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4899 lines
433 KiB
HTML

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<title>📡 💻📘</title>
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</head>
<body class="c24 c100 doc-content">
<h2 class="title">Presentazione del collettivo</h2>
<img alt="Tizi giallo" src="images/image50.jpg" />
<img alt="Kamo giallo" src="images/image43.jpg">
<div class="intro">
<p> Siamo un collettivo multidisciplinare in perenne rincorsa, interessato alle intersezioni fra arte e
tecnologia, le nuove possibilità dei linguaggi digitali e il modo in cui questi trasformano la
società e l'ambiente in cui viviamo. </p>
<p> un * salta, dove * è qualsiasi cosa che possa letteralmente e ironicamente saltare, scoppiare,
trasformarsi, andare oltre, perché certe cose non ci vanno bene e pensiamo di poterle cambiare.
</p>
</div>
<p class="text km0"> Il nostro nome è imprevedibile e mutevole. La natura dell'asterisco ci permette di
trasformarci in qualsiasi cosa e combinare ogni volta simpatici siparietti. Siamo particolarmente
affezionati alle dinamiche generative perché hanno un tocco inaspettato. Ci piace pensare a strumenti
che le persone possano usare, applicazioni che hanno senso in virtù di una collettività e ambienti
social tecnologici. La nostra modalità è sempre stata corale.</p>
<p class="text km0">Per scrivere abitiamo documenti online innestando uno dentro l'altro i discorsi, tornando
nelle frasi degli altri e ampliandole, creando botta e risposta come in una sorta di chat trasversale
non a senso unico. In questo modo nessuno ha l'ultima parola e le frasi si sedimentano in files che
vengono riaperti dopo mesi e hanno tutta un'altra consistenza, così come le voci degli autori mosse e
sfumate. Per questo report del Senegal abbiamo scelto di fare lo stesso: vi raccontiamo il nostro
viaggio-progetto facendo salotto virtuale. Questa caratteristica genera progetti articolati e senza
contorni precisi: progetti che tornano a mimetizzarsi con la realtà da cui sono emersi.
</p>
<p class="text km0">Questo gruppo è naturalmente disorganizzato, ha una soglia di attenzione molto bassa ed è
super sensibile agli input che arrivano da ciò che lo circonda. Essendo il collettivo un organismo
plurale, gli ambienti che ci circondano sono tanti e gli stimoli si moltiplicano di conseguenza. Noi non
possiamo fare a meno di captarli tutti e assimilarli.</p>
<p class="text km0">Facciamo principalmente cose con i computer e con le persone.</p>
<p class="text km0">I nostri setup sono leggeri: due piccoli videoproiettori a batteria, qualche pc portatile e
una saponetta per connetterci ad internet se siamo in giro. Lavoriamo sulle modalità d'uso della
tecnologia, tentando di scatenare forme nuove, ripensando gli utilizzi, hackerandoli o costruendoci
sopra qualcosa di differente. Niente effetti speciali o videomapping olografici per un * salta:
cerchiamo di lavorare più sui circuiti mentali e tecnologici che rendono la realtà quella che è. Li
esploriamo dall'interno cercando di modificarli, di stretcharli per ampliarli, trasformarli e intuire
che un'alternativa allo stato presente è possibile.
</p>
<p class="text sofia"> Quando si è assuefatti da certe dinamiche, un * salta arriva e ti scuote fortissimo
gridando
<span class="sofia big">AAAAAAAAA <sup> <a href="#ftnt1" id="ftnt_ref1">1</a> </sup> </span>
o perlomeno ci piacerebbe.
</p>
<h1 id="Panoramica">0. Panoramica della ricerca </h1>
<p class="text">
<span class="km0"> Il Senegal è lontano e, per quanto ci si possa preparare in vista di un
viaggio, il lontano arriva e lo prendi in faccia come non te lo aspetti proprio. è l'esatto
contrario di quello che succede sempre quando pianifichi qualcosa o provi a fare degli
esperimenti precoci. La realtà non è mai come te l'eri immaginata: cambia il punto di vista, da
che parte è orientato il letto, le luci, il copione delle situazioni, e via così.</span>
</p>
<p class="text">
<span class="gambas"> Il collettivo un * salta è nato con la prospettiva di questo viaggio verso
il "Lontano". </span>
<span class="km0"> un * salta è come un cristallo di sale che si forma
attorno all'idea dell'andare in Senegal, dove Federico Poni era stato in veste di fotoreporter
assieme al Comitato Pavia Asti Senegal (CPAS), </span>
<span class="poni"> onlus </span>
<span class="gambas">attiva dagli anni '80 nella regione della Casamance.</span>
<span class="km0">
L'esperienza gli era stata sia un trauma sia un'appassionante rivelazione tale da riunire i suoi
amici per tornarci al più presto. </span>
<span class="gambas">Con questa vaga ma irresistibile
prospettiva, appunto, si è costituito il collettivo un * salta. Un cristallo che ha sviluppato
le proprie caratteristiche cercando punti di intersezione fra le spinte dei singoli.</span>
<span class="tizi">Da minerale grezzo a pubblicazione interminabile, la distanza è riscontrabile solo
nel mondo della materia, ma, del resto, le <em>cose</em> solide durano nel tempo.</span>
</p>
<p class="text">
<span class="sofia"> Per quanto questa idea di Lontano fosse vaga in tutte le sue implicazioni,
avevamo in mente delle coordinate geografiche ben precise: il villaggio di Koubanao, come citano
la segnaletica stradale e Google Maps; o Coubanao, come invece si trova spesso sul web. Più in
particolare, il liceo della zona, dove Poni ha avuto un'epifania.<br>Il tema del progetto è
stato chiaro fin da subito &#10139; in che modo uno strumento globale come internet può
manifestarsi a livello locale? <br>Le declinazioni formali invece abbiamo dovuto rivederle
infinite volte, sbattere la faccia sugli errori e sui preconcetti, modificare, cancellare,
riscrivere. Nonostante le continue riformulazioni, la direzione definitiva siamo riusciti a
delinearla solo una volta giunti sul posto ed entrati in contatto con i ragazzi del liceo.
Ripensandoci, non avrebbe potuto essere altrimenti.</span></p>
<p class="text km0">Definire la località di internet è un'operazione complessa. Trattandosi di una rete che
mette in comunicazione realtà situate in posizioni diverse, forse viene naturale pensare al web come
qualcosa di uniformemente esteso, omogeneo e caratterizzato da una propria stessa densità. Se pure
questa intuizione poggia su un fondo di verità, è necessario integrare il principio che consente di
connettere l'Italia al Senegal all'Olanda all'India con una serie di considerazioni critiche.</p>
<p class="text km0">Qual è il rapporto tra internet e gli Stati che attraversa? Chi detta le regole? Chi punisce
chi non le rispetta? In che modo la connessione arriva ai diversi Paesi? Possiamo immaginare un
protocollo che metta in comunicazione culture diverse senza inciampare in forme neocoloniali? Quanto i
linguaggi di programmazione sono influenzati dalla lingua inglese? Un'informatica wolof potrebbe avere
un'architettura differente? Può esistere un internet djola se le uniche forme in cui si è manifestato
fino ad ora sono quelle cooptate dai programmi di connessione gratuita tipo Facebook Zero? Queste
contraddizioni, nodi e potenzialità hanno guidato la ricerca, la preparazione e il viaggio in Senegal,
così come la stesura di questa pubblicazione.</p>
<p class="text km0">A Koubanao abbiamo sviluppato due applicazioni:
<ul>
<li>La prima è stata un dizionario crowdsourced con il quale gli studenti potevano insegnarci parole in
lingua djola, con annessa traduzione francese (lingua franca della situa). è stata programmata
dentro una chat di gruppo abitata rispettivamente da noi, i ragazzi della scuola, i loro
professori, il preside, il vice preside e il bot, che salvava gli input ricevuti in uno
spreadsheet online. Questa prima applicazione, pensata un po' per rompere il ghiaccio e un po'
per costruire qualcosa sul paradigma della chat ha triggerato i ragazzi, forse anche in funzione
del grandissimo orgoglio che le diverse etnie senegalesi nutrono per il proprio patrimonio
linguistico. Quando all'inizio eravamo in pena per l'orrore di inquinare il realismo senegalese
con la nostra presenza e quindi influenzarne i risultati, mai avremmo immaginato che una delle
testimonianze più importanti sarebbe stata una chat di gruppo, che a tutti gli effetti è un
documento. </li>
<li> La seconda è stata presentata come performance collettiva sotto l'acquedotto del villaggio. Tramite
un sito preparato ad hoc e i due piccoli videoproiettori abbiamo fatto in modo che chiunque, con
il proprio cellulare, potesse mandare un messaggio e proiettarlo sulla torre dell'acqua. Il filo
conduttore della performance è stato l'atto del tradurre simultaneamente in più lingue un testo
composto assieme agli studenti durante i laboratori. Questo sito era in forma di chat che
permetteva la comunicazione tra gli utenti connessi + una patch di vvvv che proiettava i loro
messaggi.</li>
</ul>
</p>
<p class="text km0">Il nostro progetto è stato anche un viaggio ed è importante ribadirlo perché ne derivano
alcune cose:
<ol>
<li> Imprevedibilità, non parlando di imprevisti, ma più che altro di leggi della realtà: ecco queste
sono diverse nei diversi posti e senza abitare queste diverse condizioni ogni progetto è a metà
tra il piano per rapinare una banca e le palline dell'Ikea.
</li>
<li>
Il primo impatto genera forze esagerate e sconvolgenti: questo può voler dire che i risultati di
questo viaggio forse possono essere un po' sballati, può voler anche dire che a questi
seguiranno tutta una serie di scosse di assestamento, nuovi incontri e il proseguire di un
percorso condiviso.
</li>
<li> Questo collettivo esiste in funzione di una profonda idea di ospitalità. Dalla nostra precedente
residenza ad Agrigento abbiamo adottato una forma di accoglienza reciproca vicina all'abitare.
L'ospite è diverso dal turista.
</li>
</ol>
</p>
<p class="text km0">Uno dei momenti più importanti durante la permanenza è stato quando abbiamo realizzato che
avevamo ragione a pensare alla possibilità di un internet differente in Senegal, un internet specifico
per quel luogo. La cosa su cui eravamo scivolati all'arrivo è che forse ci aspettavamo di trovarlo già
bell'e pronto e questo ci aveva lasciati per un momento in stato di shock. L'internet locale non è per
forza qualcosa di spontaneo: è qualcosa che va coltivato e stimolato, qualcosa che richiede uno stretto
confronto con le identità e le contraddizioni dei luoghi che abita.</p>
<p class="text km0">Stiamo scrivendo questo report per organizzare in un discorso tutto quello che ci è capitato
durante il viaggio e la sua preparazione. Questa pubblicazione è un esperimento, non abbiamo la pretesa
che sia coerente e non abbiamo l'arroganza che sia esaustiva. Si tratta di un coro di voci che
affrontano le cose da punti di vista diversi. è importante registrarle per riconoscere una dignità a
quei particolari che altrimenti rischiano di perdersi, di diventare una decorazione di sfondo o una fase
passeggera. A distanza di un anno iniziamo a capire cosa è successo in quei giorni e può far ridere o
cringe rileggere certe cose scritte, ma anche se stupide noi adesso sappiamo che sono importanti. </p>
<p class="text km0">Fateci sapere cosa ne pensate, in modo da ampliare, integrare e rivedere le traiettorie di
questi ragionamenti. Se vi piace qualcosa, ottimo. Se trovate qualcosa di estremamente fuori luogo o
violento cercateci e ne parliamo volentieri. è difficile per noi occidentali confrontarsi con il diverso
e l'altro senza sbavature coloniali. Noi ci abbiamo provato mettendo in pratica il concetto di
ospitalità e sono nate queste storie.</span></p>
<p class="text">ciao <br> un * salta</p>
<hr>
<h1 class="title" id="Perchè">1. Perché in Senegal?</h1>
<h2 class="heading"> Il binomio trauma e rivelazione <br> → il primo viaggio (di Poni)
</h2>
<p class="text poni">Con gli amici del Comitato Pavia Asti Senegal e la mia amica Ada parto con la macchina
fotografica incaricato di scattare i momenti passati assieme agli abitanti dei villaggi della Casamance.
Ada è figlia di Mimmo, il segretario del gruppo, che mi ha proposto di seguirli in Africa nel novembre
del 2017. Il Comitato coopera con quella regione da più di trent'anni e a tutti gli effetti si può dire
che sia nata una relazione di amicizia. Una particolare informalità si è sviluppata nei villaggi di
Django e Koubanao, situati nella zona più verde del paese. Così, come abbiamo fatto noi di un * salta
due anni dopo, da Dakar siamo scesi verso la Casamance in traghetto. Ricordo perfettamente la notte in
barca: Ada ed io
andavamo in giro sul ponte, il vento oceanico ci bagnava i capelli col sale e ridevamo pensando a come
un "ciao" sul bus del nostro quartiere ci avrebbe portato in Senegal 6-7 anni dopo. Mimmo, suo papà,
sprizza energie da tutti i pori ed è una persona entusiasta come me.</p>
<p class="text poni">La banda è composta anche da: Marta, classe over 80, ha girato il mondo e fu la prima che
con il proto-CPAS approdò in Senegal; Damiano, ricercatore all'uniPV; Baba, falegname senegalese di cui
si parlerà in un altro capitolo. Ad aspettarci a Ziguinchor c'è Angelo, consigliere del CPAS e che qui
bazzica spesso.</p>
<p class="text poni">Ci alziamo all'alba con un sole gigante che sorge in stile cinematografico, la classica
palla arancione che fin quando non la vedi dal vivo non capisci la potenza della scheda grafica del
mondo. Caffè in una mano e reflex con obiettivo 300mm dall'altra, la tengo in equilibrio facendo
pressione sulla capoccia.</p>
<p class="text poni">Arrivati a Ziguinchor siamo ospiti presso un hotel amico del Comitato, è abbastanza
lussuoso: c'è un bel ristorantino e anche una piscina con vista sul fiume.
</p>
<p class="text poni">Lì troviamo una cricca di rapper, fun fact: uno di loro l'avevamo conosciuto sul traghetto
perché ci aveva chiesto di scattargli una foto. Facciamo amicizia, rappano e il loro manager/videomaker
Mamina si scopre essere di Django, il villaggio la cui scuola elementare è stata fondata dal papà di
Mimmo.
</p>
<p class="text poni">Quella sera mangiamo con il proprietario dell'Hotel e sua moglie: hanno servito anche carne
di coccodrillo. Io ho mangiato le mie amate cipolle.</p>
<p class="text poni">Finito il banchetto, Ada ed io salutiamo la tavolata per fare un giro con gli Hardcore
Side, ovvero i rapper incontrati nel pomeriggio.</p>
<p class="text poni">Giriamo per la città, la notte è semivuota, c'è profumo di arachidi che vengono tostate, i
regaz cantano un extrabeat e con Ada parliamo di quanto sia meraviglioso essere in un altro continente.
</p>
<p class="text poni">Torniamo in hotel, Mimmo in un impeto di allegria alimentata da circostanze e alcool mi
chiama "Alessandro l'intellettuale di sinistra" tutto ok ma in realtà mi chiamo Federico.</p>
<p class="text poni"> Arrivati a Koubanao, dopo i rituali saluti dei membri più storici del Comitato con gli
amici del villaggio, partiamo per il tour delle scuole locali: due materne una elementare e il lycée.
</p>
<img alt="rana in buco" src="images/image22.jpg">
<img alt="capretti" src="images/image5.jpg">
<img alt="impronte nella sabbia" src="images/image46.jpg">
<img alt="mantide religia" src="images/image18.jpg">
<img alt="capretti al campemant" src="images/image31.png">
<img alt="suino" src="images/image8.png">
<p class="text">
<span class="poni"> Il lycée è situato nella via principale; oltre all'istituto superiore c'è
la farmacia, un paio di piccoli alimentari che noi chiamavamo siop, la moschea, la sede del Kdes
(l'associazione locale per lo sviluppo della Casamance), lo spazio ospedaliero, la banca, le
capre,</span>
<span class="sofia">le faraone a pois, i cani randagi tutti uguali,</span>
<span class="tizi">le mucche bonarie ma con le corna aguzze,</span>
<span class="poni">il negozio di
vestiti, gli alberi con sotto i fioi in motorino perennemente in siesta, la fermata dei <em>car
rapides (autobus).</em>
Una piazza a tutti gli effetti che nelle ore diurne viene popolata dalle donne che vendono
rinfreschi per gli studenti, un ragazzo
con le angurie e giare di terracotta di dimensioni bibliche, i meccanici che sistemano
biciclette e motorini, il muezzin che prega con i soci, tanti con lo smartphone in mano e la
musica in condivisione ad alto volume. A pranzo, alcuni vanno nel ristorantino associato
all'istituto professionale: pochi ristori in loco, molti ragazzini arrivano con i grandi vassoi
di metallo
per portare take-away a casa,</span>
<span class="tizi">il fegato ottimo, il bissap. Ricordo di aver chiesto a Malamine Dieme, nostra guida
nel villaggio, quale fosse il suo piatto preferito e lui non ha capito la domanda.</span>
<span class="poni"> Questo è l'andazzo generale del villaggio.</span>
<img alt="malamine djeme" src="images/image49.jpg">
<img alt="fermata del car rapides" src="images/image32.jpg">
<span class="poni">Entriamo nel liceo, un saluto al guardiano e
cominciamo l'ispezione di </span><span class="poni">quell'architettura</span><span
class="poni">tanto diversa dalla nostra italiana. La biblioteca ad esempio è un edificio
tondo molto fresco all'interno </span><span class="sofia">( molti libri sono stati donati e sono
quasi tutti in francese o inglese, nessuno in wolof o djola)</span><span class="poni">. Nelle
aule grandi lavagne, </span><span class="sofia">finestre senza vetri</span><span class="poni">,
i muri esterni affrescati.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">E da uno di questi è partito tutto, il murale dell'aula di informatica:
dentro computer e monitor, fuori un dipinto</span><span
class="c40 poni em">epifanico,</span><span class="poni">appena letto è rimbombato
nella mia testa, entusiasta prendo la macchina fotografica e scatto una foto. </span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br></span><img></p>
<p class="text"><span class="c44 c25 poni em">Internet: to learn, to discover and to be closer.</span></p>
<p class="text"><span class="poni em">The </span><span class="poni em">world a</span><span
class="c44 c25 poni em">planetary village.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Due frasi che racchiudono molteplici significati. Scritti e letti ora, senza
contestualizzazione, paiono magari un utopico &lt;</span><span class="poni em">h1&gt;
</span><span class="poni">fine anni '90, ma trovarlo senza preavviso in mezzo al polveroso Senegal aveva
un che di emozionante.</span></p>
<h2 class="c43" id="h.tqsgdm2exqbr"><span class="c10">Il murales come interfaccia&mdash;icona <br>per accedere a
Coubanao</span></h2>
<p class="text c11 poni6"><span class="text poni2"></span></p>
<p class="text km0"> Esistono immagini che puoi sentire e altre invece che non hanno nessun potere attivo e sono
inerti o addormentate o semplicemente anonime. Come i nomi e i gesti, anche le immagini si caricano e
svuotano di significati, in processi che un po' a marea vanno e vengono, interagendo con l'ambiente che
abitano. Allo stesso tempo, di riflesso, certi luoghi e certe situazioni in cui l'immagine si addensa
acquistano un senso nuovo.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il murales </span><span class="km0">dell'aula di informatica </span><span
class="km0">è stata un'immagine dura contro cui Poni ha battuto la faccia e ne è stato
profondamente colpito: la sua fisicità, la sua posizione e il contesto incredibile in cui si
trovava ha fatto come slittare la terra da sotto i piedi e in questo modo l'ingranaggio ha
saltato un dente del suo meccanismo andando dritto a quello successivo e mettendo in moto il
lavoro del collettivo.</span>
</p>
<p class="text km0">Il murales ha generato un mulinello di eventi e sia nella sua forma reale che nelle continue
moltiplicazioni digitali ha iniziato ad assorbire e trasudare il senso, i discorsi e i significati di
ciò che gli stavamo costruendo attorno. Con dinamiche meticce tra il meme e il santino con l'immagine
della madonna, un * salta si è affidato all'icona del laptop disegnato sul muro per avanzare un'ipotesi
&#10511; che internet potesse essere diverso se utilizzato in contesti diversi dal nostro, che internet
potesse avere una propria località, una propria lingua straniera, dei gesti o costumi non scaricati di
default, ma installati localmente e condivisi con la comunità online. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Al </span><span class="km0">ritorno</span><span class="km0">di Poni dal
Senegal si è però attivato anche un altro murales: un murales digitalizzato, fotografato,
caricato su Facebook e scaricato nelle nostre chat. Un murales taggato e compresso, privato di
tutti i suoi metadati cui ne sono stati probabilmente sovrascritti altri: i suoi contenuti sono
stati tradotti e riconfigurati per la semantica web dagli algoritmi di un generico social.
L'immagine digitale oltre al significato si riempie e svuota anche di informazione, spesso a
nostra insaputa o senza che ci facciamo troppo </span><span class="km0">caso</span><span
class="km0">. Un guscio di immagine che viaggia in cerchi sempre più ampi, passando dalla
facciata di una scuola in Casamance all'hard disk di un data centre svedese, secondo alcune
logiche disegnate confezionate ritagliate e cucite in California per poi vestire i nostri
smartphone mentre </span><span class="km0">scrolliamo</span><span class="text km0">il feed
in treno (direttrice Bergamo-Milano via Carnate &#x1f62c; il loop più lungo...).</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Come sotto una pioggia di informazioni </span><span
class="poni">sembrava</span><span class="poni">comparire davanti a noi una ricostruzione a
più dimensioni del murales: dall'immagine bidimensionale </span><span
class="poni">comparve</span><span class="poni">un asse di profondità che rendeva tangibile
quella tensione tra il disegno e noi, una connessione complessa che avrebbe portato ad una rete
di relazioni.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quella caricata sul web non era solo la foto di un bel viaggio e la chiusura
di un capitolo, ma un segnale irrequieto e continuo ping per la creazione di nodi di un
ipotetico network. </span>
</p>
<p class="text km0"> La foto del murales è diventata un'icona per accedere al Senegal:</span></p>
<p class="text"><span class="km0">1. </span><span class="km0">ll</span><span class="km0">nodo attraverso
cui tutti i nostri discorsi dovevano passare per trovare una traduzione in quel Paese lontano.
Un'interfaccia che dava un linguaggio comune a entrambe le voci del discorso: noi e loro, con il
dipinto in mezzo: un portale attraverso cui passare per andare a Koubanao.</span><span
class="poni"> In altre parole, l'interfaccia serve ad aiutare l'utente ad abitare una
condizione virtuale, che sia un software o che sia una ricerca in un villaggio dell'Africa
subsahariana occidentale. </span><span class="km0"> L'interfaccia che si viene a creare
non veicola completamente il mondo opposto, ma è una semplificazione, un passaggio comune da cui
filtra solo una ridotta gamma di significati, </span><span class="poni"> </span><span
class="km0"></span><span class="poni">che </span><span class="poni">può facilitare certi
gesti e nello stesso tempo impedirne altri</span><span class="km0">. Avete presente quel
</span><span class="km0">meme del cammello e della cruna dell'ago?</span><span
class="c58">&#x1f966; O quello del cammello e della grondaia? </span><span class="km0">Una
comodità in comune tra due discorsi che comunque faticheranno a parlarsi e non potranno capirsi
(restando ciascuno nel proprio contorno) perché fondamentalmente rimangono sguardi non
assimilabili. Questa parola in comune che abbiamo imparato </span><span
class="km0">assieme</span><span class="text km0">è solo la prima, la prima e necessaria
per poi aggiungere in un lavoro collettivo altri pezzi fino a costruire un discorso
nell'intersezione dei nostri due mondi.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c55"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">2. L'icona e l'interfaccia sono una immagine - parola - significato che si
autoavvera. L'icona home rappresenta, costruisce un senso e a tutti gli effetti porta alla home
quando viene cliccata. In quest'ottica l'icona è una promessa e richiede al sistema che abita di
essere un incantesimo coerente: come il dio garante che spacca la testa del Cartesio a metà e si
incarica di far corrispondere </span><span class="km0 em">res cogitans</span><span
class="km0">e </span><span class="km0 em">res extensa</span><span class="km0">: &laquo;si
si&raquo; gli dice dio: &laquo;Ci sono qua io stai sicuro che quando schiacci refresh il browser
si aggiorna&raquo;. E</span><span class="km0">così facendo crea il concetto di
</span><span class="km0 em">refresh</span><span class="km0">, ne associa un gesto, delle conseguenze e
lo mette sull'albero al centro del giardino, in attesa che poi qualche serpente faccia lo
scher</span><span class="km0">zo. L'icona contribuisce alla narrazione di un sistema attraverso
le azioni e i gesti che la attivano e che attiva.</span><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> L'icona-murales attiva ed è attivata da un desiderio collettivo, creando
così di fatto un network rappresentando il network.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">3</span><span class="km0 c40">.</span><span class="km0"> Questa
corrispondenza non è sempre data e ce ne accorgiamo dolorosamente o costruiamo castelli quando
qualcosa non funziona. Il meccanismo di un'icona non è garantito a monte, ma fa parte di un
sistema di significati che deve essere dichiarato. Un sistema che deve agire in entrambe le
direzioni, al di qua e al di là dell'interfaccia, con un loop coerente tra azione e reazione,
tra feedback e output.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">4</span><span class="km0">. Ogni immagine è frutto di un punto di vista ed è
facile cadere nella trappola de il Junji Ito occidentale </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 596.00px; height: 473.00px;"><img
alt="" src="images/image3.png"
style="width: 596.00px; height: 473.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="km0">Uno sguardo che crea da solo il sistema di senso entro
cui il murales vive, proiettandolo sull'altro senza dialogo e scambio.</span><span
class="poni"></span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text poni2"></span></p>
<h2 class="c43" id="h.rrrvkryge3iq"><span class="c10">Il binomio trauma e rivelazione <br>&rarr; il secondo
viaggio (di un * salta)</span></h2>
<span class="poni">Ci sono 208 Stati nel mondo, ognuno con le sue politiche di navigazione, di censura, ognuno
con più o meno accessibilità al World Wide Web, con più o meno cavi sottomarini che arrivano sulle
proprie coste. Le nazioni hanno popoli con un'educazione differente e con un'educazione differente
riguardo internet: qualcuno ci lavora, qualcuno lo usa solo per svago, qualcuno per comunicare con i
propri cari dall'altra parte del globo, qualcuno ci fa arte, qualcuno fa tutte queste cose. Ognuna di
queste azioni è ripetuta spesso o saltuariamente. Se ogni interazione </span><span
class="poni">performata</span><span class="poni">sulla rete venisse visualizzata come un puntino
luminoso dal cielo, la fruizione di internet sembrerebbe un codice morse schizofrenico che ci comunica
l'attitudine connettiva della nostra specie,
</span><span class="km0"></span><span class="text km0">con alcune zone più dense e altre meno.</span></p>
<span class="poni">Internet è un mezzo globale e il nostro intento di ricerca di un internet locale è ancora
aperto, un work in progress che potenzialmente non avrà mai conclusione poiché ogni porzione di utenti
in un dato luogo formano un microcosmo a sé stante e potenzialmente questi </span><span
class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3D-ZFTnzD6XdU%26ab_channel%3D%25E2%2580%25A0HOLYPARISHOFDOOM%25E2%2580%25A0&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309662396&amp;usg=AOvVaw1UdKtfh28dOam4N46_tKt2">microcosmi</a></span><span
class="poni">sono infiniti. </span></p>
<p class="text"><span class="sofia"> Per questo quando</span><span class="sofia">abbiamo iniziato a
riflettere sul tipo di progetto e sui temi che ci interessava approfondire, ci siamo resi conto
che le premesse avrebbero consentito di realizzare diverse declinazioni a partire da diversi
luoghi. Con progetto intendevamo infatti un punto di partenza, una direzione di ricerca il cui
sviluppo sarebbe stato necessariamente differente in base al posto che ci avrebbe
accolti.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Da un lato la cosa ci ha messi un po' in crisi e non abbiamo potuto fare a
meno di chiederci se a questo punto avesse senso andare proprio in Senegal o se a spingerci non
fosse in realtà un semplice desiderio di avventura esotica.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Fortunatamente dall'altro abbiamo ritenuto che questa versatilità non fosse
una cosa negativa e siccome </span><span class="sofia em">un * salta</span><span
class="sofia">è una </span><span class="sofia">concrezione</span><span
class="sofia">nata attorno all'idea di quel murales, a quel murales abbiamo deciso di
restare fedeli.<br>Realizzare il primo lavoro a Koubanao non avrebbe di certo escluso la
possibilità di continuare lo studio altrove, magari in luoghi a noi prossimi.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">L'attenzione doveva andare anche però in una direzione che definisse
realmente la diversità tra due realtà comunicanti: la nostra e la loro. Un'icona del resto ha il
potere di mettere in contatto con il divino, con il mondo virtuale e distante di Koubanao ma
anche con se stessi. Ripensandoci la vena narcisistica di questa rivelazione ha, in parte, reso
necessario sviscerare il mistero: quali noi avremmo trovato dall'altra parte, nelle sabbie
africane in territori del tutto al di fuori della nostra portata immaginativa e al di fuori
delle nostre logiche determinanti.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia"> Così, dopo tanto discutere, scrivere, cancellare e ripartire, siamo
atterrati in Africa, abbiamo risalito il grande fiume Casamance e abbiamo posato i nostri piedi
sulla terra rossa di quella regione. Lì, di fronte a noi, fra la gente, la polvere e i manghi
&#9758; </span><span class="sofia em">Internet: to learn, to discover and to be closer. The
</span><span class="sofia em">world a</span><span class="c44 sofia c25 em">planetary
village.</span>
</p>
<p class="c81 c57 c75 title" id="h.nbvjyqnm0xfu"><span class="c44 sofia c54 c84"></span></p>
<h1 class="c70 c57" id="h.2c3sealzpxry"><span>2. Internet locale?</span></h1>
<h2 class="poni0 c57" id="h.ht5mt5ahrf4k"><span>Un reportaggio ma anche un anziano saggio</span></h2>
<p class="text"><span class="km0"> Qua</span><span class="text km0">abbiamo messo una panoramica sul
background teorico della nostra ricerca. Se immaginiamo questa pubblicazione tesa tra l'essere
un saggio e un reportage, questa sezione tende più verso sinistra. </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 601.00px; height: 128.00px;"><img
alt="" src="images/image57.png"
style="width: 601.00px; height: 128.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span>
<sup><a href="#cmnt10" id="cmnt_ref10">[j]</a></sup>
</p>
<p class="text"><span class="text km0">"come se fosse un'altalena"</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Ciò non comporta un distacco dal reale comunque, o dalla natura narrativa e
discorsiva degli altri capitoli. Ognuno continua a scrivere con la propria voce ed è
interessante provare ad applicare questa modalità non solo al racconto di un viaggio, alle
esperienze personali e le impressioni di ciascuno, </span><span class="km0">ma anche al
costruirsi di un ragionamento. Un pensiero che bene o male trova la sua strada nella riflessione
personale, ma anche da intuizioni </span><span class="km0 em">multiplayer </span><span
class="km0">e un continuo ping pong maieutico</span><span class="text km0">: sport preferito dei
giovani nostri noi. </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Ci siamo organizzati in 3D:</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40 em">X asse locale / globale </span><span class="km0"><br>Inquadrare la
località e la globalità della rete espone e cerca di validare la necessità di un </span><span
class="c42 km0">internet situato</span><span class="km0">: un internet determinato da
</span><span class="km0 c40">urgenze collettive</span>
<sup><a href="#cmnt13" id="cmnt_ref13">[m]</a></sup>
<span class="km0 c40">e</span><span class="km0 c40">identità culturali variegate</span><span
class="km0">,</span>
<span class="km0">non solo un </span><span class="km0">network di estrattivismo e
speculazione</span>
<sup><a href="#cmnt19" id="cmnt_ref19">[s]</a></sup>
<span class="km0">. L'altra faccia della medaglia è un approccio critico alla necessità di</span><span
class="km0"></span><span class="km0 c40">protocolli globali</span><sup><a href="#cmnt21"
id="cmnt_ref21">[u]</a></sup>
<span class="km0">e </span><span class="km0">modalità di comunicazione tra diverse
località</span><span class="km0">, che portano dritti al secondo asse.</span>
</p>
<p class="c8"><span class="c25 km0 c40 em c90"></span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40 em">Y asse </span><span class="km0 c40 em">decentralizzato</span><span
class="km0 c40 em">/ centralizzato</span><span class="km0"><br>Attraverso lo </span><span
class="km0">studio</span>
<span class="km0">dell'infrastruttura di internet viene introdotto il discorso riguardo la
possibilità di un</span><span class="km0"></span><span class="km0">protocollo comune di
matrice non coloniale</span>
<span class="km0">.</span><span class="km0">Da qui il punto viene ampliato mettendo a confronto
</span><span class="km0">web centralizzato </span><span class="km0">vs decentralizzato</span>
<span class="km0">,</span><span class="km0">nella sua </span><span class="km0 c40">architettura
</span>
<span class="km0 c40">e </span><span class="km0 c40">urbanistica</span>
<span class="km0">. </span><span class="km0 em">Quando rifiutare i software del padrone e quando invece
detournarli / </span><span class="gambas em">deleggittimarli</span><span
class="km0"></span><span class="km0 em">/ o caricarli dei</span><span
class="km0 em">nostri personali significati</span><sup><a href="#cmnt36"
id="cmnt_ref36">[aj]</a></sup>
<span class="km0 em">? </span><span class="km0">Fare affidamento sui software open source è </span><span
class="km0 em">empowerment</span><span class="km0">o</span><span
class="km0">tagliarsi le gambe da soli</span>
<span class="km0">? Scenari interessanti si possono aprire mischiando il </span><span class="km0">DIY al
</span><span class="km0">DIWO </span>
<span class="km0">digitale.</span>
<sup><a href="#cmnt46" id="cmnt_ref46">[at]</a></sup>
</p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40 em">Z asse custom / preset</span><span class="km0"><br></span><span
class="km0">Internet crea il contesto sociale in cui ci muoviamo, online ed offline</span>
<span class="km0">. Conoscerne le dinamiche, le forme e la struttura diventa cruciale per non restare
travolti dalle ondate di narrazioni che genera. Si parla di costantemente (tra di noi, di un *
salta) di una </span><span class="km0 c40">alfabetizzazione digitale</span>
<span class="km0">, ma effettivamente cosa intendiamo con alfabetizzazione? Forse creerebbe però il
terreno solido su cui muoversi da una rete di </span><span class="km0">preset,</span><span
class="km0"></span><span class="km0">monolitica </span><span class="km0">e imposta a una
serie di</span><span class="km0">"luoghi </span><span class="gambas">custom"</span><span
class="km0">che ci appartengono, e ai quali </span><span class="km0">sentiamo di
appartenere</span>
<span class="text km0">. </span>
</p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Chiude il capitolo uno sguardo sulla situazione che abbiamo trovato nel
villaggio di Koubanao, una condizione per certi versi non totalmente diversa da quella Italiana:
</span><span class="km0">disponibilità tecnologica penalizzata da un accesso limitato per questioni
spesso economiche, e per una mancanza di </span><span class="km0">alfabetizzazione</span><span
class="km0">dcigitale</span>
<sup><a href="#cmnt63" id="cmnt_ref63">[bk]</a></sup><span class="poni">.</span>
</p>
<h2 class="poni0 c57" id="h.keb1ixgywc8"><span>X &rarr; </span><span class="c10">Locale e globale</span></h2>
<p class="text"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://computingwithinlimits.org/2021/papers/limits21-devalk.pdf&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309667760&amp;usg=AOvVaw1BJKjEWmBhQ4ScQKJQ63eK">https://computingwithinlimits.org/2021/papers/limits21-devalk.pdf</a></span>
</p>
<p class="text"><span class="c4 c27">Inquadrare la località </span></p>
<span class="poni c33">"Internet è una entità singola ma con una miriade di proiezioni territoriali"</span><sup
class="poni c33"><a href="#ftnt3" id="ftnt_ref3">[3]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="km0"><br> </span><span class="km0 c33">Cosa vuol dire internet locale? a quale
luogo ci si riferisce? Il luogo da cui viene trasmesso o il luogo in cui viene ricevuto? Il
luogo in cui si materializza, e cioè il computer, oppure tutti i posti che attraversa sotto
forma di onda elettromagnetica o cavo sotto nel mare?</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c33">Alcuni spunti:</span></p>
<ol class="c26 lst-kix_a5fbhul0w61g-0 start" start="1">
<li class="c31 c45 c75 title li-bullet-0" id="h.138no9hvjhtj"><span class="km0 c33">internet unisce
luoghi diversi indipendentemente dalla loro posizione, annullando di fatto il concetto
di distanza, e forse anche quello di </span><span class="km0 c33">località?<br></span>
</li>
<li class="c31 c45 c75 title li-bullet-0" id="h.138no9hvjhtj-1"><span class="km0 c33">la località di
internet può avere diverse nature: può trattarsi di una località umana e abitata, come
anche deserta o sconosciuta o addirittura inaccessibile<br></span></li>
<li class="c31 c45 c75 title li-bullet-0" id="h.o69iad9ds9gs"><span class="km0 c33">la località di
internet è sempre da considerarsi plurale? nel senso come contorno delle diverse zone
che collega?</span><span class="km0 c33"></span></li>
</ol>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">inquadrare la globalità</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c33">A</span><span class="km0 c33">nnullare la distanza forse ha come effetto
che chiunque possa proiettare la propria condizione sull'altrove, dando per assunto che tutti
quanti siano seduti per terra, o stiano scrollando le notizie dal telefono, o abbiano una
connessione super veloce, o siano effettivamente persone. Questo è un tranello in cui siamo
indotti ed è la cosa più lontana dalla realtà. Il corollario è il </span><span
class="km0 c33">memetto</span><span class="km0 c33">del cane</span><sup class="km0 c33"><a
href="#ftnt4" id="ftnt_ref4">[4]</a></sup><span class="c44 km0 c54 c33">: nessuno sa chi
sei, perché nessuno è portato ad immaginare una situazione diversa da quella che abita.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi c33">Forse è per questo che ci piace molto, internet ci rende padroni del
nostro impero personale, uniformiamo la realtà a nostra immagine. Vediamo</span><span
class="tizi c33">il </span><span class="tizi c33">murales</span><span
class="tizi c33"></span>
<span class="tizi c33">ma in realtà stiamo guardando noi stessi e cosa c'è di meglio di uno specchio in
questo mare di perduti viaggiatori tra dati, podcast, meme, Netflix che ringrazio e maledico per
i consigli fatti </span><span class="tizi em c33">ad hoc</span><span
class="tizi c33">sulle mie ultime ricerche? Pure i suggerimenti di YouTube:
</span><span class="tizi c40 c33">in questi anni ho imparato a capire quanto una persona
potesse essere diversa da me proprio da questi suggerimenti</span><span
class="tizi c33">e, sempre con piacere, scopro i </span><span class="tizi em c33">guilty
pleasure</span><span class="c44 tizi c54 c33">delle persone simili ai miei, guarda un po'
anche lui si vede i video delle lotte tra insetti.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c58">&#x1f966; </span><span class="c29">Internet trasforma lo spazio in tempo, anzi
lo annulla nella simultaneità del </span><span class="c29 em">real time.</span></p>
<p class="text"><span class="c29 em"><br></span><span class="c29">Considerazioni sul fatto che il presente di
internet cancella la storia locale del Senegal (e anche di tutti gli altri posti... )
</span><span class="c44 c29 em">in progress</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c29 em"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c29 em"></span></p>
<p class="text"><span class="c29">Questa idea di globalità sembra insomma essere un presupposto fondamentale di
internet, nel 2022 (sì, sono passati un po' di anni dal nostro viaggio in Senegal) . Ne
definisce l'essenza e anzi pare essere diventato il minimo comune denominatore per qualsiasi
comprensione di internet. Non che questo sia esattamente il primo pensiero che viene in mente a
noi nativi digitali sempre attaccati al cellulare. Il fatto è che la capacità di internet di
connettere diverse parti del globo, o di accorciare apparentemente le distanze fino ad
</span><span class="c29">annullarle è</span><span class="c20">un qualcosa di così naturalizzato
nel nostro quotidiano che viene dato per scontato.</span></p>
<p class="text"><span class="c29">Essere connessi non è più un big deal, è del tutto normale, anzi ci stupiamo e
andiamo in crisi quando in certi posti la connessione è lenta o del tutto assente. Questo ci
porta a modificare la nostra comprensione delle cose nel nostro quotidiano, le nostre stesse
abitudini si sono sviluppate su una relazione necessaria con internet </span><span
class="c29">(Linton Kwesi Johnson cantava &quot;internet</span><span
class="c29 em"></span><span class="c29">is a bitch dere's no escapin it", o almeno mi
piace pensarlo). Se da una parte internet rimane una costante invisibile, dall'altra si rivela
con sicurezza attraverso certi gesti. Scrollare la bacheca, inviare messaggi ai nostri amici
senza vederli da mesi (parentesi sul fatto che ci sia stata ed è in corso una pandemia? lol),
ordinare cibo sul delivery service di turno, guardare serie tv su netflix o fare swipe su tinder
(</span><span class="c29 em">o le seghine su twitch),</span><span class="c20">sono tutte
azioni perfettamente normali, con un significato condiviso e presumibilmente condiviso con tutto
il mondo.</span></p>
<p class="text"><span class="c20">Cosa succede se non è più la globalità ad essere il fondamento di internet ma
internet il fondamento della globalità(ma soprattutto, l'internet delle grandi piattaforme)? E
non solo della globalità, che a questo punto passa del tutto in secondo piano, ma dell'intera
realtà in cui viviamo. perché è proprio questo che sembra succedere oggi. Il fatto è che le big
tech sono state davvero radicali nel puntare tutto su questo strumento, e con tutto intendo
davvero tutto, hanno portato alle estreme conseguenze questa idea di globalità fino a farla
diventare universalità. Non solo tutte le altre declinazioni di internet sono completamente
escluse dalla topologia creata dalle grandi piattaforme, ma l'intera comprensione del mondo in
cui viviamo passa, per la maggior parte, attraverso di esse.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">L'idea di globalità di internet oggi è forse più legata a questa universalità
di gesti e significati che si portano dietro, creando un immaginario che presumiamo sia
condiviso da tutti quelli che hanno avuto a che fare con internet, che a sua volta (per volere
delle big tech) è ovunque. Insomma questa promessa di connessione globale di internet è un po'
un cane che si morde la coda ed è anche un'idea o una scusa un po' obsoleta.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">Annullare la distanza tramite internet è forse una delle pretese più riuscite
delle big tech, nel senso che non è vero che internet annulla le distanze, anzi è piuttosto vero
il contrario.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">*una frase sul fatto che internet è completamente sincronizzato con le nostre
abitutidini e viceversa, influenzando i nostri ritmi fino a rallentarli o velocizzarli con
quelli delle grandi piattaforme. &quot;hai speso 35 minuti su instagram&quot; dice il timer che
ho messo alla mia app.*</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">*se qui internet è così sovrabbondante *</span></p>
<p class="text"><span class="c20">*</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">*una frase sul fatto che l'internet delle big tech egemonizza i modi di usare
internet facendo presa sulle abitudini del nostro quotidiano. offrono una scorciatoia,
ottimizzano, facilitano etc.*</span></p>
<p class="text"><span class="c20"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">((((. Ma forse è più utile pensare a queste distanze in termini di
temporalità?</span></p>
<p class="text"><span class="c20">real time e keeping up with platforms' rhythm.))</span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c20">è a questo punto che si rende necessaria non solo l'idea di un internet
globale, ma bisogna anche comprendere che il nostro internet e il nostro uso di esso è solo uno
dei tanti, ed è tanto locale quanto l'internet locale che volevamo scoprire in Senegal.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 c29 em">sta parte è da sistemare un tot, scritta di getto per rompere il
ghiaccio but workin' on it :)</span></p>
<p class="text poni4 c11"><span class="c20"></span></p>
<p class="text poni4"><span class="c29">---- chiudere il pragrafetto con il fatto che annullare la distanza sia
spaziale che temporale possa essere per certi aspetti problematico, e che quindi ci interessa
capire e </span><span class="c29">ricercare</span><span class="c29">in che modo internet
possa riappropriarsi del concetto di località. O meglio, in che modo si possa riconoscere e far
emergere la località di internet per legittimare e valorizzare realtà diverse dalla nostra. (c'è
un qualcosa di paurosamente coloniale nel pensare che le tecnologie siano tutte uguali e che
debbano essere usate nello stesso modo in tutto il mondo)</span>
</p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> </span><span class="c44 km0 c54 c33">Ritorno agli spunti-ni dopo anni:
</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<ol class="c26 lst-kix_qodxs4fnef38-0 start" start="1">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c44 km0 c54 c33">Internet unisce luoghi diversi. Il modo
in cui opera è fortissimamente dipendente dalla posizione geografica, economica e
sociale di ogni punto che connette. Una guaina culturale avvolge i cavi di fibra ottica
e li annoda secondo precisi usi e costumi. Queste forme e comportamenti sfuggono alla
traduzione totale delle interfacce: vuoi perchè ogni discorso digitale viene portato
avanti contemporaneamente sia online che offline, vicino e lontano dalle piattaforme,
vuoi perchè queste interfacce mancano dell'espressività necessaria che ogni voce
richiede. Forse il concetto di distanza non è annullato, ma nascosto. Coperto con un
lenzuolo troppo corto. E forse quindi la località continua ad esistere nonostante il
miracolo del teletrasporto?<br></span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="km0 c33">La località di internet è stratificata, e forse
potrebbe essere utile un glossario per evitare di finire a girare in tondo mentre
ragioniamo. Allora ecco un tentativo: una località d'uso, una località strutturale, una
località di progetto e una località di destinazione. La località d'uso è lo
spazio online: la piattaforma, il sito, il servizio. Il gruppo di Facebook, la diretta
di Instagram, il thread di Twitter, la repo su Gitlab, la chat su Telegram, l'assistenza
clienti di Amazon, la mappa per seguire il rider di Gorillaz. è una località abitata da
utenti e consumatori.La località strutturale è i cardini dell'infrastruttura che
permette alle località d'uso di esistere. Dallo smartphone al modem in casa, dalle
antenne 5G ai data center agli snodi dei cavi transoceanici. è una località abitata
prevalentemente da attori economici e istituzionali, ma anche tecnici, lavoratori e
professionisti. La località di progetto è il luogo sociale, culturale ed
economico in cui una piattaforma viene concepita e disegnata. Spesso quando si parla di
ambienti digitali ciò corrisponde con una precisa posizione nord-occidentale del mondo.
