificare in due tipi principali, che ora </span><span
class="gambas c24">definirò</span><span class="c5 gambas">&nbsp;con canoni occidentali: </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<ol class="c26 lst-kix_u794l3nw6ro8-0 start" start="1">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c5 gambas">la musica tradizionale/folklorica/popolare:
essenzialmente
rituale, eseguita da percussioni di ogni tipo e a volte semplici strumenti a fiato ad
accompagnamento
del ballo, parte appunto della tradizione e dei suoi riti;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="gambas c24">il mainstream moderno: che risente fortemente
dell'attitudine della precedente ma che è stata sottoposta alla commistione
con
l'occidente, con il mercato, con gli influssi coloniali onnipresenti.</span></li>
</ol>
<p class="text poni8 c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">In un panorama di questo genere poco spazio viene lasciato a ogni
elemento
altro
rispetto a quelli precedentemente accennati, il che è stato decisivo per la ricezione da
parte dei
ragazzi di quello che veniva trasmesso.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Sarei decisamente curioso di conoscere l'eventuale reazione di un
ascoltatore di radio </span><span class="gambas c24">Kalounayes</span><span
class="gambas c24">&nbsp;durante la
performance, ascoltatore che, nonostante gli avvisi dello speaker, fosse totalmente
all'oscuro della
nostra </span><span class="gambas c24">operazione&hellip;</span><span class="c5 gambas">&nbsp;
&nbsp;</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 260.00px; height: 801.64px;"><img
alt="" src="images/image9.png"
style="width: 260.00px; height: 801.64px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Senza
aggiungere troppo a quello che già è stato esaustivamente detto da Alessandro, mi
limito a
fare una chiosa su quello che per noi è stato il principio necessario di attuazione della
performance
sonora: la contestualizzazione.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Mi spiego meglio, seppur i presupposti musicali e di risultato fossero ben
lontani dal contesto geografico e musicale del luogo, in realtà quello che volevamo far
"suonare" era proprio il luogo, il contesto. </span></p>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Questa cosa si riscontra su più piani nella costruzione del
canovaccio
di base partendo dal </span><span class="c24 tizi em">field recording </span><span
class="c5 tizi">di
situazioni giornaliere e uniche: il gioco ritmico delle bambine, il vociare delle persone. Ma
anche
nell'esecuzione finale: la scelta obbligata della riproduzione attraverso
l'emittente radio,
l'utilizzo dello strumento costruito dal falegname del villaggio. Tutti elementi che hanno
contribuito
ad un risultato unico e irripetibile se non da una presenza fisica e nemmeno virtuale a
Coubanao.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">L'esempio più calzante forse è proprio lo strumento
costruito dal falegname.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Faccio un passo indietro, nella preparazione del viaggio da studente di
musica
che ero, mi sentivo privilegiato e impaziente di arrivare in Africa e godere della musica
africana dei
tamburi dei canti delle Kore cristalline. Purtroppo l'Africa è grande e la regione
in cui siamo
stati, e ancor più Coubanao, non era particolarmente conosciuta per avere dei musicisti e
nemmeno dei
liutai specializzati. Ne consegue che quando sono arrivato dal falegname del villaggio &ndash;
uomo
muscoloso color ebano seduto su una piramide di trucioli con un tronco in una mano e un machete
nell'altra con tutti i numerosi figli intorno che lo guardavano lavorare &ndash; non
sapevo bene cosa
chiedere. Lui mi ha tranquillizzato, abbiamo disegnato sulla sabbia la forma che volevo e il
prodotto
è stato fatto senza tanti problemi: pelle di capra, guscio secco di cocco enorme, paletta
di legno e
due corde di nylon.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Il falegname non aveva mai fatto uno strumento prima d'ora, questo
è stato necessario e elemento di irripetibilità cercato. </span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Probabilmente se fossi andato nel villaggio di fianco ci sarebbe stato un
altro
falegname esperto in produzione di Kore, ma noi siamo a Coubanao e vogliamo far suonare
Coubanao. </span>
</p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Lo strumento del falegname, il falegname, la capra morta per quello
strumento
sono gli elementi di contestualizzazione così come le bambine che giocano a battimani e
il loro
vociare. </span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">La mia improvvisazione con il liuto a manico lungo, che su base tecnica era
circoscritta a trarre qualche idea sonora dalle due corde attraverso slide, effetti e accenni
relativi di
note, relativi perché lo strumento non teneva l'accordatura, assieme al
rimaneggiare di Gambas
con Max/msp e Pure Data, diventa il coperchio finale per impacchettare quella che è stata
l'audio performance in quel momento, a quella latitudine e longitudine, con un * salta e
gli abitanti
di Coubanao.</span></p>
<p class="c52 c11"><span class="c5 tizi"></span></p>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Per portare ora la audio performance alla performance in atto. Alla
domanda
perché la necessità di un "colonna sonora" ad una performance
già di per
sé completa? La risposta è presto detta. Una volta identificate le due
realtà su cui si
muoveva </span><span class="c24 tizi em">/web dij safoul : hello world</span><span
class="c5 tizi">:</span>
</p>
<ol class="c26 lst-kix_xolmoz5quhu1-0 start" start="1">
<li class="c52 c45 li-bullet-0"><span class="c5 tizi">Quella virtuale delle proiezioni
sull'acquedotto;</span></li>
<li class="c52 c45 li-bullet-0"><span class="c5 tizi">Quella reale dei partecipanti seduti sulla sabbia
con i
loro smartphone a scambiarsi opinioni sulle possibili traduzioni.</span></li>
</ol>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Abbiamo riscontrato un vuoto, durante la progettazione, volevamo una terza
realtà, in un certo senso metafisica, che richiamasse, tipo eco riverberato nella testa,
un
concentrato del vissuto in quel periodo. Non dovevano comparire esclusivamente, in quanto
attori, noi
persone e le nostre scritte proiettate, doveva esserci una terza proiezione: quella delle
sensazioni, dei
</span><span class="c44 c25 c24 tizi em">refrain.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Il potere della musica sta nella sua capacità selettiva e riassuntiva
di
rappresentare situazioni volatili e inesplicabili a parole, anche perché, a differenza
delle parole,
teoricamente non dovrebbe avere bisogno di vocabolario</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">&nbsp;per essere compresa. </span></p>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Detto ciò quando l'intento è sperimentale, come lo
è
stato il nostro, più che in termini puramente musicali si ragiona attraverso concetti.
Ecco
perché la scelta di creare un brano ripetitivo e insistente su pochi elementi, di nuovo:
il gioco
delle bambine, il vociare delle persone, la scelta ritmica che potrebbe richiamare i bonghi
sentiti nella
festa delle maschere, il suono del liuto allungato creato dal falegname. Tutti elementi volti
alla creazione
di </span><span class="tizi em c24">refrain</span><span class="c5 tizi">, echi nella testa, che
seppur non
comprensibili in quanto produzione musicale, ma partecipanti a creare quel mondo parallelo delle
sensazioni,
la terza realtà della performance; l'ingrediente che fa si che quando ripenso a
quei momenti
sento quei suoni che aprono porte a pozzi di ricordi e rendono tutto il viaggio in Senegal
partecipe nel
momento della Performance a Coubanao.</span></p>
<p class="c52 c11"><span class="c5 tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.kudjc3blk1r7"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.ro89zyoztnin"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57" id="h.m43oi0qoikr4"><span>Trascrizione della performance</span></h3>
<p class="text"><span class="c4">&nbsp;</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 293.72px; height: 521.50px;"><img
alt="" src="images/image40.jpg"
style="width: 293.72px; height: 521.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="c1">alessandra</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">I morti non sono morti ma stanno dormendo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">i morch ai dorma</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Si motwéss si létoute baré soka m&ocirc;ri</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Les morts ne sont pas mort ils dorment.</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">I morti non sono morti ma dormono</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">ka ketoum kou ketoute bare</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">lavorare è sempre lavorare assieme</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Arbeiten ist immer Zusammenarbeiten</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">ka ketoum kou ketoute bare ko kamore</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ada</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bonjour</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ciao</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Ernesto Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ka kétoum kou kétoute baré KO kamore</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Come mangiare nello stesso piatto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ada</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Come mangiare nello stesso piatto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">N&icirc; d&icirc; lék ak bén togou beus bou
nék</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Federico</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Compartilhar comida</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabouroung kané Kane ka soumeuke</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">T&ocirc;biass maa gnaa kou souma</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Qua moquène ou gnène di cayraille</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">N&icirc; d&icirc; lék ak bén togou beus bou
nék</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Reisen macht gl&uuml;cklich</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">kadiabouroug kou kanékane kasoumeuk</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">T&ocirc;biass ma toum à bossté</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Touki dalaye maye yarame</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabouroung kou kané Kane ou keuleu</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fulbert Christian diatta</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiao koukanékann kalouk</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Touky daytakh gua guand&ecirc;</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Ernesto Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabouroung kou kanékane kassoumeuk</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Reisen macht auch dick</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabroug ka kane kasoumey</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">seydou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ni furiaf Di ebook yako unne un</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Touki deye diokhé mekté</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Baisse karo malileule</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dameye teube ak danou ci khale bi pala force ak bénéne
teube</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">kadiabouroug koukanékan moukeuleu fana</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ann dakh ding kobé ak tchokhé unka boula dakha</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Babalé ni lo da samounéss géré é léte
pi
lane y bal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ma teup ma danou si xal dinano déff ma défate bénéne
teup</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fulbert Christian diatta</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Hi foumé ban li lo&oacute; li sanbounasou ha ni mit hi foume</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Olof</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Erica</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Salto e cado dentro il fuoco, salterò di nuovo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Damay teup danou si khal para force damay teubate</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ndié ébaal Ni lo di sambunas féré let pan ni
laagn ibaal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">I jump and I fall into the forced fire I will make another jump</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dama teup si taal nekh nakari dama wara teubate</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bouma teubé maa daanou si khall bii DINA teubabatt</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Man thiate an yire di bro an kaka thiate</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">kamboukané ibaledia milo da samounas pilanibal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ibaledia mi tobodies samouneuse fraye élete bani lagne ibale</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Le grand but de l'éducation n'est pas le savoir mais
l'a</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">The great goal of education is not knowledge but action</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kakaragnak nafaay yooliko let émandiey baré ékaaney</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">Rachid</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nafay yati kakararang latin emandje bare di ba kanerab</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seydou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nafaye yamakey uaticacourak</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ngu&euml;rignou diangue bou reuy bi dou xam xam wanté dieufingue bi
leu</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Das gro&szlig;e Ziel der Erziehung ist nicht Wissen, sondern Handeln</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nakaye yeumeukéye yeti kakaraghank ékanoute
émandiéye
baré di ba kanérab</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ndiarignou diang dou kha kham banga sii ame wayé limouy deff si
ioe</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ngu&euml;riniou diague dou kham kham way&ecirc; dieuf dieuf la</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ou yék bousouk thikhe pe mé ma athi pe ro</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">nafaye yeumeukéye yéti kakaraghank léti émandiey
baré ékaney</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fulbert Christian diatta</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Wahaou oueumeukeuu watta kadian inti kahass mélè kakanakou</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Qualityquenaque quemequeque di ka karaghak lety di Emandiaye bare di
bacanerabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">O grande objetivo da educa&ccedil;&atilde;o n&atilde;o é conhecimento mas
a&ccedil;&atilde;o</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Il grande obiettivo dell'educazione non è il sapere ma
l'azione</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">We miss the big cities</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Sisukes seumeukes si kaané kaan kalabo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ci mancano le grandi città</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Big cities are annoying</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Man nor di ngue thiak nguék</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Deuk you mague yi nékhou gnou</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nekk si deuk you reuyi dafmay sonnal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span>Si soukese seumeukese si litenelitenew.</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateyenak éba</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dawal velo ndirounama lou guene follou ke dawal auto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">andare in bici mi sembra più gioioso che guidare una macchina</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ka tèen ebéekann koukoyome li katèenn éoto</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">katénak bécanéy kou koyoumame katénak
éwotey</span></p>
<p class="c16 c11"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: per apprendere, per scoprire, per restare vicini</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">erica</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: per imparare, per scoprire, per essere più vicini</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: imparare, scoprire, stare vicino</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seydou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateynak ebecaney cadionene eniley</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet nguir diangue,ak kham,ak diéganto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ka teyénak ébékaneye é fan mé canam i contani