La località di progetto orienta a livello ideologico l'uso di uno strumento, e la
percezione che questo ha del mondo che gli sta tutto attorno. è ancora una località
abitata da attori economici e istituzionali, ma anche da artist&#601;, entità culturali
ed enti legati al territorio. La località di destinazione è allo stesso tempo un
luogo fisico e un contesto sociale. è il pubblico che i designer hanno in mente quando
progettano lo stile dei pulsanti di un'app e allo stesso tempo l'area geografica in cui
il discorso online può trovare un riverbero. Questo è particolarmente evidente ad
esempio nelle grandi città metropolitane dove i servizi di delivery hanno un senso che
scema via via ci si sposta verso la provincia. Spesso la località di progetto e quella
di destinazione sono strettamente connesse, e ciò provoca un feedback loop che rischia
di tagliare fuori le altre voci dal discorso della località. La località di destinazione
è abitata da utenti e consumatori.Queste diverse zone non sono separate in
maniera netta e precisa, ma da contorni sfumati. Una persona può essere allo stesso
tempo un utente, l'admin del gruppo </span><span class="km0 em c33">Secret Sex Eels
Sailors (marina</span><span class="km0 em c33">&#601;</span><span
class="km0 em c33">LGBTQ&#x1f988;+) </span><span class="km0 c33">e lavorare su una
nave posacavi in mezzo al mare. Un rider può gestire una pagina con 400k followers e
portare la spesa a casa dei propri fan. I CEO della Silicon Valley sono poveri cristi
intrappolati dalle bestie che dovrebbero tener sotto controllo. Ecc.<br></span> </li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="km0 c33">Con in mente questi diversi aspetti diventa più
facile immaginare la località come qualcosa di plurale e condiviso, come un contorno che
delimita il possibile e il reale di ogni evento online. Mandando una newsletter dal
Senegal nel canale di Un * Salta mettiamo su un teatro dei burattini tra noi e gli
studenti, l'infrastruttura delle telecomunicazioni francesi Orange, la compagnia e la
community di Telegram e i nostri amici collegati dall'Italia e dal mondo.</span><span
class="km0 c33">Dietro le quinte a muover baracca: la produzione delle manifatture
tecnologiche orientali, la tratta e la violenza delle terre rare nel continente
africano, l'oscillare delle speculazioni e degli investimenti finanziari che determinano
il costo e il valore del viaggio del nostro messaggio. </span><span
class="c44 km0 c54 c33">Il nostro lavoro come un * salta allora diventa un
processo che cerca di riconoscere dei marcatori utili a distinguere queste diverse
località per poterci lavorare in maniera sensata.</span></li>
</ol>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<span class="poni em">Piccoli esempi utopici e distopici: tra alternative non egemoniche e realtà </span><span
class="poni em">estrattiviste</span><span class="c44 c25 poni em">e speculative</span></p>
<p class="text"><span class="poni">I livelli sopraelencati son gli stessi ma le dinamiche possono cambiare:
l'utilizzo di altri strumenti social, di pubblicazione, di gestione può cambiare effettivamente
l'approccio a questo stack complesso tra interfaccia-utente-mondo</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Generalmente quando parliamo di internet parliamo del protocollo HTTP, ma ci
sono altre soluzioni più ecologiche, utopiche e testarde: per esempio, il protocollo Gemini pare
un revival dell'internet 0.1, senza immagini senza styles, che vuole essere una risposta
radicale alla cultura della piattaforma e dello spreco di dati (-&gt; wordpress, infinite
scrolling)</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">La questione dell'internet decentralizzato in questi tempi è abbastanza
hyped, per via delle crypto, ma è soprattutto altro: a livello di social si possono trovare
esempi confederati come peertube o mastodon, software di, in questo caso, streaming video e
social stile twitter dove ogni istanza (= installazione in un server) decide la propria "bolla",
decide con chi legarsi e con chi no. Agency</span></p>
<p class="text"><span class="poni">L'approccio più generale alla computazione può essere messo in discussione:
l'accelerazione nello sviluppo costante di gadget favolosi &ndash; obsolescenza ecc &ndash;
costruzione di semiconduttori in Taiwan &ndash; sostenibile come una macchia d'olio dio
boia</span></p>
<p class="c31 c11"><span class="poni"></span></p>
<p class="c31"><span class="poni">da riformulare cioè vaffanculo al rural computing</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">This first axiom can be narrated by the old Nokia motto "connecting people":
RC would connect people and the whole ecosystem thanks to a local-related-technology, tools
built according to what the ecosystem offers without any violent extractions of matter; but in
the out-there world this motto is linked to the fact that to build a smartphone takes an entire
civilization: &quot;California, Japan, Taiwan, Congo, Switzerland, China are all connected by
the supply chains of tech capitalism.&quot;</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">So, sustainability is surely the core of RC, instead of planned obsolescence,
it's possible to think about planned longevity. Try to redraw computation for scaling down the
requirements from the material world must be fundamental. If the world our there is constantly
developing new, faster, more performing devices, is an acceleration of the catastrophe through
extraction and waste of energy, RC would think of another kind of acceleration: a raccoon
accelerationism, based on picking up rubbish to reuse for new purposes to embrace proper
degrowth. This is a genuine meaning of progress, that does not constantly imply the abandoning
of the old. </span></p>
<p class="c31"><span class="poni">esempio pratico e concreto: </span></p>
<p class="c31"><span class="poni">permacomputing, computazione che prende ispirazione dalla permacoltura</span>
</p>
<p class="c31"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=http://viznut.fi/texts-en/permacomputing.html&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309674039&amp;usg=AOvVaw1o0pgjzAkEf_r2vq5xCORe">http://viznut.fi/texts-en/permacomputing.html</a></span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">rendere collettivo un processo computazionale è complesso perché o si ha
totale </span><span class="poni em">controllo</span><span class="poni">su certi processi
digitali (e non) o è proprio cazzo difficile avere empowerment quando si usa la suite di
micro***t</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">Ma chi, nel 2022, sbatte la testa su self-hosted servers e ci installa dentro
tutte le alternative possibili? solo dei disperati</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">ma questi disperati in realtà poi si coalizzano, fisicamente e virtualmente,
tramite network umani e infrastrutturali: servus.at, ec&hellip; [to find to remember]</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">alternative all'internet come network</span></p>
<p class="c31"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://paquetesemanal.eltoque.com/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309674602&amp;usg=AOvVaw3fIIgVPbRgwFKNcGziz_Jr">https://paquetesemanal.eltoque.com/</a></span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">la questione dell'estrattivismo non è solo una questione di estrazione
costante di dati in se ma è la questione dei contenuti creati (costantemente) da un sacco di
utenti: qui il problema è ambivalente, l'estrazione e l'archiviazione di ogni dato è un problema
più ecologico oltrechè di privacy, ma ci siamo rotti pure i suddetti a parlare di privacy</span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">questione legale del publishing su facebook: è roba di meta quando schiacci il
pulsante</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">e dall'altra parte il </span><span class="poni em">problema</span><span
class="poni">sono anche gli utenti per la totale o quasi mancanza di coscienza sullo stack
di cui stiamo parlando ma noi che ci possiamo fare? proprio nulla? o se la gente sa e se ne
frega? è giusto pure così <br>aspettiamo il collasso &rarr; collapse OS</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">pensare agli elementi dell'internet come qualcosa che può decadere, scadere,
andare in pensione, circa</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">IPFS =&gt; un altro modo per scambiare i files nell'internet senza usare http,
<br>c'è anche ONION ehehe, peergos</span></p>
<p class="c31"><span class="poni">rete locali wireless guerrilla etc (libretto rosa sulla tech e altre
cose)</span>
</p>
<p class="c31"><span class="poni">dare attenzione anche ai garden? revival dei blog? il modo in cui si pubblica
cambia tutto &ndash; scrivere qualcosa su facebook, su medium, su un self-made website è
differente &ndash; perchè?</span></p>
<p class="c31 c11"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">ecco una mappa</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 449.33px;"><img
alt="" src="images/image15.png"
style="width: 603.21px; height: 449.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="c27">mappa: forse bene fare un grafichetto</span></p>
<ul class="c26 lst-kix_6acrjzmj58fq-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c4 c27">uso - struttura - progetto - destinazione</span>
</li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c4 c27">l'interazione tra questi strati è ciò che
caratterizza la forma di internet</span></li>
<li class="c8 c45 li-bullet-0"><span class="c4 c27"></span></li>
</ul>
<p class="c8"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="c8"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">network di estrattivismo e speculazione</span>
</p>
<p class="c8"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">social good </span></p>
<p class="text"><span class="c27">un internet determinato da </span><span class="c40 c27">urgenze
collettive</span>
<span class="c40 c27">e</span><span class="c40 c27">identità culturali variegate</span><span
class="c27">,</span>
<span class="c27"></span>
</p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">un approccio critico alla necessità di</span><span
class="c27"></span><span class="c40 c27">protocolli globali</span>
<span class="c27">e </span><span class="c27">modalità di comunicazione tra diverse località</span>
</p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="c31 c11"><span class="text km0 c27"></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<p class="c8"><span class="c34 c82 c88"></span></p>
<h2 class="c57 poni0" id="h.1ydd5jnh4bv9"><span>Y &rarr; </span><span class="c10">Decentralizzato vs
Centralizzato</span></h2>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.wah1j3tqekzq"><span class="c44 c53">Inserto esterno della Sofia di tesi</span></h3>
<span class="c18">L'utilizzo di internet dalla nostra posizione privilegiata ci appare omogeneo e in grado di
fornire le stesse opportunità a tutti coloro che possono permettersi una connessione. Invece, a dispetto
della sua osannata globalità e
</span><span class="c18">di quanto affermato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite</span>
<span class="c5 sofia">(ovvero che gli stessi diritti riconosciuti offline devono essere riconosciuti
anche online), si registrano numerose discrepanze dovute a situazioni politiche, economiche e
sociali.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Nel periodo della nostra permanenza a Koubanao ha cominciato ad insinuarsi
il pensiero che studiando la storia e le dinamiche dell'infrastruttura di internet si potesse
comprendere meglio anche il tessuto della società contemporanea. Era solo un'intuizione,
suggerita dalla percezione di uno strisciante e silenzioso colonialismo digitale e non, ma
facendo le giuste ricerche si è rivelata precisa. In Senegal le conseguenze della dominazione
francese si vedono ovunque, a partire dalla lingua, passando dall'architettura fino ad arrivare
a carcasse di macchine inglobate dalla vegetazione.</span><span class="sofia c40">Gli
oggetti parlano chiaro, perché l'infrastruttura fisica di internet non dovrebbe fare lo stesso?
I</span><span class="sofia">nternet che è diventato qualcosa di inscindibile, qualcosa di
indelebile, qualcosa di indispensabile, perché nell'immaginario collettivo rimane privo di
forma?</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Sembra che si preferisca continuare a vivere nell'astrazione. è vero che
percepiamo la sua presenza principalmente attraverso cellulari, computer e tablet, senza poter
accedere a tutto ciò che accade oltre, ma la nostra consapevolezza dello strumento e del suo
contesto non deve limitarsi a far scorrere il</span><span class="sofia c40"></span><span
class="sofia">pollice sullo schermo.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br></span><span class="sofia">Nel frattempo, per soddisfare il crescente
aumento della domanda di spazio di archiviazione e larghezza di banda, l'infrastruttura aumenta,
assume forme fisiche imponenti, si espande in tutte le direzioni e si impossessa di preziose
risorse naturali. Ha occupato i mari, la terra e i cieli, eppure sembra essere immateriale. Per
chi la osserva è invece </span><span class="sofia">un'ingombrante</span><span
class="sofia">manifestazione delle complesse situazioni politiche, sociali e ambientali in
cui ci troviamo. L'infrastruttura può diventare un paradigma emblematico del nostro presente, se
decidiamo di </span><span class="sofia">prestarle</span><span
class="sofia">attenzione.<br>Internet e la tecnologia in generale sono un patto stretto
con la terra, la fibra ottica, l'acciaio, la plastica, la luce, gli </span><span
class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DVVJlKJi9FWU&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309677852&amp;usg=AOvVaw3qZcpB5I3KYNoaeKxOKI4O">squali</a></span><span
class="sofia">, gli scoiattoli, gli uccelli, l'aria e infine, anche con l'uomo.</span>
</p>
<p class="text poni6 c79"><span class="sofia">https://www.youtube.com/watch?v=VVJlKJi9FWU</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 417.01px; height: 260.32px;"><img
alt="" src="images/image51.png"
style="width: 417.01px; height: 260.32px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia poni1"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">è il 17 ottobre 1851, fra St. Margaret's Bay, in Inghilterra, e Sangatte, in
Francia, accade qualcosa che rivoluzionerà il futuro delle comunicazioni: viene posato il primo
cavo sottomarino del telegrafo.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Questo strumento stava già radicalmente cambiando la percezione del mondo e
le sue dinamiche, il progresso avanzava a gonfie vele ed eravamo in grado di espanderci
fluidamente in ogni direzione, lo spazio stava assumendo tutta una nuova connotazione e noi
assieme a lui.<br>Adesso facciamo un * saltino in avanti fino al 13 agosto 1858, quando
Vittoria, regina a capo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, invia un messaggio
oltreoceano per la prima volta nella Storia. Ebbene sì, il primissimo cavo transatlantico entra
in funzione (per solo un mese) (ma questo loro ancora non lo sanno). Le sue parole sono
</span><span class="sofia em">"Europe and America are united by telegraphy. Glory to God in the highest,
on earth peace, goodwill towards men". </span><span class="sofia">Grandi feste, grandi parate,
grandi discorsi, grandi incendi:</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 184.01px; height: 144.12px;"><img
alt="" src="images/image12.jpg"
style="width: 184.01px; height: 144.12px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">"We have been having a great time here, celebrating the success of the
Atlantic Cable, cannon, flags, shouts, extra-papers, &amp; extra-policemen, fireworks, crowds,
processions, music, illuminations, transparencies, &amp;c., &amp;c., and ended by nearly burning
down the City Hall, in our delight, it having caught from the fireworks, and lost its cupola,
and part of its upper story."</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Lettera del 18 agosto 1858 inviata da un visitatore di New York a suo
zio</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt5" id="ftnt_ref5">[5]</a></sup></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Non tutti però sono della stessa opinione, sull'Harper's Weekly in una
vignetta del 16 maggio 1857 si vedono due borseggiatori intenti a scambiarsi queste battute:
</span><span class="sofia em">"Folks call this Telegraph a Great Hinvention! I say it's mean!
It don't give a Cove a fair chance! They'll know all about him in Hamerica afore he
gets there!"<br></span><span class="sofia">Già, perché il telegrafo non servirà solo a
diffondere la pace e ad unire i continenti, in breve tempo si trasformerà da invenzione
scientifica a strumento di potere al servizio dei grandi imperi coloniali. I suoi tentacoli
svilupperanno una rete militarmente e commercialmente strategica per migliorare il controllo sui
territori sottomessi. Ed è così che le presunte missioni di civilizzazione e le teorie che il
progresso tecnologico avrebbe migliorato la vita dei "primitivi", si dimostreranno semplici mire
per sottomettere proprio coloro che promettevano di liberare. La tecnologia giustificherà le
azioni degli imperi e darà alla violenza sistematica una parvenza di civiltà, la vestirà di
bianco per farla sfilare davanti agli europei soddisfatti delle loro buone azioni. La tecnologia
non modificherà le dinamiche di potere, ma ne verrà imbrigliata, diventando una fonte di immenso
guadagno per coloro che riusciranno ad assumerne il controllo.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Oltre al danno, non crediate di scamparla, ci sarà anche la beffa, in quanto
l'esistenza stessa di questo strumento non sarebbe stata possibile senza il contributo delle
risorse, delle conoscenze e della manodopera delle colonie. Per esempio, da esse proviene la
guttaperca, una macromolecola di origine vegetale derivante dal lattice disseccato di varie
specie di alberi della famiglia delle Sapotacee, tutte indigene della regione indomalesef.
Questo materiale si era rivelato l'unico abbastanza resistente da poter sopportare l'ambiente
sottomarino isolando i cavi in rame del telegrafo. Uno strano gioco del destino ha voluto che le
specie di questo albero crescessero solamente nei territori delle colonie inglesi, francesi e
olandesi, facilitandone lo sfruttamento.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Inutile dire che gli esiti di questa scoperta saranno catastrofici e
causeranno una vera e propria strage. Secondo quanto scrive lo studioso francese Eugène
Sérullas, a Singapore la pianta si era già estinta prima del 1857, a Malacca e Selangor lo sarà
entro il 1875, e a Perak entro il 1884. Nei primi anni del Novecento si stima inoltre che la
guttaperca nei cavi ammonti a circa 27000 tonnellate e supponendo che da ogni albero si ricavi
una media di 311 g di lattice, arriviamo alla conclusione che in nome del progresso furono
abbattute 88 milioni di piante.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br>Se ci spostiamo in India nel 1851 possiamo osservare William Brooke
O'Shaughnessy, un fisico irlandese facente parte della British East India Company, mentre
sviluppa un sistema telegrafico diverso da quello che si sta studiando in Europa e America. Il
suo lavoro vanta un utilizzo di tecniche metallurgiche tradizionali e indiane, affidandosi al
lavoro di artigiani locali.
</span>
<span class="sofia">Tuttavia i meriti delle persone
indigene non verranno riconosciuti in quanto il loro apporto non si può considerare all'altezza
di quello degli scienziati europei.<br>Sempre in India durante la dominazione inglese, qualora
ci capitasse di entrare in una stazione telegrafica, noteremmo una divisione dei ruoli molto
impari, infatti gli impiegati sarebbero tutti indiani mentre i telegrafisti principalmente
europei. Questa ripartizione dei compiti crea una forte gerarchia e impedisce a chi si trova più
in basso di acquisire le conoscenze per ottenere l'indipendenza e le capacità sufficienti ad
utilizzare lo strumento.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Bene, dopo tutti questi pellegrinaggi spazio temporali per seguire le
violente vicende di un vecchio strumento che probabilmente nessuno di voi ha mai visto dal vivo
né tanto meno usato, è giunto il momento di dare alcune spiegazioni. Il telegrafo ci riguarda
molto più di quanto immaginiamo, anzi, ci riguarda talmente da vicino che ogni giorno abbiamo a
che fare con esso. Molti, ma non tutti, sanno che il 99% dei nostri dati passa attraverso dei
cavi sottomarini in fibra ottica adagiati sui fondali dei mari e gli oceani. All'inizio del 2019
TeleGeography</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt7" id="ftnt_ref7">[7]</a></sup><span
class="sofia">stima fossero in servizio approssimativamente 378 cavi per un totale di
circa 1.2 milioni di km, anche se fare i calcoli con precisione è sempre complesso dato che ne
vengono continuamente attivati di nuovi e i più vecchi vengono dismessi. Fin qui, nulla di
strano, è il progresso che avanza, siamo abituati ai grandi numeri.<br>Quello che più ci
interessa è che la geografia della rete dei cavi sottomarini è una delle più statiche nella
storia delle comunicazioni, il che significa che i percorsi dei cavi in fibra ottica ricalcano
quelli delle vecchie linee telegrafiche, </span><span class="sofia">ereditandone</span><span
class="sofia">la topografia coloniale.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Per questo motivo i Paesi a sud del mondo che non hanno avuto un ruolo
fondamentale nell'espansione del telegrafo si trovano con un'infrastruttura molto precaria,
mentre gli ex imperi coloniali come Gran Bretagna, Francia e America possono fare affidamento su
una solida rete. Nell'Africa post </span><span class="sofia">coIoniale</span><span
class="sofia">la maggior parte delle linee telegrafiche posate nella frenesia della
colonizzazione non sono state sostituite con i nuovi cavi telefonici e in fibra
ottica.</span><sup class="sofia"><a href="#ftnt8" id="ftnt_ref8">[8]</a></sup><span
class="sofia">I maggiori proprietari delle infrastrutture sono americani o europei e
spesso scelgono i nodi di scambio solo come punti di appoggio per collegare il resto del mondo.
Infatti se dei cavi passano vicino alle acque territoriali dei Paesi o addirittura emergono
sulla loro costa non bisogna credere che quei territori siano automaticamente connessi ad
internet. Come per esempio il Sahara Occidentale, davanti al quale passano circa otto cavi
sottomarini, alcuni dei quali emergono anche sulle Canarie, senza che però ci sia una
connessione con lo Stato. Lo stesso avviene in Eritrea, nelle cui acque di cavi ne passano
dodici ma non è mai stata realizzata una deviazione verso la terraferma.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Le stazioni che accolgono i cavi nel punto dove emergono sono dei buoni
parametri per valutare la solidità dell'infrastruttura di un luogo: più le stazioni sono
numerose, più la connessione è stabile. I cavi in fibra ottica possono essere danneggiati
facilmente, le principali insidie sono di natura umana come le ancore o la pesca a strascico, ma
anche le correnti marine, i terremoti e gli animali possono causare dei grossi problemi.
Ospitare una sola stazione significa essere esposti a tutti questi agenti e subire un guasto ai
pochi cavi di collegamento ormai significa venir tagliati fuori dal resto del mondo. Il problema
non è tanto quello di non poter avvisare la mamma che faremo tardi a cena, ma un rallentamento,
se non addirittura un'interruzione, dei servizi e dell'economia. I casi in cui dei Paesi hanno
dovuto confrontarsi con questa situazione sono molteplici. Per esempio nel 2008 l'ancora di una
nave nei pressi di Alessandria d'Egitto ha danneggiato due linee di cavi riducendo la
connessione internet in Egitto del 70%, in India del 60% e ha influito su quella di altri cinque
Paesi in Asia Meridionale e Medio Oriente. Nel 2012 un'altra ancora ha reciso uno dei cavi che
emergevano nell'unica stazione del Kenya, a Mombasa, e questo danno ha inficiato sulla
connessione internet di sei Stati dell'Africa orientale. Invece nell'aprile del 2018 la
Mauritania ha perso completamente l'accesso a internet quando l'African Coast to Europe (ACE) si
è spezzato all'altezza di Nouakchott </span><span class="sofia">per motivi poco chiari</span>
<span class="sofia">, lasciando il Paese senza connessione per 48h e causando significativi problemi ad
altri dieci Stati africani.Ci sono anche casi in cui a guardare il numero delle stazioni
ci pare che l'infrastruttura sia solida, ma quando si studia la loro funzione si viene a
scoprire che sono lì unicamente per la loro posizione strategica. In alcuni casi infatti servono
solo da snodo per portare la connessione in altre parti del mondo e il risultato è che il tasso
di penetrazione di internet risulta misero rispetto all'infrastruttura presente sul territorio.
Questa situazione evidenzia ancora una volta come lo</span><span></span><span
class="sofia">sfruttamento dei Paesi</span><span class="sofia">in via di sviluppo</span>
<span class="sofia">non si sia mai arrestato, permettendo al nord del mondo di progredire senza
che gli Stati ospiti possano trarre beneficio dal fondamentale ruolo che rivestono per
l'infrastruttura globale.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">I cavi sottomarini sono solo uno dei tanti ingranaggi dell'infrastruttura e
a qualsiasi livello del sistema possiamo trovare gli stessi meccanismi di funzionamento, anche
se inseriti in contesti differenti. Gli esempi che ho citato non sono che una parte dei
complessi fattori geopolitici, sociali e ambientali che compongono, strutturano e modificano il
nostro presente.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Le grandi discrepanze e le debolezze infrastrutturali tuttavia sono
destinate ad assottigliarsi, in quanto l'avanzata della tecnologia è un processo irreversibile
al quale ogni continente sta andando incontro. Una delle questioni più scottanti diventa quindi
non tanto la denuncia di queste differenze, ma le modalità con cui l'infrastruttura cresce, si
rafforza o viene implementata nelle zone che sono più fragili e dispongono di meno
risorse.</span>
</p>
<p class="text"><span class="sofia">Prendendo in considerazione i cavi uno degli aspetti interessanti nel loro
aumento è l'incremento costante degli investimenti da parte dei </span><span
class="sofia em">content providers</span><span class="sofia">come Google, Facebook,
Microsoft e Amazon, i quali hanno cominciato come clienti di capacità all'ingrosso ma adesso
consumano oltre il 50% di tutta la larghezza di banda internazionale e la crescente richiesta di
spazio li ha spinti a possedere sempre più infrastrutture con il risultato che negli ultimi sei
anni i cavi da loro parzialmente posseduti si sono ottuplicati.</span><sup class="sofia"><a
href="#ftnt9" id="ftnt_ref9">[9]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="sofia">I cavi sottomarini sono la nuova via della seta e trasportano una delle
merci più preziose e redditizie: i dati. Gestire questa rete significa gestire tutti gli scambi
e il traffico delle comunicazioni mondiali. Ma quand'è che si supera il confine fra gestione e
controllo?</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Spostandoci invece sulla terraferma e parlando di cloud nel 2018 la Synergy
Research Group ha pubblicato una ricerca in cui risulta che ci sono cinque attori principali nel
mercato dei data centre: Amazon Web Services (AWS), Microsoft, IBM, Google e Alibaba. Queste
compagnie insieme controllano tre quarti di tutto il mercato</span><sup class="sofia"><a
href="#ftnt10" id="ftnt_ref10">[10]</a></sup><span class="sofia">e in testa al
gruppo si trova AWS, che tutt'oggi detiene la quota del 33% sul mercato mondiale.</span><sup
class="sofia"><a href="#ftnt11" id="ftnt_ref11">[11]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="sofia">Anche nei cieli sembra che il quadro non sia diverso: ai primi posti per
colmare le lacune infrastrutturali terrestri ci sono Google/Alphabet, Facebook/Meta e Amazon.