katéyénak éwautey</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateyenak Kati ebekaney cou coymame ca Kateyenak ewotoye</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internétéye:bé kakarang,bé
émandiéye,bé ka lofore</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: to learn, to discover, to stay close</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateyenak kati ébékaaney kufaghé mankusuumé
éwoteuy</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Iinnti Dakar balé louilo oubadial kasoumay</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">El hadji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Laty Dakar keyo nous diebe badiey kayray</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dou Beuss bou neke legni guiss mekté Dakar</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Non è sempre a dakar che possiamo trovare la felicità</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">non sempre a dakar si trova la fortuna</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">égnésey di erousey:mou mandie mou diouke</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Léti nanossanne Dakar kou badiéme ka&iuml;raye</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">El hadji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bee ewagne badianguatab</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Be wagneye ba diaguatabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Di na beuy gu&ecirc;rt&ecirc;</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kanout Dakar keb nughoolen&#279; ubaj kay&#279;raay</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Pani wagne ba diaghatabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Li wagn ba diangatabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Vou cultivar amendoins</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Coltiverò le noccioline</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span>Dou dakar rekk la banékh rekk </span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Soumansoum mani Kane gna adiola.0&hellip;)</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Mane dama fonke Lima doné kaw kaw</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Pi wagne</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bégue na di louma n&ecirc;kké kawkaw</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Soumame soume mi kane nia ane éty éssouke</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Li ma doon ak campagnard ndam la sii maan</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">El hadji</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Sono orgoglioso di essere un villaggio</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Li contané ni can mo asoukeu</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Tenho orgulho de ser uma alde&atilde;</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Io sono fiero di essere un buzzurro</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">di bergamo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">ékine karamba kankaan wasuumeum</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ni coutani contani mi Kane diam an mandiak</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dama bégue si louma nékké kawkaw</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">soumansoum mikanenia a villageois</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ZUMA</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Boucané boucanak d Boucané boucanak dji coumangn ediaye
Boucané
boucanak dji coumang caloulouy</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ekaan ane ati karamba kankaan waf wasuumeum</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">&lt;&gt; bobéye é dialo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ekonectionghey beyma ediaw mulo?</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Faan la connexion bi di diougué</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">oi</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">oi</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span>oi</span></p>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.flrhi6x2rk0k"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.u68o9aic8hcu"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57" id="h.wx4hvwpewu11"><span class="c44 c53">Stack tecnico</span></h3>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0 c40">Dizionario Crowdsourced Djola </span><span
class="km0">&#8646;</span><span class="c25 km0 c34">&nbsp;Francese</span></p>
<p class="text km0">Telegram Bot</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Descrizione:</span></p>
<p class="text km0">Tramite un bot di Telegram e una chat di gruppo abitata da noi, i ragazzi e i
professori era possibile compilare un dizionario &nbsp;djola &#8646; francese in forma
collettiva e
partecipata.</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Funzionamento</span></p>
<p class="text km0">sintassi</span></p>
<p class="text km0">/web parola in djola : traduzione in francese</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40">Stack tecnico</span></p>
<p class="text km0">L'API (application programming interface) di Telegram è open,
documentata e semplice da implementare. Attraverso di essa si può creare un BOT che
è
praticamente un utente virtuale, un robot che fa da interfaccia tra le persone reali e degli
script o delle
funzionalità complesse implementate in forma di chat. L'API è tutta la serie
di comandi
a cui questo bot ha accesso ed è in grado di capire e usare per ricevere o emettere input
dagli
utenti o dal mondo esterno. Questi comandi permettono di elaborare informazioni a partire dai
messaggi o
dalle immagini o audio che gli utenti mandano al bot.</span></p>
<p class="text km0">Il nostro bot dizionario ascoltava tutti i messaggi che iniziavano con il
comando
/web e che seguivano la sintassi precisa &rarr; parola djola : traduzione francese. Attivandosi
solo con
quel comando se ne stava buono e non rompeva o ci spiava e non si intrometteva nei discorsi
quando parlavamo
di altro. Una volta ricevuto il messaggio rispondeva gentilmente a chi gliel'aveva
mandato, lo
processava lato server su un piccolo spazio online di Google Apps Script estraendo tutte le info
utili di
cui per prime la parola e la sua traduzione, per poi andarle a inserire in uno spreadsheet
online,
accessibile e comodo per organizzare le informazioni. </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il prossimo passo verso cui vorremmo muoverci è quello di </span><span
class="km0">affrancarci</span><span class="text km0">&nbsp;dai servizi google, che sono super
comodi ma
diventano sempre più pervasivi e impiccioni. Purtroppo confrontarsi con queste tecnologie
è
sempre difficile in quanto la loro diffusione e il loro funzionamento è direttamente
proporzionale a
quanti colpi di stato organizzano in Sud America o quanta Africa sfruttano per costruire i
propri
processori. Ma ci stiamo lavorando. Per ora siamo un po' della filosofia prima facciamo
funzionare le
cose? Poi risolviamo i punti deboli tra cui il non farci eventualmente complici de sti criminali
bastardi.</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">/web dij safoul : hello world</span></p>
<p class="text km0">Performance di traduzione collettiva, web app + videoproiezioni
interattive</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Descrizione</span></p>
<p class="text km0">In un sito sviluppato apposta per la performance era possibile proporre la
propria traduzione di alcune frasi scritte assieme ai ragazzi della scuola. Ecc spiegatela voi
non ho
voglia</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Funzionamento</span></p>
<p class="text km0">L'azione è contesa tra due dispositivi: uno è il telefono
dei
partecipanti, l'altro un acquedotto che si trasforma nello schermo per una proiezione
interattiva. Su
questo acquedotto venivano proiettati dei messaggi in francese, che era la lingua franca, e
ognuno dal
telefono poteva inviare e aggiungere alla proiezione la traduzione nella propria lingua.</span>
</p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Stack tecnico</span></p>
<p class="text km0">Gli attori di questa performance sono:</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Gli smartphone dei partecipanti</span></p>
<p class="text km0">Che sono i vari client del sito che abbiamo sviluppato in occasione del
lavoro.</span></p>
<p class="text km0">Era praticamente una chat, con un pannello che riceveva la frase da tradurre
che
stavamo proiettando in quel momento. In questo modo anche chi non era a Coubanao poteva
partecipare.</span>
</p>
<p class="text km0">Il sito è stato sviluppato con node js e prototipato agile senza
nessun
framework: html css js lisci e via.</span></p>
<p class="text km0">è stato messo online tramite la combo Gitlab Pages + Heroku a gestire
la
componente server</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Il server</span></p>
<p class="text km0">Ovvero il computer sparso chissà dove nel cloud che permette la
connessione tra i client e quindi tutti i dispositivi connessi al sito.</span></p>
<p class="text km0">Dopo qualche esperimento abbiamo scelto Heroku come piattaforma su cui
appoggiarci.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il server si </span><span class="km0">occupava</span><span
class="text km0">&nbsp;di
ricevere i messaggi dal telefono di ciascuno e spedirli agli altri, nonché anche al
nostro computer
in regia, che agganciato al proiettore illuminava tutto l'acquedotto. La connessione
è stata
gestita via websocket, che è un protocollo facile da implementare, leggero e reattivo,
particolarmente adatto alle applicazioni real time e live. In questo modo un messaggio spedito
dalle persone