Infatti mentre il mondo intero si sta trasformando in un codice/spazio rendendo impossibile
vivere senza la connessione internet, ci sono zone in cui invece la tecnologia digitale non ha
ancora messo radici e dove arrivare via terra è troppo difficile. Quando i Governi non hanno i
mezzi o sembra non siano interessati a colmare queste lacune infrastrutturali, intervengono
prontamente le grandi corporazioni, le quali per risolvere il problema stanno studiando e
mettendo in campo diverse soluzioni: da droni a palloni aerostatici a più classici
satelliti.<br>Ma i Big Tech non subentrano solo a livello fisico, </span><span
class="c18">accade infatti che le grandi aziende tentino di condizionare anche verso un
determinato utilizzo della connessione. Uno degli esempi più evidenti ci arriva da Facebook, con
i suoi servizi gratuiti quali Free Basics e Facebook zero, applicazioni che permettono di
connettersi ad una versione ridotta del social e a dei servizi di base come le notizie, senza
pagare un abbonamento dati. </span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Alle accuse che gli vengono rivolte riguardo la violazione della neutralità
della rete, la corporation risponde che avere accesso ad una parte di internet è meglio che non
avere accesso a nulla. I rischi di queste limitazioni sono grandi, fra i primi quello che nelle
aree in cui non c'è stata una crescita graduale assieme al web, Facebook diventi l'unica
rappresentazione ed esperienza possibile della rete </span><span class="c5 sofia">(fra l'altro
il nome della sua grande partnership Internet.org la dice lunga sull'immagine che l'azienda
vuole dare di se stessa).</span></p>
<p class="text"><span class="c5 sofia">Questo processo sembra proprio quello in atto a Koubanao, dove
l'infrastruttura c'è e funziona, ma la gente locale fa fatica ad affrontarne i costi e l'accesso
limitato che di tanto in tanto riesce ad acquistare la tiene costretta nello spazio dei social.
Un po' perché con 75 MB non si ha molto respiro, un po' per la mancanza di alfabetizzazione
digitale, un po' per le ingerenze dei servizi gratuiti che monopolizzano la navigazione
sfruttando le difficoltà economiche.<br></span></p>
<p class="text"><span class="c5 sofia">In questi contesti di pieno sviluppo e di avanzamento, dove tutto è in
forte mutamento, abbiamo la possibilità di costruire davvero qualcosa che guardi al futuro,
delle nuove ibridazioni fra territorio e tecnologia, delle nuove reti e delle nuove
conformazioni sociali e spaziali che partano dalle configurazioni già esistenti e che tengano
conto della complessità dando vita a delle interazioni attive.</span></p>
<p class="text"><span class="c18">Se queste aree tumultuose diventano preda degli investitori occidentali e
cinesi e delle loro ideologie, il risultato sarà fallimentare. Lo sviluppo non va imposto e
controllato, ma modulato. L'arrivo di capitali stranieri non è sbagliato, a patto che dialoghi
con le entità locali. Deve quindi esserci sempre un bilanciamento fra ciò che entra e ciò che
esce, l'infrastruttura non può restare invisibile e crescere solo </span><span
class="c18">assieme</span><span class="c5 sofia">a chi la possiede, bisogna che
accompagni, generi e sia il risultato di nuove strutture sociali, economiche e
ambientali.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c18 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c24 c33"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=http://www.internet3d.org/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309681986&amp;usg=AOvVaw0ZCVtzJmEpBz5jzn5JBDFj">http://www.internet3d.org/</a></span>
</p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 601.70px; height: 129.33px;"><img
alt="" src="images/image61.png"
style="width: 601.70px; height: 129.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="c18 c33"><br></span>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
</p>
<h3 class="c31 c75" id="h.v9mm8q2n2cbp"><span class="c44 c53">Riguardo l'urbanistica (= chi ci abita lì e come)
e la natura di internet(cosa si intende per natura?)</span></h3>
<p class="c31"><span class="poni"> </span><span class="poni">Internet è uno strumento globale: la sua
infrastruttura (semplificando: i cavi sottomarini che percorrono il globo) ha una </span><span
class="poni">portata</span><span class="poni"></span><span
class="poni">globale</span><span class="poni">,</span>
<span class="poni">ma i servizi e le interfacce che la abitano potenzialmente possono avere forme
di diversa grandezza e diverse sfumature.</span><span class="poni">Internet non è uguale
dappertutto: dipende dalle leggi di un certo paese, dalle regole di copyright, dalla censura e
così via.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Prima di tutto c'è da dire che Internet è potenzialmente il</span><span
class="poni">primo </span><span class="poni c108">e unico</span><sup><a href="#cmnt88"
id="cmnt_ref88">[cj]</a></sup><span class="poni">spazio comune condiviso presente
in tutto il mondo, però</span><span class="poni"></span>
<span class="km0"> </span><span class="km0">forse questo non è 100% ver</span>
<span class="km0">o, si pensi ad esempio al mare aperto e alle acque internazionali. CTRL C CTRL V da
Wiki </span><span class="c42 km0">L'alto mare costituisce una </span><span
class="c42 km0 em">res communis omnium</span><span class="c42 km0">, cioè un bene appartenente a
tutti: qualsiasi Stato, anche privo di sbocco al mare, ha piena libertà di navigazione e di
sorvolo, nonché di posare cavi o condotte sottomarine, costruire isole artificiali e altre
installazioni purché autorizzate dal diritto internazionale; ogni Stato ha inoltre piena libertà
di pesca e di ricerca scientifica</span><span class="text km0">.</span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">Sono più gli Stati non connessi a internet o quelli senza uno sbocco sul mare?
</span>
</p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 264.00px;"><img
alt="" src="images/image23.png"
style="width: 603.21px; height: 264.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text km0">Stati non bagnati dal mare (fonte wikipedia e il mondo) (47 al 2020) (in
nero gli stati che non confinano col mare, in rosso gli stati che non confinano doppiamente col
mare)</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 377.33px;"><img
alt="" src="images/image29.png"
style="width: 603.21px; height: 377.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">aree con utilizzo di internet inferiore al 20% della popolazione </span><span
class="poni">(</span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://it.businessinsider.com/paesi-dove-non-ce-internet-mare-aerei/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309683661&amp;usg=AOvVaw1Pmt2yRxtWywoF3XKPKk6Z">fonte
Business Insider 2019</a></span><span class="poni">) </span><span class="text km0">(35
al 2019) </span></p>
<p class="text"><span class="km0">è interessante questa affinità tra lo spazio web e quella del mare aperto, e
come proprio nel mare stia una parte nevralgica dell'infrastruttura di internet. </span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Il </span><span class="poni">linguaggio cibernetico</span><sup><a
href="#cmnt94" id="cmnt_ref94">[cp]</a></sup>
<span class="poni">, quello dei computer, parte da un'affascinante dicotomia che se la gioca con 0 e 1,
spento e acceso. Combinando in serie questo primo segnale, parte una serie di astrazioni che
contengono la logica matematica di base (</span><span class="poni">dichiarazioni "e", "o"</span>
<span class="poni">, somme, sottrazioni e via discorrendo) fino ad arrivare a qualsiasi comando
che noi umani vogliamo far interpretare ai computer: un simpatico </span><span
class="poni">effetto farfal</span>
<span class="poni">la su cui si costruisce tutta la computazione.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni"><br>Quando il computer si connette ad un altro computer potenzialmente si
mette in pratica una discussione</span><span class="poni">, c'è una c</span><span
class="poni">omunicazione </span><span class="poni">di fatto</span>
<span class="poni">. C'è chi manda e c'è chi riceve, praticando codifiche e decodifiche. E' necessario
mettersi d'accordo su che protocolli usare e che regole rispettare.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Così avviene una qualsiasi comunicazione cibernetica, umani che chiedono a
macchine di spedire un messaggio ad un'altra macchina da far leggere ad un altro umano. è un
gioco di saperi che, parlando di rete, si concentrano in server e questa concentrazione genera
potere, un potere passivo che plasma la condotta delle persone.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Per esempio, nell'internet ci si può formare politicamente, si può aderire ad
una ideologia su Reddit o si può scegliere quale sito di informazione seguire, prendendo in
considerazione o meno la fattualità delle notizie riportate.<br>Questi sono solo due piccoli
esempi di come internet possa modificare le forme e i confini della realtà personale,
interpersonale e oltre-personale.</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">La forma di internet, </span><span class="poni">se si potesse
rappresentare</span>
<span class="poni">, prenderebbe la forma di un network</span><span class="poni"></span><span
class="poni">decentralizzato</span><span class="poni">, ma l'architettura del web era
distribuita diversamente nei suoi primi anni di esistenza e il suo spazio veniva abitato
diversamente.</span><span class="poni"></span>
</p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 494.67px;"><img
alt="" src="images/image53.png"
style="width: 603.21px; height: 494.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span>
<span class="poni"><br></span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Internet è questo miscuglio di protocolli di </span><span
class="poni">comunicazione e file sedimentati in computer di altra gente </span><sup><a
href="#cmnt103" id="cmnt_ref103">[cy]</a></sup><span class="poni">connessi con computer
di altra gente: internet è tale perché è una continua connessione di relazioni antropiche ma
soprattutto di macchine, che comunicano tra di loro con diversi linguaggi più o meno
astratti.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Una pagina </span><span class="poni">html</span>
<span class="poni">(hyper text markup language, ovvero il linguaggio per scrivere le pagine
web</span><span class="poni em">)</span><span class="poni">nasce in un editor di testo in
locale, nel proprio computer, per poi diventare coinquilina di altre pagine html in
un</span><span class="poni">server</span>
<span class="poni">(le pagine html son possibile da visitare da tutto il globo grazie a
connessioni dai propri dispositivi ai server, che sono le casette delle pagine. In realtà sono
dei computer perennemente accesi e perennemente connessi a internet) e rivelarsi nell'intera
rete. La rivelazione è il momento della pubblicazione, è il rendere noto un processo</span><sup
class="poni"><a href="#ftnt12" id="ftnt_ref12">[12]</a></sup><span class="poni">: il tentativo
di proporre un bene comune.<br>Dal microcosmo locale, il processo si proietta nel </span><span
class="poni">macro</span><span class="poni">della rete globale ed entra in risonanza con
altri processi, altre pagine, links. Se il processo propone un cambiamento può alterare
positivamente o negativamente l'esperienza dei vari utenti, </span><span class="poni">e si può
definire uno strumento politico</span>
<span class="poni">; immaginiamo il </span><span class="poni em">politico</span><span
class="poni">come un terreno instabile perennemente in trasformazione dove avvengono
cambiamenti etici, morali, di valori, sociali&hellip; I suoi strumenti sono quelli che incidono
sulla trasformazione.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Un esempio pratico del processo di pubblicazione, della proiezione nel macro,
può essere Git.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Git è un sistema di </span><span class="poni em">distributed version control
</span><span class="poni">molto utilizzato dagli sviluppatori software, ma il suo utilizzo non si limita
alla programmazione. è più in generale uno strumento che consente a diverse persone di
collaborare a uno stesso progetto tenendo traccia delle modifiche ai diversi file. Git tiene
traccia dei cambiamenti in un file: del quando, del chi e del dove viene aggiornato qualcosa. è
uno strumento che è stato inventato per collaborare, </span><span
class="poni">collettivizzando</span><span class="poni">i processi di costruzione, ma che
può anche vivere tranquillamente solamente nel proprio computer.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ogni pacchetto di file viene chiamato repo (da </span><span
class="poni em">repository</span><span class="poni">).<br>Fin quando non viene pushato (git
push), i file rimangono nel micro del disco locale del computer e fin quando non si esegue il
primo commit (</span><span class="poni em">git commit</span><span class="poni">) la repo rimane
solo un'idea fatta di caratteri alfanumerici.<br>Fin quando il git non vive in una </span><span
class="poni">repo aperta</span>
<span class="poni">, non è possibile usare il git come piattaforma per un discorso condiviso. Certo
perchè ci sono anche repo chiuse, immodificabili e anche nascoste, che può vedere solo il suo
creatore e collaboratori.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Una persona inizializza git con </span><span class="poni em">git
init</span><span class="poni">che è un po' come scrivere un manifesto. <br></span><span
class="poni em">git add</span><span class="poni">per mettere insieme i messaggi necessari
per la repo. <br>Quando avviene il primo </span><span class="poni em">git push</span><span
class="poni">, i pacchetti digitali viaggiano e si aggirano per il globo come spettri. <br>l
</span><span class="poni em">git commit </span><span class="poni">descrivono tramite piccoli messaggi le
modifiche fatte, che sono continue necessarie eresie in divenire del progetto originale. Gli
utenti sparsi per il globo possono usare il comando </span><span class="poni em">git
clone</span><span class="poni">per clonare i file nel proprio computer e aderire al
progetto, modificarlo addirittura e con adeguati permessi ridistribuirlo, espandendo così il
messaggio.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">è una questione di sincronia.</span><span class="poni em"><br></span><span
class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> </span><span class="km0">Luoghi di internet &rarr; computer, modem, cabine
con la fibra ottica, dorsali delle linee telefoniche, cavi sottomarini che attraversano
l'oceano, antenne e ripetitori, qualcosa che coinvolge anche i satelliti, data center ndo.
Facile pensare che internet sia wireless ubiquo e invisibile.</span>
</p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<h2 class="poni0 c57" id="h.l4pina2stopn"><span class="c10"><br>Z &rarr; Internet preset vs Internet
Custom</span>
</h2>
<p class="c31 c11"><span class="poni"></span></p>
<h3 class="c31 c75" id="h.z2fhvlklagbe"><span>Riguardo una pluralità dell'internet</span><span
class="poni"><br></span><span class="c25 poni"> </span><span class="poni">Internet è una torta a
più strati dove ogni strato ha un gusto e sapore completamente diverso dall'altro</span></h3>
<p class="c31"><span class="text km0"> l'idea di un internet a fette è interessante perché introduce la
questione della composizione: come è composta questa località? quanto è umana e quanto è non
umana? </span></p>
<p class="c31"><span class="text km0">E allo stesso modo questo internet delle località: quanto è abitato?
quanto è imposto e quanto è costruito? quanto è locale e quanto è globale? Partendo dal
presupposto che un internet dovrà sempre avere delle caratteristiche globali la questione
diventa: quanto margine abbiamo per aggiungere o sottrarre qualità e arrivare a qualcosa di
differente e, in una parola, locale?</span></p>
<p class="c31"><span class="c58">&#x1f966; Flashback di un </span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DeLN2ToEIlwM&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309687669&amp;usg=AOvVaw1YNlYgj4r1fAptWZzdQene">video</a></span><span
class="c58">del 1987 in cui Donna Haraway commenta due numeri del National Geographic sui
primati e ad un certo punto mangia una fetta di torta immaginando che sia una porzione di
storia. I suoi strati sono i diversi livelli di significato che la produzione culturale
attribuisce ai piaceri e ai problemi della storia: per comprenderla non basta mangiare la fetta
in un boccone, ma bisogna gustarne i singoli strati. Allora mi viene da pensare a internet più
come uno di questi di strati, il cui sapore e consistenza influenza ed è influenzato dagli
altri, regolando di volta in volta il sapore della torta. Questo per dire che internet non è
solo una tecnologia diffusa che collega diverse parti del globo, ma è anche inevitabilmente
situata, dal momento che assorbe e produce cultura.</span><span class="c49"><br></span><span
class="c58">Nell'internet locale gli aspetti qualitativi sono importanti tanto (se non anche di
più) quanto quelli quantitativi: a proporzioni simili corrispondono gusti, abitudini, necessità
e modalità di comprensione diversi. </span></p>
<span class="sofia">Lo spettro visibile per l'occhio umano cade fra il violetto e il rosso, all'interno di
questo spettro siamo in grado di riconoscere tutti i colori e le varie combinazioni fra di essi, ma
quando le onde elettromagnetiche vengono sommate assieme otteniamo la luce bianca. Questa è il risultato
di una precisa proporzione fra le varie parti e riassume tutto ciò che ci è dato vedere fra i 390 e i
700 nm.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Le api invece hanno cecità al rosso, non perché vedono meno o peggio di noi,
ma semplicemente perché il loro spettro visibile è spostato verso lunghezze d'onda più corte,
infatti la loro visione comincia dall'ultravioletto e termina all'arancione. L'occhio di questi
insetti è strutturato diversamente dal nostro e, anche nelle zone di banda in comune, non
distingue gli stessi colori. In seguito ad alcuni studi di inizio Novecento sappiamo infatti che
vedono principalmente il giallo, il verde-bluastro, l'azzurro e l'ultravioletto. Ma anche per
questi insetti quando tutti i colori che possono percepire sono mescolati assieme si produce uno
speciale tipo di luce, che il biologo austriaco Karl Von Frisch chiama il </span><span
class="sofia em">bianco delle api</span><span class="sofia">. Per esse è dissimile da qualsiasi
altro colore e si forma solo in presenza dell'ultravioletto, se quest'ultimo viene rimosso la
luce per le api diventa verde-bluastra. Poiché non percepiamo l'ultravioletto, per noi il bianco
resta uguale. Così, ciò che ci sembra bianco, per le api può essere due cose diverse: il
</span><span class="sofia em">bianco delle api</span><span class="sofia">oppure il
verde-bluastro.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Quella che mi immagino essere la rivoluzione nel nostro rapporto con
internet dovrebbe portarci a vedere un nuovo bianco, qualcosa che è la somma - la globalità - di
tante nuove frequenze proporzionate - di diversi spazi a livello locale. Il risultato è uno, ma
non lo sarebbe senza il contributo delle sue parti, le quali a loro volta senza la
collaborazione e l'unione non avrebbero lo stesso significato.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">L'invito che faccio è di dare importanza agli aspetti quantitativi, ovvero
prestare attenzione ai rapporti e alle dosi delle varie componenti, </span><span
class="sofia">riesaminarne</span><span class="sofia">il ruolo, trovare gli elementi
mancanti. Non è uno stravolgimento o un salto nel vuoto, si tratta di uno slittamento per
arrivare ad uno spettro del visibile nuovo, si tratta di aggiungere l'ultravioletto.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Eccomi a scrivere questo pezzo di capitolo dopo circa tre anni, dopo un
master in "queste cose qui", dopo aver (quasi) totalmente ripudiato l'azienda che ci offre il
servizio di documento di testo condiviso che stiamo utilizzando per scrivere quel che state
scrivendo e altre classiche dinamiche da giovani studentesse d'arte e desain.<br>Le nostre idee,
nel mentre, si sono evolute e penso anche velocemente, ma mai velocemente tanto quanto l'aumento
di dati presenti nei server delle varie piattaforme di cui abbiamo parlato/stiamo
parlando/parleremo.<br>I ruoli di queste piattaforme sono oggettivamente importanti, nel senso
che è possibile che in un futuro vicino l'impatto sociale di esse sia tanto quanto quelli di
Governi tradizionali. Già da vari anni, certe piattaforme, hanno potere decisionale e
collaborazioni con tanti Paesi; e la preoccupazione che mi concerne è che l'ultravioletto venga
dettato solo ed esclusivamente dalle piattaforme invalicabili dei big tech.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Allora, questi servizi sono entrati tranquillamente nella vita quotidiana di
tanta gente come servizi di movimento privato, </span><span class="poni em">sharing</span><span
class="poni">di biciclette, ma anche riguardo il movimento non letterale, come per esempio
servizi di gig economy (ovvero gente che </span><span class="poni em">svende</span><span
class="poni">le proprie velleità in cambio di pochi dollari: hai bisogno di una voce per
un video? Investi 5$ per una voce profonda e sarai soddisfatto, ma mi raccomando lascia il
feedback) oppure servizi di </span><span class="poni em">caring</span><span
class="poni">basato su A.I. (un esempio controverso è Replika, una app A.I.
sfortunatamente famosa per aver avuto casi di induzioni a sucidio). E vogliamo dimenticarci
delle </span><span class="poni em">dating app?</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ce ne sono di tutti i gusti! Tinder, Grindr, Bumble&hellip; </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Tali servizi portano, per la maggior parte degli utenti, effettivamente
</span><span class="poni em">comfort</span><span class="poni">. Ma rilegano tutto in un contesto
preciso. E questo contesto sforma la vita di ogni utente, ovvero che ci son delle regole da
seguire, dei pattern, delle gestualità precise. La politica globale nella vita di tutti i
giorni: se succede a me deve succedere anche a te, a priori, in qualsiasi parte del
mondo.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Questo fasullo principio di </span><span
class="poni em">uguaglianza</span><span class="poni">distrugge le particolarità di ogni
microcosmo, rende tutto estremamente gassoso. I gas si espandono in un contenitore in modo
pervasivo, vanno ovunque: ci tengo ad usare questa metafora.<br>La pervasività di tali servizi è
immensa, i contesti divengono monolitici, sono unici. Le particolarità culturali, geografiche,
politiche ed economiche di un luogo si azzerano, ed è qui dove la </span><span
class="poni em">narrazione </span><span class="poni">si interrompe. E' scontato da dire, ma
senza alterità è estremamente creare conflitti e pertanto discussione e novità. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Adesso, come si può trasformare questo? Ha senso immaginare un servizio come
Just Eat che cambia in base alla provincia?<br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">E' complesso immaginare i servizi sopraelencati in una dimensione custom e
locale, ma si potrebbero proporre differenti approcci per concepire, pensare e configurarsi con
le piattaforme.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Per esempio, tramite il </span><span class="poni em">caring, </span><span
class="poni">tradotti in</span><span class="poni em">premurosità</span><span
class="poni">, ovvero immaginare il principio primo delle piattaforme il mutuo aiuto in una
certa comunità, creando così luoghi di appartenenza dove le piattaforme possano essere un aiuto,
non un sostitutivo totale alle interazioni umane.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br>Tre di noi hanno studiato/studiano presso il Piet Zwart Institute a
Rotterdam, nel Master "Experimental Publishing". Per farla breve, il corso è basato sul rendere
</span><span class="poni em">pubblico </span><span class="poni">e accessibile "le cose". Ogni classe ha
un serverino domestico, un piccolo computer che vive nel nostro studio ed è luogo di
sperimentazioni di codice e di </span><span class="poni em">abitare </span><span class="poni">i
dati. Il preset è concetto estraneo, l'idea è di lavorare nel puro DIY e DIWO, condividendo
codici e testi, interagendo tra pagine personali, </span><span
class="poni">sonorizzando</span><span class="poni">dati collettivamente, muovendosi in
città tramite mappe online modificate.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Ci sono pochi esempi concreti da proporre, perché la violenza sistemica
causata da queste piattaforme è sottile da concepire e spesso, a livello sia tecnico che
morale/sociale, la costruzione di alternative è quindi complessa.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Alfabetizzazione: proponiamo questa disciplina non in un senso classista (io
so questo, quindi devi saperlo anche tu se no sei scemo) ma in un senso di </span><span
class="poni em">re-learning</span><span class="poni">, ovvero la messa in discussione delle
proprio gestualità quotidiane e nel caso, soffermarsi anche sui bassi fondi di quell'iceberg che
è l'internet contemporaneo. <br>Si può e si deve concepire una </span><span
class="poni em">diversità digitale, </span><span class="poni">un po' come si apprezza la
diversità ambientale nella geografia italiana, stessa cosa si dovrebbe nel regno del network
dell'internet.<br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Capire come e quando richiedere un network centralizzato, decentralizzato,
distribuito, che protocolli utilizzare per comunicare, sia nel privato che tra piattaforme, il
tipo di linguaggio da usare, sia in termini umani che computazionali&hellip;</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Certo, il computer pensa </span><span class="poni">in "sistema</span><span
class="poni">binario", ma noi, gli utenti, abbiamo una vastità di "decimali" da far paura.
E anche pensarci come numeri fa ridere. Siamo numeri uniti ad un arcobaleno uniti alle carte
"imprevisto" del monopoli. E così l'approccio che dovremmo intraprendere con le piattaforme.
</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quasi mi dimenticavo della torta. Una sacher decentralizzata con gelato open
source, grazie</span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="c8"><span class="poni"><br></span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c4">%%%%%%%%%%%%%%</span></p>
<p class="c31"><span class="km0"> in questi termini la ricerca di </span><span class="km0 em">un *
salta</span><span class="text km0">ha voluto concentrarsi su una località umana,
influenzata dalle abitudini, dalle vite e dalle condizioni dell'infrastruttura legate al
villaggio di Koubanao, in Senegal. </span></p>
<p class="c31"><span class="text km0">Detto questo, un internet locale non vuole essere un internet eremitico,
un internet della montagna, un internet dimenticato o sconosciuto o privato. Quando parliamo di
internet locale ci riferiamo a due grandi potenzialità:</span></p>
<ol class="c26 lst-kix_wicifm8u1btj-0 start" start="1">
<li class="c31 c45 li-bullet-0"><span class="text km0">Avere più forme</span></li>
<li class="c31 c45 li-bullet-0"><span class="text km0">Riuscire a condividere la propria forma</span>
</li>
</ol>
<p class="c31"><span class="text km0">Ecco è questo che come gruppo si cerca o si prova di innescare: una
situazione in cui questi due fattori si manifestino. in assenza di entrambi tutto suonerebbe più
come una gita allo zoo o una vacanza umanitaria, che a quanto pare è una delle frontiere del
post turismo.</span></p>
<p class="c31"><span class="text km0">Un'altra importante precisazione mi sembra essere questa: paese che vai
usanza che trovi, ma anche usanza che può nascere. Il punto è cioè che lì in Casamance esisteva
la potenzialità di creare qualcosa di diverso, su misura del luogo e nuovo; non per forza il
prodotto già confezionato e pronto alla distribuzione una volta tornati a casa.</span>
</p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="text km0">A quale forma ci riferiamo? C'è un internet sul mio schermo, un internet
che passa per il modem, un internet rifratto nella fibra ottica interrata sotto le nostre città
e un internet nei data center. è sempre lo stesso internet? Ha sempre la stessa forma? Ha sempre
la stessa consistenza? </span></p>
<p class="c8"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="c46 km0 c56">Un esercizio utile può essere quello di capire dove è internet. Quando
il wifi era ancora una novità mi faceva sempre ridere ricordare agli adulti che non capivano
bene come internet non cadesse dal cielo. Non faceva sempre ridere - scherzo, a volte era
esasperante. </span></p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">Forme di internet &rarr; come ci appare internet?</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">Modalità di internet &rarr; funzionamento?</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">Possibilità di internet &rarr; cosa ci permette?</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">forme, modalità e possibilità sono tre nodi consistenti su cui impostare il
discorso. sono tre aspetti che entrano in gioco l'uno con l'altro per completarsi a vicenda e
sopperire gli uni alle mancanze degli altri. </span></p>
<p class="c8"><span class="km0 c5"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">la forma influisce sulla modalità.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">la modalità permette la possibilità</span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">la possibilità genera la forma</span></p>
<p class="c8"><span class="c5 km0"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 km0">assurda sta cosa che geometria perfetta, vuol dire che è una cazzata o c'è
sotto qualcosa. qualsiasi rappresentazione schematica del mondo è un'approssimazione. </span>
</p>
<p class="text"><span class="c24 km0">la </span><span class="c24 km0 c40">forma </span><span class="c5 km0">è
l'interfaccia. è il fatto che internet sia visibile o meno. è quello che ci spinge
all'interazione oppure ci blocca l'accesso. forma può voler essere il design del layout di
instagram e allo stesso tempo il flusso invisibile che comunica le condizioni meteo, o gli
ultimi arrivi in biblioteca. come internet appare modifica il modo in cui lo utilizziamo.</span>
</p>
<p class="text"><span class="c24 km0">è un aspetto funzionale.</span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">La </span><span class="c24 km0 c40">modalità</span><span
class="c5 km0">è il funzionamento di un'app, di un sito, di un servizio streaming online,
di un social o di un e-shop. Cosa mi permette di fare? Cosa non mi permette di fare? E perchè
non me lo permette? Perché non può o perché non vuole? La modalità è l'idea che muove tutto dopo
esser stata realizzata. Un'idea concretizzata, scesa a compromessi con il mondo reale, con
l'apparato tecnico e con i dettagli economici. </span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">è un aspetto pragmatico</span><span class="c24 km0 em">.</span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">La </span><span class="c24 km0 c40">possibilità</span><span
class="c24 km0">è sia l'idea che muove prima di confrontarsi con il mondo reale, sia la
proprietà emergente di un sito. è lo spazio agli estremi dello spettro di utilizzo: il vagare
libero della fantasia (un sito che prepara anche il caffè? wow) (bè, si usava dire così, ma
ormai pure la </span><span class="c24 km0">macchinetta</span><span class="c5 km0">è
connessa alla rete e ti manda le notifiche di quando è pronta), e l'utilizzo assurdo degli
strumenti che offre (drum machine in excel?). Sparare alto e raschiare il fondo. Possibilità è
esplorare il labirinto con la mano sempre fissa sul muro: non il modo più veloce, ma di sicuro
quello più approfondito. </span></p>
<p class="text"><span class="c24 km0">è un aspetto creativo</span><span class="c24 km0">.</span></p>
<span class="poni">Ora lo spazio di internet è occupato principalmente da un pugno di big-tech corporation che
hanno standardizzato la rete creando così una egemonia, dettando usi e costumi per tutto il regno
digitale. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Nell'IRL l'architettura e l'assetto urbano plasmano la vita sociale delle
persone, nell'URL il corrispettivo sono i dispositivi e le interfacce.</span>
<span class="poni"></span>
</p>
<p class="c8"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Chi costruisce internet ha quindi un certo potere sulle modalità di
interazione tra gli utenti: le interfacce che usiamo facilitano certe relazioni e ne impediscono
altre, </span><span class="km0"> creando a tutti gli effetti diversi punti di vista</span><span
class="poni">.</span></p>
<p class="text"><span class="text km0">in critical atlas of internet vengono proposti alcuni esercizi di
visualizzazione per immaginare la forma, l'organizzazione e le dinamiche di internet. Una delle
caratteristiche che viene trattata è la pendenza del web: Druhle immagina un internet in salita
(o in discesa) per descrivere meglio la tendenza delle grandi piattaforme di accentrare e
monopolizzare il traffico e le abitudini degli utenti in rete. </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 400.00px; height: 291.00px;"><img
alt="" src="images/image77.png"
style="width: 400.00px; height: 291.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text km0">Come buchi neri che curvano lo spazio, i grandi servizi online modificano
i flussi di navigazione, influenzando la traiettoria degli utenti e le forme di navigazione
attraverso i diversi siti e indirizzandole verso i soliti portali: Facebook, YouTube, Amazon,
ecc.</span></p>
<p class="text"><span class="text km0">La pendenza che si crea rende ostico a un nuovo utente risalire la
corrente e vincere i pattern gravitazionali della silicon valley. in quest'ottica non mi
stupisce che gli studenti di Koubanao conoscessero poco oltre all'universo facebook e google (in
particolare youtube).</span></p>
<p class="text"><span class="text c58">&#x1f966; * altra considerazione su atlas of internet quando parla delle
schermature di internet, per collegare i due discorsi, in progress *</span></p>
<p class="text"><span class="km0"> *anche la sezione di network of networks è super sul pezzo riguardo il nostro
projecto*</span></p>
<p class="text"><span class="c4"><br>caratteristiche che promuovono / impediscono un internet artigianale</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni"> La possibilità di personalizzare uno strumento o meno altera completamente
l'esperienza di navigazione, in più offre maggiore controllo sulle proprie azioni e su quelle
dei propri "compagni di server".<br>la difficoltà di personalizzazione: se un certo servizio
offre comodamente certi strumenti sulla propria piattaforma, un utente non si pone il
</span><span class="poni">problema della </span><span class="poni em">téchne</span><sup><a
href="#cmnt115" id="cmnt_ref115">[dk]</a></sup><span class="poni em"></span><span
class="poni">e quindi aderisce alla standardizzazione.</span><span class="poni em"></span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Conseguentemente, se un certo servizio offre una grossa quantità di
interazione tra un buon numero di utenti, </span><span class="poni">l'user</span><span
class="poni">non si pone il problema della </span><span
class="poni em">qualità</span><span class="poni">dell'interazione. Tipo, quando qualcuno
condivide un proprio contenuto è </span><span class="c40 poni">generalmente </span><span
class="poni">più soddisfatto nell'avere immediatamente tanti feedback di poco conto che pochi
</span><span class="poni em">ma buoni</span><span class="poni">feedback in un lasso di tempo
maggiore. </span><span class="km0">idk questa seconda frase </span><span class="c58">&#x1f966;
forse l'aspetto comodità è un qualcosa più legato ai dark pattern delle interfacce? quello che
c'è scritto dopo è un po' confuso in effetti</span></p>
<p class="c8"><span class="c44 c25 poni em"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 c25 poni em">---</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Questi aspetti si possono applicare a tutti gli elementi di internet: da un
server a un social media, da un blog ad un e-commerce, da un foglio di lavoro condiviso online
ad una piattaforma multimediale ecc ecc&hellip;</span></p>
<p class="text"><span class="poni">La standardizzazione degli strumenti è un fatto politico che sta avanzando
sempre più </span><span class="poni">voracemente</span><span class="poni">. Se i CEO delle Big
Tech sono</span><span class="poni em">based</span><span class="poni"></span><span
class="poni em">@</span><span class="poni"></span><span class="poni em">Silicon
Valley,</span><span class="poni">noi vogliamo ipotizzare piattaforme orizzontali che
abitino a Koubanao: pensare ad un diverso assetto urbano per internet, una ipotesi per un
internet locale.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Se immaginiamo le possibilità di internet come un qualcosa delimitato da una
cornice, tutti i suoi strumenti sono parte di una tela. Ma diciamocelo, è una tela grandissima e
possiamo trovare il nostro spazietto per disegnare una draghetta con la coda da topo e la
tenerezza di una lontra: esiste o non esiste, un * salta la progetta e lì la stampa.</span></p>
<p class="c31"><span class="km0 c27">&mdash;</span></p>
<p class="c8"><span class="poni5 c25 km0 em"></span></p>
<p class="text"><span class="poni5 c25 c72 c54">internet è solido o liquido o gassoso? <br>internet è luminoso
</span></p>
<p class="c8"><span class="c4"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c42 c18 c39 em c99"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c18 c54 c33"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 c54 c89">approfondimento specifico internet a Koubanano</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">A koubanao Internet e la tecnologia telefonica ci sono e potenzialmente
funzionano al pari nostro, di fatto però le persone, per la maggior parte, non hanno computer
personali e una connessione propria, </span><span class="poni">o non hanno denaro da spendere
per tot gigabyte al mese. </span><span class="sofia">Esatto, l'infrastruttura c'è e funziona, in
mezzo alle case e agli alberi della foresta troneggiano i ripetitori televisivi e telefonici e
il segnale è buono (molto più buono che a casa mia in Liguria o in altre parti d'Italia che
sembra di stare nel deserto), solo che la gente non si può permettere l'abbonamento.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Nei villaggi ci sono i "CYBER CAFE" luoghi, anch'essi, comunitari dove
puoi utilizzare i computer,</span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">ricerchina: </span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">cyber caffe e' un modo pe andare su internet a prezzi
accessibili?</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">(tesi co focus sul ghana ma che parte da una visione generale delle
narrazioni su africa e tecnologia)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c27 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://core.ac.uk/download/pdf/16390519.pdf&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309695880&amp;usg=AOvVaw34S-svX_OHIRyDQA9LCiZ0">Producing
the Internet and Development: an ethnography of Internet café use in Accra, Ghana
</a></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">(articolo 2012 cyber café in senegal: manca la corrente, non la
connessione)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c27"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.biztechafrica.com/article/senegal-power-hampers-internet-cafe-growth/4893/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309696342&amp;usg=AOvVaw0n_X-RkPw_c3cbduB4txLn">https://www.biztechafrica.com/article/senegal-power-hampers-internet-cafe-growth/4893/</a></span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c35 c27">(articolo che evidenzia come a mancare a dakar non sia la connessione ma
la corrente)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c27"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.zdnet.com/article/worlds-first-tablet-cafe-opens-in-senegal/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309696674&amp;usg=AOvVaw378nP8qxyzw2YAiQyGnu6A">World's
first 'tablet cafe' opens in Senegal Can a new tablet cafe transform the Internet
cafe model in Dakar?</a></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="text c35 c27">(indagine sull'utilizzo dei media tra i giovani in diverse zone del
senegal)</span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48 c27"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4745615/pdf/dau060.pdf&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309697092&amp;usg=AOvVaw2U7HNPHlsauiftuk9D2beK">Health-related
media use among youth audiencesin Senegal</a></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c35 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">ma non sempre funziona internet</span><span class="text tizi">. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Il Liceo è dotato di una stanza di informatica: </span><span class="poni">
una sorta di </span><span class="tizi">lavagna elettronica e una cosa come 50 computer non di
produzione recente </span><span class="poni"> di cui una ventina</span><span
class="tizi">ancora funzionanti: il materiale era tutto accatastato e
impolverato,</span><span class="poni"> </span><span class="tizi"></span><span
class="poni">la sabbia ha intasato buona parte dei calcolatori, </span><span
class="poni">impedendone</span><span class="poni">l'accensione</span><span
class="text tizi">. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Internet anche lì però non è presente,</span><span></span><span
class="km0"> per connettere tutto il sistema LAN di computer è necessario staccare il modem
della presidenza e portarlo in aula informatica</span><span class="km0">(</span><span
class="gambas">e comunque andava spingendolo)</span><span class="tizi">e al momento del
nostro arrivo la lezione di informatica consisteva nel fare disegni con excel </span><span
class="poni"> e comprendere il sistema binario.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Per quanto riguarda i telefoni, </span><span class="sofia">quasi</span><span
class="text tizi">tutti i ragazzi sono dotati di smartphone e qualche tablet, ma anche in
questo caso la connessione è poca, i contratti telefonici, per traffici dati simili a quelli a
cui siamo abituati, sono costosi per loro</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.orange.sn/pass-internet&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309698227&amp;usg=AOvVaw0ZLfVjePoyhLhTgR95HIbg">https://www.orange.sn/pass-internet</a></span>
</p>
<p class="text"><span class="sofia"><br></span><span class="poni"> </span><span class="sofia">Volendo essere
precisi (dati relativi al 2019-2020) </span><span class="sofia">i 75Mb hanno la durata di sole
24h e costano 250F, che per noi sarebbero circa 38 centesimi. Può non sembrare molto ma se
consideriamo che per pranzare fuori al ristorante del villaggio si spendevano circa 2&euro;
capiamo subito che in proporzione quei 250F sono una bella cifra. Facendo inoltre un paragone
con i nostri abbonamenti dove spendendo 10&euro; abbiamo addirittura giga illimitati, risulta
evidente che in Senegal la connessione è molto più cara.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">In sostanza c'è un problema di connessione non tanto fisico, perché le
infrastrutture ci sono e funzionano bene, ma quanto economico: l'accesso non è facile perché
costoso. Ciò genera una non coscienza del mondo Internet - alcuni non sapevano cosa fosse
Wikipedia - riducendolo </span><span class="poni"> </span><span class="tizi"></span><span
class="poni">alla messaggistica istantanea </span><span class="text tizi">e luogo di personale
presentazione alla community&hellip; e questo quindi ricorda sostanzialmente le dinamiche
social.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">forse in tal modo </span><span class="gambas">riducendolo</span><span
class="gambas">ancor di più alla sola messaggistica istantanea, seppur avanzata: anche
l'utilizzo dei social media per come lo davo per assodato mi è parso molto differente a
Koubanao, probabilmente perché la mia idea è scolpita dal mio stesso utilizzo, o ancora perché
questa mia idea utilizza una connessione no stop, e questo è un fattore determinante che a
Koubanao è utopico.</span><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Però ad esempio mi ricordo di quando, durante la lezione, qualcuno passava il
tempo delle lezioni di html a guardarsi le storie di Instagram</span><span
class="gambas">&hellip; Per alcuni aspetti il loro utilizzo mi sembra simile al nostro, però poi
guardo la bacheca di Precious, una nostra "studentessa" e ci sono solo post pubblicati da
ragazzi che taggano dalle 13 alle 30 persone tra cui lei, tutte foto di loro in posa a volte con
strani fotomontaggi o effetti super opacizzanti </span><span class="poni"> </span><span
class="sofia">con il glow.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text km0"> Difficile anche paragonare l'uso dei social in Senegal con l'uso che ne facciamo noi
occidentali. Il risultato potrebbe essere in certe occasioni simile, come lo sharing di selfie abbinati
a frasi per acchiappare likes, ma lo stesso gesto ha un peso completamente diverso in Senegal. </span>
</p>
<p class="text km0">Riguardo alla limitata gamma di possibilità che offre la connessione gratis de
Facebook:</span></p>
<p class="text"><span class="km0">se hai solo quello non è che puoi fare molto altro, anche perché fb in base
alle community che frequenti hai modo di conoscere </span><span
class="km0">pomosessualeomosexuò</span>
<span class="text km0">essere sia estremamente ricco di contenuti sia allo stesso modo deserto e
ridondante.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="c70 c57" id="h.4bg8yj2ozuf0"><span>3. Diario di bordo</span><span
class="c22">&#9989;&#x1f44c;&#x1f3ff;</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.y5dj9uf14rf2"><span class="c10">In viaggio</span></h2>
<h3 class="c57 poni3" id="h.luntjukmww4v"><span class="c44 c53">Linate &#9992;&#65039; Capo Verde
&#9992;&#65039; Dakar </span></h3>
<p class="text c11"><span class="c44 c28 c54 c76"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Pochi giorni alla partenza. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Situazione fervente. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">I colleghi del collettivo chini sui computer scrivono, si confrontano,
io osservo, leggo e mi domando: c'è qualcosa che, in tutto questo lavorare, non mi crea la
situazione consona per mettere a fuoco, qualcosa manca.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">La nostra destinazione è il Senegal, paese dell'Africa, continente a me
estraneo se non per qualche immagine edulcorata fornita da Bob Marley o nozione politica data
dalla geografia studiata al liceo: guerre e conflitti internazionali, esponenti neri militari
venduti al soldo dei servizi segreti americani che sfruttano la popolazione, che creano ostaggi.
Se mi perdo a pensarci sento tamburi, tanti tamburi, mi viene in mente l'amico Luigi italo
francese, e quando dico italo intendo meridionale, batterista funky grasso che sbotta "Eh io con
i senegalesi&hellip;", si parlava di tenere il ritmo insomma, sessioni sudate di bonghi e pelli
tirate: </span><span class="tizi em">sbouuum</span><span class="tizi">suono di pelle poco
tirata, </span><span class="tizi em">sboom</span><span class="text tizi">pelle tirata. Le
piroghe addormentate sulla spiaggia, lunghe barche, sproporzionate frecce che si buttano nel
mare africano colme di equilibristi neri, un tramonto colorato alla Hugo Pratt.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Insomma oltre a queste immagini riverberate, il resto delle nozioni le ho
acquisite in questi giorni, tra queste, il fatto che le temperature siano tra i 18 e i 30 gradi
mi pone in una condizione nuova e straniante </span><span class="tizi">&mdash;</span><span
class="c28"></span><span class="tizi">quando i miei amici figli di gondolieri andavano in
vacanza alle Maldive durante il Natale, la mia famiglia lo passava nel freddo Piemonte cullato
dalla neve e dalle luci calde e arancioni delle case e degli alberi di Natale orgogliosamente
imbastiti &mdash;</span><span class="c28"></span><span class="text tizi">il mio corpo dice
"è inverno che strana deve essere l'estate ora". </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Altra nozione senegalese, parlano il francese</span><span
class="tizi em">parbleu</span><span class="text tizi">non ne conosco una parola,
come potrò comunicare? Ma fortunatamente si dice che i fratelli senegalesi siano molto ospitali
e ricolmi di pazienza. Proprio questa: la pazienza, la grande virtù, abbasso le pulsioni e viva
l'equilibrio, servirà in questo viaggio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Partendo da questi presupposti si può intendere che il Senegal sia del
tutto una terra inesplorata, per me, povero perduto musicista pesce perennemente fuor d'acqua,
come per tutti i miei colleghi: Erica Gargaglione, heidi (per i capelli e la gentilezza)
reggiana dal forte gusto grafico; Francesco Luzzana, catalizzatore di energie e idee che fa
della sua timidezza la sua forza; Federico Poni entusiasta piccione entusiasta artista
entusiasta; Sofia Merelli nobile mangiatrice di pasta al pesto traduttrice e mamma per tutti
noi; Alessandro Gambato, esteta sound designer portatore di cappelli storti.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Proprio la non conoscenza, ci pone nella privilegiata condizione di
viverci e vivere questo viaggio alla stregua dei primi esploratori, pionieri dei mari.
Pionieristico è anche il perché, il motivo del nostro viaggio, andiamo lì a parlare, discutere,
creare, intrecciare relazioni, fare network, hyper bing watching, displacement parties, live set
ambient con animazione vvvv, documentario 3d, spade laser e spero buon cibo, verso l'infinito e
oltre, citando il più imperterrito degli esploratori Buzz Lightyear.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Fondamentalmente, per tornare dallo spazio alla terra, ci siamo resi
conto noi collettivo UN * SALTA, di essere totalmente ingarbugliati in quella che,
metaforicamente, potrei paragonare all'enorme rete appiccicosa di un ragno altrettanto enorme,
enorme come il nostro mondo, e questa rete appiccicosa ci lega ci unisce e connette, in un certo
senso potrebbe sembrare che ci porti e conduca verso un comune modo di pensare, una comune
struttura mentale. Senza continuare ad essere così misterioso, questa rete appiccicosa si chiama
internet e noi appiccicati siamo i suoi fruitori, utenti. Lo scopo del nostro viaggio sta
nell'interagire con i vari aspetti di internet e anfratti del mondo virtuale insieme ai nostri
futuri amici senegalesi. Lontani dalla nostra Milano, Venezia, Pavia, Reggio Emilia, Bergamo e
testimoni di un altro modo di vivere. Ci scopriremo e porteremo insieme un lume amico da
appoggiare sul comodino, sentirne gli odori e osservarlo perdersi nel tempo consumandosi
lentamente alla stessa velocità in mondi distanti. Luoghi di chiese gotiche e medievali con
macchine ferrigne e motoscafi lucenti e foreste sacre e fiumi ricolmi nel mare caldo e ventoso
odore di incenso e carne&hellip;</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Effettivamente, se ci penso, la cosa che manca per la messa fuoco è la
mia presenza lì, lascio le parole e accolgo la pratica: eccomi seduto nella mia camera
senegalese, fotografo provetto di sensazioni e visioni confuse sul finire della mia prima
giornata africana.</span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Poco male che il nostro volo venga cancellato e rimandato di un giorno: non
avevamo ancora fatto la valigia. un * salta trascorre un piacevole viaggio accompagnato dai
manicaretti de Cabo Verde Airlines e il panino al formaggio offerto nell'ultima tratta volante
dall'isola di Sal all'aeroporto di Dakar.</span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.4pzrpuikmwci"><span class="c44 c53">Dakar, Senegal <br>Venerdì 22/11/2019<br></span>
</h3>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 564.01px; height: 373.95px;"><img
alt="" src="images/image69.jpg"
style="width: 564.01px; height: 373.95px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 565.01px; height: 424.28px;"><img
alt="" src="images/image30.jpg"
style="width: 565.01px; height: 424.28px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Diciamo che le impressioni sono tante, l'Africa senegalese è senza ombra
di dubbio esotica e la sua capitale, Dakar, è un gigante scheletro sabbioso; tutto ciò che vedo
in un certo senso riporta all'immaginario che mi ero proiettato della tipica città africana:
confusione, caldo, bambini neri che giocano a palla, donne dai vestiti sgargianti, cibo lungo le
strade polverose, uomini severi, denti bianchi e sprazzi di miseria.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Per rendere la descrizione più incalzante e meno macabra, si potrebbe
pensare a Dakar come un grande piatto, nel quale vi mangiano seduti attorno un milione di
abitanti; piedi scalzi, mani unte, sorrisi, cordialità e, appunto, tanta confusione. La ricetta
è a base di pollo e manzo, riso e verdurine piccanti. Nell'aria si respira sentore di acero e
palo santo misto a ventate di bruciato e fumi di tubo di scappamento. Clacson ogni due per tre e
code polverose di macchine infinite srotolate nel mezzo di palazzi in costruzione.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<span class="sofia">Prima di andare in Senegal non ero mai uscita dall'Europa e parlare di culture diverse mi
faceva sempre uno strano effetto, </span><span class="sofia">pensavo</span><span class="sofia">che
dopotutto siamo pur sempre persone</span><span class="c55"></span><span class="sofia">e che la
percezione degli altri non potesse davvero essere così differente da come siamo abituati, soprattutto se
non si hanno preconcetti ostili e radicati. Inoltre sull'Africa si vedono di continuo tante immagini,
probabilmente è fra i luoghi esotici più inflazionati, vuoi per i documentari di Rai 5 sugli animali
della savana ecc ecc, vuoi per le pubblicità sulla fame nel mondo prima dei video di YouTube ecc ecc.
Forse per tutta questa serie di motivi non sapevo di preciso che tipo di reazione avrei avuto, ma
continuavo a pensare che le persone sono persone ed è la cosa più forte che arriva quando ci si
relaziona con gli altri. Invece non è affatto così, l'alterità culturale è qualcosa di sconvolgente,
essere gli unici diversi in un luogo molto lontano è estremamente faticoso. Non basta essere persone per
capirsi, oltre alle difficoltà linguistiche sei obbligato a </span><span
class="sofia">chiederti</span><span class="sofia">continuamente che tipo di persona tu debba
essere per entrare in sintonia con l'altro e per rispettarlo. è bello che sia così, ma da giovane
ingenua, adagiata nella mia culla occidentale che tende a insinuarsi ovunque, non mi aspettavo che avrei
davvero avuto difficoltà nel capire qualcuno di fronte a me. Anche se forse con parecchie sfumature in
meno rispetto al passato, le culture sono forti e ramificate, le culture sono persone che hanno un'aura
diversa dalla tua e il mondo che li circonda assorbe e alimenta quell'aura.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">L'arrivo nella capitale senegalese è stato fin da subito denso di emozioni.
Scesi dal volo abbiamo affrontato i vari controlli, uomini neri vestiti da strada con un
cartellino identificativo ci venivano incontro </span><span class="tizi">indicandoci</span><span
class="text tizi">le procedure da seguire, approvando il nostro passaggio e scherzando con
gli amici intorno. Si passavano la serata in aeroporto svolgendo il loro lavoro socializzando.
</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> All'aeroporto nuovo di Dakar un gruppo di cinesi a caccia di affari e
investimenti nel campo edilizio e infrastrutturale del Paese (lore non confermata) ci supera con
agilità per farsi ammettere al continente: sanno tutti i trucchi di frontiera perché sono
imprenditori navigati, mentre noi di navigato niente, solo Tiziano Pastor</span><span
class="poni"></span><span class="km0">che</span><span class="poni"></span><span
class="km0">pagaia</span><span class="text km0">in kayak.</span></p>
<p class="text km0">Dopo mezz'ora buona di recupero bagagli usciamo all'uscita arrivals e come nel film sono lì
tutti accampati a vedere chi uscirà da questa astronave de Cabo Verde Airlines</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<span class="sofia">Il primissimo impatto una volta superate le porte che conducono alla sala degli arrivi, è
con l'odore, l'odore di Africa di cui solitamente percepiamo le scie nei negozi etnici o nelle
bancarelle estive di variopinti tessuti importati. Solo che stavolta è molto più intenso e penetrante.
L'ambiente asettico del nuovo aeroporto di Dakar, estremamente pulito e omologato a qualsiasi altro
aeroporto occidentale, non può però sottrarsi alla sua vera origine geografica, che impregna le persone
e l'aria e scivola sui pavimenti lucidi, sui nastri trasportatori, dentro e fuori dalle porte
automatiche.<br>Questo odore è sempre presente, persistente o flebile, aleggia su tutti gli oggetti e le
persone. Alla fine del viaggio l'abbiamo assorbito anche noi, lo percepivo sui vestiti lavati al
campement, nelle lenzuola dove dormivamo, nel mio sudore e nei capelli di Kamo. è una presenza
rassicurante, un segno innegabile che siamo davvero dove abbiamo intenzione di essere e che in qualche
modo i nostri corpi bianchi hanno un margine per essere accettati da quell'aura misteriosa che emanano
tutte le cose.</span>
</p>
<p class="text"><span class="tizi"><br></span><span class="gambas"></span><span class="tizi">Usciti
dall'aeroporto ci troviamo con il nostro contatto Baba: uomo senegalese sulla quarantina,
sorriso da giovane ragazzo, faccia in realtà senza età. Baba lavora a Pavia ed è in Senegal a
visitare la famiglia. Ci accoglie calorosamente e sottolinea che ciò che è importante del nostro
viaggio/progetto, non è tanto il perché ma l'azione, l'agire nella terra della lentezza. Ci
porta verso il parcheggio e l'auto proteggendoci da milioni di tassisti in cerca di clienti,
accompagnato da ombre scure in processione. "Abbiamo un amico" rispondiamo, </span><span
class="tizi">negandoci</span><span class="text tizi">gentilmente alle soverchianti
offerte. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Arriviamo all'auto e, dalle fila silenziose di sagome, un uomo, fino ad
allora scambiato come guardia del corpo in cerca di affari, si identifica come l'altro guidatore
oltre a Baba. Capiamo che sono amici, oltre a ciò non molto altro, saliamo su queste macchine
fatiscenti e iniziamo a viaggiare lentamente. Non conoscono la strada o così sembra: ogni 10
minuti si fermano e si confrontano animatamente. Un tassista inizia ad inseguirci minacciando lo
scontro e suonandoci contro costantemente. Il nostro misterioso autista non dice nulla, guida
paziente e la sua testa nera luccica nei colori tenui della notte. Per me seduto nei sedili
posteriori diventa punto di riferimento. Mi guardo attorno e, mentre la macchina procede
lentamente sull'asfalto, inizia a prendere forma quella che suppongo sia la periferia urbana di
Dakar: case su case ammassate le une sulle altre con mattoni a vista, incomplete ed immerse nel
buio, figure distinguibili solo dal chiarore lunare. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Alla luce pallida notturna inizia a sostituirsi una luce chiara giallo
elettrico e la città diventa più strutturata, edifici più complessi, ma la logica che li àncora
ancòra non è certa: è un insieme di costruzioni accomunate da un'esigenza pratica senza ordine
preciso, senza punti di riferimento. è una foresta di cemento, giungla di cemento per citare un
film americano sulla vita nel Bronx. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Arriviamo all'hotel, i 45 minuti previsti sono diventati 1 ora e 30,
salutiamo Baba, lo paghiamo 5000 franchi: "Ciao a presto è stato bello ma sono le 4 di notte
bisogna correre a dormire".</span></p>
<p class="text km0"> Il viaggio con Baba è divertente e un po' esasperante: la sua macchina non è nelle migliori
condizioni e lui ha qualche difficoltà con il navigatore che ha impostato in italiano. Noi, a essere
sinceri, non capiamo cosa c'è che non va, fatto sta che l'auto non spinge a più di 20 all'ora e
dall'Aeroporto Blaise-Diagne attraversiamo una prima Dakar notturna seduti nella macchina guidata da
african Tarkovskij: senza fretta. Gli altri nella macchina che funziona si fermano spesso ad aspettarci.
</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il volo rimandato ha creato scompiglio un po' a tutti: il traghetto per andare
in Casamance salta fino al lunedì, dato che nel weekend non fa tratta. Baba è riuscito a venirci
a prendere lo stesso in aeroporto ma si vede che è stanco. La notte è
tranquilla.<br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.27px -0.27px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 602.67px;"><img
alt="" src="images/image13.jpg"
style="width: 603.21px; height: 602.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text km0"><br></span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">Il mio ricordo di questo viaggio è uno
stranissimo miscuglio di sensazioni tra cui un tetro sentore di paura dato dalla situazione: la
notte in un luogo sconosciuto, distante da casa, le macchine con l'intero cruscotto non
funzionante (ti accorgi di avere un principio di mania del controllo quando in auto non sai né
quanto carburante c'è né a che velocità stai andando), il tassista che per via delle manovre
ardite del nostro driver ci suonava all'impazzata. Nell'aria però, oltre agli odori africani,
c'era un enorme entusiasmo: tutti noi del collettivo ne abbiamo fatto esperienza. Ebbene anche
quell'entusiasmo confluiva in un'emozione più complessa, un'emozione che riesco a descrivere
solo usando la definizione di Thauma data dal mio professore di filosofia al liceo. Meraviglia e
terrore nella stessa definizione, meraviglia e terrore dell'effettiva nostra esistenza in quel
momento, in quel luogo e per quel motivo. Come di fronte a </span><span class="gambas em">un
gigantesco salto</span><span class="text gambas">nel vuoto percorrevamo un'autostrada
senegalese, passandoci un Tanqueray edizione limitata comprato al duty free.</span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image19.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Baba e il suo amico misterioso si dissolvono nella notte scura,
inchiostro nell'inchiostro e il pennino degli incontri rimescola dentro, una spirale veloce e
nera da cui esce il nostro oste: Kebè. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Kebè è un marinaio e ha un figlio nell'Indiana e mi deve 500 franchi:
sta seduto sguardo perso nel vuoto, tristissimo, i suoi pensieri vagano nel tempo, le speranze
gli amori i viaggi, tutti racchiusi nelle linee del volto. Kebè non è veramente un oste, è il
guardiano notturno &mdash; le onde si infrangono ripetutamente sulla battigia lì di fronte e lui
si lascia trasportare, nostalgia e pirateria in un locale scuro e spoglio dagli infissi lignei
&mdash; ci dà da bere, sorride caldamente e ci racconta aneddoti, lui parla il linguaggio
universale dell'amicizia o dei viaggiatori perduti e ci capiamo tutti. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text km0"> La Brasserad dove dormiamo è sulla punta di Dakar di fronte all'isoletta di Ngor. Forse è
un posto per turisti bianchi e la cosa un po' ci rattrista, perché siamo turisti bianchi. Dobbiamo
ammettere che fin dalla prima sera a Dakar ce l'abbiamo avuta con i francesi che incontravamo in giro:
ce l'avevamo con i colonialisti o avevamo paura di essere come loro? </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Baba ci lascia sull'uscio per essere sicuro che non ci perdiamo. </span><span
class="km0"></span><span class="km0">tiriamo un po' scemo Kebè e finiamo il gin del duty
free co qualche biretta, con incredibili cocktail Tanqueray-Gazelle. Kebè vende quasi una
chitarra a Tiziano. Andiamo a dormire tardi.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.p4708fuipo"><span>Dakar, Senegal <br>Sabato 23/11/2019</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image68.jpg"
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title=""></span><span></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 430.50px; height: 430.50px;"><img
alt="" src="images/image34.jpg"
style="width: 430.50px; height: 430.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="c44 c53"><br></span></h3>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 592.28px; height: 392.89px;"><img
alt="" src="images/image59.jpg"
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title=""></span><span class="tizi"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 595.01px; height: 394.65px;"><img
alt="" src="images/image73.jpg"
style="width: 595.01px; height: 394.65px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"><br></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Il mattino giunge, affacciato alla finestra scorgo il mare, piroghe e
ragazzi neri sulla spiaggia che si allenano e contrattano.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Incontriamo </span><span class="tizi">Malamine</span><span
class="tizi">Tamba, il ricco, il saggio, il visionario. </span><span
class="tizi">Malamine</span><span class="tizi">è un uomo, padre di famiglia e lavoratore:
</span><span class="tizi">vicepresidente della squadra di calcio senegalese Casa Sports</span><span
class="tizi">, </span><span class="tizi">presidente</span><span class="tizi">dell'Allez
Casa, il comitato dei tifosi della stessa </span><span class="km0">(tu chiamali se vuoi ultrà)
</span><span class="tizi">e possessore di terreni agricoli che, in tutto questo, riesce a prendersi cura
anche di una combriccola di giovani artisti italiani. Ci porta di qua e di là a comprare il
necessario per il viaggio </span><span class="tizi">ospitandoci a</span><span
class="tizi">casa sua per il pranzo domenicale, che in Senegal avviene di sabato, ma
l'idea è quella. La moglie Tabara, elegante e colta, ci intrattiene durante il banchetto
mangiando con noi e ridendo di gusto, mentre ci sminuzza la carne con le mani dall'enorme piatto
unico (che non è Dakar) di riso e </span><span class="tizi">verdurine</span><span
class="tizi">piccanti che ci unisce in quel momento. Ha un sorriso bianco, rosa e marrone
scuro. Le donne senegalesi sono bellissime, come la timida figlia di </span><span
class="tizi">Malamine</span><span class="tizi">figura leggera, come la zia di </span><span
class="tizi">Malamine</span><span class="tizi">, donna anziana in un vestito bianco e sguardo
scuro e infinito nel sapere.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image21.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Uomo chiave di questa spedizione africana è </span><span
class="poni">Malamine</span><span class="poni">Tamba, nostro mentore e contatto africano
che ci ha aiutati nell'organizzazione pratica di tutto il viaggio.<br>Venne negli anni '90 a
Pavia per seguire un master in Politiche Internazionali. </span><span
class="poni">Arrivava</span><span class="poni">dall'Università di Dakar e il suo villaggio
natio è proprio Coubanao. Incontrò Mimmo e gli altri compagni dell'odierno Comitato Pavia Asti
Senegal e scattò l'amicizia.</span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">La storia è storia, ora siamo nel presente, dobbiamo lasciarci alle spalle
quel che è successo. Suonava circa così &mdash; non ricordo perfettamente &mdash; la frase che
ci disse quando ci incontrammo a Dakar. Ricordo bene però il pranzo a casa sua seduti sul
tappeto a mangiare con le mani dallo stesso piatto riso e carne (o riso e verdure, date le
abitudini alimentari di certi) in stile senegalese.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 438.52px; height: 662.50px;"><img
alt="" src="images/image2.jpg"
style="width: 438.52px; height: 662.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni">Senza posate, sua moglie </span><span
class="poni">spezzettava</span><span class="poni">con i polpastrelli le varie carni, le
distribuiva nel riso e con la destra ognuno prendeva il proprio boccone. Mi viene in mente che
l'infografica del ristoro generalmente raffigura una forchetta e un coltello: chi ne ha proposto
l'universalità non ne voleva sapere di tener conto che buona parte </span><span class="poni">di
mondo</span><span class="poni">mangia tradizionalmente con bacchette o mani. </span><span
class="poni">Quello che ci siamo trovati a trattare aveva a che fare col colonialismo in tutto e
per tutto, a più livelli.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">I figli di </span><span class="poni">Malamine</span><span
class="poni">guardavano Atalanta-Juve in salotto: Kamo aveva le lacrime agli occhi per
l'evento, Gambaz le aveva per la quantità di cibo ingerito, io per aver assaggiato il
</span><span class="poni">miglio</span><span class="poni">pestato tipico delle colazioni
senegalesi, gli altri per la quantità di zucchero nel tè offerto a fine pasto. </span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Sofia per un esame aveva scelto di portare una ricerca su Gianni Celati e si
è recuperata un po' di suoi libri, tra cui Avventure in Africa. Ora, forse questo commento
dovrebbe scriverlo lei che ce l'ha a portata di mano, ma in quel libro Celati arriva in un
villaggio ad una certa e nel baretto locale c'era in tele una partita di Atalanta Juve, "il
peggio che il calcio italiano potesse offrire". </span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">&lt;pre&gt;Sévaré, hotel Debo. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c1 c46"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Potrebbe essere una pensioncina della riviera adriatica, stesse camere
disadorne, tutto piastrellato paramoderno, stesso standard triste, con la differenza che nel
corridoio ci sono cavallette lunghe un dito e mezzo e intorno villaggi di capanne sprofondate
nel buio. </span>
</p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Grande dormita per riprendere le forze.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c1 c46"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Verso sera nel ristorante quattro uomini guardavano la partita calcistica
Milan-Vicenza alla televisione, e sapevano tutto del campionato di calcio italiano. Ne hanno
parlato con Jean che è competente anche in questa materia, ed ha persino delle idee sportive
avanzate. Poi mostravano sullo schermo la partita Juventus-Atalanta, il peggio che si può vedere
in fatto di calcio. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c46 c25 km0 em c96"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Il pollo in stile thailandese, infame intruglio militare che lo chef tuareg
mi ha servito come se mi facesse un favore, ho dovuto far finta di mangiarlo perché il detto
chef mi si è seduto accanto e mi teneva d'occhio, mentre guardava la turpe partita di
calcio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c1 c46"></span></p>
<p class="text"><span class="c1 c46">Gianni Celati, Avventure in Africa p.42&lt;/pre&gt;</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c25 km0 em"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> </span><span class="text km0">Mai parole furono più profetiche ah ah questa
cosa è davvero assurda che anche noi quel sabato pome fossimo in casa di Malamine Tamba dopo
rimbalzi continui in aeroporto a vedere Atalanta-Juve (rovinosamente sconfitti) </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image6.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Finito il pranzo a pancia piena, soddisfatti di noi stessi ci avviamo
verso l'hotel per l'ultima notte. Il lento cadenzare del taxi nella trafficata Dakar mi culla in
un sonno conclusivo. Mi addormento. il tempo passa, allibratori sulla spiaggia mi inducono in
cattivi affari. Un bagno fresco e salato mi riporta alla realtà e poco dopo salpiamo verso nuovi
lidi. Verso l'enorme laguna di mangrovie: Ziguinchor, la regione della Casamance e l'agognata
Coubanao. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.hzjzno7urcx"><span>Bateau Dakar</span><span class="c91">-</span><span
class="c44 c53">Ziguinchor<br>Domenica 24/11/2019</span></h3>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
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title=""></span><span class="tizi"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image1.jpg"
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title=""></span><span class="text tizi"><br></span></p>
<p class="text km0"> Mi viene in mente il porto di Dakar, la sua immensa hall e il secondo piano che a quanto
pare solo noi abbiamo avuto l'idea di esplorare, lo spazio coi divanetti e gli acquari pieni di pesci un
po' desolati dal vederci ancora rimestare nei progetti e non goderci la vita o l'attesa del traghetto.
Sui muri appesi e incorniciati alcuni quadri di una mostra di pittura lasciati a prender polvere.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Salpiamo alle 8 di sera, il </span><span class="tizi em">bateau</span><span
class="text tizi">Diambogne è una barca traghetto, ricorda quelli utilizzati per arrivare
dalla costa sabbiosa francese alle bianche scogliere inglesi, versione più piccola. Gli interni
sono simili: falso legno lucido, poltroncine e televisori per mettersi a dormire.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Saliamo e, dopo aver superato i controlli, entriamo nella pancia della
nave, spazio riservato ai camion ricolmi di patate e carote ma nessuna macchina privata. </span>
</p>
<p class="text"><span class="tizi">Arrivati sul ponte ci accoglie una situazione divertente: donne e uomini
distesi su tappeti ascoltano musica che ricorda il reggaeton: la radice ritmica è quella ma
arricchita da variazioni su tema di percussioni senegalesi e la melodia delle voci sale verso
nord passando per la distesa sabbiosa del Mali per arrivare in Marocco. C'è anche chi prega, si
inginocchia a piedi scalzi e mormora. Nonostante gli interni, simili ai battelli inglesi,
l'Africa in questo bateau è altamente presente. </span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
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title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Durante questo viaggio notturno spesso incontro gli sguardi degli altri
viaggiatori: molte donne, fino a quel punto difficili da incontrare, nei loro vestiti sgargianti
scrutano incuriosite e maliziose. </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Ci allontaniamo dal golfo di Dakar. Le luci dell'orizzonte della città
nervosa si sciolgono volando verso il cielo formando puntini bianco gelo. Immagino i marinai di
un tempo osservare questi consiglieri, orientarsi e arrivare alla meta giusta. Ci provo anche
io, ma il cielo è diverso, non scorgo le forme a cui sono abituato, non vedo il grande carro,
non vedo nemmeno la luna, nonostante la tentata ricerca con gli amici: siamo distanti da casa,
capiamo, inquieti ma decisi. </span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
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title=""></span><span class="tizi"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
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title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Guarda mondo scuro dove siamo arrivati nonostante tutto. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Siamo in guerra anche noi come i senegalesi, ringrazio Kamo per
l'immagine, chiedete a lui spiegazioni. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Stanchi torniamo alle nostre poltrone, dentro la cabina l'aria
condizionata e il televisore a palla rendono fastidiosa la permanenza ma è ciò che ci viene
offerto. Chiudiamo gli occhi, distesi per lungo sui sedili tra le voci borbottanti e profonde
dei viaggiatori addormentati.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.9nm492osbvis"><span>Bateau, foce del fiume Casamance<br>Lunedì
25/11/2019</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
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title=""></span><span><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image35.png"
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title=""></span><span><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image10.png"
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title=""></span></h3>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Il mattino ha l'oro in bocca, in tutti i sensi. All'ingresso della
laguna del Casamance, siamo immersi in una abbagliante fascia dorata, luce solare che si
riflette sull'acqua piatta delle 8 di mattina. Un senso di magnificenza e solennità ricopre il
nostro bateau e i nostri compagni di traversata. Si scorgono le prime mangrovie e case dei
pescatori, piroghe, trappole mortali per pesci sfortunati. Delfini ciechi rincorrono distanti il
taglio ondulato e pigro creato dal passaggio dalla nostra barca. </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">La flora, da presenza </span><span class="tizi">distante si
avvicina</span><span class="tizi">sempre di più al </span><span
class="tizi em">bateau</span><span class="text tizi">portandolo in fondo, strozzando il
fiume. Le baracche dei pescatori diventano più numerose, e con questo incedere glorioso e lento
prende forma la città di Ziguinchor: il battello è a destinazione e noi viaggiatori sbarchiamo
su un nuovo terreno, più caldo della ventosa Dakar e più vicino al cuore dell'Africa.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Il porto di Ziguinchor è una struttura spoglia, dai muri beige. Le facce
nere dei presenti, trovano un contesto accomodante, se non altro per quanto riguarda l'occhio:
colori ripetitivi, leggermente monotoni. Ciò che rimescola le carte in gioco e rende vivo lo
scenario sono gli abiti lucidi e sgargianti dei presenti, la maggior parte di loro infatti
indossa tute da calcio di squadre europee: Paris Saint German blu e rosso, Juventus bianco e
nero, Milan rosso e nero. Se fosse una composizione pittorica la intitolerei: "Poliestere su
argilla".</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Mentre aspettiamo di ricevere i bagagli, compare la figura sorridente e
sorniona di Baba Sane.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 479.01px; height: 479.01px;"><img
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title=""></span><span class="tizi"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 495.77px; height: 372.50px;"><img
alt="" src="images/image39.jpg"
style="width: 495.77px; height: 372.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text tizi"><br></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Baba Sane, ci accompagnerà a Coubanao ed è un amico di Angelo, figura
ancora non introdotta ma assolutamente importante. Facciamo un passo indietro (Baba Sane ci
perdonerà). Il nostro caro Angelo è un navigato viaggiatore italiano dalla faccia scavata e
capelli lunghi, fuma sigarette da giro e ha una rete immensa di contatti qui in Senegal. è
membro del CPAS - ONG che si è presa la briga di darci qualche soldo per il viaggio - senza di
lui non avremmo saputo muoverci. Grazie Angelo e CPAS.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Torniamo a Baba Sane che, sebbene quel giorno fosse sprovvisto di maglietta
in poliestere, ha passato una vita nello sport del pallone e di calcio è un esperto. Lui è
membro dei giocatori anziani del Casa Sports, molto amico del grande </span><span
class="tizi">Malamine</span><span class="text tizi">Tamba, ride di gusto e grazie a dio
parla italiano: finalmente possiamo esprimerci come vogliamo. Sarà per la facilità nella
comunicazione o per lo spirito giocoso di Baba Sane, ma subito sembriamo amici, già in programma
una giornata di pesca sul fiume, che mai si farà.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Prendiamo i bagagli, li portiamo fuori uscendo dalla calma silenziosa
della sala d'attesa del piccolo porto. All'uscita veniamo inondati da un raggio di sole
prepotente e soffocante e una miriade di persone ci si pone davanti, fervente e indaffarata. Ci
prendono le valigie, le portano ad un furgone, le caricano sul tetto del veicolo velocemente.