arrivava istantaneamente proiettato sull'acquedotto e questo rafforzava il senso di
partecipazione,
coinvolgimento ed empowerment.</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Il nostro setup di computer e proiettore / regia sotto
l'acquedotto</span></p>
<p class="text km0">Collegato in linea diretta con il server e di conseguenza anche con i client
smartphone connessi. Da qui spedivamo la frase di riferimento pescandola tra la lista cui
avevamo lavorato
con i ragazzi. Il lato software interattivo / grafico era scritto in vvvv, un linguaggio di
programmazione
visuale molto comodo &rarr; leggero &rarr;agile &rarr;utile nella prototipazione e performante
nello
sviluppo. Con questo abbiamo video-mappato l'acquedotto del villaggio e ci abbiamo
spalmato sopra le
scritte che arrivavano.</span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<p class="c81 c57 c11 c75 title" id="h.w2tvxody87ew"><span class="c44 c47"></span></p>
<h1 class="c70 c57" id="h.wtr6i4anw3jw"><span class="c22">5. Finale romantico</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.bxvm95gv42no"><span class="c10">Pandemia positiva</span></h2>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">Beh se siete arrivati fin qui immaginiamo che
il
collettivo un * salta vi stia un po' simpatico, o forse che ci odiate a morte&hellip; In
entrambi i
casi (soprattutto il secondo) vi invitiamo al confronto, vi invitiamo alla condivisione,
perché il
vero punto di questa pubblicazione è il triggering di un processo che abbiamo chiamato
collettivo, ma
la cui evoluzione è sfuggente. Quello che questa pubblicazione vorrebbe portare alla luce
è un
metodo di ricerca indipendente slegato dal piano accademico. Un metodo non del tutto qui
formalizzato, per
una ricerca sociale trasversale che guardi al globo come limite e al web come </span><span
class="gambas">pandemia positiva. </span><sup><a href="#cmnt123"
id="cmnt_ref123">[ds]</a></sup><sup><a href="#cmnt124"
id="cmnt_ref124">[dt]</a></sup><sup><a href="#cmnt125"
id="cmnt_ref125">[du]</a></sup><sup><a href="#cmnt126"
id="cmnt_ref126">[dv]</a></sup><sup><a href="#cmnt127"
id="cmnt_ref127">[dw]</a></sup><sup><a href="#cmnt128"
id="cmnt_ref128">[dx]</a></sup><sup><a href="#cmnt129" id="cmnt_ref129">[dy]</a></sup>
</p>
<p class="text"><span class="gambas">Durante la lunga stesura di questo testo, iniziata una volta tornati dal
Senegal, il
mondo ha subito uno sconvolgimento cataclismico </span><span class="km0">Tiziano si
è
</span><span class="km0">fidanzato</span><sup><a href="#cmnt130" id="cmnt_ref130">[dz]</a></sup><sup><a
href="#cmnt131" id="cmnt_ref131">[ea]</a></sup><sup><a href="#cmnt132"
id="cmnt_ref132">[eb]</a></sup><sup><a href="#cmnt133"
id="cmnt_ref133">[ec]</a></sup><span class="km0">&nbsp;con una ragazza francese
</span><span class="text gambas"> che non nomineremo per non
appesantire di inutile retorica le ultime pagine del nostro lavoro. Questo stravolgimento
però
sarà probabilmente visto dagli storici come uno spartiacque fondamentale per
l'analisi del
fenomeno internet.</span></p>
<span class="sofia">A maggior ragione, sono urgenti delle
riflessioni
sul tema. Spesso non ci rendiamo conto del brodo digitale in cui sguazziamo. Lo sviluppo
tecnologico non
è un processo reversibile, per questo c'è bisogno di </span><span
class="sofia">assimilarlo,</span><span class="sofia">&nbsp;processarlo e dargli forma. Restando
fedeli al nostro
italianissimo cuore e al resto della pubblicazione, mi permetto di dire che delegare
l'invenzione
della ricetta del brodo è una totale forma di disimpegno. un * salta crede che ci siano
infinite
ricette e vuole provarle tutte, perciò ci auguriamo che in qualsiasi modo abbiate
sorseggiato i
capitoli, qualcosa sia entrato in circolo. Tirarsi indietro significa ignorare tutte le
questioni
ambientali, sociali, economiche, politiche ontologicamente diluite in questa rete
fisico-virtuale.<br>Siamo
in grado di decentralizzare lo sviluppo e trasformarlo in evoluzione? </span></p>
<h2 class="c57 c75 c92" id="h.elkut7f9ewk0"><span class="c44 c72 c54 c33"></span></h2>
<h2 class="c57 c75 c112" id="h.1rqw0qjcgda"><span class="c44 c72 c54 c33">un * salta</span></h2>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="c57 poni9" id="h.kmrqlgy64t60"><span class="c22"></span></h1>
<h1 class="c70 c57" id="h.inbcm6y8tmd8"><span class="c22">6. Ringraziamenti</span></h1>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Beh io ringrazierei subito Federico Poni che quando vuole è in grado di
sfoggiare una grande dote: l'entusiasmo. Senza di quello a Koubanao non ci saremmo mai
andati.</span><span class="tizi">&nbsp;Anche io ringrazio Federico Poni, un abbraccio ad un
amico
coraggioso.</span><span class="sofia">&nbsp;Poi un grazie di cuore al Comitato Pavia Asti
Senegal,
che con la
sua rete di contatti sul territorio e un molto apprezzato contributo pecuniario ci ha agevolato
l'organizzazione e la permanenza.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Barsa</span><span class="km0">&nbsp;</span><span class="km0">Sagna</span><span
class="c30">&nbsp;</span><span class="poni">che commenta sotto ogni foto che </span><span
class="poni">postiamo;</span><span class="poni">&nbsp;</span><span
class="gambas">Seydatouna</span><span class="gambas">&nbsp;Khadija Badiane </span><span
class="km0">Bébé béné </span><span class="km0">tiwoliyo</span><span
class="km0">&nbsp;béné</span><span class="gambas">; </span><span class="km0">Malamine
Diémé </span><span class="sofia">uno degli uomini più integri mai
conosciuti, nostro saggio protettore, a quel tempo da poco padre di due gemelle</span><span
class="km0">;</span><span class="poni">Papaclass
l'entrepreneur
futuro
programmatore di app;</span><span class="km0">Malamine</span><span class="km0">&nbsp;Tamba,
</span><span class="sofia">che ci ha
ospitati per un buonissimo pranzo a
casa sua e ci
ha guidati a Dakar;</span><span class="km0">&nbsp;Badji Elhadji</span><span
class="c30">,</span><span class="km0">&nbsp;il preside</span><span
class="c30">&nbsp;</span><span class="poni">silenzioso; </span><span
class="km0">Paco</span><span class="poni">lo spadaccino delle
ram; tutti gli
student che ci scrivono che manchiamo a Koubanao; tutti gli student* con cui non abbiamo
scambiato parola e
guardavano straniti questi lulum bianchi che arrivavano in cortile mentre loro se ne uscivano; l
ragazzino
che ci vendeva le </span><span class="poni">cochette nontroppofresche</span><span
class="poni">&nbsp;allo
shop; Buba,</span><span class="sofia">&nbsp;un incredibile soggetto la cui più grande
passione era
mangiare e fare il vagabondo fra un villaggio e l'altro</span><span
class="poni">&nbsp;innamorato di
Sofia</span><span class="c40 c103 c55">&#x1f620;</span><span class="poni">;</span><span
class="poni">&nbsp;tutti gli altri amanti di Sofia</span><span class="c30">&nbsp;</span><span
class="poni">e di Erica che sognavano un matrimonio a Milano;
l'importante tenacia di Lamine nel voler restare a Koubanao a coltivare arachidi; la
dottoressa
dell'ambulatorio che ci ha regalato una visita quando abbiamo avuto la febbre e che voleva
chiamare
coi nostri nomi la creatura che portava in grembo;</span><span class="km0">Sada artefice del
murales che parlava di internet</span><span class="c30">;
</span><span class="km0">chi si è fidato e ci ha finanziato venendo alle cene di raccolta fondi e
chi ci ha
bastonato quando chiedevamo una revisione dei progetti e facevamo gli ingenui</span><span
class="c30">;</span><span class="poni">&nbsp;chi ci ha sostenuto entusiasta in ogni momento; le
care cuoche
che ci </span><span class="poni">preparavano</span><span class="poni">&nbsp;colazioni - pranzi -
cene; le
bambine e ini che facevamo girare in aria</span><span class="poni">; </span><span class="poni">i
due rapper
felici di cantare sulle nostre basi improvvisate</span><span class="poni">; </span><span
class="poni">Aliou
felice di essere stato fotografato nel suo capannino dove lavora il riso</span><span
class="poni">;
</span><span class="sofia">i nostri autisti Baba e Baba Sane; Aboubakar il guardiano del campement; le
sarte che ci
hanno confezionato le divise di un * salta; i nostri genitori, perché i genitori vanno
sempre
ringraziati; Awa la mia collega di LibrOsteria che mi tiene aggiornata sugli avvenimenti in
Senegal;
LibrOsteria che mi ha fatto guadagnare i soldi per partire e che di sicuro ci ospiterà
per presentare
questa pubblicazione; Gianni Celati e le sue avventure in Africa; tutto il villaggio di Coubano
che si
è sempre dimostrato accogliente; i danzatori che si sono esibiti una delle ultime sere;
le cuoche del
ristorante dove abbiamo pranzato due o tre volte (anche se è capitato che ci facessero
pagare di
più perché siamo bianchi); </span></p>
<sup><a href="#cmnt134" id="cmnt_ref134">[ed]</a></sup><sup><a
href="#cmnt135" id="cmnt_ref135">[ee]</a></sup><sup><a href="#cmnt136"
id="cmnt_ref136">[ef]</a></sup><sup><a href="#cmnt137" id="cmnt_ref137">[eg]</a></sup><sup><a
href="#cmnt138" id="cmnt_ref138">[eh]</a></sup><sup><a href="#cmnt139"
id="cmnt_ref139">[ei]</a></sup><sup><a href="#cmnt140" id="cmnt_ref140">[ej]</a></sup>
<p class="c57 c75 c102 title" id="h.ircnusimzmdn"><span>&nbsp;</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 432.00px; height: 648.00px;"><img
alt="" src="images/image48.jpg"
style="width: 432.00px; height: 648.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="poni9 c57" id="h.ct7nl9jtm1bo"><span class="c22"></span></h1>
<h1 class="c57 c70" id="h.e9srkkrn1faq"><span>7. Contenuti Bonus</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.m8x9oftfzucr"><span class="c10">Sì sì sì ok ma chi sono 1
salta??</span>
</h2>
<p class="text"><span class="poni">Un'ultima componente fondamentale di un salta sono i singolari modi di
abitare
le realtà che viviamo, come </span><span class="poni">approcciarci a</span><span
class="poni">&nbsp;loro e come </span><span class="poni">documentarle.</span><span
class="poni">&nbsp;Siamo sei
individui con diverse sfumature, diversi </span><span class="poni em">backgrounds</span><span
class="poni">.