Baba sane dirige tutto ciò, dà indicazioni e mancette ai garzoni e ci tiene tranquilli,
direttore d'orchestra del caos umano di questo porto senegalese. Complimenti a lui ma del resto
ci è nato e cresciuto, conosce tutto nel minimo dettaglio.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Insieme a lui c'è Caramba, </span><span class="tizi em">caramba che
sorpresa</span><span class="tizi">, </span><span class="tizi em">ocio ai caramba</span><span
class="tizi">, eccetera, un nome come un altro in questo Paese simpatico e distante. Partiamo:
noi un * salta, Caramba, Baba Sane e un guidatore non identificato che se lo guardi in faccia
sembra scorgere un </span><span class="tizi">bronzeo busto di matrice fascista</span><span
class="text tizi">, le linee del volto sono dure e decise e la pelle scura luccica. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Ci avviamo lungo le strade di Ziguinchor, città che risente del periodo
coloniale, qua e là ci sono villette francesi spesso abbandonate e tra di esse compaiono, vere
protagoniste, botteghe di cianfrusaglie: cinture, ferramenta, vestiti, televisori. Ci rendiamo
conto che è meglio non fare foto, ti urlano dietro: "Non siamo animali in gabbia e voi bianchi
visitatori di uno zoo". Come ti pare amico, se ho una macchina fotografica con me faccio foto
indipendentemente dal posto. </span></p>
<p class="text"><span class="km0"> Mi è </span><span class="km0">ricapitata</span><span class="km0">poi la
stessa cosa al mercato quando ho scattato una delle foto in mezzo a quel vortice di foulard: una
ragazza passando si è avvicinata e ha sibilato: ti ho visto! Carica di astio e con occhi
truci.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 600.01px; height: 398.92px;"><img
alt="" src="images/image27.jpg"
style="width: 600.01px; height: 398.92px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="km0"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image76.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Studenti tornano da scuola, indossano polo azzurre anice. Cerco di fare
qualche foto ad alcune studentesse, ma memore delle urla non </span><span
class="tizi">produco</span><span class="tizi">altro che scatti maldestri. Il sole batte
forte, facciamo due compere e preleviamo dell'</span><span class="tizi em">argent</span><span
class="tizi">. Dentro di me sento una crescente tensione positiva, probabilmente condivisa dai
miei compagni di viaggio: siamo ancora più vicini alla meta. Nella mia testa prende piede
l'immagine di un viaggio mistico tra mitra, violenza,</span><span
class="tizi em">charlie</span><span class="text tizi">in agguato in un contorno
esotico, alberi di mango, tigri, umidità pesante, malaria, follia, e una meta mitica, fatta di
sangue, indigeni mutilati e rovine nell'edera capeggiata da un folle saggio militare in fuga, mr
Kurtz: Apocalypse now! Ma fortunatamente, il film è un altro, non siamo soldati in Cambogia e la
nostra meta non è un tempio in rovina memore dell'impero Angkor. La nostra meta è Coubanao,
nella regione della Casamance, il giardino del re.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">La strada si inerpica nella foresta di palme e fromager, baobab, manghi, e
infiniti alberi: è una via sterrata e sabbiosa, dal colore rossiccio. Ai bordi di questa ci sono
case spoglie e gente seduta all'aperto, immagini sfuggenti nello sfrecciare del nostro furgone.
A momenti di fitta foresta, con incedere alternato e ritmico, incontriamo squarci aperti di luce
e distese lagunari secche che odorano di sale. </span><span class="tizi">Mucche
dalle</span><span class="text tizi">corna lunghe e acuminate ci osservano passare e capre
e faraone, animali santi e ornamentali, si scostano pigramente dalla strada. Apri e chiudi, luce
e ombra, superiamo il villaggio di Koubalan e poi di Finntiok e infine Coubanao. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Tutto in quel luogo è volto nell'interesse della comunità, il villaggio
stesso è comunitario. Le proprietà sono divise per famiglie, ma non esistono porte, non esistono
strade, tutto è collegato da fiumi di sabbia che entrano e si insinuano ovunque: il villaggio
stesso è mobile. Le nostre guide ci raccontarono di come fosse stato spostato e modificato nel
tempo per evitare animali notturni e si potevano scorgere i nuovi luoghi destinati a nuove case.
</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Gli animali d'allevamento corrono per il villaggio totalmente liberi, come i
limoni che crescono in luoghi pubblici </span><span class="poni"></span><span class="sofia">o
gli alberi di mango che sono ovunque e appartengo a tutti </span><span
class="gambas"></span><span class="text tizi">e l'unica difesa contro le mani golose dei
bambini è la certezza che se ne rubano qualcuno sicuro per loro ci sarà un prurito fastidioso
per giorni.</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Eccoci qui! </span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Ricevuti dai nostri ospiti, ci sediamo e mangiamo
insieme.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image62.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 547.50px; height: 547.50px;"><img
alt="" src="images/image17.jpg"
style="width: 547.50px; height: 547.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="text tizi"><br></span></p>
<span class="sofia">Il campement consiste in tre capanne di grossi mattoni beige disposte a semicerchio e da due
strutture più grandi adibite a sala da pranzo+cucina e a casa del guardiano. Porte e finestre in legno
dipinto di azzurro, delle tende lise ondeggiano agli ingressi, i tetti in lamiera ricoperti di paglia,
un pozzo a cui ogni tanto delle donne attingono l'acqua. Accanto alla casa del custode cresce un
boschetto di anacardi dove spesso i bambini vanno a giocare; la folta chioma di un mango offre riparo a
tutto lo staff, che seduto su bianche sedie di plastica passa i pomeriggi a mescere tè. Lì dietro, in
mezzo a dei sinuosi fromager, si inalza un
</span><span class="sofia c71">ca&iuml;lcédrat. Il tronco mostra qua e là delle cicatrici:
</span><span class="sofia c71">Malamine</span><span class="sofia c71"></span><span
class="sofia c71">Diémé</span><span class="sofia c71">mi spiega che con la corteccia macerata
viene realizzata un'amarissima bevanda per abbassare la glicemia </span><span class="sofia"></span><span
class="c71 tizi">(per compensare il troppo tè zuccheratissimo che bevono a quantità tutti i
giorni)</span><span class="sofia c71">.
</span><span class="poni"> </span><span class="sofia c71">Ormai facente parte dei tipici bitorzoli di questa
pianta, fagocitato dal tronco e dal tempo, riposa un lungo semiasse arrugginito con ancora gli
pneumatici alle due estremità. Gli ingombranti avanzi della colonizzazione francese invecchiano assieme
alla vegetazione, alla sabbia che si insinua ovunque, alle piogge e al sole. E così quei resti di un
camion che nessuno sa cosa abbia trasportato, fanno da sfondo ai pomeriggi oziosi dell'équipe del
campement, ascoltano il nostro francese stentato e il loro francese creativo, mentre ogni tanto qualcuno
passa per portarsi via un pezzo di corteccia. Prima ingranaggi di un macchinario, ora parte di un
organismo.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 449.50px; height: 449.50px;"><img
alt="" src="images/image74.jpg"
style="width: 449.50px; height: 449.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image41.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span><br></span></p>
<h2 class="c43" id="h.hbhj1wwk3b"><span class="c10">Al Campement</span></h2>
<h3 class="poni3 c57" id="h.8q8wvumv0w5u"><span>Cosmologia gastronomica</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image25.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></h3>
<p class="text c11"><span class="text c77"></span></p>
<span class="poni">L'accattivante miscuglio di antimalarica con l'acqua corrente &mdash; pista da ballo di
batteri sconosciuti ai nostri corpicini &mdash; mi ha dato una bella botta per i primi tempi: di notte
avevo visioni e vivevo incubi eccezionali. è successo anche di urlare nel sonno e di svegliare Erica che
mi ha tirato due sberle se no crepavo per un colpo al cuore. Oltre a questi potevo rischiare
tranquillamente di crepare di diabete:</span><span class="c104"></span><span class="poni">a
colazione si giocava alla roulette russa, dove per ogni morso dato al panino spalmato di marmellate
gusto mango o bissap si rischiava un picco glicemico &#9758; coma</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c77"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ogni giorno, la tavola della colazione era perfettamente imbandita.</span>
<span class="poni"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(4.71rad) translateZ(0px); width: 524.41px; height: 524.41px;"><img
alt="" src="images/image63.jpg"
style="width: 524.41px; height: 524.41px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span>
</p>
<ul class="c26 lst-kix_29pa72op0ga8-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">In centro al tavolo un thermos di mezzo metro con
acqua calda che misteriosamente gravitava verso Sofia </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">Tre bottiglie di acqua bella fredda che non troppo
misteriosamente facevano venire dei coccoloni momentanei </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">Un piccolo palazzo di zollette di zucchero</span>
</li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">Un paniere di legno con n.6 baguette, una a
testa</span> </li>
</ul>
<p class="text"><span class="poni">Con una cura maniacale ogni posto a tavola era apparecchiato di:</span></p>
<ul class="c26 lst-kix_5e6jc41q8pa1-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">piatto tondo </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">cucchiaino</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">coltello</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">bicchiere di vetro</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">tazza di ceramica con simpatiche fantasie di
merchandising furbo </span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">una bustina di tè + di caffè solubile + di latte in
polvere, formalmente allineati come prima di un urlo di battaglia </span></li>
</ul>
<p class="text"><span class="poni">Quindi poi le star erano:</span></p>
<ul class="c26 lst-kix_7jp9m56uxqin-0 start">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">miele</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">la marmellata di mango</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">la marmellata di bissap</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">il barattolo da kg 5 di </span><span
class="poni em">Chocopain</span></li>
</ul>
<p class="text"><span class="poni">Quest'ultimo era il </span><span class="poni em">chaotic evil</span><span
class="poni">della tavola, la regina negli scacchi, la mano invisibile. Ti poteva
distruggere l'appetito di un giorno intero se ti capitava un bel pezzo di grasso idrogenato
solidificato: iniziava </span><span class="poni em">choco</span><span class="poni">ed era
subito </span><span class="poni em">pain</span><span class="poni">.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 332.00px;"><img
alt="" src="images/image75.png"
style="width: 603.21px; height: 332.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span>
</p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quando il tavolo di battaglia era consumato si scattava su &rarr; si
prendevano i </span><span class="poni">compiuter</span><span class="poni">&rarr; si
correva verso la scuola oppure si ritornava al tavolo a progettare speculare programmare
disegnare. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Che stanchezza.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Il mio nome a primo impatto diresti che significa tipo </span><span
class="poni em">ricco di fede</span><span class="poni">per ovvi motivi legati ad una
semplice scomposizione della parola che il cervello fa senza nemmeno volerlo,</span></p>
<p class="text"><span class="poni">ma cercando scopri che Federico significa prima di tutto </span><span
class="poni em">ricco di pace </span><span class="poni">quindi, ricco lo dovrei essere ma è da
discutere di cosa. Ciò di cui non ero proprio ricco durante le magiche settimane senegalesi era
la forza e uno si può anche chiedere quale tipo di forza ma io rispondo sia forza d'animo che
forza fisica. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ero un po' una pezza, un ovetto che pian piano si stava cuocendo sotto al
sole a cui non siamo abituati. La fatica d'animo è quella fatica che la mia coscienza vuole
elaborare, quella coscienza che si vuole fare visualizzazione del complesso, il complesso che
pare un'orchestra violenta che rappresenta una scala gerarchica silenziosa ma che esiste. E
mentre cercavo di stare in piedi il giorno del mio compleanno, mentre parlavo al telefono con la
nonna e gli </span><span class="poni">altri erano</span><span class="poni">dentro all'aula
di informatica, respiravo una strana giornata, nuvolosa strana. Non voleva piovere anche se
sembrava, ed infatti non ha piovuto. Quel tempo mentiva, ma non avevo intenzione di sapere il
parere dell'app meteo del cellulare.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Non avevamo pranzato, dovevamo rimanere tutto il giorno a scuola. La
colazione non era stata la solita marmellata </span><span
class="poni">iperzuccherica</span><span class="poni">, ma a sorpresa (almeno per me) la
colazione tipica: il </span><span class="poni">miglio</span><span class="poni">dolce
pestato.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Effettivamente la roulette alla marmellata dava una bella botta di
</span><span class="poni">energia, ma</span><span class="poni">il problema erano gli altri pasti
che, parlo a nome mio e dell'altro erbivoro, alla lunga, </span><span
class="poni">diventarono</span><span class="poni">monotoni. La costante: le cipolle. Amavo
quelle cipolle: quando andai in Senegal con il CPAS non ne mangiai abbastanza ed al ritorno con
</span><span class="poni em">un * salta</span><span class="poni">fui estremamente felice quando al
primo pranzo ce ne portarono un bel gran immenso piatto.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">SBAM servite per tre settimane a quasi tutti i pranzi e tutte le cene!</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Dico quasi tutti i pranzi perché qualche volta disertavamo il
campement.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ok c'è da ammettere che non c'erano solo le cipolle ma anche delle buonissime
patatine fritte - e quando dico buonissime erano veramente buonissime non tipo le persone
che dicono </span><span class="poni em">buone tipo quelle del McMerda </span><span
class="poni">ma buonissime tipo buone come quelle della mia nonna. </span><span class="km0">
Mettiamola così: una volta sono stato molto in ospedale e i biscotti che ci davano a merenda
erano buonissimi. Quando sono tornato a casa li ho </span><span
class="km0">ricomprati</span><span class="text km0">e bo non sembravano più così
incredibilmente buoni... Mi viene da pensare che fosse il regime alimentare a condirli e a
Koubanao stessa cosa (no hate per le patatine molli erano ok anzi un prezioso sollievo) (anche
se forse più che buone la loro caratteristica principale era l'essere molli) (anzi molto
interessante cerchiamo di capire: come mai erano xe molli ste batatine?)</span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">sì, cucina molto monotona anche per i non erbivori. Sembrava ci fosse
una censura dei loro prodotti tipici e piatti per noi fragili occidentali. Detto ciò quello che
mi è parso di cogliere in linea generale è che anche nella cucina canonica senegalese non ci sia
questa grande varietà, il cibo è funzionale a dare energie, botte di zucchero e calorie per non
svenire sotto il sole, non si consuma per il piacere di consumare e sicuramente nella Casamance
non ci sono programmi come Masterchef e il cibo e gli animali sono rispettati per quello che
sono, parte della vita e non il centro di espressione dei propri sfoghi.</span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="text km0"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"> C'è una persona addetta alla cucina nel campement ma durante il nostro
soggiorno era altrove: è una ragazza che ha da poco finito il </span><span
class="km0">lycée</span><span class="km0">e il villaggio le sta pagando gli studi a
Ziguinchor per diventare cuoca. Non sono poche infatti le persone che transitano da quei piccoli
bungalow al confine del paese: sia gente della zona che è in viaggio, sia turisti e stranieri
come noi. Sono entrate che fanno comodo e la comunità ci investe. Diverse persone collaborano:
chi come guardiano, chi come cameriere, chi come addetto alle provviste ecc e ognuno si dedica
al proprio compito in forma religiosa: </span><span class="km0">l'apparecchiare</span><span
class="km0">e il servire i pasti ad esempio era sempre un momento delineato con una
precisione e ritualità super HD, dai modi rigidi, assurdi e codificati de</span><span
class="km0">ll'etichetta</span><span class="text km0">e bon ton occidentale, ma compiuti
con un tale impegno e presenza che li rendeva autentici.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Mi piace ricordare anche il mood de </span><span
class="km0">Malamine</span><span class="km0"></span><span class="km0">Diémé</span><span
class="km0">il giorno in cui sono arrivati dal Governo (o dalla regione?) (non mi
ricordo!) (ma non è importante chi li stesse mandando, l'importante è che erano arrivati!!)
tutta una serie di elettrodomestici, utensili, arredi e props per il campement: un enorme frigo
e il secondo freezer, la televisione, la lavatrice, la batteria di pentole, la cucina e altre
cose inscatolate che non abbiamo riconosciuto e che ora occupavano tutta la veranda che avevamo
abitato noi in quelle settimane. Una processione di cose caricate su una processione
</span><span class="km0">de auto</span><span class="km0">capitanate appunto dal Sig. </span><span
class="km0">Diémé:</span><span class="km0">radioso</span><span class="km0">, che
sventolava alto e in festa dal finestrino della prima jeep del corteo.</span><span
class="poni"> </span><span class="sofia">"Dobbiamo festeggiare, ci avete portato fortuna,
aspettavamo da tanto!"<br>Così diceva e mi stringeva le mani. </span></p>
<p class="text"><span class="sofia"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image26.jpg"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="sofia"><br></span></p>
<p class="text km0"> E niente, le patatine erano molli.</span></p>
<p class="text km0">L'Africa ha un altro ritmo rispetto a noi e il rito della cucina iniziava presto: per la
cena ad esempio nel primo pomeriggio e durava tanto. Tanto tempo a schiacciare nel mortaio le cipolle,
tanto tempo a rosolare e cuocere i pesci o la carne, tanto tempo e basta tra una cosa e l'altra, con
processi distesi e a passo lungo. Quasi intimi, non certo la frenesia delle cucine dei
ristoranti.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Probabilmente le pata venivano preparate alle quattro del pomeriggio, tutto
qua, tra una cosa e l'altra e senza una particolare intenzione o cultura della patatina fritta.
Forse era una necessità di stoviglie o forse la forma sbagliata di quelle patate: che ce
le faceva vedere come fritte quando erano semplici </span><span class="km0">patate
surgelate.</span><span class="km0">Le due cuoche mi piacevano: una era vecchia e ci
salutava sempre quando arrivava </span><span class="km0">bonjuuur</span><span
class="km0">e quando andava via </span><span class="km0">bonnuuuit,</span><span
class="km0">era diventato un meme tra noi e lei; l'altra giovane splendida ma con lo
sguardo affilato e duro. Con noi non ha mai abbassato la guardia al 100% tranne la sera del
ballo delle maschere, quando col gruppo delle donne suonava come piatti i coperchi delle pentole
in festa. La sua bambina era molto piccola </span><span class="sofia">e timida</span><span
class="text km0">e faceva ridere soprattutto una volta inseguita dalle poie.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Il pasto medio senegalese si compone di un cereale + carne.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Questo pattern culinario è ripetuto praticamente ogni giorno e si può dedurre
che il contenuto varia dal periodo dell'anno: durante la nostra permanenza le verdure, per
esempio, cominciavano a scarseggiare. I legumi ci sono e vengono coltivati in massa, ma la
porzione di pesce o carne è più sostanziosa e il concetto di vegetariano non è praticato,
sebbene sia un concetto abbastanza chiaro ai più. Il binomio di base cereale e carne rimane tale
da tempo poiché è la base di un pasto equilibrato per il popolo dell'area senegalese e in più
non c'è </span><span class="poni">un'importazione</span><span class="poni">di beni
culinari: la globalizzazione è ancora vagamente in progress. è abbastanza scontato, ma la pizza
il sabato sera non esiste, nemmeno il wok quando si è in chimica o l'all you can eat o il curry
indiano</span><span class="tizi">.</span><span class="poni">Ma ciò che esiste è un network
che respira, un mostro che lega gli odori di tutti i cibi che pensi quando apri l'app di
UberEats e che manda gli ordini ai riders che spesso vengono anche da questa parte d'Africa. Il
rider numero 28817 che ti porta a casa la pizza che sua madre non ha mai pensato. Gli dai la
mancia?</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Per tre settimane abbiamo iniziato la giornata con una imitazione della
colazione dei coloni, eccetto per una. Forse la vedo così violenta come immagine perché ho in
testa il dover vivere un posto nel modo più autentico possibile, cosciente del passato
dell'Europa colonialista. Ma forse per un senegalese non è necessario, o forse un senegalese
pensa che preferiamo la cucina simile alla nostra e quindi una cascata di imitazioni prendono il
sopravvento </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Proprio così, siamo solo noi occidentali con i sensi di colpa che cerchiamo
costantemente una riprova di autenticità. Non siamo più i capi del mondo. L'implicito è
egoistico: voglio autenticità per ritrovare quello che vi ho tolto; e allo stesso tempo: mi
trattate da occidentale ci deve essere qualcosa che mi nascondete. Poi in realtà tutto è perché
gli occidentali pagano e non vogliono che abbiano problemi di pancia e se ne vadano incavolati e
addio </span><span class="tizi em">Argent</span><span class="tizi">. Siamo delle Vacche Da
Mungere di alto rango</span><span class="poni">.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Durante la cena di raccolta fondi a casa di Sofia, qualche settimana prima
della partenza per Dakar, avevamo provato a fare un piatto senegalese con patate e patate dolci.
Per quanto non abbia mai assaggiato l'originale, sono certo che il nostro tentativo non ci si
avvicinasse minimamente.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">La domanda che mi viene spontanea è se fosse ok o no. La risposta che mi
viene è: fin quando è una ospitalità culinaria, perché no? Alla fine </span><span
class="poni">Malamine</span><span class="poni">del campament ci dice che non ci
preparavano le pietanze che mangiavano loro </span><span class="poni">perché</span><span
class="poni">troppo speziate </span><span class="sofia">ma anche perché sapevano dei
nostri stomaci sensibili ai nuovi batteri, il che portava ad un depennamento automatico di molti
alimenti.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Da metà avventura abbiamo chiesto le uova a colazione, per frenare un po'
gli zuccheri delle marmellate e integrare proteine. Dopo anni che non mangiavo un uovo ho
mangiato con gusto la frittata a colazione, unta e fatta con uova dalle galline con cui
</span><span class="poni">condividevamo</span><span class="poni">la sabbia del campement.
L'allevamento intensivo a Coubanao non esiste, e mi chiedo anche se il ragazzino dello
</span><span class="poni em">siop</span><span class="poni">, per esempio, possa immaginare quelle
fabbriche dove gli animali sono trattati come esseri inorganici. Penso che le mie scelte
alimentari si possano iscrivere in un determinato lasso di tempo e soprattutto di spazio, si
adattano e cercano di comprendere il momento preciso che si abita.</span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 602.67px;"><img
alt="" src="images/image37.jpg"
style="width: 603.21px; height: 602.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span>
<span class="poni"><br></span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">E allora quelle uova non mi fanno sentire male e ora, a ripensarci, sì, ho
mangiato un uovo di una gallina Senegalese, che a me fa un po' senso comunque </span><span
class="km0"> anche io durante il viaggio mi sono scostato dal passo vegetariano, assaggiando a
volte il pesce o la carne e pure la scimmia (che sa di vecchio in fila alle poste per ritirare
la pensione). Come ha scritto sopra Poni molto era dovuto all'ospitalità culinaria, un po' alla
monotonia degli ingredienti e soprattutto all'ottica di una diversa ecologia del cibo: meno
Esselunga e più cortile, orto o risaia dell'anno prima. è un po' diverso dal lusso di qua,
</span><span class="km0">un'essenzialità</span><span class="text km0">che già implica un certo
tipo di dieta ok. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text km0"><br></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image7.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 400.00px;"><img
alt="" src="images/image11.jpg"
style="width: 603.21px; height: 400.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Una mattina siamo andati a pescare in piroga </span><span class="sofia">(le
piroghe di solito si ricavano dai fromager: alberi eleganti con il tronco che pare un
drappeggio, un insieme di membrane, ricco di insenature e linee curve e ascendenti, radici come
tentacoli e corteccia di pelle di rinoceronte)</span><span class="poni"> risalendo
attraverso il groviglio di canali delle risaie fino al fiume Casamance. Erica saltò la gita: in
lei febbre e malesseri multiformi; la pensavo e pensavo a tutte le sfortune che potevano
derivare. La classica barzelletta del ragazzo che va in Africa e si becca la malaria: più risate
che effettive paure - ma avevo la testa in due posti diversi, con lei al campement e con Aliou e
gli altri 1saltini in piroga.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 586.06px; height: 329.48px;"><img
alt="" src="images/image42.png"
style="width: 586.06px; height: 329.48px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">La luce era fondamentalmente diversa, il sole si propagava differentemente
con l'afa generata dal fiume e offriva una perenne visione onirica: i ruoli in quel momento
prendevano una forma narrativa, nell'aria c'era una intesa stile Indiana Jones, come se da un
momento all'altro potesse succedere qualcosa, ma ognuno continuava a svolgere il proprio compito
drammaturgico. </span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 526.99px; height: 296.21px;"><img
alt="" src="images/image24.png"
style="width: 526.99px; height: 296.21px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Non c'era nessuno a parte pennuti simpatici che si muovono in branco ed
evidentemente pesci sotto di noi. Percepivo una tensione che mi inventavo. Stavo vivendo un
momento di finzione che ha raggiunto il climax quando ci siamo fermati allo sbocco del canale
che finalmente dava al Casamance.</span></p>
<p class="text c11"><span class="poni"><br></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 602.01px; height: 403.46px;"><img
alt="" src="images/image20.jpg"
style="width: 602.01px; height: 403.46px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Aliou è un ragazzone che se vuole ti tira una sberla e ti fa fare un doppio
carpiato in aria, ma lo percepisci dal suo sorriso perenne che non farebbe male nemmeno ad un
tafano. Ha portato le canne da pesca (bastoni) ma rimane l'incognita delle esche. Quel momento
era un punto teso tra intrattenimento turistico e la spesa. In ogni caso, non avrei mangiato il
pesce che avremmo pescato per varie ragioni che sono già emerse. In più l'odore del pesce mi fa
svenire.
</span><span class="sofia">Poni ti lamenti sempre bastaaaaaa </span><span class="poni"> Cordialmente,
vaffanculo </span><span class="km0"> </span><span class="sofia"></span><span
class="km0">Nel cretto della riva ci sono delle buche.</span><span class="poni"> Il
ragazzone si avvicina e carponi comincia a scavarci dentro: sono le tane dei granchi &#9758; le
nostre esche.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image56.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 86.99px; height: 81.64px;"><img
alt="" src="images/image28.png"
style="width: 86.99px; height: 81.64px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 116.99px; height: 85.41px;"><img
alt="" src="images/image71.png"
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title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 105.80px; height: 125.50px;"><img
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title=""></span><span
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title=""></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 170.01px; height: 75.66px;"><img
alt="" src="images/image70.png"
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title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ne prendiamo tanti, </span><span class="km0">forse tutti</span><span
class="poni">, palesemente più del dovuto. Finita la prima pratica Aliou prende un sasso e apre
in due uno di loro così da prendere un pezzo di polpa fresca.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Ci prepara le canne (bastoni + filo), ci sediamo sulla barca e lanciamo l'amo
verso l'acqua: il bottino in totale è n. 3 granchi e n. 2 pesci. </span><span class="km0">La
pesca miracolosa.</span><span class="poni"></span><span class="sofia"></span><span
class="text tizi">Preciso che la pesca povera non è dovuta all'incapacità dei pescatori ma
all'insieme di un saltini scettici che parlavano a voce alta intorno alla barca facendo scappare
tutte le prede. </span></p>
<span class="c44 c25 poni em">Granchi che abboccano grazie a carne di granchio, un loop che mi fa pensare a
quanto la natura sia grottesca.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 c25 poni em"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image78.png"
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title=""></span></p>
<p class="text"><span class="poni"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 493.01px; height: 493.01px;"><img
alt="" src="images/image38.jpg"
style="width: 493.01px; height: 493.01px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Torniamo con la melma paludosa sulle gambe e </span><span class="sofia">sulle
braccia come quando i veterinari fanno nascere i vitel e devono tirarli fuori dalla mucca con le
loro </span><span class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://www.youtube.com/watch?v%3DbY78Pwx_hBo&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309720963&amp;usg=AOvVaw3kz3kF6LQfR85BYG7DhLlH">mani</a></span><span
class="sofia">, </span><span class="sofia">agguantandoli</span><span class="sofia">con
fermezza dalle zampe, </span><span class="km0">e su tutto il resto del corpo perché sono 1
cretino che si diverte nella </span><span class="km0">palcia</span><span
class="poni">,</span><span class="poni"> facciamo un tratto sulla strada che porta dalla
risaia al campement e dei ragazzi ci guardano. Non so decodificare quegli sguardi. A cena gli
1saltini mangiano polpette fatte da quel bottino, io sto sulle patatine molli + cipolle. A Pavia
non andrei a pescare mai e poi mai. Quella avventura è stata solo un'avventura perché eravamo
dei turisti o stavamo partecipando all'ecosistema di Koubanao?</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Queste complesse dinamiche sono una </span><span
class="poni">ipercipolla</span><span class="poni">, a strati non solo concentrici ma allo stesso
tempo perpendicolari e incastrati. Pesta la </span><span class="poni">ipercipolla</span><span
class="poni">al mortaio e vedrai queste molteplici realtà che coabitano questo ecosistema
. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Cuoci il composto e grosse fatigue.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Come già detto ero già stato a Coubanao, ma la mia indole da artista
entusiasta fece calare una patina magica su qualsiasi cosa avessi vissuto due anni prima non
rendendomi conto di tante dinamiche o, se non altro, </span><span
class="poni">vedendole</span><span class="poni">in modo differente.Sempre per mia
indole non riesco a vivere un viaggio come </span><span class="poni em">semplice
turista</span><span class="poni">. In genere il</span><span></span><span
class="km0"></span><span class="km0 em">turista sporca, l'ospite lascia un segno</span><span>,
</span><span class="poni"> e lasciare un segno è una fissazione che per noi ora é una priorità. Non
volendo essere un semplice turista non vorrei nemmeno </span><span class="poni em">risultare
</span><span class="poni">un</span><span class="poni em">s</span><span class="poni">emplice
turista</span><span class="poni em">:</span><span class="poni">ricordo con amarezza
quando, a Coubanao, non ci proponevano le prelibatezze senegalesi DOC. Non volevamo farci
portare il tè al tavolo dentro la sala comune del campement: volevamo </span><span
class="poni">berlo</span><span class="poni">con tutti sotto l'albero di manghi. Poi
fortuna che ce lo portavano ugualmente, perché stavamo ore attorno a quel tavolo a </span><span
class="poni">strizzarci</span><span class="poni">le meningi sul da farsi del giorno dopo.
Eravamo turisti alla fin fine?</span></p>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0 em">Vivere di turismo. fotorealistico ma imbalsamato:
il turista non deve congelare il </span><span class="poni">villaggio </span><span
class="km0 em">nella sua immagine. L'ospite e l'abitante sono concentrati di vita </span><span
class="km0 em">che</span><span class="km0 em">generano vita che genera realtà. Dal turista
nemico all'ospite alleato.</span><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> Eravamo ospiti?</span><span class="text c74"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.6kwffydhi1vv"><span>Il bue e il bambinello</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image54.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></h3>
<p class="text"><span class="km0 text">è successa una disgrazia gli ultimi giorni che eravamo a Koubanao. Un
ragazzo del villaggio ha perso la vita in un incidente stradale. Il lutto lì è una condizione
condivisa e partecipata tra tutti. Potrebbe essere facile ricondurre la cosa alle modeste
dimensioni del villaggio, ma sarebbe riduttivo e superficiale. Questa dimensione collettiva
della morte forse è il naturale riflesso di una dimensione collettiva anche della vita: una vita
di cortile e di strada, una vita di tappeto, di risaia e di albero, di campo da basket o di tè e
basta. </span></p>
<p class="text"><span class="km0">A questa collettività ha partecipato anche </span><span class="km0 em">un *
salta</span><span class="km0">: la performance che avevamo organizzato per concludere il viaggio
non sembrava più tanto appropriata in luce alla tragedia. I nostri amici del campement ci hanno
consigliato di far visita alla famiglia del ragazzo, sia per essere vicini alle persone di
Coubanao sia per sondare l'aria e capire con rispetto come era opportuno comportarsi.</span></p>
<p class="text km0">Erano i nostri ultimi due giorni e tutto quanto il meccanismo della fine si era attivato. In
quei momento stavo sviluppando le patch e il sito per far funzionare la performance. Per finire in tempo
sono stato l'unico a non andare al funerale e son rimasto un po' solo nel campement tutta la mattina di
sabato nel clima e nella luce dei giorni dell'after. Ho parlato con la mamma al telefono per dire che
tornavamo e ho finito il sito. Poi sono stato seduto sul letto a disegnare.</span></p>
<p class="text km0">Si sentiva un muggire che era sempre più insistente, sempre più forte e sempre più vicino.
Era un muggire spazientito e pieno di sbuffi o sospiri. La cosa non era tanto strana in realtà perché
parte integrante del villaggio di Coubanao era la sua fauna da cortile, con come cortile il villaggio.
Per cui poie e faraone grasse e caprette nane e mucche col septum e maiali pelosi scorrazzavano per le
strade e per le abitazioni senza troppe cerimonie. </span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">Poi nel cortile del campement rotola e corre un toro che urla e capisco che a
muggire era lui e dietro perché è scappato lo insegue un bimbo che arriva dopo ma si sente prima
perché urla e frusta il bastone che ha in mano e quel pezzo di corda che l'animale ha
sapientemente snodato oppure solo per fortuna ha sciolto in un momento distratto mentre tutti
erano al funerale o mentre tutti non lo guardavano. Tirano un sacco di polvere dalla sabbia e li
guardo passare e resto con loro i tre secondi che ci mettono a tagliare da una parte all'altra,
poi il climax finisce e tutta la stanchezza vietata risale per cui non faccio più niente e
aspetto che tornino i miei amici.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c74"></span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.4okr04syjnh0"><span class="c44 c53">Corsette</span></h3>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0">Tiziano Pastor, Federico Poni ed io facevamo ogni
tanto le corsette che </span><span class="km0">consistevano</span><span
class="km0">nell'andare dal campement (inizio del villaggio) alla scuola
(&frac12;</span><span class="km0"></span><span class="km0">del villaggio) e poi tornar
indrio. Oppure dal campement verso la parte opposta, a ritroso verso Ziguinchor (sempre per poco
perché siamo dei veci) 1 volta abbiamo provato a fare il villaggio dall'inizio alla fine e
ritorno ma siamo scoppiati. Che molli. Però la corsetta è bella. Gli africani </span><span
class="km0">sorridevano</span><span class="text km0">sornioni perché siamo fragili.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text km0 c27"></span></p><a
id="t.05e203eponi77410372482440debdea7ekm03a6c5bb"></a><a id="t.0"></a>
<table class="c36">
<tr class="c106">
<td class="c59" colspan="1" rowspan="1">
<p class="text"><span class="text c50">corsetta modalità lunga (andata e
ritorno)</span></p>
<p class="text"><span class="c50"></span></p>
<p class="text"><span class="c4 c27">campemantscuola zona est </span></p>
<p class="text c11"><span class="text km0 c27"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 587.00px; height: 126.67px;"><img
alt="" src="images/image4.png"
style="width: 587.00px; height: 126.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span>scala: </span><span class="c42">| 100m
|</span><span> durata: 20'</span></p>
</td>
</tr>
</table>
<p class="text c11"><span class="text km0 c27"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p><a id="t.853d78425da4bff583bd080de5199df65e239000"></a><a
id="t.1"></a>
<table class="c83">
<tr class="c106">
<td class="c110" colspan="1" rowspan="1">
<p class="text"><span class="c50">corsetta verso </span><span class="c40 c50">Finntiok
</span><span class="text c50">(andata e ritorno)</span></p>
<p class="text c85"><span class="c27">risaiecampemant</span> </p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 532.50px; height: 337.41px;"><img
alt="" src="images/image72.png"
style="width: 532.50px; height: 337.41px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c27"></span></p>
<p class="text"><span class="c27">finttiok</span> </p>
<p class="text"><span>scala: </span><span class="c42">| 100m
|</span><span> durata: 15'</span></p>
</td>
</tr>
</table>
<p class="text"><span class="gambas"> </span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c4 c24"></span></p>
<p class="c2 c57 c11 poni8"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<p class="c2 c57 poni8 c11"><span class="c44 km0 c54 c33"></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="c70 c57" id="h.n7pqhaz0ciof"><span class="c22">4. Progetto perforgance ledioni</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.61i1bk9djiso"><span class="c10">A Scuola</span></h2>
<h3 class="poni3 c57" id="h.mp1bthluoi7j"><span>Conti senza l'oste<br></span><span class="poni"><br></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image44.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="poni"><br></span></h3>
<p class="text"><span class="poni"> Per allontanarci dalla forma standard del turista abbiamo cercato di
sviluppare un modo di visitare attivo e inerente al nostro progetto, un po' come quando a casa
dei suoceri aiuti a sistemare la tavola. L'idea iniziale era quella di realizzare un
documentario: ci eravamo proposti </span><span class="poni em">un viaggio di scoperta verso la
fisicità di internet, per trovare le sue origini, capire il suo funzionamento, </span><span
class="poni">e indagare come questo strumento globale potesse manifestarsi in diverse forme a
livello locale.</span></p>
<p class="text km0">La modalità scelta per lo sviluppo del progetto aveva in sé la ricerca di un contatto privo
di gerarchie o ruoli predefiniti. Noi collettivo saremmo stati esclusivamente dei facilitatori del
progetto, il quale, una volta iniziato, avrebbe preso vita autonomamente con il coinvolgimento attivo
dei partecipanti. </span></p>
<p class="text km0"><br>Il nostro intento primario, infatti, era quello di catturare impressioni e azioni il più
possibile prive da condizionamenti esterni e, da esse, far scaturire una relazione virtuosa tra noi, i
ragazzi senegalesi e il progetto, che era la materia viva di congiunzione dei nostri mondi.</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Proprio per questo i laboratori si muovevano su un piano per la maggior parte
ludico e creativo: </span><span class="tizi">osservarci</span><span class="tizi">, osservare e
creare insieme da pari, noi e loro abitanti dello stesso </span><span class="tizi em">planetary
village</span><span class="text tizi">.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Questo presupposto che in linea puramente teorica suona bene, risentiva
però di una debolezza pratica: forse prodotto di una buona fede ingenua, speranzosa di evitare
qualunque possibile errore di interpretazione che avrebbe fatto di noi i colonizzatori
occidentali, artisti in cerca di conferme in luoghi sconosciuti quindi privi di giudizio.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Ciò che non avevamo considerato, infatti, era la realtà a cui saremmo
andati incontro: l'errore è stato quello di non aver compreso fin da subito l'enorme diversità
che separa i nostri mondi. Avevamo una proiezione virtuale di come sarebbe stata la relazione
con loro, basata su qualche ricordo di Poni e qualche suggerimento da parte del Comitato Pavia
Asti Senegal, ma poco più. Quindi senza girarci tanto attorno avevamo fatto i conti senza l'oste
e questo detto è quanto mai pertinente considerando quelle che sono state le dinamiche che ci
hanno portato al risultato finale. </span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<span class="sofia">In realtà non è che avessimo fatto i conti senza l'oste, abbiamo sempre detto che ci saremmo
schiariti le idee solo una volta arrivati sul posto e abbiamo discusso a lungo sul trovare un'idea forte
che fosse poi adattabile alla situazione che ci sarebbe stata lì. Solo che immaginare il diverso non è
semplice ed effettivamente non ne siamo stati in grado, lo shock e la distanza si sono rivelati molto
più potenti del previsto.</span></p>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="c57 c75 c81 title" id="h.gwx2y4rqpfdz"><span class="gambas c25"> </span><span class="gambas c25">Se
c'è una caratteristica di un * salta che emerge di continuo nelle nostre narrazioni è
sicuramente la capacità di essere malleabili e quindi di adattarsi agli imprevisti, alle
differenti condizioni e agli inquilini dei contesti che affrontiamo. Mi piace rispondere a chi
chiede del collettivo che facciamo cose con le persone, e questo suscita una lista infinita di
curiosità che mi offre spazio di azione-logorroica-campari-fuelled.</span></p>
<p class="text c11 poni6"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Non so se è una cosa comune, ma quando ci siamo avvicinati all'idea di
documentario una delle fissazioni era: come possiamo riportare una realtà senza modificarla?
Come possiamo essere autori invisibili che non interferiscano con ciò che stiamo presentando?
</span><span class="km0">Anche con il progetto per Coubanao, all'inizio, sentivo molto nel gruppo questa
necessità: quella di arrivare in un luogo come i RIS, bardati in tuta bianca immacolata per non
contaminare le prove. Penso che questo chiodo derivasse dalla paura che si infiltrasse nel
lavoro una forma di colonialismo culturale.</span><span class="km0">A Coubanao abbiamo
realizzato che effettivamente non esiste un punto esterno e privilegiato da cui guardare il
mondo. Essendo per forza invischiati su più livelli e profondità con tutte le catene di causa ed
effetto diventa ingenuo provare a </span><span class="km0">tagliarsene</span><span
class="text km0">fuori.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text c87"></span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Una volta presentato il progetto al direttivo composto da preside,
vicepreside, qualche insegnante e anziani del villaggio, ma soprattutto una volta presentato e
esposto il programma agli studenti, ci è stato chiaro che avremmo dovuto stravolgere tutto.
</span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Dal momento che abbiamo messo piede a Koubanao si era creata questa sorta di
aspettativa vibrante. Sembrava che gli abitanti del villaggio si aspettassero da noi qualcosa,
come se il nostro arrivo avesse definito un cambiamento in meglio per le loro vite e per lo
sviluppo della loro comunità.</span><span class="text tizi">Fondamentalmente, e ben presto
lo capimmo, ci consideravano alla stregua di una associazione di beneficenza, come medici che
somministrano vaccini, come ONG che costruiscono infrastrutture. Ecco, noi avremmo portato
Internet nel villaggio e nel liceo, noi gli avremmo insegnato e li avremmo dotati della
strumentazione necessaria.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Cercammo comunque di sottoporre le linee generali del nostro progetto.
</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Ricordo, chiusi nella stanza del preside, che un professore al nostro dire di
voler mettere in discussione la forma di internet per ricavarne qualcosa di artistico,
sbott&oacute;: "Come si può ottenere qualcosa di artistico da uno schermo e un computer?"</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="tizi">Si capisce l'impossibilità di unire due cose percepite in modo totalmente
diverso: internet e arte insieme sono proiezioni virtuali del </span><span
class="tizi em">lulum,</span><span class="tizi">uomo bianco; a noi, abitanti di Coubanao,
"Insegnateci a fare siti con cui poter vendere il nostro riso e le nostre arachidi, dateci
l'indipendenza economica poi si potrà parlare di arte + internet". Questo ci è stato chiesto
durante la presentazione del lavoro.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image45.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span><span class="tizi"></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 338.67px;"><img
alt="" src="images/image60.png"
style="width: 603.21px; height: 338.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Presentazione svolta con interventi in inglese tradotti a una classe
formata da alunni selezionati prima del nostro arrivo: data la generalità e il grado di
astrazione con cui avevamo proposto via mail il progetto non riesco ad immaginare con che
criteri siano stati scelti i partecipanti alla presentazione, e nemmeno con quali poi, per
necessità logistico-infrastrutturali, alcuni siano stati esclusi. </span><span
class="km0"></span><span class="gambas"></span><span class="text km0">Secondo me hanno
preso i più promettenti dalle classi più grandi. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Di sicuro però questo primo contatto ha cambiato totalmente l'andamento
del progetto: infatti le principali domande dei professori, in aperto conflitto con la natura
inizialmente astratta e speculativa della nostra proposta, </span><span
class="gambas">riflettevano</span><span class="text gambas">quelle necessità puramente
pratiche che il villaggio aveva e che non avevamo previsto di dover soddisfare. In questa
occasione ci è stato chiesto di aiutare a dare gli strumenti per costruire una pagina online del
liceo, cosa che allora ci pareva al di fuori dei nostri obiettivi di ricerca, e che più avanti
si sarebbe rivelata ostica anche per le infrastrutture disponibili.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Le domande dei ragazzi invece vertevano piuttosto sulla natura delle nostre
lezioni, e sulla natura del nostro modo di insegnare, riguardo al contenuto almeno in questa
fase sembravano piuttosto imparziali. </span><span class="km0"></span><span class="km0">Mi
ricordo Amina, forse? </span><span class="gambas"> Ricordavo fosse stata Khadij, mi riferivo
proprio a quell'episodio</span><span class="km0">, che chiese: </span><span class="km0 em">ma se
ci fosse qualcuno che non capirà, siete disposti a ripetere?</span><span
class="km0">Questa cosa mi aveva colpito e incuriosito sulle modalità cui sono abituati a
lezione. </span><span class="gambas"> </span><span class="text gambas">La cosa chiara era che
sarebbe stato molto difficile introdurre, nel corso del progetto, un discorso così astratto come
ce lo eravamo prefigurato. Nel tempo, si sarebbero fatte sempre più chiare le forti differenze
di utilizzo di internet e le necessità pratiche primarie, che i docenti avevano così caldamente
evidenziato in questo primo incontro. Il nostro approccio si è quindi adattato alla situazione,
non abbandonando le speculazioni teoriche, che più avanti si sarebbero rivelate percorribili
anche nella pratica.</span>
</p>
<p class="text"><span class="text tizi">Ricordo l'atmosfera all'interno della stanza con tutti gli studenti,
quel silenzio colmo di aspettative e Sofia che cercava di spiegare il progetto, le facce
sorridenti dei ragazzi della serie "ci state simpatici ma cosa state dicendo?". Un gesso sulla
lavagna che stride, fino al momento in cui un ragazzo più cresciuto degli altri alza la mano si
presenta e dice "ho sentito che tra di voi ci sono dei musicisti e io sono il rapper di
Coubanao, quando volete suoniamo un po". Frase, questa, che detta in quel momento in quel modo
ha distrutto le mie aspettative sul progetto da un lato ma che al tempo stesso mi ha dato la
forza della rassegnazione, &quot;ormai siamo qui cerchiamo di fare il meglio che possiamo".
Epifania rassegnata che ci ha convinti a dargliela vinta momentaneamente. Da quel giorno sarebbe
stato adattamento alle loro necessità, senza però escludere il nostro messaggio: fortunatamente
abbiamo imparato in fretta.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Alla ricerca di una via terza che ci potesse permettere di </span><span
class="gambas em">indagare facendo</span><span class="gambas">abbiamo quindi affiancato a
momenti di libero dialogo, supportati dall'utilizzo creativo dei proiettori e del materiale tipo
rotoli di carta e pennarelli recuperati tra Dakar </span><span class="km0">e
Zuiginchor</span><span class="text gambas">, momenti laboratoriali in cui introducendo le basi
del linguaggio HTML. Le lezioni svolte infatti potevano dirsi di tipo tradizionale o frontale. I
contenuti proposti però non erano scelti per il solo scopo di trasmettere nozioni (es: sui cavi
sottomarini dell'infrastruttura di internet) quanto per portare a galla l'immaginario di questi
ragazzi riguardo l'argomento e se possibile stimolare un qual certo interesse nell'infinito
ventaglio di possibilità che il mezzo offre. </span>
</p>
<p class="text"><span class="text tizi">Questa operazione ci ha dato il modo di studiare i nostri interlocutori
e mano a mano adattare le tematiche, discussioni e attività come oculisti che cercano nuova
gradazione di miopia, astigmatismo con quegli occhiali steampunk nei quali puoi inserire le
varie lenti e regolarle.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Se il lato teorico </span><span class="km0">tecnico </span><span
class="text gambas">programmatico del nuovo indirizzo sembrava essersi ben adattato ai nostri
obiettivi e alle richieste espresse, la realizzazione pratica avrebbe trovato alcuni impedimenti
lungo la strada. A uno sguardo superficiale l'aula di informatica poteva sembrare ben dotata
(considerata la parte di mondo dove ci trovavamo), ma durante un'ispezione approfondita il
giorno prima dell'inizio dei laboratori ci è voluto poco per capire che non solo gran parte dei
computer non funzionavano, ma che anche per quelli funzionanti sarebbe stato impossibile avere
una connessione a internet. </span>
</p>
<p class="text"><span class="poni"> Significativa la performance di Paco Dieme, insegnante di informatica della
scuola, che apre un computer, estrae le due barre di RAM e comincia ad sfregarle tra loro per
far volare via i granelli di polvere; un gesto guerrigliero, un generale che dà del filo da
torcere al nemico che invade la sua terra, il macellaio che affila i suoi strumenti di lavoro
per offrire al cliente il miglior taglio sbalordendo sé stesso: rimette la RAM al suo posto e il
computer si accende. Paco 1 - sabbia 0.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">La performance di Paco con le RAM dei computer era pietosa e tragicomica ma
come si poteva evitare? A stento solo l'ambulatorio di Koubanao aveva i vetri alle finestre.
<br>La sua è una soluzione pragmatica a un problema sia tecnico sia culturale.</span></p>
<span class="sofia">Nei villaggi in Senegal nessuno ha i vetri alle finestre, sostituiti da persiane e scuri in
legno o metallo, e così è anche nell'aula di informatica del liceo. Il problema è che la tecnologia ha
delle necessità specifiche diverse dalle nostre: noi ci possiamo facilmente adattare alla sabbia e alla
polvere che durante la stagione secca ricoprono ogni cosa, i computer invece smettono di funzionare.
Purtroppo installare delle finestre con i vetri è troppo costoso, quindi metà di tutto quel materiale
donato risulta spesso inutilizzabile perché, siamo punto e a capo, mancano i mezzi economici per
mantenerlo.
</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Dai file presenti poi nei computer ci siamo resi conto dell'effettivo
utilizzo che ne si faceva a lezione con Paco: suite di Office come unico macro argomento, un
utilizzo basico e in generale poco frequente. </span><span class="poni"> La lavagna, ogni volta
che tornavamo, pareva un piano tattico dell'intelligence senegalese, ma in realtà erano
spiegazioni del sistema binario.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> Questi dati sono fondamentali se si vuole capire la virata del progetto:
si poteva speculare da casa anche all'infinito ma, senza conoscere il reale rapporto di questi
ragazzi con i computer e più in generale con internet, non si sarebbe mai arrivati ad un
progetto definito.</span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">Rapporto che, a posteriori, mi spiego confrontandolo con quello che le
diverse generazioni hanno da noi con il fax: per la mia generazione il fax è un aggeggio
vetusto, inutile e rumoroso, ed io in primis non avrei manualità con tale hardware. Mentre ne ho
chiaramente con l'utilizzo delle email. Per qualcuno di più vecchio invece il fax può essere
stato una componente hardware fondamentale, con cui ha lavorato tutti i giorni, e a cui si è
affiancato il metodo email con il tempo. A Coubanao si avvertiva lo stesso scenario, con la
differenza nel fatto che l'hardware in questione era il computer, soppiantato &mdash; non
affiancato, per ragioni economiche e non del tutto di avanzamento tecnologico, dallo smartphone.
</span></p>
<p class="text"><span class="gambas em">"Nearly three quarters of the world will use just their smartphones to
access the internet by 2025" </span><sup class="gambas em"><a href="#ftnt13"
id="ftnt_ref13">[13]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="gambas">La domanda allora diventa: come si accede a internet attraverso lo
smartphone? La mia risposta di occidentale che considera lo smartphone una escrescenza del
computer è: vi si accede in modo limitato. </span><span class="text km0">Forse limitato dal
punto di vista della nostra generazione, che ha vissuto a cavallo tra il diffondersi dei PC e
quello degli smartphone. Credo che i giovani d'oggi non percepiscano lo smartphone come qualcosa
di limitato rispetto al computer, vuoi per la nostra incredibile capacità di adattarci alle cose
nuove che creiamo, vuoi per la progressiva implementazione di funzionalit&aacute; di ogni tipo
anche sui dispositivi mobile. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> I ragazzi non avevano minimamente l'abitudine di utilizzare le tastiere
dei pc presenti in classe, e questo più avanti ci ha fatti incappare nel problema dei caratteri
accentati, che né noi né gli alunni del liceo sapevamo trovare nelle tastiere francesi. Ciò che
mi lasciava stranito era come tutti i ragazzi avessero uno smartphone con tastiera touch ma non
sapessero quasi scrivere, e non avessero nessuna manualità, con una tastiera fisica. Considerare
una l'evoluzione dell'altra mi era sempre sembrato talmente scontato da non poter essere messo
in dubbio. In queste prime fasi continuavo perciò a ripetermi che era come se si fosse saltato
un tassello nell'</span><span class="gambas em">evoluzione</span><span
class="text gambas">(almeno per quanto riguardava hardware e consuetudini di
utilizzo) della faccenda internet, non accorgendomi però che la ragione di tale salto non era
legata solo a fattori temporali o tecnici, come nel caso del fax, ma anche dettata dalle
possibilità economiche. </span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.lkosx9izdqsx"><span class="c44 c53">Prime Lezioni </span></h3>
<p class="text c11"><span class="c34 gambas c25"></span></p>
<p class="text"><span class="text gambas"> Dopo tutti i preparativi era, per davvero, giunto il momento della
prima lezione. Nel frenetico riordinare i pensieri e i materiali, dovuto al già citato
cambiamento di rotta che il progetto aveva subito, una costante era rimasta: le lezioni frontali
non ci piacevano.</span>
</p>
<p class="text"><span class="gambas">Ricordo molto bene i preparativi pratici per il primo incontro con i
ragazzi: cercavamo in tutti i modi di remixare al meglio il nostro equipaggiamento (mentale e
tecnologico) assieme a quello del liceo. Anche la disposizione dei banchi ci sembrava un
elemento da tenere in considerazione: la classe di informatica infatti era organizzata a file di
due, ciascuna postazione con n. 2 computer e </span><span class="gambas em">n. ose</span><span
class="text gambas">sedie per ovviare alla differenza tra il numero di macchine e
alunni.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Il </span><span class="gambas em">f&#275;ng shu&#464;</span><span
class="gambas">dell'aula non era in linea con la nostra idea: sia per i contenuti da
trasmettere, sia per le attività che che ci immaginavamo con gli studenti. Abbiamo quindi
ribaltato la stanza, creando un'isola al centro attorno alla quale i ragazzi si sarebbero
seduti, oppure anche no. Sul momento ci è sembrata una gran cosa anche usare uno dei nostri
proiettori portatili per creare una specie di </span><span class="gambas em">collegamento
ipertestuale da tavolo</span><span class="text gambas">. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Questo è stato faticosamente fissato a uno dei travetti di metallo che
</span><span class="gambas">attraversavano</span><span class="gambas">la stanza, puntando verso i
tavoli che </span><span class="gambas">avevamo</span><span class="gambas">foderato con
grandi fogli di carta e fornito di numerosi pennarelli colorati. Il gioco era semplice: i tavoli
al centro permettevano a tutti di scrivere e contribuire, mentre </span><span
class="text gambas">il proiettore era un modo per proporre contenuti multimediali e coprire
eventuali nostre mancanze in fatto di oratoria. La prima lezione era volta a rompere il
ghiaccio: più coinvolgimento avrebbe significato più materiale da cui partire per avviare un
percorso. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas">La nostra previsione era quella di un gigantesco </span><span
class="gambas em">brainstorming </span><span class="text gambas">e ci sembrava la strada più
percorribile per avere feedback veloci dai ragazzi. Il processo è stato molto più faticoso del
previsto, vuoi per la lingua, vuoi per le aspettative che ci portavamo da casa. Cercavamo di
capire cosa pensava un senegalese di internet, cosa se ne faceva, come vi accedeva, dove si
faceva dirigere, quali erano le sue abitudini, quali derivate dalla scuola e quali no. Per
compiere un'indagine di questo tipo abbiamo dovuto metterci in gioco in prima persona, fornendo
alcuni spunti di discussione. Questi non potevano che passare per esempi del nostro utilizzo di
internet, che non sempre avevano un effettivo riscontro sull'esperienza dei ragazzi. </span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 601.70px; height: 401.33px;"><img
alt="" src="images/image66.jpg"
style="width: 601.70px; height: 401.33px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">Inizialmente gran parte dei componenti di un * salta era riluttante a
proporre lezioni frontali con lo scopo di insegnare basi di linguaggio per pagine web, anche
perché buona parte dei componenti, tra cui me, non aveva un ventaglio di competenze tali da
insegnare quanto appena descritto. Come però più volte emerso nel corso di questo testo un *
salta è una creatura in divenire, capace anche di imparare insegnando. </span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">Ecco che allora queste lezioni sono state prese e organizzate come
frontali, ideando un programma e sviluppandolo giorno per giorno. Il macro argomento da trattare
era "come si crea un sito web?": l'insegnamento di un tale argomento avrebbe potuto perdersi nel
teorico e non far mai arrivare i ragazzi a un anche minimo risultato. Quindi si è deciso per un
approccio pratico con obiettivo una pagina di presentazione personale scritta in HTML, nel modo
più semplice possibile. <br>Il tutto tenendo conto di quello che ogni lezione faceva emergere,
cercando sempre di amalgamare discussioni astratte che nascondevano quell'intento indagativo
volto a capirci noi qualcosa della situazione internet tra i nostri studenti. </span></p>
<h3 class="poni3 c57" id="h.9yloa32ex5hj"><span class="c44 c53">Dal Bot alla Performance </span></h3>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">L'idea del vocabolario</span><span
class="gambas">djola</span><span class="gambas">/francese è nata così&hellip; in uno di
quei pomeriggi passati al campement a mettere su una lezione che potesse far imparare qualcosa
soprattutto a noi che ci eravamo </span><span class="km0">trovati/</span><span
class="gambas">posti come insegnanti. Uno di quei pomeriggi "lungo la strada" (cioè sul campo,
dentro l'azione!) ci si domandava che cosa di peculiare risultasse dalla nostra analisi?
<br>Un'analisi ancora in corso sull'accoglienza e le abitudini dei ragazzi con cui ormai
</span><span class="gambas">cominciavamo</span><span class="text gambas">ad aver intrecciato un
rapporto. </span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">E cosa di più spettacolare poteva attirare la nostra attenzione se non
la strabiliantemente enorme famiglia delle lingue djola?</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">La cosa che avverti quasi subito anche a Coubano è quella caratteristica di
alcune famiglie linguistiche che in determinate condizioni le porta e configurarsi come
</span><span class="c42 c48 c71 c24 c40"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://en.wikipedia.org/wiki/Dialect_continuum&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309734251&amp;usg=AOvVaw3nUaQCRGYg71MzcXmLCYPA">dialect
continuum</a></span><span class="text gambas">, te ne accorgi, per dirlo in maniera
semplicistica, perché se chiedi di tradurre una parola due volte può essere che tu ottenga due
risultati leggermente differenti. E in molti casi non c'è neanche da chiedere: la lingua, o
anzi, il continuo giostrarsi fra più lingue è la peculiarità che ti investe prima di tutte le
altre in Senegal. è una cosa che non puoi fare a meno di notare e che i senegalesi evidentemente
non vogliono passi in secondo piano. </span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Ho avuto discorsi, vuoi anche per la mia completa ignoranza in fatto di
francese, costituiti fondamentalmente solo su traduzioni: dall'inglese al francese, da una
lingua all'altra, da quello che riuscivo a capire alle tre versioni che un senegalese poteva
</span><span class="gambas">riportarmi</span><span class="gambas">. Da tutto ciò l'esigenza di un
riscontro utilizzando un mezzo ad-hoc: </span><span class="c9">un vocabolario può coinvolgerti
nella sua realizzazione?</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">L'idea è stata quella di sviluppare un bot di Telegram che salvasse certi
tipi di messaggio in un foglio di calcolo. In questo modo si poteva sfruttare parallelamente
l'esuberante abitudine (consuetudine forse rende meglio) dei ragazzi senegalesi di tradurre
qualsiasi cosa, insieme all'utilizzo principale che fanno dello smartphone: le chat. Il bot
</span><span class="gambas">funzionava</span><span class="text gambas">con questa sintassi:</span>
</p>
<p class="text"><span class="c96 gambas c25 c54">/web &lt;parola o frase in djola&gt; : &lt;parola o frase
tradotta&gt;</span></p>
<p class="text"><span class="text gambas">ai nostri studenti bastava inviare in chat questo "codice" per vedere
la propria traduzione apparire sulla proiezione alla lavagna e anche se inizialmente è stata una
metodologia decisamente complessa da spiegare una volta che la macchina è partita abbiamo visto
scatenarsi un turbinio di traduzioni. Ci bastava triggerare la classe con una parola che subito
si apriva la strada per tutti i vocaboli o i modi di dire traducibili che i ragazzi avevano in
mente. La cosa davvero divertente erano le discussioni che imperversavano nei banchi da due o
tre ragazzi sul giusto modo di scrivere una parola piuttosto che un'altra. </span></p>
<p class="text"><span class="text tizi">Questa idea del vocabolario è nata non solo per una constatazione
pratica della natura variegata del Senegal in termine di dialetti ed etnie, il linguaggio della
propria tribù è riscatto individuale e identitario. Ma non solo questo, nell'avvenimento
presente, diventava il mezzo più diretto di comunicazione tra loro e noi. In un certo senso
nasceva dall'esigenza di tutti di comprendersi: la sola che parlava francese era Sofia e noi
tutti volevamo avere il mezzo per comunicare. Anche se la traduzione avveniva dal francese al
Djola sicuramente è più facile interfacciarsi con una parola singola o espressione breve
piuttosto che con un discorso intero; e cosa fai quando non conosci una parola: vai a consultare
un vocabolario.</span></p>
<p class="text c11"><span class="text tizi"></span></p>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0">i ragazzi del liceo non avevano bene in chiaro il
concetto di codice e programmazione. Mi viene da dirlo perché abbiamo fatto molta più fatica di
quanto credessimo all'inizio sia per spiegare le super basi dell'HTML come ci avevano chiesto,
sia soprattutto per ingranare con l'utilizzo della chat di Telegram. Il bot aveva una singola
funzione: prendere una parola in djola e la sua traduzione in francese. Per attivarlo era
sufficiente un semplice comando: che era corto, era riconoscibile, era facile e accessibile a
tutti e aveva una sintassi a nostro avviso super chiara e lineare. Oi - fino alla sera della
performance e finanche quando poi siamo tornati non c'è stato verso: ancora qualcuno scriveva
solo le traduzioni, qualcuno solo il comando per attivare il bot, qualcuno cose che purtroppo
noi non capivamo, e così via. Per loro è stato meno scontato di quanto credessimo entrare in
affinità con questa interfaccia. Forse è l'impostazione del comando e dell'imperativo che non è
nelle loro corde? O forse l'impostazione così astratta di una macchina che noi giovani
tecnologici abbiamo imparato a vedere come programmabile in continua trasformazione e che per
loro invece è ancora qualcosa di monolitico e oscuro. Niente più di un default immutabile,
qualcosa da prendere e accettare e accogliere come viene.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">Guardando alle nostre proposte pratiche alla
classe</span>
<span class="text gambas">questa rimane secondo me la più riuscita: probabilmente il connubio di
diversi aspetti a loro familiari, le loro lingue in primis, ma anche l'utilizzare una
piattaforma a loro conosciuta, ha portato i ragazzi a mettersi in gioco superando quel più volte
accennato spettro di organizzazione umanitaria venuta lì a insegnare dall'alto. </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c44 c18 c54 c33"></span></p>
<h2 class="c43" id="h.s4dmqzjbzhjg"><span class="c10">Performance</span></h2>
<h3 class="poni3 c57" id="h.cgecenqssv47"><span class="c44 c53">/web dij safoul : hello world <br></span></h3>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image33.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<span class="c18">I</span><span class="c5 sofia">l risultato finale è stato una performance collettiva
incentrata sulla stratificazione linguistica in Senegal, dove le persone in alcune zone parlano un
minimo di tre lingue.</span></p>
<p class="text"><span class="c18">La lingua ufficiale è il francese coloniale e viene usata per tutte le
comunicazioni importanti, sebbene non tutta la popolazione senegalese se la mastichi. Subito
dopo il francese si trova il wolof, appartenente all'omonimo popolo ma diffuso a tal punto da
essere compreso e parlato anche da altre etnie. Infatti il Paese</span><span
class="c18"></span><span class="c18">raggruppa numerosi popoli, ognuno con le proprie
tradizioni e il proprio idioma. In Casamance, dove siamo stati noi, la popolazione è composta
principalmente da dj</span><span class="c18">ola e molti, oltre a parlare il </span><span
class="c18">dj</span><span class="c18">ola, conoscono sia il </span><span
class="c18">f</span><span class="c18">rancese che il </span><span class="c18">w</span><span
class="c18">olof</span><span class="c18">. Il primo si impara a casa, il secondo si studia a
scuola, il terzo si assorbe dai media.</span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 603.21px; height: 402.67px;"><img
alt="" src="images/image55.jpg"
style="width: 603.21px; height: 402.67px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c18">La nostra performance ha preso atto di questa coesistenza pacifica fra le
varie culture e differenze linguistiche, tentando di proporre una riflessione su come essa possa
manifestarsi anche attraverso la rete, che invece è fortemente centralizzata nelle mani di poche
aziende occidentali.<br>è partito tutto da un bot di Telegram programmato per realizzare un
dizionario djola &gt; francese (locale vs coloniale) crowd-sourced collegato ad una chat di
gruppo che include studenti, professori e noi, con lo scopo di rompere il ghiaccio in occasione
del primo incontro. Durante le tre settimane successive l'idea si è evoluta, abbiamo scritto
delle brevi frasi in francese</span><span class="c24 poni"></span><span class="poni">
</span><span class="c24 poni">ed esortato anche l* student* a farlo, degli haiku</span><span
class="poni">intimi, ironici, speranzosi, teorici, </span><span class="c24 poni">della
nostra esperienza, </span><span class="km0"></span><span class="c24 km0">della loro, dei sogni e
delle ambizioni o delle idee che avevano</span><span class="c24 poni"></span><span
class="poni"> </span><span class="c5 sofia">ed è stato preparato un sito con un funzionamento
molto simile ad una chat.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c4">les morts ne sont pas mort mais ils dorment</span></p>
<p class="text"><span class="c4">travailler c'est toujours travailler ensemble</span></p>
<p class="text"><span class="c4">comme manger avec le meme plat</span></p>
<p class="text"><span class="c4">on se salit les mains avec du bonheur</span></p>
<p class="text"><span class="c4">voyager rend heureux</span></p>
<p class="text"><span class="c4">voyager vous rend gros aussi</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je saute et je tombe dans le feu forcé je ferai un autre saut</span></p>
<p class="text"><span class="c4">internet: pour apprendre , pour decouvrir , pour rester proche</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Le grand but de l'éducation n'est pas le savoir mais l'action</span></p>
<p class="text"><span class="c4">on sennuie des grandes villes</span></p>
<p class="text"><span class="c4">conduire un velo me semble plus jouyeux que de conduire une voiture</span></p>
<p class="text"><span class="c4">ce n'est pas toujours a dakar qu'on peut trouver le bonheur</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">Je veux reussir dans ma vie</span></p>
<p class="text"><span class="c4">l'agriculture pour grandir comme un fromager et tenace comme le
riz</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">je cultiverai des cacahuetes</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Hop ses légumes sont pourris</span></p>
<p class="text"><span class="c4">dans un village planetaire</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je suis fier d'etre villageois</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je me suis réveillée à l'accompagne d'un lion à mes c&ocirc;tés</span></p>
<p class="text"><span class="c4">le monde entier n'est pas plus loin que coubanao</span></p>
<p class="text"><span class="c4">linternet est le bissap du peuple</span></p>
<p class="text"><span class="c4">&Ocirc;h cet arbre me regarde</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quelle forme a l'internet ?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quelle couleur a l'internet?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quel est son poids et son gout?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">d'ou vient la connection?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">selfie voyage a travers l'ocean</span></p>
<p class="text"><span class="c4">C'est possible que je crée mes applications</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Jou</span></p>
<p class="text"><span class="c4">la poussière n'est pas bonne pour l'internet</span></p>
<p class="text"><span class="c4">il ne fonctionne qu'avec le souffleur</span></p>
<p class="text"><span class="c4">le manque de connexion a le go&ucirc;t de l'oignon</span></p>
<p class="text"><span class="c4">75 Mo pas vraiment tous les jours</span></p>
<p class="text"><span class="c4">au cas ou</span></p>
<p class="text"><span class="c4">J'ai vue un rat creuser</span></p>
<p class="text"><span class="c4">je suis une personne pas une personne</span></p>
<p class="text"><span class="c4">porter un rèseau sans sentir le poids</span></p>
<p class="text"><span class="c4">danser avec les invités pour défier les discussions d'internet</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime bouger mais pas dancer</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime danser mais pas bouger</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Je danse plus vite que la musique</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime fair sortir mes dent mais pas rire</span></p>
<p class="text"><span class="c4">dans un monde de masques</span></p>
<p class="text"><span class="c4">j'aime fair des grimage</span></p>
<p class="text"><span
class="c4">&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;&#x1f479;&#x1f47a;</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">J'aime Les masques qui font peur comme essamaye</span></p>
<p class="text"><span class="c4">J'ai peur quand il y'a fambondi</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Le lundi passé, les élèves étaient en grève</span>
</p>
<p class="text"><span class="c4">Je suis vilain comme un singe&#x1f64a;&#x1f649;</span></p>
<p class="text"><span class="c4">&Ccedil;a c'est peur</span></p>
<p class="text"><span class="c4">je veux obtenir ce que je veux mais je ne veux pas travailler</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Le travail m'aimes et je l'aime pas</span></p>
<p class="text"><span class="c4">J'aime Les études,mais je fui Les Cours</span></p>
<p class="text"><span class="c4">quelle forme a coubanao?</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Coubanao est dure</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Aujourd'hui je ne laverai pas parce que j'ai froid</span></p>
<p class="text"><span class="c4">dormir sur la neige est mieux que de dormir dans ma chambre</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Ma mère est partie au marché</span></p>
<p class="text"><span class="c4">si le vocabulaire est en ligne, tout le monde peut le cultiver</span></p>
<p class="text"><span class="c4">Un simple merci du fond du c&oelig;ur !&#x1f49e;&#x1f60d;&#x1f63b;</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<span class="c18">La performance finale </span><span class="c18 em">/web dji safoul : hello world</span><span
class="c18">è consistita nel proiettare sull'acquedotto del villaggio le frasi preparate in
precedenza, una alla volta. I partecipanti si potevano collegare al sito, dove si leggeva la frase
proiettata in quel momento, e inviare la traduzione in djola o in qualsiasi altra lingua. Il messaggio
inviato dal sito appariva subito proiettato anch'esso sull'acquedotto. Tutte le traduzioni si
accumulavano nello spazio della proiezione, una in seguito all'altra. La cosa sorprendente è che
in djola era tutto un fiorire di espressioni diverse e parole ogni volta nuove. Per noi che parliamo
lingue indoeuropee, sembrava impossibile costruire gli enunciati in maniera creativa,</span><sup
class="c18"><a href="#ftnt14" id="ftnt_ref14">[14]</a></sup><span class="c18">considerando la
brevità delle frasi da tradurre. Il djola infatti ha una tradizione principalmente orale che gli
conferisce una
</span><span class="c18">bellissima fluidità a cui noi non siamo abituati. Per alcuni era addirittura la prima
volta che provavano a scrivere nella propria lingua, situazione che ha portato ad un fitto scambio fra i
ragazzi, i quali si confrontavano sulla grammatica, su come costruire la frase o anche su come
interpretarla per fare in modo che avesse lo stesso significato dell'originale. Questa novità e questa
spinta a riflettere sulla loro cultura sono state inserite in un contesto a loro ben noto, ovvero quello
della chat, ma con delle modalità e dei contenuti completamente diversi dal solito. Prima di tutto
perché utilizzata collettivamente e in compagnia, nello stesso luogo e nello stesso tempo, non
</span><span class="c24 km0">solo </span><span class="c5 sofia">unendo persone distanti, ma rafforzando i legami
di quelle vicine. Poi perché internet non era più un ambiente costruito per soddisfare le esigenze delle
grandi corporazioni, ma uno spazio costruito per la comunità, strettamente legato alla sua cultura e al
posto in cui stava venendo utilizzato. Internet come spazio di riflessione comune per la valorizzazione
e l'evoluzione delle proprie tradizioni. Anche l'utilizzo della proiezione ha favorito il sovrapporsi di
un ambiente virtuale e uno reale, creando un nuovo spazio che manteneva le caratteristiche sia del primo
che del secondo.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 sofia">La struttura di una lingua dice molto sul popolo che la parla, se la loro
è così libera, diluita in base a ciascuna persona, perché non esiste anche una dimensione
virtuale che abbia la sagoma del popolo Djola? Perché si devono adeguare alle forme di internet
già esistenti e non creare un internet dalla forma adatta a loro?</span></p>
<p class="text"><span class="c18">Allo stesso tempo la situazione conservava l'aspetto della globalità tipico
del web, in quanto chiunque avesse saputo l'indirizzo del sito avrebbe potuto </span><span
class="c18">accedervi</span><span class="c5 sofia">e partecipare alla performance inviando
la sua traduzione, in qualsiasi parte del mondo si trovasse. <br></span></p>
<p class="c57 c94"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 376.01px; height: 565.65px;"><img
alt="" src="images/image47.jpg"
style="width: 376.01px; height: 565.65px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="text c41"></span></p>
<p class="text"><span class="poni"> I momenti dei ricordi non me li vivo in un modo lineare ma se li visualizzo
sembrano dei semini a caso messi in un vaso. A volte crescono e a volte no, a volte diventano
dei fusti forti da cui si possono fare talee e a volte fanno un fiore e poi si annichiliscono.