</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Federico Poni</span><sup><a href="#cmnt141"
id="cmnt_ref141">[ek]</a></sup><sup><a href="#cmnt142"
id="cmnt_ref142">[el]</a></sup><span class="poni"><br>Pavia, 1996, Brera, poi Rotterdam,
fatto un master, XPUB. Ora non uso più questa piattaforma dove stiamo scrivendo, sono uno
di quei
fissati con l'open source e il free software.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Intanto son diventato un architetto del web e un urbanista del net, un
pizzaiolo
e
un piccione, un mago e un anarchico, un cyborg e una torta alle cipolle caramellate.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Sofia </span><span class="sofia">Merelli</span><span class="sofia"><br>Nata
a
Milano,
nel
2020 ha conseguito il diploma accademico di I livello in Nuove Tecnologie dell'Arte
all'Accademia di Belle Arti di Brera e successivamente ha ottenuto l'attestato di
formazione
professionale di filmmaker frequentando il corso di documentario alla Civica Scuola di Cinema
Luchino
Visconti.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">La sua ricerca oscilla fra diamine odio far ste cose va be' dai in due
parole
mi piace l'infrastruttura di internet con tutta la sua ingombrante massa, </span><span
class="sofia">l'ecology</span><span class="sofia">&nbsp;after nature, fare i filmini, la
Liguria e i
cinesi.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">ciao ciaoo</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Alessandro Gambato</span><sup><a href="#cmnt143"
id="cmnt_ref143">[em]</a></sup><span class="text gambas"><br>Mi reputo un compositore
anche
se ho una
formazione prettamente tecnica (per ora), ho l'arroganza di pensare gran parte di quello
che faccio
come un'opera d'arte, che è forse il perché poi non sono bravo a
riconoscerne una.
Ho studiato produzione audio a Milano dove sono venuto a contatto con le altre menti di
Un*salta, continuo a
studiare a Padova e cerco di occuparmi di musica partecipativa e improvvisazione libera. </span>
</p>
<p class="text"><span class="c71 c24 tizi c93">Tiziano Pastor</span><sup><a href="#cmnt144"
id="cmnt_ref144">[en]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="c86 c71 c24 tizi c54">Sono nato a Venezia, nel 2021 ho conseguito il diploma
accademico di
I livello in Popular Music al CPM Music Institute di Milano e ora sono intento a frequentare un
master
all'università cornuta in vita all'estero con contratto a tempo
indeterminato.<br>Per
quel che mi riguarda non penso che tutto ciò che faccio sia un'opera d'arte ma
per una
ragione o per un altra mi ritrovo spesso in situazioni che potremmo chiamare, più che
artistiche,
creative.</span></p>
<p class="text"><span class="c71 c24 tizi c54 c86">La ragione è fastidiosamente legata al mio modo di
essere,
alla mia incapacità di prestare attenzione alle cose per molto tempo di seguito,
all'esigenza
di trovare un trigger in qualunque cosa succeda intorno a me sennò non ha senso, se no mi
addormento.</span></p>
<p class="text"><span class="c86 c71 c24 tizi c54">Sono capitato nel collettivo un * salta casualmente e,
nonostante la
mia preparazione inesistente in materia di arte multimediale e cose di Brera, posso dire di
avere trovato il
mio ruolo e il mio posto, a detta di Kamo, in quanto coscienza del gruppo.</span></p>
<p class="text"><span class="c93 c71 c24 tizi">un * salta mi offre la possibilità di non avere regole, di
non
avere tempistiche di non avere un obiettivo chiaro, è un foglio bianco ed è una
vendetta e un
riscatto costruttivo, occhio per occhio verso la goduria. Verso questo tipo di situazioni e
contesti tende
la mia ricerca.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Francesco Luzzana</span><sup><a href="#cmnt145"
id="cmnt_ref145">[eo]</a></sup>
</p>
<p class="text"><span class="text km0">Degli amici hanno in casa un elefante di legno grosso come una mucca
vera.
Io
potrei avere un computer di legno grosso come un elefante vero. Mi sembra che tutta la vita mi
capiti per
caso e io accolgo. Sto imparando ad assumere la forma più aerodinamica possibile per
andare di vela
con questo vento. Come fanno le barche a vela ad andare dove vogliono? </span></p>
<p class="text"><span class="km0"><br><br></span><span class="c58">Erica Gargaglione</span><sup><a
href="#cmnt146" id="cmnt_ref146">[ep]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="c58">o anche grgr da reggio emilia. </span></p>
<h2 class="c43" id="h.fz9c2y53y3ep"><span>Segnalibro</span></h2>
<p class="text"><span class="c42 km0"><br></span><span class="c42 km0">che forma ha internet? che forma ha un
sito?
quali sono i miei punti di contatto con un sito? </span><span class="km0">un sito bello. un sito
brutto. un
sito che tutti odiano e uno che tutti amano. un sito semplice, un sito complicato. Un sito che
è
sempre uguale, un sito che si trasforma. Un sito che porta bene i suoi anni e uno no. Un sito
mai visitato.
Il primo sito tra i preferiti. Il primo nella cronologia. Un sito abitato. Un sito non abitato.