Qualche volta i ricordi tornano senza che lo voglia: quello più gettonato è un ricordo muto,
dove con il mio amico Roberto, di notte in una desolata Pavia, </span><span
class="poni">scoppiamo</span><span class="poni">a ridere come non mai tanto da
letteralmente rotolare per terra dalle risate con lacrime e dolore addominale; non ricordo
assolutamente il discorso/battuta che ci ha portato a quell'evento, ma è vivido. Vivido è anche
il ricordo della mia prima pizza, ero sul seggiolone e me l'ero mangiata tutta: avevo tre anni.
Vivido è il ricordo del sito di Geronimo Stilton su cui passavo tanto tempo da bambino a trovare
una "password segreta" per accedere a contenuti speciali (mai trovata). </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Quando mi capita di ripensare alla performance penso al momento di estrema
lucidità quando ero lontano da tutti per settare la macchina fotografica di Sofia. 10s di
esposizione che avrebbero intrappolato anche le onde delle stelle, 10s che avrebbero mostrato
gli entusiasti partecipanti come fantasmini che fluttuavano davanti all'acquedotto. Era una
visione che aspettavo di percepire da due anni, due anni dopo la scoperta di </span><span
class="poni">quell'epifanico</span><span class="poni">murales che ha scatenato tutto.
L'icona del laptop era compressa in quel momento: </span><span class="poni em">to learn, to
discover, to be closer</span><span class="poni">: qualcuno stava imparando qualcosa, qualcuno
stava scoprendo nuovi strumenti, tutti erano vicini sia nel regno animale sia nel regno
digitale. Il villaggio di Coubanao era, in quel momento, un nucleo di scambio: una superstrada
dove nello stesso tempo potevano </span><span class="poni">coabitare</span><span
class="poni">complessità e località. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Torno tra la folla che non aveva perso interesse per le traduzioni. C'erano
più gradini, dallo scambio di traduzioni nella rete scendevi di uno scalino e c'era la
discussione IRL data la poca pragmaticità grammaticale e logica scritta delle lingue tribali,
scendevi e c'erano gli haiku, scendevi di nuovo e trovavi le differenti meraviglie vissute da
ognuno: la pesante formalità imposta ai ragazzi in classe era annullata, anche il rapporto con
il censore era disteso.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Avevamo condiviso non poco in quelle lezioni a scuola:</span></p>
<ol class="c26 lst-kix_mkbd7do2ygip-0 start" start="1">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">lo spavento iniziale alla richiesta di
insegnare</span><span class="poni">HTML </span><span class="poni">ci trasformò in
insegnanti, cosa che proprio non volevamo, cosa che odora di colonialismo;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">il rapporto gerarchico che si è dovuto creare
l'abbiamo hackerato e abbiamo fatto saltare e scoppiare la figura
dell'insegnante;</span> </li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">grazie al bot presentato in classe abbiamo
cominciato immediatamente a giocare, innescando dinamiche di interazione e
condivisione;</span> </li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">abbiamo fatto insieme tanti selfie;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">una chiacchierata ci ha rivelato la figura del
</span><span class="poni">Fambondi</span><span class="poni">, un'entità sacra che, ci sembra di
aver capito, funge anche da </span><span class="text km0">regolatore sociale quando nel
villaggio c'è qualcosa che non va</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni"> ci siamo imbattuti in un computer che
misteriosamente era settato in olandese; </span><span class="text km0">presagio del
futuro???</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni"> ci siamo trovati al campement a godere della festa
delle maschere, a ballare sotto i veloci e profondi ritmi veraci;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="poni">altri selfie per testimoniare questa
avventura.</span> </li>
</ol>
<p class="text poni8 c11"><span class="poni"></span></p>
<p class="text"><span class="poni">Questi momenti oscillavano come un metronomo e il momento di mezzo l'abbiamo
raccontato tramite delle piccole frasette.<br></span></p>
<p class="text"><span class="poni">E così abbiamo proposto anche alle ragazze e ragazzi di scrivere le loro
impressioni sulla avventura vissuta </span><span class="poni">assieme</span><span class="poni">,
ma non solo - anche sulle loro prospettive online e offline e i contenuti della performance sono
venuti a galla naturalmente.<br>E così gli haiku nati a Coubanao viaggiavano come pacchettini
regalo per tutti i cavi sottomarini, arrivavano magari a Sesto San Giovanni e qualche amica
</span><span class="poni">traduceva</span><span class="poni">nella sua lingua preferita le parole
create in Senegal, il tutto proiettato sulla torre dell'acqua.</span></p>
<p class="text"><span class="poni">Che spasso raga. Avevo parlato anche di Marx e religioni con Fatumata.</span>
</p>
<p class="text c11"><span class="text c41"></span></p>
<p class="text"><span class="km0">Vorrei partire identificando un * salta nella figura del liutaio, ovvero chi
crea uno strumento. A chi crea uno strumento interessa</span><span class="km0">
</span><span class="km0">suonarlo, ma anche farlo usare agli altri. Lo trovo un gesto di empatia: una
speciale interfaccia tra me e un'altra persona. Uno strumento è un linguaggio in comune, una
cosa intersezionale, e in questo senso permette la comunicazione su un livello che è diverso
dalla lingua o dalla nazionalità. Suonare è un linguaggio in comune: uno scambio di punti di
vista attorno a un perno condiviso. Uno strumento è un'interfaccia e in quanto tale cerca di
aggrapparsi (oppure a sua volta fa da appiglio) a caratteristiche che le persone o le cose hanno
in comune. Questo è uno degli aspetti che caratterizza il percorso che stiamo seguendo con un *
salta. Abitando il panorama tecnologico cerchiamo di rimodellarlo creando nuovi strumenti, che
sono alla fine nuovi modi di percepire e trasformare la realtà. C'è poi un'intima gioia nei
risultati inaspettati: una passione per l'arte e il design generativi e parametrici che con il
tempo sta maturando verso un tipo diverso di imprevedibilità, che è quello della relazione. E la
relazione è sempre per me da intendersi come mediata da un certo tipo di tecnologia o codice o
registro (che sia la confusione di un bot di Telegram o la formalità di una sala di teatro poco
cambia credo) quindi andando a pensare dei diversi modi di relazione che siano di natura
tecnologica o performativa o qualsiasi altra cosa, andiamo </span><span
class="km0"></span><span class="km0">a direzionare e scatenare delle cose, ma sempre
condite di </span><span class="km0">quell'instabilità</span><span class="text km0">che da
un momento all'altro se ne esce con perle incredibili o rischia di esplodere o semplicemente non
è come te la eri immaginata all'inizio. </span></p>
<p class="text km0">Adesso due episodi capitati a Koubanao: il primo riflette l'idea di strumento come
interfaccia e quindi linguaggio in comune; il secondo parla di questa meraviglia ed è per me il segno
che la nostra performance finale abbia funzionato almeno un po'. </span>
</p>
<p class="text km0">Il primo episodio si colloca nei giorni finali dei laboratori, quando ormai la maggior parte
degli studenti aveva la propria landing page da battaglia e più o meno tutti erano riusciti ad accedere
ed usare il bot del dizionario. Sia con il bot sia con il prototipo del sito della performance hanno
iniziato a usare le meccaniche del gioco per scrivere frasi su di noi. Non più parole comuni o termini
colloquiali per il vocabolario, ma frasi rivolte proprio proprio a noi. Come un modo per riconoscersi
all'interno di questo nuovo discorso collettivo, come se l'algoritmo fosse una scatola perfettamente
trasparente attraverso cui ci vedevano. Questa cosa mi ha colpito e mi ha fatto percepire come lo
strumento che avevamo preparato fosse un ponte tra noi due stranieri estranei che si volevano
incontrare, portando ognuno le proprie forme e modalità all'altro. </span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">Il secondo episodio</span><span class="km0">è stato durante la
performance finale, ai piedi dell'acquedotto. Una specie di testamento manifesto o capsula del
tempo o anzi una capsula culturale che anziché nel futuro spediva i messaggi attraverso le
barriere linguistiche. La stratificazione linguistica di quella zona è davvero notevole e tutti
avevano qualcosa da scoprire, persino gli adulti. Penso che uno dei momenti più belli di tutto
il viaggio sia stato vedere </span><span class="km0 em">le censeur</span><span
class="km0">(vicepreside) del liceo seduto in mezzo ai ragazzi estasiato nell'aver
imparato o finalmente intuito una parola djola per poi vederla moltiplicarsi in wolof, inglese,
italiano, tedesco, bergamasco ecc. La sua gioia era la nostra perché quello</span><span
class="km0">strano sistema di computer siti e proiettori</span><span
class="km0">funzionava non solo nel lato della macchina, ma anche in quello delle persone.
</span><span class="km0">Attivava</span><span class="km0">delle discussioni e dei confronti.
Permetteva una partecipazione strana e orizzontale rispetto alla formalità dell'ambiente
scolastico. Metteva in discussione la natura di certi modi di dire, la loro trascrizione e il
loro significato letterale o simbolico. In qualche modo creava delle storie di cui poteva godere
anche chi era più restio al prendervi parte e se ne stava seduto in fondo.</span></p>
<p class="text km0">Come sempre fare le cose è importantissimo. Sono dei momenti di verifica preziosi in cui
cento cose che si scoprono non funzionare insegnano tanto quanto quelle che hai imparato nei mesi di
preparazione. Ed è per questo che nonostante tutte le criticità questo viaggio è stato un gran
successo.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 gambas c24 c76 c54"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c44 gambas c24 c76 c54"></span></p>
<p class="text"><span class="c44 gambas c24 c51">Audio Performance </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Anche una componente sonora è stata pensata per /web dij safoul : hello
world, una collaborazione su più livelli tra i due "addetti al sonoro" del collettivo: Tiziano e
me (uso le virgolette perché anche altri componenti del gruppo hanno grandi abilità musicali, ma
semplicemente in questo contesto hanno scelto di concentrarsi su altri aspetti). </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">L'idea alla base era quella di un ascolto decentralizzato che potesse
fare uso dei mezzi a disposizione nel villaggio: i già più volte accennati smartphone, diffusi e
popolari tra i nostri studenti, e, per la prima volta nella mia esperienza, di una trasmissione
radio in diretta. Quello che cercavamo di ottenere era quindi un </span><span
class="gambas c24 em">array </span><span class="gambas c24">di</span><span
class="gambas c24 em">speaker</span><span class="c5 gambas">, o se volete degli ascolti
"intimi", che permettessero la spazializzazione nell'area d'interesse della performance di
un'unica sorgente: la trasmissione radio della stazione del Kdes, Kalounayes FM93.2.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Durante tutta la nostra permanenza, attraverso un piccolo microfono
Zoom, varie riprese audio sono state realizzate cercando di cogliere aspetti interessanti di ciò
che ci accadeva intorno. Queste hanno portato alla raccolta di materiale molto diverso. </span>
</p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Per preparare la performance abbiamo seguito un approccio ibrido: una
composizione su </span><span class="gambas c24 em">fixed media</span><sup
class="gambas c24 em"><a href="#ftnt15" id="ftnt_ref15">[15]</a></sup><span
class="gambas c24">è stata da me realizzata a partire da quei </span><span
class="gambas c24 em">field recordings, </span><span class="c5 gambas">e un'improvvisazione live
è stata eseguita durante la performance: </span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 353.89px; height: 471.86px;"><img
alt="" src="images/image64.jpg"
style="width: 353.89px; height: 471.86px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Il materiale preparato era composto principalmente da registrazioni di
giochi di gruppo che le bambine e i bambini ci </span><span
class="gambas c24">regalavano</span><span class="gambas c24">durante i pomeriggi al
campement e che definire Musicali non mi pare fuori luogo. In particolare un gioco che
</span><span class="gambas c24">assomigliava</span><span class="gambas c24">al nostro "battimani"
mi aveva molto incuriosito. Esso differiva dalle nostre versioni, o almeno da quelle che mi è
sempre capitato di vedere o giocare, soprattutto perché si giocava in maniera da tenere il ritmo
con mani, piedi e parole. Era poi caratterizzato da una turnazione decisa in base a chi
sbagliava la scansione ritmica di questi tre elementi, che veniva appunto </span><span
class="gambas c24">rimandat</span><span class="c5 gambas">* "alla fine della fila". Da queste
registrazioni, e dal ritmo ipnotico di questo gioco, ho costruito un breve brano dal sapore
"dance" ma comunque poco collocabile nella concezione di genere che ci portavamo da casa.</span>
</p>
<p class="text"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Accennavo all'approccio ibrido perché la durata di questo brano (4:54)
non era di certo sufficiente a coprire quella della performance. Ecco che ci siamo quindi
attrezzati, aiutati anche dal responsabile della radio del Kdes, per trasmettere in diretta una
performance nella performance, eseguita live. Essa era costruita sul classico metodo
caratteristico di </span><span class="gambas c24">Cloudwatchers,</span><span
class="c5 gambas">progetto di musica ambient improvvisata di cui io e Tiziano siamo membri
fondatori. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Le già citate registrazioni ambientali, anche in questo caso di giochi
di gruppo dei bambini, venivano "stretchate" algoritmicamente ("spalmate temporalmente" con
</span><span class="gambas c24 em">pitch </span><span class="gambas c24">inalterato) rendendole più
simili a dei droni dall'evoluzione lentissima. Questo per creare un tappeto su cui Tiziano
improvvisava </span><span class="gambas c24">liberamente</span><span class="c5 gambas">,
utilizzando lo strumento costruito per lui dal falegname del villaggio. Dialogando quindi con i
suoni trattati ed esplorando le caratteristiche dello strumento da poco in suo possesso. (vedi
foto) </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Come usuale nella nostra collaborazione un processo di feedback veniva
messo in atto: il suono dello strumento artigianale veniva catturato da un microfono a contatto
e trattato a sua volta in maniera algoritmica per essere poi mixato e trasmesso attraverso le
polverose (ma incredibilmente collaudate) attrezzature della stazione radio di Coubanao. </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">L'idea della radio è sorta principalmente per la scarsità di mb a
disposizione dei nostri studenti, e/o del nostro router, dedicato a garantire il funzionamento
delle altre componenti della performance. Sarebbe stata quindi impensabile una trasmissione in
streaming online anche del materiale audio.</span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">Se la nostra idea nella teoria trovava grande riscontro, e anche un qual
certo sapore "sperimentale" dato dall'utilizzo di una tecnologia vetusta come quella della radio
FM in un contesto del genere, la pratica si è come sempre dovuta scontrare con la realtà.
Innanzitutto non tutti i telefoni sono dotati di ricevitore FM, paradossalmente più un telefono
è moderno minore è la possibilità che questa tecnologia vi sia nativa, insieme poi al discorso
sulla fascia di prezzo. Questo aspetto tagliava fuori una buona percentuale degli studenti
dall'ascolto decentralizzato. </span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Per sopperire a questa mancanza ci siamo ingegnati usando il "monitor"
della cabina di regia da cui veniva trasmessa radio </span><span
class="gambas c24">Kalounayes,</span><span class="c5 gambas">vale a dire un grosso stereo
collegato a un'ausiliaria del mixer, cercando di posizionarlo direzionato il più possibile verso
l'area della performance.</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">C'è poi da riscontrare anche una certa differenza di concezione,
inevitabile e forse scontata, nel percepire la musica. Ricordo perfettamente la quasi totale
refrattarietà dei nostri studenti al materiale proposto, culminata nella domanda di alcuni
(l'incubo di ogni musicista sperimentale): "Ma quando comincia?"</span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">è chiaro che l'azzardo della nostra proposta andava a scontrarsi
fortemente con una concezione molto diversa del fenomeno musicale. Non peggiore né migliore, ma
differente, emersa in maniera decisa nei nostri ascoltatori/partecipanti alla performance.
Durante la nostra permanenza la musica ascoltata si poteva, </span><span class="c9 c24">secondo
me</span><span class="gambas c24">, classificare in due tipi principali, che ora </span><span
class="gambas c24">definirò</span><span class="c5 gambas">con canoni occidentali: </span>
</p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<ol class="c26 lst-kix_u794l3nw6ro8-0 start" start="1">
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="c5 gambas">la musica tradizionale/folklorica/popolare:
essenzialmente rituale, eseguita da percussioni di ogni tipo e a volte semplici
strumenti a fiato ad accompagnamento del ballo, parte appunto della tradizione e dei
suoi riti;</span></li>
<li class="text c45 li-bullet-0"><span class="gambas c24">il mainstream moderno: che risente fortemente
dell'attitudine della precedente ma che è stata sottoposta alla commistione con
l'occidente, con il mercato, con gli influssi coloniali onnipresenti.</span></li>
</ol>
<p class="text poni8 c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text"><span class="c5 gambas">In un panorama di questo genere poco spazio viene lasciato a ogni
elemento altro rispetto a quelli precedentemente accennati, il che è stato decisivo per la
ricezione da parte dei ragazzi di quello che veniva trasmesso.</span></p>
<p class="text"><span class="gambas c24">Sarei decisamente curioso di conoscere l'eventuale reazione di un
ascoltatore di radio </span><span class="gambas c24">Kalounayes</span><span
class="gambas c24">durante la performance, ascoltatore che, nonostante gli avvisi dello
speaker, fosse totalmente all'oscuro della nostra </span><span
class="gambas c24">operazione&hellip;</span><span class="c5 gambas"> </span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 260.00px; height: 801.64px;"><img
alt="" src="images/image9.png"
style="width: 260.00px; height: 801.64px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="text c11"><span class="c5 gambas"></span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Senza aggiungere troppo a quello che già è stato esaustivamente detto da
Alessandro, mi limito a fare una chiosa su quello che per noi è stato il principio necessario di
attuazione della performance sonora: la contestualizzazione.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Mi spiego meglio, seppur i presupposti musicali e di risultato fossero ben
lontani dal contesto geografico e musicale del luogo, in realtà quello che volevamo far
"suonare" era proprio il luogo, il contesto. </span></p>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Questa cosa si riscontra su più piani nella costruzione del canovaccio di
base partendo dal </span><span class="c24 tizi em">field recording </span><span
class="c5 tizi">di situazioni giornaliere e uniche: il gioco ritmico delle bambine, il vociare
delle persone. Ma anche nell'esecuzione finale: la scelta obbligata della riproduzione
attraverso l'emittente radio, l'utilizzo dello strumento costruito dal falegname del villaggio.
Tutti elementi che hanno contribuito ad un risultato unico e irripetibile se non da una presenza
fisica e nemmeno virtuale a Coubanao.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">L'esempio più calzante forse è proprio lo strumento costruito dal
falegname.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Faccio un passo indietro, nella preparazione del viaggio da studente di
musica che ero, mi sentivo privilegiato e impaziente di arrivare in Africa e godere della musica
africana dei tamburi dei canti delle Kore cristalline. Purtroppo l'Africa è grande e la regione
in cui siamo stati, e ancor più Coubanao, non era particolarmente conosciuta per avere dei
musicisti e nemmeno dei liutai specializzati. Ne consegue che quando sono arrivato dal falegname
del villaggio &ndash; uomo muscoloso color ebano seduto su una piramide di trucioli con un
tronco in una mano e un machete nell'altra con tutti i numerosi figli intorno che lo guardavano
lavorare &ndash; non sapevo bene cosa chiedere. Lui mi ha tranquillizzato, abbiamo disegnato
sulla sabbia la forma che volevo e il prodotto è stato fatto senza tanti problemi: pelle di
capra, guscio secco di cocco enorme, paletta di legno e due corde di nylon.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Il falegname non aveva mai fatto uno strumento prima d'ora, questo è stato
necessario e elemento di irripetibilità cercato. </span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Probabilmente se fossi andato nel villaggio di fianco ci sarebbe stato un
altro falegname esperto in produzione di Kore, ma noi siamo a Coubanao e vogliamo far suonare
Coubanao. </span>
</p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Lo strumento del falegname, il falegname, la capra morta per quello
strumento sono gli elementi di contestualizzazione così come le bambine che giocano a battimani
e il loro vociare. </span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">La mia improvvisazione con il liuto a manico lungo, che su base tecnica era
circoscritta a trarre qualche idea sonora dalle due corde attraverso slide, effetti e accenni
relativi di note, relativi perché lo strumento non teneva l'accordatura, assieme al rimaneggiare
di Gambas con Max/msp e Pure Data, diventa il coperchio finale per impacchettare quella che è
stata l'audio performance in quel momento, a quella latitudine e longitudine, con un * salta e
gli abitanti di Coubanao.</span></p>
<p class="c52 c11"><span class="c5 tizi"></span></p>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Per portare ora la audio performance alla performance in atto. Alla
domanda perché la necessità di un "colonna sonora" ad una performance già di per sé completa? La
risposta è presto detta. Una volta identificate le due realtà su cui si muoveva </span><span
class="c24 tizi em">/web dij safoul : hello world</span><span class="c5 tizi">:</span>
</p>
<ol class="c26 lst-kix_xolmoz5quhu1-0 start" start="1">
<li class="c52 c45 li-bullet-0"><span class="c5 tizi">Quella virtuale delle proiezioni
sull'acquedotto;</span></li>
<li class="c52 c45 li-bullet-0"><span class="c5 tizi">Quella reale dei partecipanti seduti sulla sabbia
con i loro smartphone a scambiarsi opinioni sulle possibili traduzioni.</span></li>
</ol>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Abbiamo riscontrato un vuoto, durante la progettazione, volevamo una terza
realtà, in un certo senso metafisica, che richiamasse, tipo eco riverberato nella testa, un
concentrato del vissuto in quel periodo. Non dovevano comparire esclusivamente, in quanto
attori, noi persone e le nostre scritte proiettate, doveva esserci una terza proiezione: quella
delle sensazioni, dei </span><span class="c44 c25 c24 tizi em">refrain.</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">Il potere della musica sta nella sua capacità selettiva e riassuntiva di
rappresentare situazioni volatili e inesplicabili a parole, anche perché, a differenza delle
parole, teoricamente non dovrebbe avere bisogno di vocabolario</span></p>
<p class="c52"><span class="c5 tizi">per essere compresa. </span></p>
<p class="c52"><span class="c24 tizi">Detto ciò quando l'intento è sperimentale, come lo è stato il nostro, più
che in termini puramente musicali si ragiona attraverso concetti. Ecco perché la scelta di
creare un brano ripetitivo e insistente su pochi elementi, di nuovo: il gioco delle bambine, il
vociare delle persone, la scelta ritmica che potrebbe richiamare i bonghi sentiti nella festa
delle maschere, il suono del liuto allungato creato dal falegname. Tutti elementi volti alla
creazione di </span><span class="tizi em c24">refrain</span><span class="c5 tizi">, echi nella
testa, che seppur non comprensibili in quanto produzione musicale, ma partecipanti a creare quel
mondo parallelo delle sensazioni, la terza realtà della performance; l'ingrediente che fa si che
quando ripenso a quei momenti sento quei suoni che aprono porte a pozzi di ricordi e rendono
tutto il viaggio in Senegal partecipe nel momento della Performance a Coubanao.</span></p>
<p class="c52 c11"><span class="c5 tizi"></span></p>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.kudjc3blk1r7"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.ro89zyoztnin"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57" id="h.m43oi0qoikr4"><span>Trascrizione della performance</span></h3>
<p class="text"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 293.72px; height: 521.50px;"><img
alt="" src="images/image40.jpg"
style="width: 293.72px; height: 521.50px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<p class="text"><span class="c1">alessandra</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">I morti non sono morti ma stanno dormendo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">i morch ai dorma</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Si motwéss si létoute baré soka m&ocirc;ri</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Les morts ne sont pas mort ils dorment.</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">I morti non sono morti ma dormono</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">ka ketoum kou ketoute bare</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">lavorare è sempre lavorare assieme</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Arbeiten ist immer Zusammenarbeiten</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">ka ketoum kou ketoute bare ko kamore</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ada</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bonjour</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ciao</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Ernesto Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ka kétoum kou kétoute baré KO kamore</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Come mangiare nello stesso piatto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ada</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Come mangiare nello stesso piatto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">N&icirc; d&icirc; lék ak bén togou beus bou nék</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Federico</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Compartilhar comida</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabouroung kané Kane ka soumeuke</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">T&ocirc;biass maa gnaa kou souma</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Qua moquène ou gnène di cayraille</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">N&icirc; d&icirc; lék ak bén togou beus bou nék</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Reisen macht gl&uuml;cklich</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">kadiabouroug kou kanékane kasoumeuk</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">T&ocirc;biass ma toum à bossté</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Touki dalaye maye yarame</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabouroung kou kané Kane ou keuleu</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fulbert Christian diatta</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiao koukanékann kalouk</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Touky daytakh gua guand&ecirc;</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Ernesto Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabouroung kou kanékane kassoumeuk</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Reisen macht auch dick</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kadiabroug ka kane kasoumey</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">seydou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ni furiaf Di ebook yako unne un</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Touki deye diokhé mekté</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Baisse karo malileule</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dameye teube ak danou ci khale bi pala force ak bénéne teube</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">kadiabouroug koukanékan moukeuleu fana</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ann dakh ding kobé ak tchokhé unka boula dakha</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Babalé ni lo da samounéss géré é léte pi lane y bal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ma teup ma danou si xal dinano déff ma défate bénéne teup</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fulbert Christian diatta</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Hi foumé ban li lo&oacute; li sanbounasou ha ni mit hi foume</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Olof</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Erica</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Salto e cado dentro il fuoco, salterò di nuovo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Damay teup danou si khal para force damay teubate</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ndié ébaal Ni lo di sambunas féré let pan ni laagn ibaal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">I jump and I fall into the forced fire I will make another jump</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dama teup si taal nekh nakari dama wara teubate</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bouma teubé maa daanou si khall bii DINA teubabatt</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Man thiate an yire di bro an kaka thiate</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">kamboukané ibaledia milo da samounas pilanibal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ibaledia mi tobodies samouneuse fraye élete bani lagne ibale</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Le grand but de l'éducation n'est pas le savoir mais l'a</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">The great goal of education is not knowledge but action</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kakaragnak nafaay yooliko let émandiey baré ékaaney</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">Rachid</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nafay yati kakararang latin emandje bare di ba kanerab</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seydou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nafaye yamakey uaticacourak</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ngu&euml;rignou diangue bou reuy bi dou xam xam wanté dieufingue bi leu</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Das gro&szlig;e Ziel der Erziehung ist nicht Wissen, sondern Handeln</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nakaye yeumeukéye yeti kakaraghank ékanoute émandiéye baré di ba kanérab</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ndiarignou diang dou kha kham banga sii ame wayé limouy deff si ioe</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ngu&euml;riniou diague dou kham kham way&ecirc; dieuf dieuf la</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ou yék bousouk thikhe pe mé ma athi pe ro</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">nafaye yeumeukéye yéti kakaraghank léti émandiey baré ékaney</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fulbert Christian diatta</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Wahaou oueumeukeuu watta kadian inti kahass mélè kakanakou</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Qualityquenaque quemequeque di ka karaghak lety di Emandiaye bare di
bacanerabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">O grande objetivo da educa&ccedil;&atilde;o n&atilde;o é conhecimento mas
a&ccedil;&atilde;o</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Il grande obiettivo dell'educazione non è il sapere ma l'azione</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">We miss the big cities</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Sisukes seumeukes si kaané kaan kalabo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ci mancano le grandi città</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Big cities are annoying</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Man nor di ngue thiak nguék</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Malang Gningue</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Deuk you mague yi nékhou gnou</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Nekk si deuk you reuyi dafmay sonnal</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span>Si soukese seumeukese si litenelitenew.</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateyenak éba</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dawal velo ndirounama lou guene follou ke dawal auto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">andare in bici mi sembra più gioioso che guidare una macchina</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ka tèen ebéekann koukoyome li katèenn éoto</span>
</p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">katénak bécanéy kou koyoumame katénak éwotey</span></p>
<p class="c16 c11"><span class="c4"></span></p>
<p class="text"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: per apprendere, per scoprire, per restare vicini</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">erica</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: per imparare, per scoprire, per essere più vicini</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: imparare, scoprire, stare vicino</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seydou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateynak ebecaney cadionene eniley</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet nguir diangue,ak kham,ak diéganto</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ka teyénak ébékaneye é fan mé canam i contani katéyénak éwautey</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateyenak Kati ebekaney cou coymame ca Kateyenak ewotoye</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internétéye:bé kakarang,bé émandiéye,bé ka lofore</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Internet: to learn, to discover, to stay close</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kateyenak kati ébékaaney kufaghé mankusuumé éwoteuy</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Iinnti Dakar balé louilo oubadial kasoumay</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">El hadji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Laty Dakar keyo nous diebe badiey kayray</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dou Beuss bou neke legni guiss mekté Dakar</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Non è sempre a dakar che possiamo trovare la felicità</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">non sempre a dakar si trova la fortuna</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">égnésey di erousey:mou mandie mou diouke</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Léti nanossanne Dakar kou badiéme ka&iuml;raye</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">El hadji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bee ewagne badianguatab</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Be wagneye ba diaguatabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Di na beuy gu&ecirc;rt&ecirc;</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">fatoumata sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Kanout Dakar keb nughoolen&#279; ubaj kay&#279;raay</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Pani wagne ba diaghatabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Li wagn ba diangatabe</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Vou cultivar amendoins</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Coltiverò le noccioline</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span>Dou dakar rekk la banékh rekk </span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Soumansoum mani Kane gna adiola.0&hellip;)</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Mane dama fonke Lima doné kaw kaw</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Pi wagne</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Bégue na di louma n&ecirc;kké kawkaw</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Seynabou Diédhiou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Soumame soume mi kane nia ane éty éssouke</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Li ma doon ak campagnard ndam la sii maan</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">El hadji</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Mouhamadou Lamine Badiane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Sono orgoglioso di essere un villaggio</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">null</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Li contané ni can mo asoukeu</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Bébé chou</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Tenho orgulho de ser uma alde&atilde;</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Io sono fiero di essere un buzzurro</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">di bergamo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">ékine karamba kankaan wasuumeum</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ni coutani contani mi Kane diam an mandiak</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">sokhna sane</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Dama bégue si louma nékké kawkaw</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ousmane badji</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">soumansoum mikanenia a villageois</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">ZUMA</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Boucané boucanak d Boucané boucanak dji coumangn ediaye Boucané boucanak dji
coumang caloulouy</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ekaan ane ati karamba kankaan waf wasuumeum</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Edmisio Gomis</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">&lt;&gt; bobéye é dialo</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">Amina BADIANE</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Ekonectionghey beyma ediaw mulo?</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">khady</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">Faan la connexion bi di diougué</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">oi</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span class="c4">oi</span></p>
<p class="c12"><span class="c1">kamo</span></p>
<p class="c16"><span>oi</span></p>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.flrhi6x2rk0k"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57 c78" id="h.u68o9aic8hcu"><span class="c44 c53"></span></h3>
<h3 class="poni3 c57" id="h.wx4hvwpewu11"><span class="c44 c53">Stack tecnico</span></h3>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="km0 c40">Dizionario Crowdsourced Djola </span><span
class="km0">&#8646;</span><span class="c25 km0 c34">Francese</span></p>
<p class="text km0">Telegram Bot</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Descrizione:</span></p>
<p class="text km0">Tramite un bot di Telegram e una chat di gruppo abitata da noi, i ragazzi e i professori era
possibile compilare un dizionario djola &#8646; francese in forma collettiva e partecipata.</span>
</p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Funzionamento</span></p>
<p class="text km0">sintassi</span></p>
<p class="text km0">/web parola in djola : traduzione in francese</span></p>
<p class="text"><span class="km0 c40">Stack tecnico</span></p>
<p class="text km0">L'API (application programming interface) di Telegram è open, documentata e semplice da
implementare. Attraverso di essa si può creare un BOT che è praticamente un utente virtuale, un robot
che fa da interfaccia tra le persone reali e degli script o delle funzionalità complesse implementate in
forma di chat. L'API è tutta la serie di comandi a cui questo bot ha accesso ed è in grado di capire e
usare per ricevere o emettere input dagli utenti o dal mondo esterno. Questi comandi permettono di
elaborare informazioni a partire dai messaggi o dalle immagini o audio che gli utenti mandano al
bot.</span></p>
<p class="text km0">Il nostro bot dizionario ascoltava tutti i messaggi che iniziavano con il comando /web e che
seguivano la sintassi precisa &rarr; parola djola : traduzione francese. Attivandosi solo con quel
comando se ne stava buono e non rompeva o ci spiava e non si intrometteva nei discorsi quando parlavamo
di altro. Una volta ricevuto il messaggio rispondeva gentilmente a chi gliel'aveva mandato, lo
processava lato server su un piccolo spazio online di Google Apps Script estraendo tutte le info utili
di cui per prime la parola e la sua traduzione, per poi andarle a inserire in uno spreadsheet online,
accessibile e comodo per organizzare le informazioni. </span></p>
<p class="text"><span class="km0">Il prossimo passo verso cui vorremmo muoverci è quello di </span><span
class="km0">affrancarci</span><span class="text km0">dai servizi google, che sono super
comodi ma diventano sempre più pervasivi e impiccioni. Purtroppo confrontarsi con queste
tecnologie è sempre difficile in quanto la loro diffusione e il loro funzionamento è