Un sito che
ha anche una app. Una app che funziona online, ma senza avere un sito di riferimento. Un sito
che è
più interessante su mobile che non dal computer. Un sito dinamico e un sito statico. La
lista
continua.</span></p>
<div>
</div>
<hr class="c95">
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref1" id="ftnt1">[1]</a><span class="c44 sofia c39 c54">&nbsp;tipica
espressione
di Favara (AG)</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref2" id="ftnt2">[2]</a><span class="c39">&nbsp;</span><span
class="poni c98">Attenzione alle cipolle.</span><sup><a href="#cmnt147"
id="cmnt_ref147">[eq]</a></sup><sup><a href="#cmnt148"
id="cmnt_ref148">[er]</a></sup></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref3" id="ftnt3">[3]</a><span
class="c44 c39 c72 c54">&nbsp;https://louisedrulhe.fr/internet-atlas/</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref4" id="ftnt4">[4]</a><span
class="c44 c39 c72 c54">&nbsp;https://en.wikipedia.org/wiki/On_the_Internet,_nobody_knows_you%27re_a_dog</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref5" id="ftnt5">[5]</a><span class="sofia c39">&nbsp;</span><span
class="c42 c48 c39"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://atlantic-cable.com/1858NY/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309777052&amp;usg=AOvVaw3RsbPRVhODOeO_FyJIvl5l">https://atlantic-cable.com/1858NY/</a></span><span
class="c44 sofia c39 c54"><br>Bill Burns grazie sei un santo uomo</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref6" id="ftnt6">[6]</a><span class="c44 sofia c39 c54">&nbsp;Thorat,
255-256</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref7" id="ftnt7">[7]</a><span
class="c44 sofia c39 c54">&nbsp;TeleGeography,
Submarine Cable Map (Ultima modifica: 17 Marzo 2020)</span></p>
<p class="c2 c57"><span class="c44 sofia c39 c54">&nbsp;
https://www2.telegeography.com/submarine-cable-faqs-frequently-asked-questions</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref8" id="ftnt8">[8]</a><span class="sofia c39">&nbsp;Keller
Easterling,
</span><span class="sofia em c39">Extrastatecraft: The power of infrastructure space,
</span><span class="c44 sofia c39 c54">Verso</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref9" id="ftnt9">[9]</a><span class="c44 sofia c39 c54">&nbsp;Sarvesh
Mathi,
"The Future of Undersea Internet Cables. Are Big Tech Companies Forming a
Cartel?"</span>
</p>
<p class="c2 c57"><span class="c44 sofia c39 c54">&nbsp; &nbsp; in Medium (Ultimo accesso: 26 marzo
2020)</span>
</p>
<p class="c2 c57"><span
class="c44 sofia c39 c54">https://blog.usejournal.com/the-future-of-undersea-internet-cables-f3e5f77de019</span>
</p>
</div>
<div>
<h3 class="c57 c111" id="h.klnpv4mq04uk"><a href="#ftnt_ref10" id="ftnt10">[10]</a><span
class="sofia c39">&nbsp;Synergy Research Group, "The Leading Cloud Providers
Increase Their Market
Share Again in<br> &nbsp; theThird Quarter" (Ultimo accesso: 26 marzo 2020)
https://www.srgresearch.com/articles/leading-cloud-providers-increase-their-market-share-again-third-quarter</span>
</h3>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref11" id="ftnt11">[11]</a><span class="sofia c39">&nbsp;Synergy
Research
Group,
"Incremental Growth in Cloud Spending Hits a New High while Amazon and<br> &nbsp;
Microsoft
Maintain a Clear Lead" (Ultimo accesso: 26 marzo 2020)</span><span
class="c39"><br></span><span
class="c44 sofia c39 c54">https://www.srgresearch.com/articles/incremental-growth-cloud-spending-hits-new-high-while-amazon-and-microsoft-maintain-clear-lead-reno-nv-february-4-2020</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref12" id="ftnt12">[12]</a><span class="c44 c39 c72 c54">&nbsp;Con
processo
intendo le varie dinamiche di comunicazione, da singoli messaggi ad automazioni, nei
vari ecosistemi
digitali offline e quant'altro</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref13" id="ftnt13">[13]</a><span class="c39">&nbsp;</span><span
class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://networkcultures.org/entreprecariat/mobile-first-world/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309778790&amp;usg=AOvVaw0shdQs7FUqkqnSfwNsbOq4">https://networkcultures.org/entreprecariat/mobile-first-world/</a></span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref14" id="ftnt14">[14]</a><span class="sofia c39">&nbsp;Per
</span><span class="sofia c39">intenderci</span><span class="c44 sofia c39 c54">, la frase
"travailler c'est
toujours travailler ensemble" in italiano non può essere tradotta con
troppe acrobazie, la
costruzione e i vocaboli rimarranno sempre simili a "lavorare è sempre
lavorare
assieme"</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref15" id="ftnt15">[15]</a><span class="c44 c39 c72 c54">&nbsp;Fixed
media
denota musica composta specificatamente per essere riprodotta da una registrazione,
originariamente su
nastro, oggi file digitale. Si differenzia dalla musica eseguita per la presenza della
fissazione su un
supporto.</span></p>
<p class="c2 c57 c11"><span class="c44 c39 c72 c54"></span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref1" id="cmnt1">[a]</a><span class="c4">cosa che viene ribadita nel
capitolo 3
quindi forse è da ampliare anche solo con un link al progetto di agrigento</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref2" id="cmnt2">[b]</a><span class="c4">si hai ragione potremmo mettere
un'appendice in fondo con presentazione collettivo + descrizione degli altri
progetti nostri ? (tipo
una paginetta un paragrafo ciascuno, roba veloce spam 1 salta)</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref3" id="cmnt3">[c]</a><span class="c4">presentazione collettivo = noi chi
siamo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref4" id="cmnt4">[d]</a><span class="c4">presentazione progetti =
passeggiata,
hbw</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref5" id="cmnt5">[e]</a><span class="c4">con i punti salienti cui facciamo
riferimento qua</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref6" id="cmnt6">[f]</a><span class="c4">ricodo che forse avevano detto che
una era
musuulmana e una cristiana? sarebbe un dettaglio interessante da aggiungere</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref7" id="cmnt7">[g]</a><span class="c4">qua ci volevo mettere un animale
al centro
che tiene in equilibrio la pubblicazione ma poi mi sembrava un po' una cazzata non
so perché
ma la necessità di fare uno schemino era forte</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref8" id="cmnt8">[h]</a><span class="c4">io ci metterei tiziano</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref9" id="cmnt9">[i]</a><span class="c4">poni siamo tutti animali come
diceva
l'Aristotele</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref10" id="cmnt10">[j]</a><span class="c4">facciamo una foto di gruppo a
sto
point</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref11" id="cmnt11">[k]</a><span class="c4">INDIGENOUS CMS
https://mukurtu.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref12" id="cmnt12">[l]</a><span class="c4">"folksonomy" Thomas
Vander
Wal</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref13" id="cmnt13">[m]</a><span
class="c4">https://archiveofourown.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref14" id="cmnt14">[n]</a><span class="c4">iaqos</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref15" id="cmnt15">[o]</a><span class="c4">https://dynamicland.org/ vs
extractivism</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref16" id="cmnt16">[p]</a><span
class="c4">https://zachblas.info/works/queer-technologies/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref17" id="cmnt17">[q]</a><span class="c4">paolo cirio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref18" id="cmnt18">[r]</a><span class="c4">datification &amp; social
good</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref19" id="cmnt19">[s]</a><span class="c4">ben grosser</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref20" id="cmnt20">[t]</a><span class="c4">bridle</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref21" id="cmnt21">[u]</a><span class="c4">-</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref22" id="cmnt22">[v]</a><span class="c4">speculativo tipo scenari ?
domande?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref23" id="cmnt23">[w]</a><span class="c4">git e piattaforme de
collaborazione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref24" id="cmnt24">[x]</a><span class="c4">tesi sofia</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref25" id="cmnt25">[y]</a><span class="c4">riallacciare da fine speculativa
del
asse X</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref26" id="cmnt26">[z]</a><span class="c4">case studies:</span></p>
<p class="c2"><span class="c4">- ad esempio piattaforme per nft (approccio centralizzato ? ) vs
plantoids (
approccio decentralizzato ?)</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref27" id="cmnt27">[aa]</a><span class="c4">tecnico: mastodon e
federalismo</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref28" id="cmnt28">[ab]</a><span class="c4">youtube peertube</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref29" id="cmnt29">[ac]</a><span class="c4">struttura</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref30" id="cmnt30">[ad]</a><span class="c4">interfaccia e UI</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref31" id="cmnt31">[ae]</a><span class="c4">le interfacce non sono
superfici ma
hanno una profondità e sono degli effettti</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref32" id="cmnt32">[af]</a><span class="c4">ux</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref33" id="cmnt33">[ag]</a><span class="c4">flusso</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref34" id="cmnt34">[ah]</a><span class="c4">"Non scrivete mai.
Rischiate
d'essere pubblicati"</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref35" id="cmnt35">[ai]</a><span
class="c4">https://digilander.libero.it/biblioego/GillIvain.htm</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref36" id="cmnt36">[aj]</a><span class="c4">sono lì lì per
sudo
rebootarmi</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref37" id="cmnt37">[ak]</a><span class="c4">ma prima ti guardi tutta la
stagione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref38" id="cmnt38">[al]</a><span class="c4">e poi ti sudo rebooti</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref39" id="cmnt39">[am]</a><span class="c4">risignificare</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref40" id="cmnt40">[an]</a><span class="c4">== wordpress</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref41" id="cmnt41">[ao]</a><span class="c4">inserire nota</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref42" id="cmnt42">[ap]</a><span class="c4">lati di pagina</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref43" id="cmnt43">[aq]</a><span class="c4">ma a manetta per varie
cose</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref44" id="cmnt44">[ar]</a><span class="c4">ma non michael</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref45" id="cmnt45">[as]</a><span class="c4">git</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref46" id="cmnt46">[at]</a><span class="c4">p2p</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref47" id="cmnt47">[au]</a><span
class="c4">https://blog.jse.li/posts/software/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref48" id="cmnt48">[av]</a><span class="c4">uber ecc !</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref49" id="cmnt49">[aw]</a><span class="c4">cc/ platform urbanism</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref50" id="cmnt50">[ax]</a><span class="c4">alexa, buddamelo ar culo</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref51" id="cmnt51">[ay]</a><span class="c4">iocose</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref52" id="cmnt52">[az]</a><span class="c4">fiver ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref53" id="cmnt53">[ba]</a><span class="c4">giardina papaa</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref54" id="cmnt54">[bb]</a><span class="c4">riproporre in forma di domanda?
è davvero l'alfabetizzazione la risposta? e poi&quot;: cosa vuol dire
alfabetizzaz?</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref55" id="cmnt55">[bc]</a><span class="c4">migrazione digitale
covid</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref56" id="cmnt56">[bd]</a><span class="c4">definiamo alfabetizzazione
?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref57" id="cmnt57">[be]</a><span class="c4">NON NATURALIZZARE GOOGLE</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref58" id="cmnt58">[bf]</a><span class="c4">populismo digitale</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref59" id="cmnt59">[bg]</a><span class="c4">standard = merda</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref60" id="cmnt60">[bh]</a><span class="c4">soupboat ad esempio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref61" id="cmnt61">[bi]</a><span class="c4">tesi lever burns</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref62" id="cmnt62">[bj]</a><span class="c4">inquadrare
alfabetizzazione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref63" id="cmnt63">[bk]</a><span class="c4">diversità digitale ++
?</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref64" id="cmnt64">[bl]</a><span class="c4">loclaità fisica
geografica ma
crea nove luocalità attorno a delle comunità virtuali?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref65" id="cmnt65">[bm]</a><span class="c4">collegamento meglio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref66" id="cmnt66">[bn]</a><span class="c4">garga puoi lavorare a questo
pezzo?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref67" id="cmnt67">[bo]</a><span
class="c4">@gargaglione.erica@gmail.com</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref68" id="cmnt68">[bp]</a><span class="c4">dai garga</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref69" id="cmnt69">[bq]</a><span class="c4">paolo cirio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref70" id="cmnt70">[br]</a><span class="c4">datification &amp; social
good</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref71" id="cmnt71">[bs]</a><span class="c4">ben grosser</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref72" id="cmnt72">[bt]</a><span class="c4">bridle</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref73" id="cmnt73">[bu]</a><span class="c4">INDIGENOUS CMS
https://mukurtu.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref74" id="cmnt74">[bv]</a><span class="c4">"folksonomy" Thomas
Vander
Wal</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref75" id="cmnt75">[bw]</a><span
class="c4">https://archiveofourown.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref76" id="cmnt76">[bx]</a><span class="c4">iaqos</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref77" id="cmnt77">[by]</a><span class="c4">https://dynamicland.org/ vs
extractivism</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref78" id="cmnt78">[bz]</a><span
class="c4">https://zachblas.info/works/queer-technologies/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref79" id="cmnt79">[ca]</a><span class="c4">-</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref80" id="cmnt80">[cb]</a><span class="c4">speculativo tipo scenari ?