direttamente proporzionale a quanti colpi di stato organizzano in Sud America o quanta Africa
sfruttano per costruire i propri processori. Ma ci stiamo lavorando. Per ora siamo un po' della
filosofia prima facciamo funzionare le cose? Poi risolviamo i punti deboli tra cui il non farci
eventualmente complici de sti criminali bastardi.</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">/web dij safoul : hello world</span></p>
<p class="text km0">Performance di traduzione collettiva, web app + videoproiezioni interattive</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Descrizione</span></p>
<p class="text km0">In un sito sviluppato apposta per la performance era possibile proporre la propria
traduzione di alcune frasi scritte assieme ai ragazzi della scuola. Ecc spiegatela voi non ho
voglia</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Funzionamento</span></p>
<p class="text km0">L'azione è contesa tra due dispositivi: uno è il telefono dei partecipanti, l'altro un
acquedotto che si trasforma nello schermo per una proiezione interattiva. Su questo acquedotto venivano
proiettati dei messaggi in francese, che era la lingua franca, e ognuno dal telefono poteva inviare e
aggiungere alla proiezione la traduzione nella propria lingua.</span>
</p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Stack tecnico</span></p>
<p class="text km0">Gli attori di questa performance sono:</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Gli smartphone dei partecipanti</span></p>
<p class="text km0">Che sono i vari client del sito che abbiamo sviluppato in occasione del lavoro.</span></p>
<p class="text km0">Era praticamente una chat, con un pannello che riceveva la frase da tradurre che stavamo
proiettando in quel momento. In questo modo anche chi non era a Coubanao poteva partecipare.</span>
</p>
<p class="text km0">Il sito è stato sviluppato con node js e prototipato agile senza nessun framework: html css
js lisci e via.</span></p>
<p class="text km0">è stato messo online tramite la combo Gitlab Pages + Heroku a gestire la componente
server</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Il server</span></p>
<p class="text km0">Ovvero il computer sparso chissà dove nel cloud che permette la connessione tra i client e
quindi tutti i dispositivi connessi al sito.</span></p>
<p class="text km0">Dopo qualche esperimento abbiamo scelto Heroku come piattaforma su cui appoggiarci.</span>
</p>
<p class="text"><span class="km0">Il server si </span><span class="km0">occupava</span><span
class="text km0">di ricevere i messaggi dal telefono di ciascuno e spedirli agli altri,
nonché anche al nostro computer in regia, che agganciato al proiettore illuminava tutto
l'acquedotto. La connessione è stata gestita via websocket, che è un protocollo facile da
implementare, leggero e reattivo, particolarmente adatto alle applicazioni real time e live. In
questo modo un messaggio spedito dalle persone arrivava istantaneamente proiettato
sull'acquedotto e questo rafforzava il senso di partecipazione, coinvolgimento ed
empowerment.</span></p>
<p class="text"><span class="c34 c25 km0">Il nostro setup di computer e proiettore / regia sotto
l'acquedotto</span></p>
<p class="text km0">Collegato in linea diretta con il server e di conseguenza anche con i client smartphone
connessi. Da qui spedivamo la frase di riferimento pescandola tra la lista cui avevamo lavorato con i
ragazzi. Il lato software interattivo / grafico era scritto in vvvv, un linguaggio di programmazione
visuale molto comodo &rarr; leggero &rarr;agile &rarr;utile nella prototipazione e performante nello
sviluppo. Con questo abbiamo video-mappato l'acquedotto del villaggio e ci abbiamo spalmato sopra le
scritte che arrivavano.</span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<p class="c81 c57 c11 c75 title" id="h.w2tvxody87ew"><span class="c44 c47"></span></p>
<h1 class="c70 c57" id="h.wtr6i4anw3jw"><span class="c22">5. Finale romantico</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.bxvm95gv42no"><span class="c10">Pandemia positiva</span></h2>
<p class="text"><span class="gambas"> </span><span class="gambas">Beh se siete arrivati fin qui immaginiamo che
il collettivo un * salta vi stia un po' simpatico, o forse che ci odiate a morte&hellip; In
entrambi i casi (soprattutto il secondo) vi invitiamo al confronto, vi invitiamo alla
condivisione, perché il vero punto di questa pubblicazione è il triggering di un processo che
abbiamo chiamato collettivo, ma la cui evoluzione è sfuggente. Quello che questa pubblicazione
vorrebbe portare alla luce è un metodo di ricerca indipendente slegato dal piano accademico. Un
metodo non del tutto qui formalizzato, per una ricerca sociale trasversale che guardi al globo
come limite e al web come </span><span class="gambas">pandemia positiva. </span>
</p>
<p class="text"><span class="gambas">Durante la lunga stesura di questo testo, iniziata una volta tornati dal
Senegal, il mondo ha subito uno sconvolgimento cataclismico </span><span class="km0">Tiziano si
è </span><span class="km0">fidanzato</span>
<sup><a href="#cmnt131" id="cmnt_ref131">[ea]</a></sup>
<span class="km0">con una ragazza francese </span><span class="text gambas"> che non nomineremo
per non appesantire di inutile retorica le ultime pagine del nostro lavoro. Questo
stravolgimento però sarà probabilmente visto dagli storici come uno spartiacque fondamentale per
l'analisi del fenomeno internet.</span>
</p>
<span class="sofia">A maggior ragione, sono urgenti delle riflessioni sul tema. Spesso non ci rendiamo conto del
brodo digitale in cui sguazziamo. Lo sviluppo tecnologico non è un processo reversibile, per questo c'è
bisogno di </span><span class="sofia">assimilarlo,</span><span class="sofia">processarlo e dargli
forma. Restando fedeli al nostro italianissimo cuore e al resto della pubblicazione, mi permetto di dire
che delegare l'invenzione della ricetta del brodo è una totale forma di disimpegno. un * salta crede che
ci siano infinite ricette e vuole provarle tutte, perciò ci auguriamo che in qualsiasi modo abbiate
sorseggiato i capitoli, qualcosa sia entrato in circolo. Tirarsi indietro significa ignorare tutte le
questioni ambientali, sociali, economiche, politiche ontologicamente diluite in questa rete
fisico-virtuale.<br>Siamo in grado di decentralizzare lo sviluppo e trasformarlo in evoluzione? </span>
</p>
<h2 class="c57 c75 c92" id="h.elkut7f9ewk0"><span class="c44 c72 c54 c33"></span></h2>
<h2 class="c57 c75 c112" id="h.1rqw0qjcgda"><span class="c44 c72 c54 c33">un * salta</span></h2>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="c57 poni9" id="h.kmrqlgy64t60"><span class="c22"></span></h1>
<h1 class="c70 c57" id="h.inbcm6y8tmd8"><span class="c22">6. Ringraziamenti</span></h1>
<p class="text c11"><span class="sofia"></span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Beh io ringrazierei subito Federico Poni che quando vuole è in grado di
sfoggiare una grande dote: l'entusiasmo. Senza di quello a Koubanao non ci saremmo mai
andati.</span><span class="tizi">Anche io ringrazio Federico Poni, un abbraccio ad un
amico coraggioso.</span><span class="sofia">Poi un grazie di cuore al Comitato Pavia Asti
Senegal, che con la sua rete di contatti sul territorio e un molto apprezzato contributo
pecuniario ci ha agevolato l'organizzazione e la permanenza.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Barsa</span><span class="km0"></span><span class="km0">Sagna</span><span
class="c30"></span><span class="poni">che commenta sotto ogni foto che </span><span
class="poni">postiamo;</span><span class="poni"></span><span
class="gambas">Seydatouna</span><span class="gambas">Khadija Badiane </span><span
class="km0">Bébé béné </span><span class="km0">tiwoliyo</span><span
class="km0">béné</span><span class="gambas">; </span><span class="km0">Malamine Diémé
</span><span class="sofia">uno degli uomini più integri mai conosciuti, nostro saggio protettore, a quel
tempo da poco padre di due gemelle</span><span class="km0">;</span><span class="poni">Papaclass
l'entrepreneur futuro programmatore di app;</span><span class="km0">Malamine</span><span
class="km0">Tamba, </span><span class="sofia">che ci ha ospitati per un buonissimo pranzo
a casa sua e ci ha guidati a Dakar;</span><span class="km0">Badji Elhadji</span><span
class="c30">,</span><span class="km0">il preside</span><span
class="c30"></span><span class="poni">silenzioso; </span><span
class="km0">Paco</span><span class="poni">lo spadaccino delle ram; tutti gli student che ci
scrivono che manchiamo a Koubanao; tutti gli student* con cui non abbiamo scambiato parola e
guardavano straniti questi lulum bianchi che arrivavano in cortile mentre loro se ne uscivano; l
ragazzino che ci vendeva le </span><span class="poni">cochette nontroppofresche</span><span
class="poni">allo shop; Buba,</span><span class="sofia">un incredibile soggetto la
cui più grande passione era mangiare e fare il vagabondo fra un villaggio e l'altro</span><span
class="poni">innamorato di Sofia</span><span class="c40 c103 c55">&#x1f620;</span><span
class="poni">;</span><span class="poni">tutti gli altri amanti di Sofia</span><span
class="c30"></span><span class="poni">e di Erica che sognavano un matrimonio a Milano;
l'importante tenacia di Lamine nel voler restare a Koubanao a coltivare arachidi; la dottoressa
dell'ambulatorio che ci ha regalato una visita quando abbiamo avuto la febbre e che voleva
chiamare coi nostri nomi la creatura che portava in grembo;</span><span class="km0">Sada
artefice del murales che parlava di internet</span><span class="c30">; </span><span
class="km0">chi si è fidato e ci ha finanziato venendo alle cene di raccolta fondi e chi ci ha
bastonato quando chiedevamo una revisione dei progetti e facevamo gli ingenui</span><span
class="c30">;</span><span class="poni">chi ci ha sostenuto entusiasta in ogni momento; le
care cuoche che ci </span><span class="poni">preparavano</span><span
class="poni">colazioni - pranzi - cene; le bambine e ini che facevamo girare in
aria</span><span class="poni">; </span><span class="poni">i due rapper felici di cantare sulle
nostre basi improvvisate</span><span class="poni">; </span><span class="poni">Aliou felice di
essere stato fotografato nel suo capannino dove lavora il riso</span><span class="poni">;
</span><span class="sofia">i nostri autisti Baba e Baba Sane; Aboubakar il guardiano del campement; le
sarte che ci hanno confezionato le divise di un * salta; i nostri genitori, perché i genitori
vanno sempre ringraziati; Awa la mia collega di LibrOsteria che mi tiene aggiornata sugli
avvenimenti in Senegal; LibrOsteria che mi ha fatto guadagnare i soldi per partire e che di
sicuro ci ospiterà per presentare questa pubblicazione; Gianni Celati e le sue avventure in
Africa; tutto il villaggio di Coubano che si è sempre dimostrato accogliente; i danzatori che si
sono esibiti una delle ultime sere; le cuoche del ristorante dove abbiamo pranzato due o tre
volte (anche se è capitato che ci facessero pagare di più perché siamo bianchi); </span></p>
<sup><a href="#cmnt135" id="cmnt_ref135">[ee]</a></sup>
<sup><a href="#cmnt138" id="cmnt_ref138">[eh]</a></sup>
<p class="c57 c75 c102 title" id="h.ircnusimzmdn"><span></span><span
style="overflow: hidden; display: inline-block; margin: 0.00px 0.00px; border: 0.00px solid #000000; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); width: 432.00px; height: 648.00px;"><img
alt="" src="images/image48.jpg"
style="width: 432.00px; height: 648.00px; margin-left: 0.00px; margin-top: 0.00px; transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px); -webkit-transform: rotate(0.00rad) translateZ(0px);"
title=""></span></p>
<hr style="page-break-before:always;display:none;">
<h1 class="poni9 c57" id="h.ct7nl9jtm1bo"><span class="c22"></span></h1>
<h1 class="c57 c70" id="h.e9srkkrn1faq"><span>7. Contenuti Bonus</span></h1>
<h2 class="c43" id="h.m8x9oftfzucr"><span class="c10">Sì sì sì ok ma chi sono 1 salta??</span>
</h2>
<p class="text"><span class="poni">Un'ultima componente fondamentale di un salta sono i singolari modi di
abitare le realtà che viviamo, come </span><span class="poni">approcciarci a</span><span
class="poni">loro e come </span><span class="poni">documentarle.</span><span
class="poni">Siamo sei individui con diverse sfumature, diversi </span><span
class="poni em">backgrounds</span><span class="poni">. </span></p>
<p class="text"><span class="poni">Federico Poni</span>
<span class="poni"><br>Pavia, 1996, Brera, poi Rotterdam, fatto un master, XPUB. Ora non uso più questa
piattaforma dove stiamo scrivendo, sono uno di quei fissati con l'open source e il free
software.</span>
</p>
<p class="text"><span class="poni">Intanto son diventato un architetto del web e un urbanista del net, un
pizzaiolo e un piccione, un mago e un anarchico, un cyborg e una torta alle cipolle
caramellate.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">Sofia </span><span class="sofia">Merelli</span><span class="sofia"><br>Nata
a Milano, nel 2020 ha conseguito il diploma accademico di I livello in Nuove Tecnologie
dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Brera e successivamente ha ottenuto l'attestato di
formazione professionale di filmmaker frequentando il corso di documentario alla Civica Scuola
di Cinema Luchino Visconti.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">La sua ricerca oscilla fra diamine odio far ste cose va be' dai in due
parole mi piace l'infrastruttura di internet con tutta la sua ingombrante massa, </span><span
class="sofia">l'ecology</span><span class="sofia">after nature, fare i filmini, la Liguria
e i cinesi.</span></p>
<p class="text"><span class="sofia">ciao ciaoo</span></p>
<p class="text"><span class="gambas">Alessandro Gambato</span>
<span class="text gambas"><br>Mi reputo un compositore anche se ho una formazione prettamente tecnica
(per ora), ho l'arroganza di pensare gran parte di quello che faccio come un'opera d'arte, che è
forse il perché poi non sono bravo a riconoscerne una. Ho studiato produzione audio a Milano
dove sono venuto a contatto con le altre menti di Un*salta, continuo a studiare a Padova e cerco
di occuparmi di musica partecipativa e improvvisazione libera. </span>
</p>
<p class="text"><span class="c71 c24 tizi c93">Tiziano Pastor</span>
</p>
<p class="text"><span class="c86 c71 c24 tizi c54">Sono nato a Venezia, nel 2021 ho conseguito il diploma
accademico di I livello in Popular Music al CPM Music Institute di Milano e ora sono intento a
frequentare un master all'università cornuta in vita all'estero con contratto a tempo
indeterminato.<br>Per quel che mi riguarda non penso che tutto ciò che faccio sia un'opera
d'arte ma per una ragione o per un altra mi ritrovo spesso in situazioni che potremmo chiamare,
più che artistiche, creative.</span></p>
<p class="text"><span class="c71 c24 tizi c54 c86">La ragione è fastidiosamente legata al mio modo di essere,
alla mia incapacità di prestare attenzione alle cose per molto tempo di seguito, all'esigenza di
trovare un trigger in qualunque cosa succeda intorno a me sennò non ha senso, se no mi
addormento.</span></p>
<p class="text"><span class="c86 c71 c24 tizi c54">Sono capitato nel collettivo un * salta casualmente e,
nonostante la mia preparazione inesistente in materia di arte multimediale e cose di Brera,
posso dire di avere trovato il mio ruolo e il mio posto, a detta di Kamo, in quanto coscienza
del gruppo.</span></p>
<p class="text"><span class="c93 c71 c24 tizi">un * salta mi offre la possibilità di non avere regole, di non
avere tempistiche di non avere un obiettivo chiaro, è un foglio bianco ed è una vendetta e un
riscatto costruttivo, occhio per occhio verso la goduria. Verso questo tipo di situazioni e
contesti tende la mia ricerca.</span></p>
<p class="text"><span class="km0">Francesco Luzzana</span>
</p>
<p class="text"><span class="text km0">Degli amici hanno in casa un elefante di legno grosso come una mucca
vera. Io potrei avere un computer di legno grosso come un elefante vero. Mi sembra che tutta la
vita mi capiti per caso e io accolgo. Sto imparando ad assumere la forma più aerodinamica
possibile per andare di vela con questo vento. Come fanno le barche a vela ad andare dove
vogliono? </span></p>
<p class="text"><span class="km0"></span><span class="c58">Erica Gargaglione</span><sup><a
href="#cmnt146" id="cmnt_ref146">[ep]</a></sup></p>
<p class="text"><span class="c58">o anche grgr da reggio emilia. </span></p>
<h2 class="c43" id="h.fz9c2y53y3ep"><span>Segnalibro</span></h2>
<p class="text"><span class="c42 km0"><br></span><span class="c42 km0">che forma ha internet? che forma ha un
sito? quali sono i miei punti di contatto con un sito? </span><span class="km0">un sito bello.
un sito brutto. un sito che tutti odiano e uno che tutti amano. un sito semplice, un sito
complicato. Un sito che è sempre uguale, un sito che si trasforma. Un sito che porta bene i suoi
anni e uno no. Un sito mai visitato. Il primo sito tra i preferiti. Il primo nella cronologia.
Un sito abitato. Un sito non abitato. Un sito che ha anche una app. Una app che funziona online,
ma senza avere un sito di riferimento. Un sito che è più interessante su mobile che non dal
computer. Un sito dinamico e un sito statico. La lista continua.</span></p>
<div>
</div>
<hr class="c95">
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref1" id="ftnt1">[1]</a><span class="c44 sofia c39 c54">tipica
espressione di Favara (AG)</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref2" id="ftnt2">[2]</a><span class="c39"></span><span
class="poni c98">Attenzione alle cipolle.</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref3" id="ftnt3">[3]</a><span
class="c44 c39 c72 c54">https://louisedrulhe.fr/internet-atlas/</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref4" id="ftnt4">[4]</a><span
class="c44 c39 c72 c54">https://en.wikipedia.org/wiki/On_the_Internet,_nobody_knows_you%27re_a_dog</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref5" id="ftnt5">[5]</a><span class="sofia c39"></span><span
class="c42 c48 c39"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://atlantic-cable.com/1858NY/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309777052&amp;usg=AOvVaw3RsbPRVhODOeO_FyJIvl5l">https://atlantic-cable.com/1858NY/</a></span><span
class="c44 sofia c39 c54"><br>Bill Burns grazie sei un santo uomo</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref6" id="ftnt6">[6]</a><span class="c44 sofia c39 c54">Thorat,
255-256</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref7" id="ftnt7">[7]</a><span
class="c44 sofia c39 c54">TeleGeography, Submarine Cable Map (Ultima modifica: 17
Marzo 2020)</span></p>
<p class="c2 c57"><span class="c44 sofia c39 c54">
https://www2.telegeography.com/submarine-cable-faqs-frequently-asked-questions</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref8" id="ftnt8">[8]</a><span class="sofia c39">Keller
Easterling, </span><span class="sofia em c39">Extrastatecraft: The power of
infrastructure space, </span><span class="c44 sofia c39 c54">Verso</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref9" id="ftnt9">[9]</a><span class="c44 sofia c39 c54">Sarvesh
Mathi, "The Future of Undersea Internet Cables. Are Big Tech Companies Forming a
Cartel?"</span> </p>
<p class="c2 c57"><span class="c44 sofia c39 c54"> in Medium (Ultimo accesso: 26 marzo
2020)</span> </p>
<p class="c2 c57"><span
class="c44 sofia c39 c54">https://blog.usejournal.com/the-future-of-undersea-internet-cables-f3e5f77de019</span>
</p>
</div>
<div>
<h3 class="c57 c111" id="h.klnpv4mq04uk"><a href="#ftnt_ref10" id="ftnt10">[10]</a><span
class="sofia c39">Synergy Research Group, "The Leading Cloud Providers Increase
Their Market Share Again in<br> theThird Quarter" (Ultimo accesso: 26 marzo 2020)
https://www.srgresearch.com/articles/leading-cloud-providers-increase-their-market-share-again-third-quarter</span>
</h3>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref11" id="ftnt11">[11]</a><span class="sofia c39">Synergy
Research Group, "Incremental Growth in Cloud Spending Hits a New High while Amazon
and<br> Microsoft Maintain a Clear Lead" (Ultimo accesso: 26 marzo
2020)</span><span class="c39"><br></span><span
class="c44 sofia c39 c54">https://www.srgresearch.com/articles/incremental-growth-cloud-spending-hits-new-high-while-amazon-and-microsoft-maintain-clear-lead-reno-nv-february-4-2020</span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref12" id="ftnt12">[12]</a><span class="c44 c39 c72 c54">Con
processo intendo le varie dinamiche di comunicazione, da singoli messaggi ad
automazioni, nei vari ecosistemi digitali offline e quant'altro</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref13" id="ftnt13">[13]</a><span class="c39"></span><span
class="c42 c48"><a class="c37"
href="https://www.google.com/url?q=https://networkcultures.org/entreprecariat/mobile-first-world/&amp;sa=D&amp;source=editors&amp;ust=1664235309778790&amp;usg=AOvVaw0shdQs7FUqkqnSfwNsbOq4">https://networkcultures.org/entreprecariat/mobile-first-world/</a></span>
</p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref14" id="ftnt14">[14]</a><span class="sofia c39">Per
</span><span class="sofia c39">intenderci</span><span class="c44 sofia c39 c54">, la frase
"travailler c'est toujours travailler ensemble" in italiano non può essere tradotta con
troppe acrobazie, la costruzione e i vocaboli rimarranno sempre simili a "lavorare è
sempre lavorare assieme"</span></p>
</div>
<div>
<p class="c2 c57"><a href="#ftnt_ref15" id="ftnt15">[15]</a><span class="c44 c39 c72 c54">Fixed
media denota musica composta specificatamente per essere riprodotta da una
registrazione, originariamente su nastro, oggi file digitale. Si differenzia dalla
musica eseguita per la presenza della fissazione su un supporto.</span></p>
<p class="c2 c57 c11"><span class="c44 c39 c72 c54"></span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref1" id="cmnt1">[a]</a><span class="c4">cosa che viene ribadita nel
capitolo 3 quindi forse è da ampliare anche solo con un link al progetto di
agrigento</span> </p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref2" id="cmnt2">[b]</a><span class="c4">si hai ragione potremmo mettere
un'appendice in fondo con presentazione collettivo + descrizione degli altri progetti
nostri ? (tipo una paginetta un paragrafo ciascuno, roba veloce spam 1 salta)</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref3" id="cmnt3">[c]</a><span class="c4">presentazione collettivo = noi chi
siamo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref4" id="cmnt4">[d]</a><span class="c4">presentazione progetti =
passeggiata, hbw</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref5" id="cmnt5">[e]</a><span class="c4">con i punti salienti cui facciamo
riferimento qua</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref6" id="cmnt6">[f]</a><span class="c4">ricodo che forse avevano detto che
una era musuulmana e una cristiana? sarebbe un dettaglio interessante da
aggiungere</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref7" id="cmnt7">[g]</a><span class="c4">qua ci volevo mettere un animale
al centro che tiene in equilibrio la pubblicazione ma poi mi sembrava un po' una cazzata
non so perché ma la necessità di fare uno schemino era forte</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref8" id="cmnt8">[h]</a><span class="c4">io ci metterei tiziano</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref9" id="cmnt9">[i]</a><span class="c4">poni siamo tutti animali come
diceva l'Aristotele</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref10" id="cmnt10">[j]</a><span class="c4">facciamo una foto di gruppo a
sto point</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref11" id="cmnt11">[k]</a><span class="c4">INDIGENOUS CMS
https://mukurtu.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref12" id="cmnt12">[l]</a><span class="c4">"folksonomy" Thomas Vander
Wal</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref13" id="cmnt13">[m]</a><span
class="c4">https://archiveofourown.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref14" id="cmnt14">[n]</a><span class="c4">iaqos</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref15" id="cmnt15">[o]</a><span class="c4">https://dynamicland.org/ vs
extractivism</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref16" id="cmnt16">[p]</a><span
class="c4">https://zachblas.info/works/queer-technologies/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref17" id="cmnt17">[q]</a><span class="c4">paolo cirio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref18" id="cmnt18">[r]</a><span class="c4">datification &amp; social
good</span> </p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref19" id="cmnt19">[s]</a><span class="c4">ben grosser</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref20" id="cmnt20">[t]</a><span class="c4">bridle</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref21" id="cmnt21">[u]</a><span class="c4">-</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref22" id="cmnt22">[v]</a><span class="c4">speculativo tipo scenari ?
domande?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref23" id="cmnt23">[w]</a><span class="c4">git e piattaforme de
collaborazione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref24" id="cmnt24">[x]</a><span class="c4">tesi sofia</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref25" id="cmnt25">[y]</a><span class="c4">riallacciare da fine speculativa
del asse X</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref26" id="cmnt26">[z]</a><span class="c4">case studies:</span></p>
<p class="c2"><span class="c4">- ad esempio piattaforme per nft (approccio centralizzato ? ) vs
plantoids ( approccio decentralizzato ?)</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref27" id="cmnt27">[aa]</a><span class="c4">tecnico: mastodon e
federalismo</span> </p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref28" id="cmnt28">[ab]</a><span class="c4">youtube peertube</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref29" id="cmnt29">[ac]</a><span class="c4">struttura</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref30" id="cmnt30">[ad]</a><span class="c4">interfaccia e UI</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref31" id="cmnt31">[ae]</a><span class="c4">le interfacce non sono
superfici ma hanno una profondità e sono degli effettti</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref32" id="cmnt32">[af]</a><span class="c4">ux</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref33" id="cmnt33">[ag]</a><span class="c4">flusso</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref34" id="cmnt34">[ah]</a><span class="c4">"Non scrivete mai. Rischiate
d'essere pubblicati"</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref35" id="cmnt35">[ai]</a><span
class="c4">https://digilander.libero.it/biblioego/GillIvain.htm</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref36" id="cmnt36">[aj]</a><span class="c4">sono lì lì per sudo
rebootarmi</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref37" id="cmnt37">[ak]</a><span class="c4">ma prima ti guardi tutta la
stagione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref38" id="cmnt38">[al]</a><span class="c4">e poi ti sudo rebooti</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref39" id="cmnt39">[am]</a><span class="c4">risignificare</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref40" id="cmnt40">[an]</a><span class="c4">== wordpress</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref41" id="cmnt41">[ao]</a><span class="c4">inserire nota</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref42" id="cmnt42">[ap]</a><span class="c4">lati di pagina</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref43" id="cmnt43">[aq]</a><span class="c4">ma a manetta per varie
cose</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref44" id="cmnt44">[ar]</a><span class="c4">ma non michael</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref45" id="cmnt45">[as]</a><span class="c4">git</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref46" id="cmnt46">[at]</a><span class="c4">p2p</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref47" id="cmnt47">[au]</a><span
class="c4">https://blog.jse.li/posts/software/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref48" id="cmnt48">[av]</a><span class="c4">uber ecc !</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref49" id="cmnt49">[aw]</a><span class="c4">cc/ platform urbanism</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref50" id="cmnt50">[ax]</a><span class="c4">alexa, buddamelo ar culo</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref51" id="cmnt51">[ay]</a><span class="c4">iocose</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref52" id="cmnt52">[az]</a><span class="c4">fiver ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref53" id="cmnt53">[ba]</a><span class="c4">giardina papaa</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref54" id="cmnt54">[bb]</a><span class="c4">riproporre in forma di domanda?
è davvero l'alfabetizzazione la risposta? e poi&quot;: cosa vuol dire
alfabetizzaz?</span> </p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref55" id="cmnt55">[bc]</a><span class="c4">migrazione digitale
covid</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref56" id="cmnt56">[bd]</a><span class="c4">definiamo alfabetizzazione
?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref57" id="cmnt57">[be]</a><span class="c4">NON NATURALIZZARE GOOGLE</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref58" id="cmnt58">[bf]</a><span class="c4">populismo digitale</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref59" id="cmnt59">[bg]</a><span class="c4">standard = merda</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref60" id="cmnt60">[bh]</a><span class="c4">soupboat ad esempio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref61" id="cmnt61">[bi]</a><span class="c4">tesi lever burns</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref62" id="cmnt62">[bj]</a><span class="c4">inquadrare
alfabetizzazione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref63" id="cmnt63">[bk]</a><span class="c4">diversità digitale ++ ?</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref64" id="cmnt64">[bl]</a><span class="c4">loclaità fisica geografica ma
crea nove luocalità attorno a delle comunità virtuali?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref65" id="cmnt65">[bm]</a><span class="c4">collegamento meglio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref66" id="cmnt66">[bn]</a><span class="c4">garga puoi lavorare a questo
pezzo?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref67" id="cmnt67">[bo]</a><span
class="c4">@gargaglione.erica@gmail.com</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref68" id="cmnt68">[bp]</a><span class="c4">dai garga</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref69" id="cmnt69">[bq]</a><span class="c4">paolo cirio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref70" id="cmnt70">[br]</a><span class="c4">datification &amp; social
good</span> </p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref71" id="cmnt71">[bs]</a><span class="c4">ben grosser</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref72" id="cmnt72">[bt]</a><span class="c4">bridle</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref73" id="cmnt73">[bu]</a><span class="c4">INDIGENOUS CMS
https://mukurtu.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref74" id="cmnt74">[bv]</a><span class="c4">"folksonomy" Thomas Vander
Wal</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref75" id="cmnt75">[bw]</a><span
class="c4">https://archiveofourown.org/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref76" id="cmnt76">[bx]</a><span class="c4">iaqos</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref77" id="cmnt77">[by]</a><span class="c4">https://dynamicland.org/ vs
extractivism</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref78" id="cmnt78">[bz]</a><span
class="c4">https://zachblas.info/works/queer-technologies/</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref79" id="cmnt79">[ca]</a><span class="c4">-</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref80" id="cmnt80">[cb]</a><span class="c4">speculativo tipo scenari ?
domande?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref81" id="cmnt81">[cc]</a><span class="c4">git e piattaforme de
collaborazione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref82" id="cmnt82">[cd]</a><span class="c4">aggiungere referenza</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref83" id="cmnt83">[ce]</a><span class="c4">circostanze..........</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref84" id="cmnt84">[cf]</a><span class="c4">MISTERIOSE</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref85" id="cmnt85">[cg]</a><span class="c4">è corretto scrivere
così?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref86" id="cmnt86">[ch]</a><span class="c4">sud globale è un'alternativa ma
anche quello ha le sue problematiche</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref87" id="cmnt87">[ci]</a><span class="c4">ripetizione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref88" id="cmnt88">[cj]</a><span class="c4">forse non il primo forse non
unico ma il concetto ok</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref89" id="cmnt89">[ck]</a><span class="c4">semplifica e o ridurre</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref90" id="cmnt90">[cl]</a><span class="c4">Si ma ora c'è starlink</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref91" id="cmnt91">[cm]</a><span class="c4">Si ma ora c'è starlink</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref92" id="cmnt92">[cn]</a><span class="c4">semplifica e o ridurre</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref93" id="cmnt93">[co]</a><span class="c4">le ho anche svg queste mappe
così nel caso possiamo stilizzarle come vogliamo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref94" id="cmnt94">[cp]</a><span class="c4">nota con consigli di lettura
per il linguaggio cibernetico</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref95" id="cmnt95">[cq]</a><span class="c4">florian &gt;</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref96" id="cmnt96">[cr]</a><span class="c4">logica (magari simboli?)</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref97" id="cmnt97">[cs]</a><span class="c4">o magari reference</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref98" id="cmnt98">[ct]</a><span class="c4">prep infografica</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref99" id="cmnt99">[cu]</a><span class="c4">nota con cosa si intende per
discorso e differenza con comunicazione, interessante perche anche il resto si basa su
sta differenza</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref100" id="cmnt100">[cv]</a><span class="c4">//discussione</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref101" id="cmnt101">[cw]</a><span class="c4">dopo voglio scrivere delle
cose a riguardo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref102" id="cmnt102">[cx]</a><span class="c4">c'è anche il terzo di questi
disegnetti</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref103" id="cmnt103">[cy]</a><span class="c4">nota con lo sticker: the
cloud doesn't exist it's just some else's computer</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref104" id="cmnt104">[cz]</a><span class="c4">usare termini tecnici tipici
italiano</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref105" id="cmnt105">[da]</a><span class="c4">cos'è una pag html</span>
</p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref106" id="cmnt106">[db]</a><span class="c4">cos è server</span> </p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref107" id="cmnt107">[dc]</a><span class="c4">unp</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref108" id="cmnt108">[dd]</a><span class="c4">no da cambiare</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref109" id="cmnt109">[de]</a><span class="c4">tipo ok?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref110" id="cmnt110">[df]</a><span class="c4">aggiungere che esistono
diversi tipi di repository: aperte, chiuse, nascoste, ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref111" id="cmnt111">[dg]</a><span class="c4">inserto grafico?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref112" id="cmnt112">[dh]</a><span class="c4">forse</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref113" id="cmnt113">[di]</a><span class="c4">SEGNALIBRO con tiziano propic
o james bratton</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref114" id="cmnt114">[dj]</a><span class="c4">bridle ft bratton</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref115" id="cmnt115">[dk]</a><span class="c4">nota sul problema della
technè</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref116" id="cmnt116">[dl]</a><span class="c4">wtf???? ha ah</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref117" id="cmnt117">[dm]</a><span class="c4">valutare mappa del tavolo /
schemino cosmologico / disegnetti della lista</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref118" id="cmnt118">[dn]</a><span class="c4">qui ci starebbe bene anche
quella in bw che aveva fatto poni con il tavolino tolla di chocopain</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref119" id="cmnt119">[do]</a><span class="c4">scimmia stesa coi
panni</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref120" id="cmnt120">[dp]</a><span class="c4">non abbiamo mai parlato delle
altre cose</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref121" id="cmnt121">[dq]</a><span class="c4">foglio gamnbuto</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref122" id="cmnt122">[dr]</a><span class="c4">vero</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref123" id="cmnt123">[ds]</a><span class="c4">pandemia (dal greco antico
&pi;&#940;&nu;&delta;&eta;&mu;&omicron;&sigmaf;, p&aacute;nd&#275;mos, "ciò che
interessa tutte le persone", "pubblico", "generale") wiki caziatemi se è</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref124" id="cmnt124">[dt]</a><span class="c4">citando un vecchio
saggio</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref125" id="cmnt125">[du]</a><span class="c4">alessandro l'intellettuale di
sinistra</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref126" id="cmnt126">[dv]</a><span class="c4">plot twist</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref127" id="cmnt127">[dw]</a><span class="c4">questa parte e nuova?</span>
</p>
<p class="c2"><span class="c4">ci sono quando volete per una reunion</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref128" id="cmnt128">[dx]</a><span class="c4">&#x1f495; nuova di marzo 2021
ahah</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref129" id="cmnt129">[dy]</a><span class="c4">eheeh</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref130" id="cmnt130">[dz]</a><span class="c4">Capitolo pericolos e
fuorviante, nel senso che come idea è interessante. il problema che sarebbe una cosa da
pprofondire molto e non so se abbiamo la presenza tale per cavarne fuori
qualcosa.</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref131" id="cmnt131">[ea]</a><span class="c4">detto cio poi forse mi sto
fasciando la testa, ma la domanda é quindi cosa stiamo dicendo con sto
minicapitoletto??</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref132" id="cmnt132">[eb]</a><span class="c4">ma io direi che questo
capitolo è finito già così, è solo per dire ciao a tutti gtrazie di aver letto e
ricordatevi di non dormire troppo</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref133" id="cmnt133">[ec]</a><span class="c4">ok si</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref134" id="cmnt134">[ed]</a><span class="c4">ampliare ?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref135" id="cmnt135">[ee]</a><span class="c4">@pastortiziano7@gmail.com
questa parte secondo me a te che sei osservatore viene bene!</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref136" id="cmnt136">[ef]</a><span class="c4">Più che dire che mangi pasta
al pesto non saprei</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref137" id="cmnt137">[eg]</a><span class="c4">ma no tizi questa è la parte
dei ringraziamenti di tutte le persone che hanno dato un contributo, io non c'entro
aha</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref138" id="cmnt138">[eh]</a><span class="c4">direi che cosi va bene
no?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref139" id="cmnt139">[ei]</a><span class="c4">magari metterei i nomi di
tutti i ragazzi</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref140" id="cmnt140">[ej]</a><span class="c4">sì giusto, dovremmo trovare
il modo di recuperarli</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref141" id="cmnt141">[ek]</a><span class="c4">@mr.federicoponi@gmail.com
dai scrivi una tua bio con gli studi ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref142" id="cmnt142">[el]</a><span class="c4">Si dai</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref143" id="cmnt143">[em]</a><span
class="c4">@alessandro.gambato@saeinstitute.edu su su metti anche due righe riguardo gli
studi che hai fatto ecc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref144" id="cmnt144">[en]</a><span class="c4">@pastortiziano7@gmail.com ti
va de mettere anche la tua fromazione de studi ecc?? e scrivere che sei un veenziano
doc</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref145" id="cmnt145">[eo]</a><span class="c4">@luzzanafrancesco@gmail.com
detto frua metti la dua fantastica brillante bio 1 caro sal</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref146" id="cmnt146">[ep]</a><span class="c4">@gargaglione.erica@gmail.com
numero 1 bio ti va di scriverla?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref147" id="cmnt147">[eq]</a><span class="c4">che forma ha questa cosa
nella pubblicazione?</span></p>
</div>
<div class="c17">
<p class="c2"><a href="#cmnt_ref148" id="cmnt148">[er]</a><span class="c4">up</span></p>
</div>
</body>
</html>