domande?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref81" id="cmnt81">[cc]</a><span class="c4">git e piattaforme de
collaborazione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref82" id="cmnt82">[cd]</a><span class="c4">aggiungere referenza</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref83" id="cmnt83">[ce]</a><span class="c4">circostanze..........</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref84" id="cmnt84">[cf]</a><span class="c4">MISTERIOSE</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref85" id="cmnt85">[cg]</a><span class="c4">è corretto scrivere
così?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref86" id="cmnt86">[ch]</a><span class="c4">sud globale è
un'alternativa
ma anche quello ha le sue problematiche</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref87" id="cmnt87">[ci]</a><span class="c4">ripetizione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref88" id="cmnt88">[cj]</a><span class="c4">forse non il primo forse non
unico ma
il concetto ok</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref89" id="cmnt89">[ck]</a><span class="c4">semplifica e o ridurre</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref90" id="cmnt90">[cl]</a><span class="c4">Si ma ora c'è
starlink</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref91" id="cmnt91">[cm]</a><span class="c4">Si ma ora c'è
starlink</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref92" id="cmnt92">[cn]</a><span class="c4">semplifica e o ridurre</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref93" id="cmnt93">[co]</a><span class="c4">le ho anche svg queste mappe
così nel caso possiamo stilizzarle come vogliamo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref94" id="cmnt94">[cp]</a><span class="c4">nota con consigli di lettura
per il
linguaggio cibernetico</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref95" id="cmnt95">[cq]</a><span class="c4">florian &gt;</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref96" id="cmnt96">[cr]</a><span class="c4">logica (magari simboli?)</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref97" id="cmnt97">[cs]</a><span class="c4">o magari reference</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref98" id="cmnt98">[ct]</a><span class="c4">prep infografica</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref99" id="cmnt99">[cu]</a><span class="c4">nota con cosa si intende per
discorso e
differenza con comunicazione, interessante perche anche il resto si basa su sta
differenza</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref100" id="cmnt100">[cv]</a><span class="c4">//discussione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref101" id="cmnt101">[cw]</a><span class="c4">dopo voglio scrivere delle
cose a
riguardo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref102" id="cmnt102">[cx]</a><span class="c4">c'è anche il terzo
di
questi disegnetti</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref103" id="cmnt103">[cy]</a><span class="c4">nota con lo sticker: the
cloud
doesn't exist it's just some else's computer</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref104" id="cmnt104">[cz]</a><span class="c4">usare termini tecnici tipici
italiano</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref105" id="cmnt105">[da]</a><span class="c4">cos'è una pag
html</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref106" id="cmnt106">[db]</a><span class="c4">cos è server</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref107" id="cmnt107">[dc]</a><span class="c4">unp</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref108" id="cmnt108">[dd]</a><span class="c4">no da cambiare</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref109" id="cmnt109">[de]</a><span class="c4">tipo ok?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref110" id="cmnt110">[df]</a><span class="c4">aggiungere che esistono
diversi tipi
di repository: aperte, chiuse, nascoste, ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref111" id="cmnt111">[dg]</a><span class="c4">inserto grafico?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref112" id="cmnt112">[dh]</a><span class="c4">forse</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref113" id="cmnt113">[di]</a><span class="c4">SEGNALIBRO con tiziano propic
o james
bratton</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref114" id="cmnt114">[dj]</a><span class="c4">bridle ft bratton</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref115" id="cmnt115">[dk]</a><span class="c4">nota sul problema della
technè</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref116" id="cmnt116">[dl]</a><span class="c4">wtf???? ha ah</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref117" id="cmnt117">[dm]</a><span class="c4">valutare mappa del tavolo /
schemino
cosmologico / disegnetti della lista</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref118" id="cmnt118">[dn]</a><span class="c4">qui ci starebbe bene anche
quella in
bw che aveva fatto poni con il tavolino tolla di chocopain</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref119" id="cmnt119">[do]</a><span class="c4">scimmia stesa coi
panni</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref120" id="cmnt120">[dp]</a><span class="c4">non abbiamo mai parlato delle
altre
cose</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref121" id="cmnt121">[dq]</a><span class="c4">foglio gamnbuto</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref122" id="cmnt122">[dr]</a><span class="c4">vero</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref123" id="cmnt123">[ds]</a><span class="c4">pandemia (dal greco antico
&pi;&#940;&nu;&delta;&eta;&mu;&omicron;&sigmaf;, p&aacute;nd&#275;mos, "ciò
che interessa
tutte le persone", "pubblico", "generale") wiki caziatemi
se
è</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref124" id="cmnt124">[dt]</a><span class="c4">citando un vecchio
saggio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref125" id="cmnt125">[du]</a><span class="c4">alessandro
l'intellettuale di
sinistra</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref126" id="cmnt126">[dv]</a><span class="c4">plot twist</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref127" id="cmnt127">[dw]</a><span class="c4">questa parte e nuova?</span>
</p>
<p class="c2"><span class="c4">ci sono quando volete per una reunion</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref128" id="cmnt128">[dx]</a><span class="c4">&#x1f495; nuova di marzo 2021
ahah</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref129" id="cmnt129">[dy]</a><span class="c4">eheeh</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref130" id="cmnt130">[dz]</a><span class="c4">Capitolo pericolos e
fuorviante, nel
senso che come idea è interessante. il problema che sarebbe una cosa da
pprofondire molto e non
so se abbiamo la presenza tale per cavarne fuori qualcosa.</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref131" id="cmnt131">[ea]</a><span class="c4">detto cio poi forse mi sto
fasciando
la testa, ma la domanda é quindi cosa stiamo dicendo con sto
minicapitoletto??</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref132" id="cmnt132">[eb]</a><span class="c4">ma io direi che questo
capitolo
è finito già così, è solo per dire ciao a tutti gtrazie di
aver letto e
ricordatevi di non dormire troppo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref133" id="cmnt133">[ec]</a><span class="c4">ok si</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref134" id="cmnt134">[ed]</a><span class="c4">ampliare ?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref135" id="cmnt135">[ee]</a><span class="c4">@pastortiziano7@gmail.com
questa
parte secondo me a te che sei osservatore viene bene!</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref136" id="cmnt136">[ef]</a><span class="c4">Più che dire che mangi
pasta
al pesto non saprei</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref137" id="cmnt137">[eg]</a><span class="c4">ma no tizi questa è la
parte
dei ringraziamenti di tutte le persone che hanno dato un contributo, io non c'entro
aha</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref138" id="cmnt138">[eh]</a><span class="c4">direi che cosi va bene
no?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref139" id="cmnt139">[ei]</a><span class="c4">magari metterei i nomi di
tutti i
ragazzi</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref140" id="cmnt140">[ej]</a><span class="c4">sì giusto, dovremmo
trovare il
modo di recuperarli</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref141" id="cmnt141">[ek]</a><span class="c4">@mr.federicoponi@gmail.com
dai scrivi
una tua bio con gli studi ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref142" id="cmnt142">[el]</a><span class="c4">Si dai</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref143" id="cmnt143">[em]</a><span
class="c4">@alessandro.gambato@saeinstitute.edu
su su metti anche due righe riguardo gli studi che hai fatto ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref144" id="cmnt144">[en]</a><span class="c4">@pastortiziano7@gmail.com ti
va de
mettere anche la tua fromazione de studi ecc?? e scrivere che sei un veenziano
doc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref145" id="cmnt145">[eo]</a><span class="c4">@luzzanafrancesco@gmail.com
detto
frua metti la dua fantastica brillante bio 1 caro sal</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref146" id="cmnt146">[ep]</a><span class="c4">@gargaglione.erica@gmail.com
numero 1
bio ti va di scriverla?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref147" id="cmnt147">[eq]</a><span class="c4">che forma ha questa cosa
nella
pubblicazione?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref148" id="cmnt148">[er]</a><span class="c4">up</span></p>
</div>
</body>
</html>